tag:blogger.com,1999:blog-74279783878340133002024-03-13T01:29:22.548-07:00Lectio brevisLectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comBlogger308125tag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-88677030996600470872023-03-04T08:46:00.003-08:002023-03-04T08:48:41.072-08:00Intervento del prof. Agamben (28/11/2022): 'il complice e il sovrano'<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Una riflessione, tratta dal sito <a href="https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-il-complice-e-il-sovrano">quodlibet.it</a>, riguardo l'emergenza pandemica che mi trova totalmente d'accordo. Da leggere e meditare. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>P.Elia</b> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: large;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPSeTgPpXtEPCTewZERYvy-pIUKQ6nMcLXYt8Lt20UW25XTFaMAXSQTzEFyGf5RfGpQLxIjVRezdHJN7GytYCuyPB55xNDYHF94ofQUIq2Fg0hhfRu5Sga5aPUAEENp6jCvJJ0MCHeeEz5RQnEnMexvKFtamkDbQLFAo0a86pWUllgXD1Iwy37mjCA/s300/giorgio-agamben.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPSeTgPpXtEPCTewZERYvy-pIUKQ6nMcLXYt8Lt20UW25XTFaMAXSQTzEFyGf5RfGpQLxIjVRezdHJN7GytYCuyPB55xNDYHF94ofQUIq2Fg0hhfRu5Sga5aPUAEENp6jCvJJ0MCHeeEz5RQnEnMexvKFtamkDbQLFAo0a86pWUllgXD1Iwy37mjCA/s1600/giorgio-agamben.jpg" width="200" /></a></div><span style="font-size: medium;">Vorrei condividere con voi alcune riflessioni sulla situazione politica estrema che abbiamo vissuto e dalla quale sarebbe ingenuo credere di essere usciti o anche soltanto di poter uscire. Credo che anche fra di noi non tutti si siano resi conto che quel che abbiamo di fronte è più e altro di un flagrante abuso nell’esercizio del potere o di un pervertimento – per quanto grave – dei principi del diritto e delle istituzioni pubbliche. Credo che ci troviamo piuttosto di fronte una linea d’ombra che, a differenza di quella del romanzo di Conrad, nessuna generazione può credere di poter impunemente scavalcare. </span><a name='more'></a><span style="font-size: medium;">E se un giorno gli storici indagheranno su quello che è successo sotto la copertura della pandemia, risulterà, io credo, che la nostra società non aveva forse mai raggiunto un grado così estremo di efferatezza, di irresponsabilità e, insieme, di disfacimento. Ho usato a ragione questi tre termini, legati oggi in un nodo borromeo, cioè un nodo in cui ciascun elemento non può essere sciolto dagli altri due. <span></span>E se, come alcuni non senza ragione sostengono, la gravità di una situazione si misura dal numero delle uccisioni, credo che anche questo indice risulterà molto più elevato di quanto si è creduto o si finge di credere. Prendendo in prestito da Lévi-Strauss un’espressione che aveva usato per l’Europa nella seconda guerra mondiale, si potrebbe dire che la nostra società ha «vomitato se stessa». Per questo io penso che non vi è per questa società una via di uscita dalla situazione in cui si è più o meno consapevolmente confinata, a meno che qualcosa o qualcuno non la metta da cima a fondo in questione.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Ma non è di questo che volevo parlarvi; mi preme piuttosto interrogarmi insieme a voi su quello che abbiamo fatto finora e possiamo continuare a fare in una tale situazione. Io condivido infatti pienamente le considerazioni contenute in un documento che è stato fatto circolare da Luca Marini quanto all’impossibilità di una rappacificazione. Non può esservi rappacificazione con chi ha detto e fatto quello che è stato detto e fatto in questi due anni.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Non abbiamo davanti a noi semplicemente degli uomini che si sono ingannati o hanno professato per qualche ragione delle opinioni erronee, che noi possiamo cercare di correggere. Chi pensa questo s’illude. Abbiamo di fronte a noi qualcosa di diverso, una nuova figura dell’uomo e del cittadino, per usare due termini familiari alla nostra tradizione politica. In ogni caso, si tratta di qualcosa che ha preso il posto di quella endiadi e che vi propongo di chiamare provvisoriamente con un termine tecnico del diritto penale: il complice – a patto di precisare che si tratta di una figura speciale di complicità, una complicità per così dire assoluta, nel senso che cercherò di spiegare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nella terminologia del diritto penale, il complice è colui che ha posto in essere una condotta che di per sé non costituisce reato, ma che contribuisce all’azione delittuosa di un altro soggetto, il reo. Noi ci siamo trovati e ci troviamo di fronte a individui – anzi a un’intera società – che si è fatta complice di un delitto il cui il reo è assente o comunque per essa innominabile. Una situazione, cioè, paradossale, in cui vi sono solo complici, ma il reo manca, una situazione in cui tutti – che si tratti del presidente della Repubblica o del semplice cittadino, del ministro della salute o di un semplice medico – agiscono sempre come complici e mai come rei.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Credo che questa singolare situazione possa permetterci di leggere in una nuova prospettiva il patto hobbesiano. Il contratto sociale ha assunto, cioè, la figura – che è forse la sua vera, estrema figura – di un patto di complicità senza il reo – e questo reo assente coincide con il sovrano il cui corpo è formato dalla stessa massa dei complici e non è perciò altro che l’incarnazione di questa generale complicità, di questo essere com-plici, cioè piegati insieme, di tutti i singoli individui.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Una società di complici è più oppressiva e soffocante di qualsiasi dittatura, perché chi non partecipa della complicità – il non-complice – è puramente e semplicemente escluso dal patto sociale, non ha più luogo nella città.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Vi è anche un altro senso in cui si può parlare di complicità, ed è la complicità non tanto e non solo fra il cittadino e il sovrano, quanto anche e piuttosto fra l’uomo e il cittadino. Hannah Arendt ha più volte mostrato quanto la relazione fra questi due termini sia ambigua e come nelle Dichiarazioni dei diritti sia in realtà in questione l’iscrizione della nascita, cioè della vita biologica dell’individuo, nell’ordine giuridico-politico dello Stato nazione moderno.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">I diritti sono attribuiti all’uomo soltanto nella misura in cui questi è il presupposto immediatamente dileguante del cittadino. L’emergere in pianta stabile nel nostro tempo dell’uomo come tale è la spia di una crisi irreparabile in quella finzione dell’identità fra uomo e cittadino su cui si fonda la sovranità dello stato moderno. Quella che noi abbiamo oggi di fronte è una nuova configurazione di questo rapporto, in cui l’uomo non trapassa più dialetticamente nel cittadino, ma stabilisce con questo una singolare relazione , nel senso che, con la natività del suo corpo, egli fornisce al cittadino la complicità di cui ha bisogno per costituirsi politicamente, e il cittadino da parte sua si dichiara complice della vita dell’uomo, di cui assume la cura. Questa complicità, lo avrete capito, è la biopolitica, che ha oggi raggiunto la sua estrema – e speriamo ultima – configurazione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La domanda che volevo porvi è allora questa: in che misura possiamo ancora sentirci obbligati rispetto a questa società? O se, come credo, ci sentiamo malgrado tutto in qualche modo ancora obbligati, secondo quali modalità e entro quali limiti possiamo rispondere a questa obbligazione e parlare pubblicamente?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Non ho una risposta esauriente, posso soltanto dirvi, come il poeta, quel che so di non poter più fare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Io non posso più, di fronte a un medico o a chiunque denunci il modo perverso in cui è stata usata in questi due anni la medicina, non mettere innanzitutto in questione la stessa medicina. Se non si ripensa da capo che cosa è progressivamente diventata la medicina e forse l’intera scienza di cui essa ritiene di far parte, non si potrà in alcun modo sperare di arrestarne la corsa letale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Io non posso più, di fronte a un giurista o a chiunque denunci il modo in cui il diritto e la costituzione sono stati manipolati e traditi, non revocare innanzitutto in questione il diritto e la costituzione. È forse necessario, per non parlare del presente, che ricordi qui che né Mussolini né Hitler ebbero bisogno di mettere in questione le costituzioni vigenti in Italia e in Germania, ma trovarono anzi in esse i dispositivi di cui avevano bisogno per istaurare i loro regimi? È possibile, cioè, che il gesto di chi cerchi oggi di fondare sulla costituzione e sui diritti la sua battaglia sia già sconfitto in partenza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Se ho evocato questa mia duplice impossibilità, non è infatti in nome di vaghi principi metastorici, ma, al contrario, come conseguenza inaggirabile di una precisa analisi della situazione storica in cui ci troviamo. È come se certe procedure o certi principi in cui si credeva o, piuttosto, si fingeva di credere avessero ora mostrato il loro vero volto, che non possiamo omettere di guardare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Non intendo con questo, svalutare o considerare inutile il lavoro critico che abbiamo svolto finora e che certamente anche oggi qui si continuerà a svolgere con rigore e acutezza. Questo lavoro può essere ed è senz’altro tatticamente utile, ma sarebbe dar prova di cecità identificarlo semplicemente con una strategia a lungo termine.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In questa prospettiva molto resta ancora da fare e potrà essere fatto solo lasciando cadere senza riserve concetti e verità che davamo per scontati. Il lavoro che ci sta davanti può cominciare, secondo una bella immagine di Anna Maria Ortese, solo là dove tutto è perduto, senza compromessi e senza nostalgie.</span></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-6605801429913173352022-01-22T05:49:00.001-08:002022-01-22T05:49:15.209-08:00Magistrale intervento del Prof. Frajese (3/01/2022)<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/1_NiKEy6dd8" width="320" youtube-src-id="1_NiKEy6dd8"></iframe></div><br /><p></p>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-26751260297692378192022-01-08T03:17:00.003-08:002022-01-08T03:17:59.180-08:00Costituzione, tutti la invocano nessuno la difende<div style="text-align: justify;">Le politiche governative anti-Covid stanno facendo a pezzi la Carta costituzionale, ma è la logica conseguenza di un cambiamento radicale del suo significato: da dichiarazione di princìpi e valori indisponibili a disposizioni interpretate alla luce della cultura dominante. Se la Costituzione è frutto di una “decisione” e non contempla più, come del resto la cultura diffusa, un ordine oggettivo, allora una decisione può anche sospendere le garanzie costituzionali e nessuno avrà nulla da dire. Come infatti avviene. Intervento di <b>Stefano Fontana</b> dalle colonne della <a href="https://lanuovabq.it/it/costituzione-tutti-la-invocano-nessuno-la-difende" target="_blank">Nuova Bussola Quotidiana</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhudydXfUJUYdFN48Gokd5ZCVxALs3n0Zb8MO1yjJ9ia7DgbrawtmW1r-xZkM-SyDhWM5kAFrN6B6hyP3QMbtIMp4m-MV77oQZSICoNXTwTuEhxIDcdcAb2YrDb-2tE63aGKg8gS2buyiBJr5dBgmt-NvK9dwTmw5G-YC9nmDP6BJZnb1bmP10OVMdw=s300" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhudydXfUJUYdFN48Gokd5ZCVxALs3n0Zb8MO1yjJ9ia7DgbrawtmW1r-xZkM-SyDhWM5kAFrN6B6hyP3QMbtIMp4m-MV77oQZSICoNXTwTuEhxIDcdcAb2YrDb-2tE63aGKg8gS2buyiBJr5dBgmt-NvK9dwTmw5G-YC9nmDP6BJZnb1bmP10OVMdw" width="200" /></a></div>Le politiche governative anti Covid pongono molti problemi di legittimità costituzionale davanti ai quali sembra interessante chiedersi perché non ci sia stata finora una adeguata reazione in difesa della Costituzione. Tanto più che oggi, nell’era Napolitano-Mattarella, la Carta costituzionale è ossequiata più che mai e proclamata la più bella del mondo. Ma allora perché gli italiani non la difendono?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nella Prima Repubblica la nostra Carta costituzionale non era esaltata fuori misura come avviene oggi. Quando ancora esistevano le grandi ideologie politiche, essa era vista più che altro come un ingombro, un accomodamento temporaneo in vista di nuovi assetti politici da doversi instaurare. Neofascisti, liberali, comunisti, cattolici … erano, per motivi diversi, scettici sulla Costituzione il cui testo era nato da un compromesso tra le correnti antifasciste rappresentate nella Costituente. La relativizzavano, però la difendevano.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Invece oggi, nella Terza Repubblica, la Costituzione è fatta oggetto di culto indiscusso e indiscutibile, ma non viene difesa dalle politiche anti-Covid. Il fatto è che da quando la Costituzione è entrata in vigore sia la società che la Costituzione hanno mutato volto, aiutandosi reciprocamente a farlo. Si è trattato di un circolo vizioso, che spiega la stranezza odierna, quando nessuno si permette di criticare la Costituzione e nello stesso tempo nessuno la difende dagli abusi del potere.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il circolo vizioso a cui ho accennato può essere definito di progressiva secolarizzazione sia della società che della Costituzione. In origine questa veniva interpretata dalla maggioranza degli attori politici non come un mero “patto convenzionale” o il frutto di una “decisione”, ma come una dichiarazione di principi e valori oggettivi e indisponibili. Quando la Costituzione entra in vigore, la società italiana è ancora impregnata da una cultura e da una morale a base naturale, il matrimonio era abbastanza solido, la famiglia naturale era sostanzialmente rispettata, la religione cattolica era ancora molto diffusa nei ceti popolari, il clero era ancora ossequioso verso la tradizione. A parte alcune élites intellettuali e politiche, nessuno avrebbe pensato a leggi come quelle che oggi prevedono il divorzio, l’aborto, l’equiparazione delle coppie omosessuali al matrimonio tra uomo e donna. Per questi motivi la Costituzione non era vissuta come un testo normativo meramente formale, ma come un testo radicato in un ordine oggettivo, nonostante le diverse forze politiche e ideologiche valutassero diversamente questo ordine.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come sappiamo, in seguito le cose sono molto cambiate. Tutte le ideologie politiche che fecero la Costituzione si sono laicizzate, perdendo il loro significato forte. Il comunismo ha rinunciato all’idea della rivoluzione ed è diventato omogeneo alle richieste del radicalismo individualista e borghese della società irreligiosa ed opulenta. Oggi gli obiettivi delle sinistre sono uguali a quelli dei radicali. I cattolici hanno traghettato la democrazia italiana nella società del relativismo radicale e i loro esponenti nelle istituzioni repubblicane hanno firmato tutte le leggi contro natura via via approvate.</div><div style="text-align: justify;">La Chiesa stessa si è secolarizzata, rinunciando ad un suo ruolo pubblico in quanto religione vera e assumendo un ruolo più dimesso e incerto di forza animatrice di una società genericamente solidale e della vita democratica. Con la radicale diminuzione della pratica religiosa, con il cambiamento di prospettiva della Chiesa dopo il Concilio, con le ambiguità a proposito dell’impegno politico dei cattolici, la società italiana non ha perso solo i riferimenti religiosi ma anche quelli relativi ai fondamenti dell’etica pubblica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Assieme alla società, anche la Costituzione si secolarizzava. Molteplici sentenze della Corte costituzionale hanno tolto alla Costituzione i suoi possibili fondamenti oggettivi e naturali, riducendola ad un insieme di disposizioni rispondenti solo ai criteri del positivismo giuridico, Molte leggi italiane riguardanti la famiglia e la vita sono state approvate in evidente contrasto con la lettera della Costituzione, ma la Corte costituzionale le ha considerate sempre legittime.</div><div style="text-align: justify;">Si aggiunga infine l’opera demolitrice delle sentenze dei giudici ordinari che con i loro interventi, a cominciare dalla sentenza Eluana Englaro fino a quelle sulla legge 40 circa la fecondazione artificiale, per arrivare alla recente sentenza sul caso Cappato riguardante il cosiddetto “aiuto al suicidio”, hanno contribuito a indebolire il quadro costituzionale rispetto ai suoi riferimenti oggettivi e naturali.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si spiega allora l’attuale “patriottismo costituzionale” e nello stesso tempo la mancanza di reazione alle ferite inflitte alla Costituzione dalle politiche anti-Covid. La società frantumata, relativista e individualista è conforme ad una Costituzione a sua volta intesa come artificio giuridico da parte di un potere autoreferenziale. Il vuoto di riferimenti oggettivi e assoluti nella società post-naturale e post-cristiana va d’accordo con un testo costituzionale considerato vuoto di contenuti previ e indisponibili. Se la Costituzione è frutto di una “decisione” e non contempla più, come del resto la cultura diffusa, un ordine oggettivo, allora una decisione può anche sospendere le garanzie costituzionali e nessuno avrà nulla da dire. Come infatti avviene.</div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-24309136936303973152021-12-19T07:08:00.004-08:002021-12-19T07:12:02.135-08:00Gratta gratta, scopriamo una democrazia totalitaria<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Perché, a parte qualche atto di eroismo, le masse non si ribellano alle politiche sanitarie governative? Perché la Chiesa ha sposato la vulgata dei poteri ufficiali e perchè il nostro Paese è permeato ancora di cultura di Sinistra, dalla scuola ai media. Ma anche perché la democrazia in Italia ha corrotto più che costruito, ha indebolito e fiaccato più che mobilitato e impegnato. Intervento di <b>Stefano Fontana</b> dalle colonne della <a href="https://lanuovabq.it/it/gratta-gratta-scopriamo-una-democrazia-totalitaria">Nuova Bussola Quotidiana</a></span></div><div><span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhc-DsvsrSNRiljZi8hiYQLwlIKkZBKAXj0bVJSvEcK4JZqhpmg_vN3FCZnuHatpPvw2ZIVcF54IUh5kPH1ONCh54QOkh-qYk_cmPA_fhi2_DTtPh10r6E0HwUZl9LgzdysNzlnEBP8bV_AT0KU9vuu15cKcg_rxVRddkcffbe7uzyqJMGt4oyCOjwt=s300" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhc-DsvsrSNRiljZi8hiYQLwlIKkZBKAXj0bVJSvEcK4JZqhpmg_vN3FCZnuHatpPvw2ZIVcF54IUh5kPH1ONCh54QOkh-qYk_cmPA_fhi2_DTtPh10r6E0HwUZl9LgzdysNzlnEBP8bV_AT0KU9vuu15cKcg_rxVRddkcffbe7uzyqJMGt4oyCOjwt" width="200" /></a></div></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">In Italia la resistenza alle politiche sanitarie governative, motivate politicamente più che scientificamente e fondate sul mantenimento di una emergenza continua che permetta il controllo della popolazione e il congelamento della vita politica, c’è ma dovrebbe e potrebbe essere anche superiore. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Ci sono anche forme “eroiche” di resistenza, come quelle di chi accetta la sospensione dal lavoro, privandosi di stipendio e contributi pensionistici, oppure di chi sistematicamente si sottopone a tre tamponi a settimana, o di chi è prepotentemente spinto a vaccinarsi sotto ricatto dell’ordine professionale cui appartiene pena l’espulsione e tiene duro. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">In generale, però, l’opposizione rimane molto significativa ma non sembra sfondare la soglia di un atteggiamento di massa, anche davanti alla prevedibile terrificante decisione di vaccinare i bambini. Mi chiedo il perché di questo fatto, pur tenendo conto che l’informazione ufficiale da due anni è propaganda, sicché anche i dati sulla resistenza non emergono con chiarezza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span><a name='more'></a></span>Un motivo deriva, credo, dalla scelta fatta dalla Chiesa italiana, che compattamente, senza se e senza ma, si è fatta fin da subito filo-governativa, sposando senza minimamente ragionarci sopra la vulgata fornita dai poteri ufficiali e non ufficiali. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span></span>In altri contesti ecclesiali qualche vescovo dissenziente c’è stato e, per esempio, i vescovi della Croazia hanno ribadito la loro contrarietà alla vaccinazione obbligatoria come a quella tramite ricatto, difendendo la libertà sanitaria (peccato che poi </span><a href="https://lanuovabq.it/it/pressioni-e-ricatti-i-vescovi-croati-diventano-pro-vaccino" style="font-family: arial;">abbiano ceduto a pressioni e siano tornati sui loro passi</a><span style="font-family: arial;">). </span></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">In Italia niente di tutto questo è avvenuto e la Chiesa ha contribuito ad imbavagliare i cittadini e a coprire loro gli occhi e le orecchie. In Italia, come in tante altre parti del mondo, la Chiesa ha perso influenza, però questa sua presa di posizione così convintamente allineata non solo ha messo la museruola a molte coscienze titubanti ma anche prestato il destro per venire strumentalizzata dal potere: vedete, anche la Chiesa lo dice!</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span></span>In Italia la resistenza alle politiche sanitarie governative, motivate politicamente più che scientificamente e fondate sul mantenimento di una emergenza continua che permetta il controllo della popolazione e il congelamento della vita politica, c’è ma dovrebbe e potrebbe essere anche superiore. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Ci sono anche forme “eroiche” di resistenza, come quelle di chi accetta la sospensione dal lavoro, privandosi di stipendio e contributi pensionistici, oppure di chi sistematicamente si sottopone a tre tamponi a settimana, o di chi è prepotentemente spinto a vaccinarsi sotto ricatto dell’ordine professionale cui appartiene pena l’espulsione e tiene duro. In generale, però, l’opposizione rimane molto significativa ma non sembra sfondare la soglia di un atteggiamento di massa, anche davanti alla prevedibile terrificante decisione di vaccinare i bambini. Mi chiedo il perché di questo fatto, pur tenendo conto che l’informazione ufficiale da due anni è propaganda, sicché anche i dati sulla resistenza non emergono con chiarezza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Un altro motivo dipende dalla diffusione massiccia nel nostro Paese della cultura “di sinistra” e cosiddetta progressista. Mentre la cultura alternativa, conservatrice o di destra, non si fa sentire se non tramite qualche voce isolata, la cultura di sinistra esprime la posizione ufficiale a) delle istituzioni, b) della scuola; c) dei media nazionali; d) degli intellettuali; e) dei sindacati di ogni categoria; f) di molti partiti non solo di sinistra. A questa cultura “di sinistra” appartiene anche l’apparato ecclesiastico e gran parte del mondo cattolico. In questo caso si è quindi prodotto un nuovo “blocco storico” i cui soggetti si sono mossi all’unisono. emarginando sia l’opposizione sia i pochissimi eretici interni come Cacciari e Agamben.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Ora, questo “blocco storico” che in occasione della pandemia ha mosso in combinata tutto il proprio apparato, compresa perfino la “pubblicità progresso”, e che ha imposto un nuovo patriottismo del vaccino, ha molto a che fare con la storia italiana, risalendo infatti a Gobetti e Gramsci e passando per le note vicende del comunismo italiano. Si è visto così attuato il progetto di muoversi come un cervello che pensa con mille cervelli. Si tratta del mito della Resistenza al fascismo riattualizzato e i nuovi partigiani si sentono dalla parte della storia anche perché, avendo ormai conquistato il potere sia culturale che politico, dicono quanto dice anche l’ufficialità. La sintesi del blocco storico è infatti rappresentata oggi da Sergio Mattarella e, in seconda linea ma nella stessa linea, da Mario Draghi. Il nuovo male assoluto è il rifiuto del vaccino e i nuovi fascisti sono coloro che non vogliono vaccinarsi. Il progressismo è sempre molto sbrigativo nei suoi giudizi storici e senza nuovi capri espiatori da “impiccare” non andrebbe molto lontano.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Poi, però, bisognerà anche pensare ad un altro possibile motivo. La democrazia in Italia ha corrotto più che costruito. Ha indebolito e fiaccato più che mobilitato e impegnato. Oggi, infatti, verso la politica prevale scetticismo e distacco. La strategia della paura adoperata in occasione della pandemia colpisce una massa già ampiamente frammentata, indebolita nelle convinzioni, incline alla retorica ufficiale per non avere guai, privata di mezzi reali per criticare e di argomenti per “disobbedire”. La politica ha allontanato le masse da sé, non per un incidente, ma perché in questo modo il governo è più agevole. La impoliticità delle masse può essere molto utile alla politica.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">È qui che si coglie il sottile, ma profondo, nesso tra democrazia e forme totalitarie. Anche le democrazie possono assumere atteggiamenti totalitari, come provato oltre ogni possibile dubbio dall’enorme letteratura in proposito. Ma “possono” oppure “devono”? Questa è la cosa da vedersi. Tra democrazia e totalitarismo c’è solo un rapporto accidentale o anche uno sostanziale? La democrazia con presupposti indisponibili ha meno possibilità di diventare totalitaria; la democrazia priva di presupposti indisponibili lo diventa senz’altro. Bene, la storia della democrazia italiana dimostra che essa ha via via eliminato tutti i suoi presupposti indisponibili, nonostante la retorica sui valori democratici, sicché non ha molte difese da opporre a forme incipienti di totalitarismo.</span></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-81930607001818765292021-12-09T06:22:00.001-08:002021-12-09T06:23:21.360-08:00Intervento del prof. Agamben (08/12/2021): 'Qualcosa di ingiusto e inumano è stato introdotto'<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">E' un discorso che lascerà un segno indelebile nella storia del nostro Paese quello pronunciato ieri in Comissione in Senato dal filosofo italiano <b>Giorgio Agamben</b>. Una commissione convocata per discutere sull'ultimo Decreto legge sul Green Pass. Ecco l'intervento integrale di Agamben.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.lapressa.it/articoli/politica/green-pass-agamben-qualcosa-di-ingiusto-e-inumano-stato-introdott">Green pass, Agamben: 'Qualcosa di ingiusto e inumano è stato introdotto' - Politica - LaPressa.it</a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Th2oOmPD_Lg/YatCGCb4djI/AAAAAAAABqs/iaX3lgHKirMc3p3_2zJ5ekcu2k3P1yICACPcBGAYYCw/s300/giorgio-agamben.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-Th2oOmPD_Lg/YatCGCb4djI/AAAAAAAABqs/iaX3lgHKirMc3p3_2zJ5ekcu2k3P1yICACPcBGAYYCw/s0/giorgio-agamben.jpg" width="200" /></a></div>Prima di entrare nel merito del Decreto Legge sul Green Pass rafforzato, vorrei ricordare ai parlamentari una dichiarazione di principi nota come il Codice di Norimberga. Siamo nel 1947 al momento in cui si stanno celebrando a Norimberga i processi ai medici che durante il nazismo si erano resi colpevoli di gravi crimini compiendo esperimenti a volte letali sui detenuti nei lager ed eseguendo fino alle estreme conseguenze la politica eugenetica del regime.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">In questa occasione la Corte davanti agli evidenti eccessi del potere medico ritenne necessario formulare una dichiarazione sui principi etici e giuridici che avrebbero dovuto regolare il rapporto fra i medici e i soggetti umani e questo è appunto quello che chiamiamo oggi il codice di Norimberga.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">La dichiarazione esordisce affermando che in questo rapporto il consenso volontario del soggetto umano è assolutamente essenziale e che questo consenso deve essere esercitato liberamente cioè, cito le parole del codice, senza l’intervento di qualsiasi elemento di forzatura, inganno, costrizione, esagerazione o altra ulteriore forma di obbligo o coercizione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span><a name='more'></a></span>Mi domando se noi oggi siamo in presenza di un simile consenso volontario. Perché ho evocato questa dichiarazione? Perché credo che oggi sia più che mai necessario comprendere che medicina e politica devono essere chiaramente distinte e che ragioni scientifiche non possono essere evocate per giustificare provvedimenti che sono per loro natura necessariamente politici. Penso, cari senatori, che dovrebbe farvi riflettere il fatto che il primo esempio di una legislazione in cui uno stato interviene in modo obbligatorio sulla salute dei cittadini, è la legge sulla protezione del popolo tedesco dalle malattie ereditarie che Hitler fece approvare nel 1933 appena salito al Governo. Questa legge portò alla formazione di speciali commissioni mediche che decisero la sterilizzazione forzata di 400mila persone.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">La medicina ha il compito di curare le malattie secondo i principi che il giuramento di Ippocrate sancisce irrevocabilmente e che vengono oggi invece trasgrediti in punti essenziali con l’autorizzazione del Governo, pensate se stringendo un patto che è necessariamente ambiguo e indeterminato coi Governi, la medicina si pone surrettiziamente in posizione di legislatore non soltanto questo non giova alla salute degli individui ma può condurre, e di fatto sta conoscendo, a limitazioni inaccettabili della loro libertà rispetto alle quali le ragioni mediche offrono il pretesto ideale per un controllo senza precedenti. E’ accettabile che per una malattia di cui, secondo le parole appena pronunciate dal professor Palù, la letalità è dello 0,2% è accettabile per una malattia con questa letalità dello 0,2%, che tutto un Paese sia sconvolto e terrorizzato e limitato nelle sue libertà di movimento, di lavoro eccetera?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Vengo ora al decreto su cui siete chiamati a votare. Penso che dovreste sapere, come ormai accettato da fonti autorevoli internazionali scientifiche, che il vaccino non protegge dal contagio e che dopo un paio di mesi il vaccinato si trova rispetto alla malattia nella stessa situazione del non vaccinato, di qui la necessità che dovrebbe far riflettere chiunque ha buonsenso, di una terza dose e domani perché no di una quarta, all’infinito. Se il vaccino è efficace perché c’è bisogno di una terza dose ed eventualmente anche di ulteriori? </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Di fronte a queste evidenze, il Governo coadiuvato in questo da media sempre più irresponsabili, ha preferito fare la cosa peggiore che si può fare in una società, cioè dividere i cittadini in due classi nemiche: i vaccinati, portatori di un green pass anche questo in continua mutazione adesso è super green pass, domani sarà super super green pass, da una parte e gli altri, definiti con un termine negativo che ricorda il non ariani della legislazione fascista del 38, definiti no-vax sbrigativamente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Dopo aver seminato per quasi due anni il terrore e la paura si seminano così ora l’odio e la discriminazione accusando senza alcun fondamento chi ha scelto di non vaccinarsi di danneggiare coloro che come vaccinati dovrebbero essere sentirsi protetti e che evidentemente non si sentono tali. Una società così divisa e fondata sull’odio e sulla insicurezza non è una società libera. Io credo che il nostro Paese stia scivolando in una barbarie che non ha precedenti nella sua storia. Una barbarie in cui a me pare di trovare ogni giorno di più quella che Primo Levi ha definito la vergogna di essere uomini. La vergogna cioè, per usare le sue parole, che qualcosa di ingiusto e di inumano sia stato irrevocabilmente introdotto nel mondo delle cose che esistono. Ed è in nome di questa vergogna che chiedo ai senatori di interrogarsi e di riflettere a lungo prima di votare il loro consenso a un decreto legge ingiusto e inumano.</span></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-15359004777025565492021-12-04T02:30:00.000-08:002021-12-04T02:30:31.370-08:00Intervento del prof. Agamben (29/11/2021): 'In Italia attuato con pretesto sanitario un vero colpo di Stato'<div style="text-align: justify;">Il filosofo <b>Giorgio Agamben</b> è tornato nei giorni scorsi sul tema della gestione italiana della pandemia e sul Green Pass e lo ha fatto al IV Congresso dell'Associazione Radicale Diritti alla Follia del 13 novembre scorso. </div><p><a href="https://www.facebook.com/lapressamodenese/videos/1040926946685087/"><span style="font-family: arial;">https://www.facebook.com/lapressamodenese/videos/1040926946685087/</span></a></p><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Th2oOmPD_Lg/YatCGCb4djI/AAAAAAAABqo/-IBn2Vc95LIpEDVtcXOsZFKf-Jpwa6GbgCNcBGAsYHQ/s300/giorgio-agamben.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-Th2oOmPD_Lg/YatCGCb4djI/AAAAAAAABqo/-IBn2Vc95LIpEDVtcXOsZFKf-Jpwa6GbgCNcBGAsYHQ/s0/giorgio-agamben.jpg" width="200" /></a></div>Sugli intellettuali italiani è meglio non parlare, perché è vergognoso. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Io credo che bisogna rendersi conto che in Italia è stato attuato, con il pretesto del terrore sanitario, un vero e proprio colpo di Stato gestito dalle stesse autorità del Paese. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutti i principi del diritto, e anche della convivenza politica, sono stati fatti saltare uno dopo l’altro. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Abbiamo lo stato di emergenza invece della legge. Abbiamo l’informazione imposta invece del libero dibattito. La tecnica invece della politica. Abbiamo la distanza, il sospetto e la discriminazione invece della solidarietà della convivenza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi pare che stiano cambiando l’idea stessa di libertà e l’idea stessa di diritto. </div><div style="text-align: justify;">Due esempi semplici: primo, il green pass. Il green pass fa parte di quel modello politico chiamato “libertà autorizzate”. Di cosa si tratta? L’autorizzazione di un diritto è un atto che non concede nuovi diritti, ma autorizza l’esercizio di quelli già esistenti. Come la libertà di uscire di casa, andare al ristorante o prendere il treno. Diritti elementari che adesso hanno bisogno di una autorizzazione per essere esercitati. Ed è qui che si vede la cecità delle persone che pensano che il green pass sia un principio che garantisce la libertà quando la libertà autorizzata non è più una libertà, in quanto può essere revocata da chi ha dato l’autorizzazione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’altro punto riguarda la natura stessa del diritto. Per definizione il diritto deve essere certo: non esiste legalità senza certezza del diritto. Ora, se invece, come sta avvenendo, il governo interviene ogni 15 giorni su un problema, cambiando continuamente le regole, non c’è più legalità. Questo fenomeno non rientra nella legalità. Un diritto incerto non è un diritto. È un cambiamento enorme perché la gente si sta abituando. Per vivere, rispettando la legge, occorre che i cittadini sappiano quale è la legge e che questa sia stabile. Altrimenti si cade in uno stato di illegalità.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questi due concetti sono importanti. Siamo entrati in questo colpo di stato, che è già avvenuto. Cambieranno il nostro concetto di libertà e di diritto. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In fondo questo modello che fa emergere una situazione illegale insieme a quella legale, l’assenza di norme accanto alle norme, è quello che gli studiosi definivano lo stato nazista. Cioè uno stato duale: da una parte sembra che lo stato sia ancora operativo, mentre dall’altro emergono nuovi poteri esterni che poi sono quelli che in realtà decidono.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E infine un intervento sul tema della informazione.</div><div style="text-align: justify;">La cecità delle persone procede insieme all’informazione imposta. </div><div style="text-align: justify;">Il governo tra i vari decreti legge ne ha emanato anche uno che finanzia i giornali che pubblicano le informazioni del governo sul coronavirus. Tutti i giornali hanno preso questi fondi. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Credo che un giorno gli storici guarderanno a questo momento come un momento della storia in cui i giornalisti hanno dato prova della più vergognosa e infame complicità con l’amministrazione pubblica.</div><div style="text-align: justify;">(fonte: <a href="http://lapressa.it">lapressa.it</a>)</div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-20959234903600415132021-12-04T02:01:00.001-08:002021-12-04T02:33:00.035-08:00Intervento del Prof. Agamben (07/10/2021): "Il Green Pass è una mostruosità giuridica"<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/03Xm7ibYXMU" width="320" youtube-src-id="03Xm7ibYXMU"></iframe></div><br /> <p></p>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-56368826076805724302021-07-23T05:43:00.002-07:002021-07-23T05:44:47.476-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - decima e ultima parte<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s300/mini_Sitosiri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></a></div>GETSEMANI</span></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Getsemani, è la porta del santuario attraverso la quale la Storia ritrova il suo vero volto e il suo vero ordine, nell'intendimento e nella coscienza dell'uomo liberato</u>. È il santuario dove si è spiritualmente compiuta, nella solitudine, la suprema offerta, affinché l'uomo, ogni volta unico, e tutta la stirpe degli uomini possano ritrovare l'ordine eterno della loro creazione e avere così la possibilità di entrare per grazia nella gioia della diretta contemplazione del Creatore.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Soltanto nel raggio del Getsemani la teologia può essere spogliata di ogni vano diletto intellettuale, di ogni lettera morta e di ogni rigido schema di pensiero, di ogni aridità del cuore, di ogni illusione di autonomia e di ogni torpore di febbrile attività naturalista. <u>Soltanto in quel luogo l'intendimento e la volontà sono liberati dalla verità conformemente alla parola di Cristo, perché là il Redentore ha vissuto nella sua intimità umana, con tutto il suo amore divino, la Croce della storia degli uomini.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>E nel segreto dell'agonia di Gesù di Nazareth, si può intravedere il significato dell'uomo nel mistero della storia degli uomini. Nel mistero del Getsemani si svelano i due più grandi, più struggenti e più dolci misteri: l'Incarnazione di Dio in uomo perfetto in Maria e la generazione della Chiesa santa nella relatività dell'uomo temporale</u>.</div><div style="text-align: justify;"><span><a name='more'></a></span><u>Nel popolo d'Israele, ci sono stati molti Santi e molti Profeti</u>. Ci sono state molte anime che hanno sofferto per il loro popolo e che hanno saputo amare Dio fino al sacrificio totale. Ci sono state molte anime forti e grandi che hanno penetrato per grazia di Dio i segreti della Natura, più di quanto non l'abbiano fatto gli uomini di scienza delle future generazioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Ma l'uomo della notturna agonia sul monte degli ulivi era l'Essere di un'altra economia; corrispondeva ad un'altra necessità, ad un'altra attesa della creazione. E per tale motivo questa agonia non solo concerne ogni uomo, ma è ontologicamente vincolata ad ogni uomo. L'uomo non è vincolato all'agonia di Cristo soltanto con l'immaginazione e la compassione per qualcuno che soffre ingiustamente. L'uomo vi è vincolato perché è stato il soggetto dell'offerta solitaria nel giardino del Getsemani, che non era un atto morale, ma un'azione di essere</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Il «Fiat» della Vergine Maria ha avuto come immediata conseguenza un evento nella natura dell'essere umano, un evento ontologicamente nuovo. Le parole con le quali il Cristo si abbandona totalmente alla volontà del Padre costituiscono il secondo «Fiat» dell'economia della salvezza dell'uomo.</u> Il «Fiat» del Getsemani fu la conseguenza, in una nuova tappa, del primo «Fiat» dell'essere umano di Maria. <u><b>Il secondo «Fiat», pronunciato e compiuto dall'Essere generato da Dio nella natura umana, ha avuto </b></u><u><b>come conseguenza l'unione di Dio con le esistenze di tutti gli uomini, cioè con l'esistenza di tutti gli esseri che costituiscono la Storia degli uomini</b></u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quale potrebbe essere la finalità di tutta la sofferenza della Croce accettata da prima? Una tale offerta non è concepibile senza concepire, fievolmente che sia, il perché di questa offerta. E appare, allora, in tutta la sua luminosa semplicità, l'essenza della misteriosa agonia di Cristo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">«Padre, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu». Quando Gesù ha pronunciato questo «se è possibile», chiedeva di essere liberato dall'onere della salvezza delle anime? Quando il suo spirito ha lanciato questo appello, aveva improvvisamente preferito, non sarebbe che solo per qualche istante, di distaccarsi dalla sua missione e poi vivere, invecchiare e spegnersi un</div><div style="text-align: justify;">giorno, secondo la sorte di ogni uomo? Sono pensieri che svaniscono come vane finzioni dell'orgoglio dell'uomo; svaniscono quando il nostro intendimento e il nostro cuore penetrano umilmente e con </div><div style="text-align: justify;">abbandono nel raggio del Getsemani. Là, le nostre categorie, secondo le quali percepiamo e giudichiamo, sfumano, o piuttosto sono trasformate, prendendo un altro tenore e un'altra ampiezza. E così, tanto l'intendimento come il cuore, in un'armonia di pace, ricevono il mistero dell'Essere che pregava prostrato a terra per la salvezza degli uomini. L'appello, infatti, del «se è possibile» non significava la stanchezza e che il Cristo preferisse che un altro si addossasse la salvezza degli uomini. Cristo non pregava soltanto per lui; pregava in nome di tutti gli uomini, ai quali si era vincolato </div><div style="text-align: justify;">con la sua offerta: «come vuoi tu».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Cristo, Persona unica di essenza divina, come Redentore degli uomini, viveva interiormente nella sua pienezza umana, la sofferenza d'inconcepibile amore di fronte alla cattiveria e al peccato che generavano la sua Passione e la sua Morte. Allora l'anima, con tutto il suo potenziale d'intelligenza e di amore, penetra nel mistero dell'Incarnazione e dell'agonia del Getsemani e capisce che la redenzione dell'uomo non è stata opera di un nuovo insegnamento, e l'esempio di una grande perfezione, sconosciuta fino allora. L'uomo capisce che la sua Redenzione non è consistita in un rinnovamento morale, è stata innanzi tutto un atto che ha riguardato il principio dell'essere dell'uomo, che ha riguardato la rigenerazione della legge della generazione dell'uomo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Se non ci fosse stato un uomo generato dalla Parola del Creatore, la Redenzione dell'uomo sarebbe sempre un'attesa di rinnovamento morale. Questo insegnamento e questo esempio, i Profeti e i Santi d'Israele li avevano compiuti e avrebbero potuto compierli ancora. Ma l'atto iniziale della nuova generazione, per il diretto intervento di Dio, non sarebbe stato compiuto; e l'intervento ontologico divino nella stirpe di Adamo non sarebbe stato compiuto</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Ebbene, l'Essere che pregava prostrato a terra nel giardino del Getsemani era esattamente questa penetrazione ontologica di Dio nella stirpe di Adamo. Dio ha suscitato un essere con il suo proprio Verbo divenuto così uomo, avendo preso «forma» di uomo nell'organismo naturale umano.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'uomo, nonostante tutte le sue ricerche e le sue indagini, non può penetrare con i propri suoi mezzi il segreto della differenza di livello dei popoli, sia nel passato come nel presente. Raramente si giunge a distinguere da lontano nella profondità del presente la vera immagine iniziale dell'uomo e dell'umanità, perché <u>abbiamo perso la freschezza e il gioioso e continuo stupore della contemplazione</u>, attiva e sempre</div><div style="text-align: justify;">nuova, <u>dell'infinita Realtà di Dio Creatore.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Questa perdita c'impedisce di poter sempre percepire la grazia e il continuo miracolo dell'esistenza di ogni cosa, e c'impedisce di percepire il «semplice naturale» delle opere che superano la nostra propria esperienza, delle grandi opere miracolose del nostro Dio Creatore. </u></div><div style="text-align: justify;"><u>L'uomo non può mai afferrare, con le sue ricerche e le sue invenzioni di curiosità, l'inizio delle cose e degli esseri</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Perciò incontriamo difficoltà nel concepire il misterioso atto di amore e di armonia che si è compiuto con il primo «Fiat» della Vergine Maria. Tuttavia è quest'atto che ha permesso all'Essere, che pregava con il volto coperto di sudore di sangue, di unirsi ontologicamente all'esistenza di ogni uomo, nel disordine anarchico e doloroso della Storia. Ed è questa unione che offre all'uomo la possibilità </u></div><div style="text-align: justify;"><u>di diventare un essere nuovo e di conoscere che in lui s'innalza una seconda volontà che è in lotta con la prima volontà della sua natura in disordine: il disordine del peccato.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>E questa unione particolare fu compiuta dal «Fiat» del Getsemani: «Non come voglio io, ma come vuoi tu»</u>. <u>Questa unione, infatti, era il soggetto della preghiera dell'agonia e del «Fiat»; e fu la causa della Croce che sarebbe seguita. L'agonia del Getsemani, nel suo mistero ontologico, non sarebbe stata possibile, se l'Essere dell'agonia non fosse stato l'Essere dell'Incarnazione</u>. <u>L'agonia del Cristo esprime la sofferenza nello spirito e nel cuore e di conseguenza in tutta la natura umana; sofferenza che appartiene a questo unico Fiat d'amore indicibile: unirsi all'esistenza di tutti gli esseri umani che costituiscono la Storia</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u><b>L'unica Persona, che da sempre possiede la conoscenza oggettiva di ogni cosa, è Colui che è stato concepito a Nazareth, e Colui che è stato concepito a Nazareth è Dio. Soltanto Colui che al Getsemani, si è unito all'esistenza di ogni uomo, avendo accettato per amore di soffrire, nel suo essere unico, il dolore di tutti i secoli, conosce con assoluta oggettività quella che noi chiamiamo Storia.</b></u> <u>È Colui che, dopo la sua sofferenza interiore e universale al Getsemani, ha sofferto i dolori fisici e morali del martirio e della morte sulla Croce; Colui che, uomo e Dio per l'eternità, ha risolto per tutti gli uomini nel suo essere il mistero d'iniquità, con la sua Resurrezione.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><u>L'uomo desidera l'oggettività, come desidera la vita eterna. Solo il Maestro della vita eterna può dare all'uomo l'oggettività. L'uomo non può progredire in conoscenza oggettiva se non unendosi sempre più al Signore della Storia, che per lui ha detto il «Fiat» del Getsemani. </u></b><u>Quando l'uomo riceve questa verità, tutte le leggi, le norme e le categorie della ragione umana si rigenerano e viepiù si liberano dagli impedimenti delle opere morte e delle parole morte. A misura che l'uomo sottomette Dio e le opere di Dio al suo desiderio spesso molto sottile ma impetuoso di autonomia, svaniscono le vere leggi della ragione umana e si pietrificano le categorie.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u><b>Soltanto il soggetto completamente libero può essere totalmente oggettivo. Per questo l'uomo, soltanto nella misura in cui riceve intimamente con amore la Rivelazione del Soggetto assoluto, può ottenere oggettività nella sua visione degli esseri e delle cose</b></u>. <u>L'oggettività del sapere dell'uomo, ossia il grado di vera conoscenza dipende dalla sua unione ontologicamente spirituale con Colui che possiede tutta la realtà oggettiva, perché Egli è l'eterna Verità incarnata per l'eternità.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Questa fondamentale verità esclude dal cammino dell'uomo verso la conoscenza ogni teoria pluralistica. L'uomo non si trova di notte nella foresta, senza sapere dove andare e non è «una successione di momenti». È un essere dotato di memoria, e questo lo pone simultaneamente sia nel tempo come fuori del tempo. Infatti per il dono della memoria valica il tempo, e la «successione dei momenti»; l'uomo nel</u></div><div style="text-align: justify;"><u>corso della sua esistenza, arricchendosi indefinitamente e sviluppandosi continuamente, permane immutabile come essere e come potenziale di arricchimento e di espansione all'infinito. <b>Il Cristo segue tutto il cammino dell'umanità ed è lo stesso ieri e oggi e nell'eternità</b></u><b>.</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Scartando la Rivelazione per cogitare su Dio e il mondo, fondandoci, per sottile desiderio di autonomia, esclusivamente sui nostri propri mezzi d'indagine, perdiamo ogni possibilità di oggettività ed entriamo nella «notte esistenziale»</u>. Infatti per lo spirito è notte fonda, quando l'uomo, tutte le sue facoltà d'intendimento e di azione sono fissate sui «momenti fuggevoli», sull'«essere-qui» o l'«essere-là». Questo sguardo esistenziale, ossia il fatto di considerare tutte le cose senza fare continuo riferimento alla nostra più profonda realtà, al di là di ogni gioco del linguaggio delle parole esterne, elimina, nel nostro andare, la nostra propria realtà di coscienza e di memoria. Ed è impossibile riconoscersi ed essere veridici, perché rifiutare il Signore dell'oggettività equivale a rifiutare ontologicamente la verità.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La relatività dei momenti che trascorrono non può colpire l'essere che conosce e che ama. <u>Quando</u> però <u>l'essere si lascia prendere dalla relatività, entra nel turbinio del discorso esistenziale, cosa che impedisce all'uomo di avere una vera immagine della sua esistenza e della nozione dell'esistenza. Il discorso può essere indefinito; e senza fine la coniatura dei vocabolari e delle espressioni; è il triste gioco di una falsa</u></div><div style="text-align: justify;"><u>filosofia che rifiuta di sottomettersi per ogni cosa al Signore della Storia, che è la Verità incarnata, che è l'eterno ordine di tutto il molteplice dell'universo e della Storia.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Quando, nel nostro spirito e nel nostro cuore, si svela il mistero del Getsemani e il suo rapporto con il «Fiat» dell'Annunciazione, un intero linguaggio diviene caduco, infatti ci si accorge che la Storia non può svelare alcun segreto né in merito alle leggi che la governano, né in merito ai fini ultimi dell'uomo. Essa non lo può, perché non ha né conoscenza né coscienza. Una sola cosa può insegnare: il Sovrano della Storia ha detto il «Fiat» della sofferenza e dell'unione con l'esistenza di tutti gli uomini, per </u></div><div style="text-align: justify;"><u>liberare ogni uomo, ogni volta unico, dalla morte e farlo entrare in un'altra realtà di vita eterna</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Riferirsi ogni volta, alla Storia, per evitare di riferirsi al Sovrano della Storia, è voler parlare alla polifonia, senza rivolgersi né a colui che ne ha composto la musica né a coloro che la eseguono. Solo il Creatore delle leggi e dei fini può conoscere la realtà dei fini ultimi di ogni cosa, il Creatore e coloro ai quali Egli lo rivela e che accolgono con umiltà e amore la sua Rivelazione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Ogni uomo non può essere redento come società. E' la Redenzione di ogni persona a creare un insieme di persone redente.</u> È per amore per ogni persona d'Israele, per ogni Israelita, che Simeone ha avuto la gioia di ricevere nelle sue braccia il Redentore. Aveva ricevuto il messaggio divino, secondo il quale avrebbe dovuto vedere il Redentore prima di morire. E quando l'ha visto, ha provato gioia per la redenzione non di un'entità astratta, ma per tutti coloro che sarebbero redenti, e non a causa di un </div><div style="text-align: justify;">desiderio di uno stato forte e fiorente nella storia, per questo ha detto: «Nunc dimittis servum tuum, Domine».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È stato lieto per la Luce di tutti gli uomini, che era il Cristo e per la gloria d'Israele. Questa Gloria era il Cristo, che chiamava ogni Israelita alla salvezza. Giacché Israele non era un'idea; era un insieme in cui ciascun membro era chiamato alla redenzione. Il giovane, il carissimo giovane potrà trovare nel mistero del «Fiat» del Getsemani, la via della conoscenza del mistero dell'uomo nella Storia, via nascosta ma piena di luce. E vedrà rischiararsi davanti a lui l'enigma della Chiesa, e conoscerà una profonda gioia, la gioia che come il Cristo ha detto, nessuno può togliere.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Avrà grandi certezze sulle realtà naturali e soprannaturali. E avrà una grande pace, la pace di verità, che soltanto il Cristo dà. Capirà con tutto il suo essere che il mistero dell'Incarnazione del Dio inconcepibile, nella nostra povera e debole carne contiene l'intero segreto dell'origine dell'uomo, del dolore della terra e dei veri fini ultimi. Capirà che soltanto il Maestro dell'oggettività, tramite l'accoglienza da parte nostra</div><div style="text-align: justify;">della sua identità divina e nel contempo umana, può istruirei sul senso del tempo e dell'eternità, e sulla vanità di credere che si possa alterare la nozione dell'eternità e della speranza nell'eternità, invitando gli uomini, in nome di Dio, a «scoprire il tempo».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Capirà perché il Cristo ha rifiutato di essere giudice della divisione dei campi di due fratelli, e perché in tutto il suo insegnamento, presenta agli sguardi degli uomini di ogni condizione la medesima via per entrare nella vita eterna. Capirà nella più profonda intimità del suo essere, che tutto quel che evolve, prima di evolvere e dopo, è,. e che tutto quel che muta, ogni arricchimento e impoverimento non distrugge né altera questa realtà dell'essere che si arricchisce o s'impoverisce. E nell'impalpabile e aspaziale realtà di essere dell'uomo c'è un'immensità: la coscienza e la memoria. Chi rinnega questa immensità, si rinnega ed entra nell'anarchico ed esistenziale vicolo cieco, dove non può realmente incontrare il Maestro di ogni oggettività. È una folle corsa dietro il miraggio dell'«essere-là» o l'«essere-qui»; il miraggio di poter stabilire un linguaggio e fondare una scienza dell'uomo sul mutevole, e non su quel che è, che si ricorda e che ha coscienza di essere, e che è portato ad adorare; essere portato significa che ci si muove, e l'adorazione significa una stabilità che abbraccia e armonizza quanto si muove ed ogni movimento. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Capirà che <u>comprendere la Storia al di fuori del «Fiat» del Verbo incarnato, dell'Uomo-Dio al Getsemani è una vana finzione, che può offrire l'occasione di creare veri miti di filosofia della storia, o anche di teologia della storia. Non si può strappare, a forza d'informazione e di parallelismi, il segreto della vita dell'insieme degli uomini. Tutte le esperienze di tutte le scienze umane e naturali, tutte le profezie sull'avvenire dei popoli e sull'avvenire della Chiesa riguardano, coscientemente o meno, la vita al massimo nel limite di un secolo, di quest'uomo che ha un'anima immortale</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Capirà che la Chiesa, sin dall'inizio, a causa della sua origine e della sua intima essenza, ha avuto e avrà fino alla fine del mondo la fervente preoccupazione del bene di tutti gli uomini. Tale bene comporta ogni cosa che addolcisca il cuore e mantenga la vita fisica fino alla fine quando l'uomo lascia la storia per l'eternità. Capirà che <u><b>è una vana o perversa finzione</b></u> di<b> <u>opporre l'identità e la missione della Chiesa al bene reale, naturale e sociale degli uomini; è una vana finzione alterare la sua missione e adattarla alle prospettive temporali, che sempre sono temporanee</u>.</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Capirà che l'avvenire dell'umanità non può essere la liberazione dell'uomo nel suo secolo, che nella misura in cui quest'uomo avrà pensato e operato, acciocché gli innumerevoli uomini, che popoleranno il tempo in fuga, possano uscire dalla Storia, alla fine della loro vita, verso la luce eterna.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Capirà che è una vana finzione, incosciente o perversa, mettere in contrapposizione, nella coscienza dei battezzati: persona e gruppo, essere umano e comunità, anima chiamata alla vita eterna e umanità. L'”Apocalisse”, parlando e profetizzando a proposito dell'avvenire della Chiesa e dell'umanità, parla della fede e della salvezza di ciascun uomo. La nuova Gerusalemme che discende dal Cielo non può significare - in qualunque interpretazione dell'immagine - se non un insieme ordinato, dove ciascun essere umano adora e gode l'immenso mistero del Signore. «Vieni, Signore Gesù». Sì, vieni per far entrare tutti gli uomini, se è possibile, nella vita eterna del tuo Regno.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Capirà che tutti <u>i tradimenti conosciuti e sconosciuti di pochi o di molti membri della Chiesa, la grettezza d'animo, la ristrettezza di mente, la crudeltà ed ogni infedeltà, che la Chiesa ha potuto avere e vivere nel suo seno, non sono che la corrispondenza del sudore di sangue al Getsemani e delle piaghe e del sangue della Croce.</u> Per questo occorre pensare al santo Essere dell'Uomo-Dio. Non si può né cambiare né abbandonare il Signore a motivo delle sue piaghe.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Capirà che la Chiesa, malgrado le sue piaghe, porta non soltanto nella sua bocca, ma nel suo cuore la Verità e la Vita, perché il suo cuore è quello di Cristo. Capirà che tutta la Creazione, tutto quel che è, è il segno di una realtà immutabile, e l'uomo può leggere e riconoscere indefinitamente questo immutabile. <u>L'uomo può, in seno ad ogni situazione, situazione calma, o esplosiva come nei nostri giorni, imparare a leggere questo linguaggio che è il creato. Lo può, perché la sua propria parola, nonostante tutta la sua relatività, ha la sua origine, come l'uomo stesso, nel Verbo eterno di Dio</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Capirà allora, perché nella stirpe degli uomini, c'è un essere privilegiato. È l'essere che ha detto il primo «Fiat» nella storia della salvezza, Maria; e capirà perché non si tratta di una letteratura composta da una pia sentimentalità, il fatto che la Chiesa chiami la Vergine Maria, Madre di Dio.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u><b>Capirà che nessuna urgenza, nessun pericolo personale o generale, nessuna ostilità verso il Verbo incarnato e la Madre del Verbo incarnato, debbono alterare, nella mente e nel cuore, la reale base della santa teologia e dell'unica finalità storica: ossia l'Incarnazione del Verbo, del Cristo Gesù nella Santissima Vergine Maria. Capirà che l'unica via per servire la verità è di far nascere o rinascere negli </b></u></div><div style="text-align: justify;"><u><b>uomini la vera speranza apportata dalla Persona e dalla Parola del Cristo. E si ricorderà che il Signore ha detto nel Vangelo di San Giovanni: «Nel mondo voi avrete tribolazioni, ma abbiate fiducia, io ho vinto il mondo», e nell’"Apocalisse": «Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona di vita».</b></u></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-14350770641636465832021-03-28T10:31:00.001-07:002021-03-28T10:31:15.040-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - nona parte<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s300/mini_Sitosiri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></a></div>Alterazione radicale della Rivelazione </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Sin dall'inizio, l'abbiamo già detto, la realtà divina di Cristo è stata contestata. Era inevitabile, perché se il Figlio di Dio fosse accettato senza contestazione, sarebbe il segno che lo scopo dell'Incarnazione, in questa carne dell'uomo nella storia che ha fatto seguito ad Adamo, sarebbe stato raggiunto, prima dell'Incarnazione</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Il cammino della verità rivelata si è compiuto, si compie e si compirà ad immagine della vita di Cristo: venuta direttamente da Dio, nascosta, pubblica, contestata, calunniata, integrale, sacrificante, colma di amore, misteriosa e limpida, divina e umana. In tal modo la Verità è apparsa alla superficie della vasta Chiesa e a poco a poco è stata espressa nelle formule e nelle definizioni della fede della Chiesa.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo storicismo filosofico e sociale, in quanto fissazione della coscienza dell'uomo su fini temporanei e ultimi, ma circoscritti nell'interminabile e storico tempo e movimento, ha suscitato nella coscienza cristiana, nei tempi detti moderni, con innumerevoli argomenti fittizi per mezzo di criteri razionalisti ma irrazionali, una contestazione diretta o indiretta, nascosta o ammessa, dell'integrale realtà del Figlio di Dio.</div><div style="text-align: justify;"><u><span><a name='more'></a></span>Tutta la vasta effervescenza critica degli ultimi secoli, la rimessa in discussione di tutti i fondamenti d'informazione storica sulla realtà di Cristo, sulla realtà della Chiesa, sulla realtà e la comprensione dei testi considerati come espressione scritturale delle verità rivelate, tutti gli sforzi di erronea e corruttrice analisi del linguaggio dell'uomo hanno avuto, coscientemente o incoscientemente, come bersaglio centrale l'Incarnazione del Verbo di Dio. La fede dell'uomo in questa verità, però, è l'unico fondamento della sua liberazione nella vita eterna</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È umanamente impossibile enumerare tutte le manifestazioni di quel che n'è conseguito. <u>Spesso gli uomini, invece di essere innamorati della verità e di cercarla in se stessa, ossia di seguire le vie dischiuse dalla Rivelazione ed illuminate dalla Rivelazione, sono presi dal piacere della ricerca e dalla china storicista della speranza, e si smarriscono in meandri senza fine, in vie sempre nuove che non hanno via d'uscita.</u></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se veramente si volessero enumerare ed affrontare, una dopo l'altra, tutte le manifestazioni dello storicismo razionalista e irrazionale, sarebbe come se si volesse svuotare il mar mediterraneo con un cucchiaio. L'immagine può sembrare esagerata, ma è veridica. La possibilità, infatti, di cogitazione e di argomentazione, distolte da un ordine iniziale oggettivamente eterno e rivelato, è senza fine. Tutto può essere detto. Si possono accumulare montagne di considerazioni su argomenti arbitrari e talvolta molto fantasiosi, senza alcun reale riferimento, senza alcuna prova, alcuna corrispondenza con le reali aspirazioni dell'uomo. [...]</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La critica storica è da molto tempo diventata il modo generale di pensare, per ogni cosa. E' una spiccatissima e molto specifica manifestazione della mentalità storicista. <u>Nel clima filosofico e teologico dei tempi moderni, si è creato tutto un vasto mondo di postulati arbitrari, un mondo in movimento, che tende a sconvolgere ogni certezza tanto storica quanto teologica e spirituale</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questo vasto universo si è sviluppato con un poderoso slancio d'indipendenza. Sarebbe ormai temerario voler separare quel che è stato positivo per il cammino degli uomini verso la verità e nella verità, da quel che è stato negativo. In ogni attività, ci sono elementi positivi ed elementi negativi, a causa dell'imperfezione del nostro stato d'essere nella vita della terra.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>A caratterizzare una vera via positiva di verità, è la stabile fissità dell'uomo, anche nei suoi tentennamenti, ad un amore fondamentale di questa verità; e questa è la garanzia dell'esito finale del suo cammino</u>. <u>Certamente sulla via di Damasco, si è manifestato un diretto intervento di Dio, un intervento talmente radicale ed efficace che San Paolo è uscito da questa prova, si può dire di luce e di grazia, un uomo nuovo, un servo assoluto della Verità assoluta. Spesso, però, si dimentica che San Paolo, prima di conoscere tanto direttamente la Verità, l'aveva appassionatamente amata, e questa Verità si è presentata a lui e l'ha inondato</u>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><u>Questo, certo, non vuol dire che tale grazia non sia stata realmente grazia, che non sia stata veramente un dono gratuito, ma questo dono, imperioso che sia, è stato liberamente e totalmente ricevuto con amore</u>. San Paolo è uno tra i più grandi esempi dell'armonia quasi impalpabile, ma fondamentalmente oggettiva tra la decisione irrevocabile di Dio e la libertà dell'uomo nel suo amore per la verità.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tale amore è evidente anche quando si cammina su strade sbagliate; e la sua assenza è anche evidente quando si cammina su strade che, dal punto di vista strettamente concettuale, possono considerarsi giuste.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E proporzionalmente a questo amore trascendente della verità, prima che venga riconosciuta dall'intendimento, l'uomo può nello studio del passato e del presente, nello studio delle correnti, delle dottrine e dei metodi, può più o meno discernere quel che è positivo, in quanto fondato sulla verità eterna; e discernere quel che è negativo, in quanto fondato sulla volontà personale autonoma.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nello sviluppo della critica storica dei testi, di tutti i metodi e considerazioni dottrinali che costituiscono oggi l'attività esegetica e l'ermeneutica in genere, vi sono principi e orientamenti intellettuali e spirituali molto positivi, positivi perché in seno a questo sviluppo ed anche in base ai nuovi dati, l'uomo ha potuto sentire confermate, nel suo intendimento e nel suo cuore, con sempre maggiore intensità, ampiezza e intimità, le grandi verità rivelate dall'Incarnazione di Cristo e dal suo messaggio trasmesso in modo vissuto, e consegnato anche per iscritto nella Chiesa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ci sono stati anche dei deterioramenti, e degli orientamenti del pensiero tali da degradare e persino rifiutare i criteri fondati sulle verità rivelate. Spesso così, da ogni lato, sia nella coscienza di coloro che erano ancorati in forme svuotate dallo spirito ma rimaste tradizionali, come nella coscienza di coloro che erano trascinati dalla frenesia di un incontrollato rinnovamento, senza reale legame con la verità rivelata, c'è un deterioramento più o meno radicale della Persona del Cristo, della sua azione ontologicamente redentrice e del suo messaggio di redenzione per l'uomo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La massa di lavori critici, l'estensione sociale dei nuovi principi e dei nuovi metodi di approccio della verità e di ricerca della verità, hanno creato quasi un mondo di essere e di pensare nuovo. In questo mondo, quegli stessi che avevano la giusta visione e l'amore chiaro e libero della verità sono stati trascinati ad impiegare il linguaggio, a seguire i metodi e a procedere con modi di giudizio alieni dai principi che li avevano animati, quando avevano sentito l'appello di Dio. Tale è stato il logorio dei principi e dei criteri nello sviluppo della mentalità storicista e nell'estensione del relativismo esistenziale.</div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-70894010830549778422020-12-06T12:10:00.004-08:002020-12-06T12:10:42.334-08:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - ottava parte<div style="text-align: justify;"><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s300/mini_Sitosiri.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></a></div>Relativismo dottrinale
assoluto<p></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>Tutte le parole di
Cristo, il suo messaggio, il suo monito rivolto agli Apostoli: «sia
il vostro parlare sì, sì;
no, no», tutte le parole degli Apostoli a proposito della loro testimonianza e della
verità da trasmettere (274), ogni parola della Sacra Scrittura riguardante la verità da
conoscere e da trasmettere, tutto questo deve essere reinterpretato secondo le
«nuove teorie» del linguaggio. Così la teologia dovrebbe cambiare punti di
riferimento ed entrare deliberatamente e coscientemente nell'era del relativismo trascendente.</u></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>La Chiesa non potrebbe
mai formulare proposizioni certe per definire la fede, perché «essa dovrà tener conto
della problematica inerente a tutte le proposizioni in generale», e non si
potrà mai concepire ed esprimere con certezza alcuna verità. <span></span></u></p><a name='more'></a><u>Secondo questa nuova
filosofia del linguaggio (275), «le proposizioni di fede non sono mai parola di Dio
immediata», per questo tale parola mediata è «percepibile e trasmissibile in quanto
proposizione umana. Come tali, le proposizioni di fede rientrano nella
problematica generale delle proposizioni umane». Infatti «le proposizioni non
corrispondono alla realtà»; «le proposizioni sono fraintendibili»;
«le proposizioni sono solo
relativamente traducibili»; «le proposizioni sono in movimento»; «le
proposizioni sono ideologizzabili - anche la proposizione 'Dio esiste' è
ideologizzabile». Ecco come Hans Kung espone in cinque punti il suo
credo sull'impossibilità di
poter mai avere un credo certo. (276)</u><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Tali predicati non
possono essere celati con altri testi degli stessi autori, testi
forse voluminosi, ma sempre
nella medesima direzione e molto spesso evasivi. <u><b>Questi predicati manifestano,
infatti, un relativismo assoluto, insediano nella Chiesa un relativismo assoluto;
trasmettono una dottrina del linguaggio tale che nessuno si possa mai sentire nella
verità, né acquisita a forza di speculazione e di ricerca, né rivelata da Dio</b></u>.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>Il relativismo è lungi
dal corrispondere al desiderio naturale di oggettività e ad una percezione oggettiva dei
rapporti continui tra gli esseri e le cose</u>. È un predicato così alieno dalla verità
quanto lo è il monolitismo concettuale, privo di sfumature e di riferimento eterno;
infatti, il monolitismo concettuale vuole imporre ogni volta concetti sprovvisti di
ogni reale rapporto di carità con il Principio della Verità e con gli altri esseri; vuole
imporre concetti inariditi, senza contenuto di vita, privi di sfumature ed estranei ad
ogni speranza vissuta, imporli come verità oggettiva e come principio universale di
conoscenza della verità.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il cristianesimo, cioè
il messaggio della persona e dell'insegnamento di Cristo, ha apportato appunto, in
seno alla relatività della filosofia e dell'esperienza naturale degli uomini, criteri e
punti di riferimento che risolvono in armonia di pace, nell'intendimento, nella
memoria e nel cuore, il movimento e l'oscillazione perenni tra soggetto e oggetto,
tra oggettività e soggettività.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">In tal modo si manifesta
il luminoso mistero della Rivelazione, quando è ricevuta non soltanto come concetto
nell'intelletto, ma come amore nella volontà.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Negazione
dell'Incarnazione. Alterazione della realtà di Cristo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>Gesù Cristo, sin
dall'inizio, già prima della sua Passione è stato contestato dagli
scribi e dai dottori</u>. È stato
condannato, perché apportava con la sua Persona, il messaggio della salvezza degli
uomini, essendo il Figlio di Dio <u>e perché aveva dichiarato, dinanzi alla più alta
autorità d'Israele, che era il Figlio del Dio Benedetto</u>. Poi è
stato contestato in seno alla
stessa sua Chiesa da «scribi e dottori», nel corso di tutti i
secoli della vita del
cristianesimo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>È accaduto di nuovo, nel
nostro secolo, che sia penetrata, più o meno consciamente, nell'ambito della Chiesa
la negazione della Realtà divina di Cristo e del Mistero della sua Incarnazione</u>. Nel
quadro di alcune teologie nella Chiesa e in tutte le confessioni, è particolarmente
evidente che questa negazione è il risultato manifesto di un capovolgimento della
speranza, del quale abbiamo già parlato. È anche evidente che questa negazione e questo
capovolgimento della speranza comportino obbligatoriamente la
perdita sempre più considerevole dell'ordine costituzionale di veracità e di carità
del linguaggio.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>È certamente difficile,
per la maggior parte dei fedeli, con il semplice aiuto della riflessione e
dell'informazione intellettuale esteriore, discernere, in mezzo alla moltiplicazione di
continue messe in discussione di ogni nozione, considerazione, accezione, principio e
postulato della Chiesa docente, la via stretta ma regale della logica interna e
dell'ordine eterno del verbo. Senza queste nozioni e questi principi fondamentali della Chiesa
docente, non ci sarebbe nessuna possibilità né diritto di parlare in teologia, in
seno al mondo cristiano</u>.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L'orientamento, infatti,
della volontà verso concetti storicisti della speranza, ha provocato una rivolta in
profondità contro il verbo della teologia, del pensiero in genere e della vita
cristiana, scaturito dalla vera speranza apportata da Cristo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La verità
dell'Incarnazione del Verbo che gli Apostoli hanno ricevuto da Gesù
Cristo stesso e trasmesso come
deposito alla Chiesa, deposito che la Chiesa ha difeso e conservato, attraverso i
secoli della sua vita, questa verità è rigettata da teologi e autori in seno alla
Chiesa.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">In questo libro (pag. 74)
<u>abbiamo già mostrato come Karl Rahner insegni che Dio e l'uomo hanno la medesima
essenza</u>. <u>Karl Rahner</u>, nella sua
Enciclopedia teologica "Sacramentum mundi", nelle poche pagine del suo articolo
sull'Incarnazione, come nelle pagine del suo articolo su Gesù Cristo, non soltanto
afferma in più modi questa identità di essenza di Dio e dell'uomo, ma <u>distrugge anche, con
un gran numero di proposizioni, sapientemente intricate, tutta la verità della
dottrina sull'Incarnazione di Gesù Cristo</u>.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>Se il nostro giovane
avesse la pazienza di dipanare i diversi sensi, spesso contraddittori, delle
esposizioni e delle proposizioni di Rahner, vedrebbe con chiarezza una laboriosa
costruzione che cambia radicalmente tutto il fondo dottrinale e l'autentico significato
interno della parola e dei predicati che sin dall'inizio costituiscono - con tutto
l'arricchimento dei secoli - l'insegnamento della Chiesa</u>.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">a) Secondo Rahner
occorrerebbe distinguere tre dottrine sull'Incarnazione: la prima è una dottrina del Nuovo
Testamento su Gesù; la seconda una dottrina «ecclesiastica»; e la terza una dottrina
della «predicazione odierna». (277)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">b) Secondo Rahner, «non
si nega che all'interno di questa cristologia del Nuovo Testamento sia dato
trovare concezioni di fondo diverse, ma che non per questo si eliminano a vicenda, di
questa cristologia, a seconda che venga preferito (gnoseologicamente ed
ontologicamente) uno schema di ascesa o di discesa». (278)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Ci sarebbe non soltanto
una dottrina del Nuovo Testamento su Gesù, una dottrina ecclesiastica e una
dottrina della predicazione odierna, ma persino quella, che è accettata come dottrina
del Nuovo Testamento, conterrebbe delle «concezioni di fondo» diverse. Questo
dovrebbe bastare per capire l'abisso tra il Vangelo e tutte queste considerazioni che
si propongono come insegnamento della Chiesa di Cristo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">C'è però, in merito al
Vangelo, qualcosa di più, nell'immediato contesto di queste proposizioni
dell'esposizione di Karl Rahner, che dice: «La dottrina dei Nuovo Testamento su Gesù è al
di là dell'autotestimonianza del Gesù storico».(279)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Questo significa che il
Nuovo Testamento non sarebbe un veridico testimone del mistero e
dell'insegnamento di Cristo. Tali postulati a proposito del Nuovo Testamento e della
Persona di Cristo sono il risultato delle «re interpretazioni» e
delle «demitizzazioni» dei
testi che la Chiesa ha ricevuto dalle mani degli Apostoli e degli Evangelisti. Questa
semplice e limpida espressione: «la Chiesa ha ricevuto dalle mani degli Apostoli e degli
Evangelisti i suoi testi sacri» può sembrare antiquata e non scientifica. Il giovane,
però, avrà già capito che ci sono due distinte nozioni generali della Scienza, e ciascuna
di esse corrisponde ad una diversa posizione, radicalmente diversa, nei confronti
della creazione, nei confronti dell'uomo, nei confronti della storia degli uomini e nei
confronti dell'intendimento e della memoria dell'uomo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Quindi, secondo una di
queste nozioni, <u>l'espressione: «La Chiesa ha ricevuto dalle mani degli Apostoli i
suoi testi sacri» corrisponde ad una verità profondamente storica e scientifica</u>.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">A tal punto il giovane si
chiederà certamente: </p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Quale valore può avere
una dottrina del Nuovo Testamento, se questo Documento, il Nuovo Testamento,
altera la testimonianza che Gesù Cristo ha reso di se stesso?</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Se si crede che il
Nuovo Testamento abbia alterato la testimonianza di Cristo, e poiché è impossibile
stabilire onestamente differenze tra l'informazione apportata dalla Tradizione e
l'informazione (alterata stando a Rahner) scritta del Nuovo Testamento, come si può
essere apologista del Cristo e riferirsi a questo medesimo Nuovo Testamento?</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Per Rahner, però, questa
domanda del giovane è superata, senza reale risposta, con speculazioni, da lui
stesso qualificate con il nome di «cristologia trascendentale».</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Dice, infatti,
chiaramente, in queste stesse pagine del suo articolo su Gesù
Cristo, che la cristologia paolina e
giovannea, sebbene impegnativa, è già un'interpretazione, e non può costituire il
punto di partenza per una teologia sistematica odierna: «Una cristologia
sistematica odierna non può tuttavia prendere il suo naturale punto di partenza in questa
comprensione teologica di Gesù Cristo; questo in fondo vale anche per le affermazioni
cristologiche della Scrittura più antiche prepaoline».(280)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Secondo Karl Rahner, uno
dei punti della dottrina del Nuovo Testamento che va al di là della testimonianza,
che il Cristo ha reso di se stesso, è precisamente la preesistenza del Cristo,
ossia la preesistenza del Verbo di Dio, prima della nascita di Gesù di Nazareth: «La cristologia odierna,
nell'annuncio e nella riflessione teologica, deve in certo modo riprendere - e
predicare! - nuovamente quella storia della 'cristologia dell'ascesa' che già
nell'ambito del Nuovo Testamento, passando con enorme rapidità dall'esperienza del Gesù
storico alle formule di discesa della cristologia di Paolo e Giovanni, si è
trasformata in una dottrina dell'incarnazione del Figlio-Logos preesistente».(281)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La dottrina
sull'Incarnazione deve dunque essere predicata in modo da rimettere
in vigore nella predicazione
questa teologia che si può denominare «teologia dell'ascesa», ossia
occorre predicare che la Chiesa, arrestandosi e conformandosi all'insegnamento di San
Paolo e di San Giovanni, ha trasformato con precipitazione la «cristologia
dell'ascesa» nella dottrina dell'Incarnazione del Verbo-Figlio preesistente. Allora il
primo dovere della predicazione è denunciare gli errori cristologici di San Paolo
e di San Giovanni. Dunque l'ascesa dell'uomo verso Dio, la perfezione dell'uomo
costituirebbe, come dice Rahner, «quel che la Chiesa chiama incarnazione» e la
discesa del Logos-Figlio nell'umanità di Maria costituirebbe una deformazione, che
bisognerebbe rimuovere con la nuova predicazione. Per questo allorquando Rahner parla
di unione, è necessario intenderla nel senso di «vicinanza assoluta» tra l'uomo e
Dio, senso del tutto differente da quello dell'Incarnazione. È così che Rahner, nel suo
articolo su Gesù Cristo, si riferisce alla parte biblica di questo medesimo articolo
per rendere esplicita la sua tesi: «A portare alla fede
nella preesistenza di Gesù sarebbe stata la dottrina
giudeoellenistica sulla sapienza anteriore
al mondo, portando così all'affermazione dell'incarnazione».
(282)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">«Si può contare che
titoli di dignità come 'Messia', 'Figlio dell'uomo', 'Signore',
forse anche 'il Figlio', siano
stati presi soltanto dalla comunità primitiva per caratterizzare la coscienza, e quindi la
pretesa, da parte di Gesù, di essere stato mandato, come anche per esprimere la
propria fede in lui». (283)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Con tutte queste
considerazioni, che danno l'impressione di uno sforzo sovrumano per aggirare il luminoso
Mistero dell'Incarnazione del Verbo di Dio nella Vergine Maria, è enunciata,
esplicitamente ed implicitamente, la teoria di un uomo Gesù che, nella sua attività per
diventare «autonomo», va verso Dio, che a sua volta va incontro all'uomo per
autocomunicarsi. E avverrebbe, allora, un incontro, un «punto culminante» di vicinanza
assoluta e definitiva.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">È questo che si deve
predicare, secondo Karl Rahner, sotto il vocabolo d'«Incarnazione di
Cristo». Questo Gesù non è un profeta come gli altri. La sua vicinanza con il divino è
molto più perfetta, e così è divenuto il «portatore assoluto della salvezza». È
questa teoria che, con molto ermetismo speculativo e linguistico, è presentata come capace di
essere in armonia con le «formule della cristologia antica», e come la dottrina della
Chiesa da doversi predicare.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Per quanto riguarda
l'armonia di queste teorie cristologiche, di questa «cristologia dell'ascesa» con «le
formule antiche», Rahner non spiega come la si possa concepire, ma dice che occorre
tuttavia conservarla «per molti motivi che qui non è necessario illustrare». (284)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Rahner chiede
precisamente di «predicare l'Incarnazione in modo tale» che la
teoria della «vicinanza
assoluta e definitiva» appaia come la dottrina della Chiesa per l'Incarnazione. (285)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Nell'assieme della sua
teoria, esposta in tutti i suoi scritti, come anche nei suoi articoli dell'«Enciclopedia
teologica», è ignorato e implicitamente confutato il mistero dell'Annunciazione, ossia
il mistero dell'Incarnazione. (286)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L'infinità di
proposizioni esplicite e implicite, che sfiorano il mistero dell'Incarnazione e se ne
discostano diligentemente, per mezzo di speculazioni prive di fondo e di
conseguenza, l'infinità di espressioni apersonali, cioè espressioni
delle quali è imprecisabile il
soggetto ontologico, non possono presentare una dottrina, erronea forse per la
Chiesa, ma con almeno la possibilità di una qualche coerenza tra punto di partenza e meta
finale; e non possono velare la netta negazione che contengono del mistero
dell'Incarnazione.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Per Rahner,
l'Incarnazione è in Gesù; non è il concepimento di Gesù Cristo.
Questo è detto a più riprese: «La
fattualità dell'Incarnazione proprio in Gesù di Nazareth rappresenta un momento
della concretezza di questo mistero».(287)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Ossia questa concretezza
del mistero dell'Incarnazione comporta molti momenti, e l'Incarnazione in Gesù è
uno di questi momenti. In tal modo la fattualità dell'Incarnazione «in
Gesù» non sarebbe tutta l'Incarnazione. L'enunciato dell'Incarnazione è
suggerito nel quadro di un'evoluzione cristica dell'umanità e del cosmo, cosa che in ogni
caso, non ha mai costituito l'insegnamento della Chiesa.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L'attesa della creazione
che geme (Rom. 8, 19) non significa che l'Incarnazione sia un evento di «vicinanza»
di Dio e dell'uomo, né un evento collettivo a lunga scadenza.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Tutta la creazione
attende la redenzione. Essa non segue i tempi successivi dell'evento di
un'Incarnazione che deve espletarsi a lunga scadenza.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Rahner, infatti,
sintetizzando in un'immagine molto espressiva il fondo della sua teoria, dice nettamente: «Quando
l'autocomunicazione di Dio e l'auto-trascendimento (288) dell'uomo giungono, in senso
categoriale-storico, alloro punto culminante assoluto ed irreversibile, cioè
quando nella spazio-temporalità Dio 'esiste' in modo assoluto ed irreversibile, e
l'autotrascendimento dell'uomo giunge così appunto a un simile pieno trasferimento in Dio, si
ha quella che cristianamente è detta incarnazione». (289)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Ad agire sono due: Dio
che si autocomunica e l'uomo, già esistente, che si autotrascende. Quando Dio
diventa esistente nella spazio-temporalità, non in modo relativo, ma in modo
assoluto e irreversibile, e quando nel medesimo tempo l'uomo, nel suo sforzo
d'autotrascendimento, giunge ad un pieno trasferimento in Dio,
allora, secondo Rahner, avviene
la realizzazione di quella che cristianamente si chiama l'Incarnazione.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">È certo che nella
teologia scolastica lo studio dell'uomo Gesù ebbe una vasta importanza. In
particolare San Tommaso d'Aquino si è minuziosamente occupato di tutto quel che riguarda
la conoscenza, la scienza, la volontà dell'uomo come anche la conoscenza, la scienza,
la volontà di Dio, in Gesù Cristo. Qui siamo, però, ben lungi da tali questioni. San
Tommaso, infatti, parla della realtà umana di Gesù Cristo, come essendo stata concepita
nel seno di una donna, per diretto intervento di Dio. Per questo la teoria di
Rahner non può procurarsi un appoggio qualsiasi col riferirsi al fatto che l'umanità di
Gesù Cristo sia stata largamente trattata dalla Scolastica.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Attraverso l’ermetismo
di Rahner, il giovane avrà capito che San Tommaso parla di Gesù concepito per
intervento divino; e che Rahner parla di un Gesù che, concepito naturalmente e nell'agire
per suo «desiderio di autonomia», giunge alla «vicinanza assoluta ed
irreversibile» di Dio, che desidera la propria «auto
comunicazione». Non è qui il caso, dunque,
di delicate sfumature e di immagini talvolta ineffabili, attraverso le quali, in
alcuni momenti, si vive nell'intimo il mistero dell'Incarnazione, il mistero di un uomo
concepito nel seno di una donna per diretto intervento di Dio.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L'insieme dei discorsi di
Rahner riguarda il cammino intellettuale e spirituale di un uomo concepito
naturalmente, e questo non si può chiamare "incarnazione".
Questa teoria, che si voglia o
meno, è negazione dell'Incarnazione e alterazione della realtà di Cristo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L'antropologia è un
termine che può avere e ha parecchie accezioni, parecchi punti di partenza. Quanto Rahner
dice, rivela una teoria antropologica che conduce direttamente ad una
totale storicizzazione di Dio e all'identità di essenze di Dio e dell'uomo. Ed è per
questo che Rahner così s'esprime: «Ciò che l'uomo sia,
costituisce l'affermazione della totalità della teologia in assoluto». (290)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Alcune considerazioni
sulla persona di Cristo evocano certune dottrine occulte in merito all'Incarnazione
del Verbo di Dio, in particolare quelle degli antroposofi e dei Rosacroce. Secondo questa
dottrina Gesù, grande iniziato, successore dei grandi iniziati, ha accettato
che la sua anima abbandoni il corpo nelle acque del Giordano e il Verbo di Dio ha preso
il suo posto. Colui che emerse dalle acque del fiume era un'altra persona, Gesù
Cristo. (291)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Il professore Hans Kung a
più riprese afferma che Gesù ha potuto prendere «coscienza della propria
vocazione nel contesto del battesimo - e da quel momento egli si sentì pervaso
dallo Spirito». (292) Certamente Kung dice ancor meno degli occultisti, dal momento
che non accetta alcuna divinità in Gesù Cristo né prima né dopo il battesimo. <u>Con
tutti i suoi scritti Kung conferma, con minore ermetismo di Rahner, la sua dottrina
su Gesù Cristo. Secondo questa dottrina, l'Incarnazione e tutto quel che concerne
l'Annunciazione e la Natività di Cristo, nei testi del Nuovo Testamento, sono pie
leggende dovute ad anonime compilazioni della primitiva comunità cristiana</u>.
(293) In Kung, la spiegazione della persona di Cristo è più sociale e psicologica che
speculativa. Con il termine «incarnazione», intende la vita e l'insegnamento di Cristo: «In nessun luogo del
Nuovo Testamento si parla dell'incarnazione di Dio stesso - Se oggi si vuol parlare
senza fraintendimenti anche dell'incarnazione del Figlio di Dio, questa non potrà essere
ridotta al punctum mathematicum o mysticum del concepimento o della
nascita di Gesù, ma dovrà piuttosto essere estesa all'intero vivere e morire di Gesù».
(294)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">È così che in seguito
nel suo libro "Dio esiste?" esprime con caratteri in
rilievo, il suo credo, che confuta il
mistero dell'Annunciazione del Credo della Chiesa: «Incarnazione di Dio in
Gesù significa che: in tutti i discorsi di Gesù, in tutta la sua predicazione, nell'intero
suo comportamento e destino, hanno preso figura umana la Parola e la Volontà di
Dio: in tutto il suo parlare ed agire, patire e morire, insomma in tutta la sua persona,
Gesù ha annunciato, manifestato, rivelato la Parola e la Volontà di Dio. Egli, nel quale
parola e volontà, insegnamento e vita, essere e agire coincidono perfettamente,
è corporalmente, è in figura umana Parola, Volontà, Figlio di Dio».(295)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">E altrove ha già reso
esplicito questo credo: «Nella tendenza della
comunità a definirlo innanzitutto 'il Figlio', si deve scorgere come un riverbero, sul
volto di Gesù, del Dio da lui proclamato Padre. È agevole, per questa via, spiegare il
passaggio all'altro titolo, 'Figlio di Dio', coniato dalla tradizione». (296)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">E Kung afferma che in
questo senso e certo soltanto in questo senso, «accetta anche il Concilio di Nicea del
325». (297)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Questa accettazione da
parte di Kung «anche del Concilio di Nicea» è condizionata da tutta la sua dottrina,
secondo il senso della quale afferma che lo avrebbe accettato.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">È chiaro che questo
significa che bisognerebbe svuotare di ogni senso ontologico le formule del Concilio e
sostituirlo con il senso storico-sociologico-psicologico di Kung.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>Kung, come molti teologi
di oggi, è erede dell'atteggiamento intellettuale e spirituale di Hegel nei confronti
del mondo e di Dio</u>. D'altronde testimonia ampiamente ad Hegel la sua
riconoscenza, quando dichiara che il suo pensiero l'ha «stimolato ed incoraggiato a riflettere
sulla storicità di Dio e sulla storicità di Gesù».(298)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>Ma ecco l'immagine che
Kung fa di Gesù, immagine che non esprime soltanto una sfrontatezza di cattivo
gusto o una sconsiderata fantasia; ma esprime la risultanza interiore di una visione
escatologica fondamentale storicista: «Gesù non era sacerdote
- egli fu un comune 'laico', guida di un movimento laico - Non era neppure un
teologo - Gesù era un paesano, per giunta 'illetterato' - non poteva vantare nessuna
cultura teologica - Non diede a intendere di essere un esperto di ogni possibile
questione dottrinale, morale, giuridica, legale - Egli fu, se si
vuole, un narratore pubblico,
uno di quei personaggi che si incontrano ancor oggi sulla piazza principale di
Kabul»</u>. (299)</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Esiste un piccolo libro
il cui autore non è noto e, pensiamo, senza alcuna pretesa teologica, intitolato
"Mai un uomo ha parlato come quest'uomo". (300) Si nota
nelle pagine di questo libro,
che la parola di Cristo è venerata per la sua sovrumana grandezza, profondità e
vitalità e per la sua origine eterna.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Questo libretto, il cui
titolo costituisce già un insegnamento, trasmette una veritiera immagine di Gesù di
Nazareth, di Gesù Cristo, del Figlio dell'Uomo, del Figlio di Dio, del Verbo incarnato;
esso mostra come e quando la parola di Cristo trasmette la sua vibrazione di vita
reale e svela la sua divina verità a coloro che, senza essere dottori né professori di
teologia, Lo ricevono secondo la parola di San Giovanni, con semplicità e verità.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Quando non è ricevuto, è
respinto con ostilità e talvolta con una mancanza di elementare decenza.
Persino un «narratore di Kabul», più di molti dotti, può essere recettivo e sensibile
alla grandezza e alla bontà uniche ed inimitabili della parola e degli atti di Cristo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">L'Incarnazione
costituisce la più profonda base e nel contempo la chiave di volta
del mistero della Redenzione.
Perciò l'Incarnazione, per Maria e per lo Spirito Santo, del Verbo di Dio costituisce
il fondamento di base di tutta la verità dottrinale che è stata espressa e vissuta
intimamente nella Chiesa, in mezzo a tutte le tribolazioni sia morali come intellettuali nelle
quali ha dovuto e dovrà vivere il suo Mistero di Redenzione.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Orbene, l'Incarnazione
non è una costruzione né la proiezione delle umane considerazioni fatte con
amore e pietà.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è il prodotto
dell'esaltazione collettiva di una fervente comunità che procede, però, a tentoni per
quanto riguarda l'origine della sua verità, della sua propria
nascita e della sua propria
missione.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è la conclusione
volontaria di un'interpretazione di certuni testi o di certune parole trasmesse
oralmente, interpretazione sempre riadattata alle varie culture.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è il prodotto di
un'interpretazione del Nuovo Testamento e di una predicazione che avrebbe, con il suo
continuo adattamento, costruito la storia-leggenda di Cristo, il messaggio di Cristo e lo
sviluppo dottrinale.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è il prodotto di
una predicazione secondo la quale il Nuovo Testamento e la Tradizione non avrebbero
dovuto occuparsi di quel che il Cristo fosse (cristologia ontologica), ma soltanto
di quel che il Cristo avesse fatto (cristologia funzionale).</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è scaturita da un
appassionato desiderio di «liberazione» nel tempo dagli impedimenti e dalle
miserie della stirpe di Adamo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è la mitizzazione
poetica di un Eroe amato ed «eterno».</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è la
personificazione simbolica scaturita da un sentimento di ordine
religioso che sarebbe immanente
all'uomo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è il nome di una
perfezione dell'uomo che s'innalza per amore, combattimento e sacrificio fino a Dio.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">- Non è il prodotto
dell'immaginazione o dell'astuzia umana in seno ad un gruppo con uno scopo sociale e
politico.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">È la più elevata verità
rivelata: la verità della salvezza ontologica dell'uomo.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Questa verità
fondamentale della realtà dell'Incarnazione costituisce un criterio generale, attraverso il
quale tutti gli argomenti, i problemi, i temi concernenti tutta l'economia della
Redenzione debbono essere visti e compresi. Così il mistero della Chiesa, la sua origine e
la sua realtà costituzionale sono fondati sull'Incarnazione.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u><b>Il problema dei rapporti
tra Chiesa e mondo, il problema del naturale e del soprannaturale, il
problema dell'essenza e del significato della realtà sacramentale,
il problema della vocazione
dell'uomo e della sua missione nella storia, il problema dei rapporti dell'uomo
singolo e dell'umanità con la storia e con l'eternità, tutti i
problemi, tanto quelli riguardanti
la conoscenza di Dio come quelli riguardanti i mezzi e le vie di salvezza, hanno un
comune denominatore: l'Incarnazione del Verbo di Dio per Maria e per lo Spirito
Santo</b></u>.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>Se questa verità è
confutata e alterata, come d'altronde lo è, sono nel contempo confutate e alterate de
facto tutte le altre realtà dell'uomo, della sua storia e dei suoi ultimi fini. Nessun
argomento può essere trattato e affrontato indipendentemente dalla nozione
fondamentale dell'Incarnazione.</u></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Per questo è impossibile
che avvenga un radicale cambiamento dell'enunciato dell'Incarnazione senza
che l'assieme dei problemi dottrinali, spirituali e morali, l'assieme della
Rivelazione non subisca un'alterazione nel pensiero, nella coscienza
e nella volontà.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Avere un criterio
fondamentale, un principio con il quale si riflette sulla realtà universale, sulla realtà
di ogni uomo, sulle verità rivelate e sulla scienza umana, non offusca le sfumature e le
particolarità di ogni caso affrontato attraverso questo criterio generale. Ma la
molteplicità di sfumature e di particolarità non altera neanche l'unicità e
l'universalità del criterio e del principio. Se questa unicità è
differenziata in molteplicità, nessuna
percezione e nessun giudizio possono stabilire nell'uomo un ordine di conoscenza e di
vita.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Per questo non bisogna
mai dimenticare che le più elevate speculazioni sulla Santissima Trinità, per
esempio, o la meditazione sul fenomeno globale della storia degli uomini o
sull'essenza reale della nozione di sacramento, dipendono logicamente ed inevitabilmente dalla
nozione dell'Incarnazione; e soprattutto dal nostro intimo rapporto con questa
nozione.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>Le radici del mistero
della Chiesa affondano direttamente ed ontologicamente nel mistero
dell'Incarnazione. È stata sempre una grande illusione credere che
si possa seguire un'«indagine»,
cercare una migliore interpretazione e comprensione dei testi, cercare di stabilire una
dottrina a proposito della grazia o della Passione di Cristo o della Morte e
Resurrezione di Cristo, indipendentemente dalla nozione dell'Incarnazione o
semplicemente lasciandola - talvolta malignamente - nell'ombra.</u></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Gli uomini vivono, amano
Dio e i loro simili, senza che tutti abbiano la medesima conoscenza intellettuale
del mistero di Dio e della creazione. Questa differenza, però, nel grado di conoscenza
intellettuale, non impedisce necessariamente agli uomini di essere in interna armonia
con la Verità e la Volontà del Creatore. <u>Se l'uomo, però, coscientemente si sforza
di costruire, con le proprie forze e secondo l'inclinazione della propria volontà,
spiegazioni dei segreti di Dio, confutando o alterando o ignorando volontariamente
quel che gli è stato dato come verità rivelata, si distacca de facto da ogni armonia,
e da ogni possibilità di percezione del reale</u>.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Secondo questa legge,
l'umanità ha fatto il suo cammino fino ad oggi e la Chiesa è stata costituita, ha
ricevuto la Rivelazione, l'ha conservata e l'ha trasmessa intatta attraverso molte attese
ed esitazioni, molte sofferenze e molta santa ignoranza. </p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Questa santa ignoranza,
infatti, non impedisce che si riceva, si viva e si trasmetta in atti di vita e in parole
di vita la Verità rivelata e ricevuta.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Per quanto sia umanamente
permesso raffigurarsi la realtà dei primissimi tempi della Chiesa, l'Incarnazione
del Verbo di Dio è stata rivelata pur rimanendo anche un arcano. Arcano non
significa sempre una vita segreta e un sapere segreto da svelare soltanto ai rari
iniziati. Significa anche, però, che ci sono verità non sempre trasmissibili a tutti,
non a causa di un divieto o di un culto del segreto, ma perché sono verità che esigono
un grado di liberazione interiore ed una particolare elevazione spirituale per
poter essere concepite intellettualmente e quindi espresse tramite il vocabolario
della parola esterna.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Quando San Paolo afferma
che «udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare», (301) non
vuol dire con questo che si tratta di un segreto affidato, da custodire ad ogni costo,
ma vuol dire che ha udito parole che sono, per se stesse, indicibili e che non è
dato all'uomo di poterle pronunciare. In tal modo parla di un mistero, ma non di un
segreto. Ogni mistero contiene una realtà celata.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">Non si tratta, però, di
un segreto che qualcuno deve custodire. Si tratta dell'impossibilità di
comunicazione a livello della parola umana. Si possono concepire alcune realtà
secondo il verbo interiore, senza che si possano trasmettere con la parola esteriore.
La Chiesa ha avuto sin dall'inizio un'esistenza limpida, ma essa è in sé un mistero
come la vita è un mistero.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">In tal modo il Cristo è
stato ricevuto immediatamente ma il suo mistero è stato approfondito
intellettualmente, più o meno lentamente a seconda delle persone,
pur essendo interamente
ricevuto dai medesimi uomini. È d'altronde uno dei dati che permette che la Chiesa di
Cristo, malgrado le sue umane lacune, sia l'unica detentrice dei misteri della Verità
eterna.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u>È in seno alla vita
profonda della Chiesa, per mezzo della Santissima Vergine e degli Apostoli, che Cristo ha
depositato le grandi verità sul mistero della sua persona e della sua opera di
Redentore. La predicazione per mezzo di persone dallo spirito totalmente rinnovato, è
scaturita da questo eterno deposito di verità rivelata e di carità, come una luce e
come una forza. E, mentre la predicazione si adattava certamente ai linguaggi e
ai livelli dei popoli, subendo talvolta perturbazioni, le grandi verità del sacro
deposito si trasmettevano immutabili, illuminavano le menti e venivano a poco a poco
formulate e definite, secondo le provvidenziali necessità, nell'ambito della vasta
ed effervescente vita della Chiesa</u>.</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><u><b>Tale è l'immagine,
veramente troppo sintetica, ma reale della trasmissione della Rivelazione su Dio, sul
Figlio di Dio, sulla salvezza e sulla missione eterna dell'uomo; l'immagine del
cammino dottrinale. Cristo, infatti, come l'abbiamo già detto all'inizio di
questo libro (pag. 34), non ha affidato la trasmissione del sacro deposito alla relatività
e all'instabilità dell'uomo storico.</b></u></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">La predicazione si è
estesa a tanti differenti popoli; mentre la Rivelazione, il deposito di Cristo, attraverso la
Santissima Vergine e gli Apostoli, è stata trasmessa nelle profondità dell'anima e
della vita della Chiesa. Non è la predicazione che ha condizionato la
trasmissione della Rivelazione. È la presenza del deposito,
irradiante la sua originaria luce di
verità divina immutabile, che ha conservato immutato e nel contempo vivente e
attivo, nonostante tutte le fluttuazioni e tribolazioni esterne, e tutti i temporanei
adattamenti kerigmatici, il mistero trascendente della Chiesa.</p><br /></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-1187142479731563682020-10-17T06:38:00.003-07:002020-10-17T06:38:43.368-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - settima parte<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: times;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s300/mini_Sitosiri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></a></span></div><span style="font-family: times;">L'alterazione della storia</span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La cultura universale del nostro tempo, in tutte le sue manifestazioni e ripercussioni </span><span style="font-family: times;">intellettuali e pratiche, è dominata in profondità e in superficie da un orientamento </span><span style="font-family: times;">del pensiero e della sensibilità che ci si sforza di esprimere con la parola «storia» e i </span><span style="font-family: times;">suoi derivati. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Quel che ogni volta s'intende con questa parola «storia» è una nozione o </span><span style="font-family: times;">una realtà o una qualità variabilissima che permette di orientare il pensiero e il </span><span style="font-family: times;">discorso, sulla base di questo stesso mutevole vocabolo, in differenti direzioni, in </span><span style="font-family: times;">modo che le cose e i vocabolari non possano più avere, né nell'intimo dell'uomo, né </span><span style="font-family: times;">nel discorso, un significato universalmente compreso ed ammesso.<span></span></span></p><a name='more'></a><span style="font-family: times;">Nondimeno parlare della Storia o di filosofia della storia, di ragione storica, di </span><span style="font-family: times;">coscienza storica, di senso della storia e di altre espressioni con sfumature derivate </span><span style="font-family: times;">dalla parola «storia», presuppone perlomeno che si ammetta un qualche significato </span><span style="font-family: times;">stabile della nozione «storia», significato che verrebbe a costituire un criterio </span><span style="font-family: times;">generale, cioè un punto di riferimento.</span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Giacché per dare una definizione o anche per fare una semplice precisazione </span><span style="font-family: times;">esplicativa di un evento o di una serie di eventi e di fatti, sì incerti o sottili che siano, </span><span style="font-family: times;">occorre avere un criterio centrale, occorre riferirsi a un qualche punto di riferimento </span><span style="font-family: times;">nel linguaggio e tramite esso; punto di riferimento che non sia soltanto supposto o </span><span style="font-family: times;">vagamente sottinteso, ma che sia, - con tutte le sfumature che si voglia - esplicito e </span><span style="font-family: times;">formulabile. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">È una fondamentale necessità dell'intendimento, una necessità di logica </span><span style="font-family: times;">elementare e di coerenza richiesta intimamente da ogni uomo, moralmente se non </span><span style="font-family: times;">intellettualmente libero, e dunque in buona fede.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Questo vale tanto per la filosofia, come per la scienza, la metafisica, la teologia; </span><span style="font-family: times;">questo vale per ogni campo del pensare e del sentire.</span></p><p style="text-align: justify;"><u><span style="font-family: times;">In questo sempre più esteso fenomeno di polivalenza dei termini e dei vocabolari, si è </span><span style="font-family: times;">sviluppata una più specifica tendenza che si potrebbe chiamare il culmine della </span><span style="font-family: times;">«frenesia linguistica»: è uno sforzo per reperire una nuova comprensione dei testi e </span><span style="font-family: times;">dei fatti, ed anche per porre e risolvere problemi circa la vita, la storia, l'anima, la </span><span style="font-family: times;">fede, l'origine e il fine ultimo, basandosi su considerazioni spesso troppo sofisticate e </span></u><span style="font-family: times;"><u>lambiccate fino all'assurdo, del linguaggio, delle lingue e dei vocabolari</u>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Come si vedrà quando tratteremo dell'ermeneutica, <u>questa tendenza ha preso talvolta </u></span><span style="font-family: times;"><u>l'apparenza di una nuova gnosi, di un esoterismo intellettuale</u>. Nonostante, però, il </span><span style="font-family: times;">carattere di cui a volte si rivestono questo sforzo e questo metodo, carattere di un </span><span style="font-family: times;">sagace e pio desiderio di oggettività, <u>non si può non risentire un profondo malessere </u></span><span style="font-family: times;"><u>come quello che si prova davanti alla manifestazione di un grande disordine, di un </u></span><span style="font-family: times;"><u>grande sconcerto e di una confusione in profondità</u>. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Noi, infatti, vediamo chiaramente </span><span style="font-family: times;">che nello sforzo di cogliere e di spiegare la realtà del mondo, dell'uomo e della storia </span><span style="font-family: times;">tramite <u>una semantica viepiù analizzata e tormentata, si finisce col perdere di vista il </u></span><span style="font-family: times;"><u>vero riferimento al vero verbo interiore dell'uomo</u>.</span></p><p style="text-align: justify;"><u><span style="font-family: times;">Perciò occorre tener conto di quel fatto che si è chiamato «frenesia linguistica» che, </span><span style="font-family: times;">presto o tardi, <b>conduce alla disgregazione</b>, in seno ad ogni impresa intellettuale, </span></u><span style="font-family: times;"><u><b>spirituale e morale</b></u>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Nell'assieme delle considerazioni circa la storia, nei tempi cosiddetti moderni, </span><span style="font-family: times;">talvolta si è guardato all'uomo dell'antichità, come del tutto sprovvisto d'interesse </span><span style="font-family: times;">intellettuale o spirituale per il corso delle vicende della terra, per la successione degli </span><span style="font-family: times;">eventi e delle società. E questo, a volte, per motivi filosofici, sociologici tendenziosi, </span><span style="font-family: times;">e non in una pura ricerca della verità. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Per capire quel che di realmente nuovo ci sia </span><span style="font-family: times;">nel vasto movimento circa la storia e per evitare anche ogni confusione talora </span><span style="font-family: times;">provocata dalla «frenesia linguistica», è utilissimo riferirsi innanzitutto ai significati </span><span style="font-family: times;">avuti sin dall'inizio dalla parola «storia».</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">La parola «storia» (***) è antichissima. La sua origine si perde nella misteriosa fonte </span><span style="font-family: times;">sacra da dove sono scaturite la parola umana e le lingue. Nella remota antichità, si </span><span style="font-family: times;">trova utilizzata con molte sfumature. All'inizio significava ricerca - inchiesta - </span><span style="font-family: times;">informazione; ed anche il risultato di un'informazione; cioè a seconda dei casi, </span><span style="font-family: times;">significava un sapere o una conoscenza: Erodoto (106), Platone (107), Aristotele </span><span style="font-family: times;">(108), Demostene (109). In pari tempo era utilizzata nel senso di relazione orale o </span><span style="font-family: times;">scritta di quel che si conosceva, di quel che si sapeva, di quel che era stato reperito; </span><span style="font-family: times;">cioè nel senso del racconto: Erodoto (110), Aristotele (111), Plutarco (112) (113).</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Da tutti questi riferimenti emerge chiaramente che il termine «storia» era utilizzato </span><span style="font-family: times;">certo con differenti sfumature, riassumentesi tutte, però, nelle parole di Aristotele: «le </span><span style="font-family: times;">inchieste di quanti scrivono sulle azioni umane» (Retorica I, 4, 1360a), come anche </span><span style="font-family: times;">gli stessi fatti riferiti nel loro concatenamento.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Dall'esame della totalità di questa informazione antica riguardante la trasmissione </span><span style="font-family: times;">scritta dei fatti e degli avvenimenti accaduti come pure la vasta letteratura in cui si </span><span style="font-family: times;">parla della sorte dei popoli, degli interventi degli dei, dei destini e delle ripercussioni </span><span style="font-family: times;">nel futuro contratte dagli atti del passato, ci si rende molto facilmente conto di alcune </span><span style="font-family: times;">verità utili per comprendere sia l'antichità come i tempi moderni per quel che riguarda </span><span style="font-family: times;">la coscienza, la storia e le nozioni del senso della storia e della coscienza della storia; </span><span style="font-family: times;">nozioni che sono penetrate ed hanno notevolmente influenzato il pensiero teologico e </span><span style="font-family: times;">il pensiero ed il volere nella cristianità. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">Tra queste verità, che l'esame </span><span style="font-family: times;">dell'informazione antica mette comunque in evidenza, vanno ritenute le seguenti:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">a) Se da un lato, in qualsiasi epoca, l'esame e la maniera di esaminare il passato o il </span><span style="font-family: times;">presente sono sempre dipesi e dipendono sia dalla veracità come dalla ricchezza delle </span><span style="font-family: times;">fonti d'informazione, d'altro lato è pure incontestabile che questo esame e questo </span><span style="font-family: times;">racconto dipendono da quella che si può chiamare la personale ottica generale del </span><span style="font-family: times;">relatore in riferimento ad ogni cosa. </span><u><span style="font-family: times;">Prima che qualcuno affronti il vasto problema della conoscenza oggettiva e della </span><span style="font-family: times;">nozione del reale, non si può non ammettere l'esistenza di un prisma, particolare ad </span><span style="font-family: times;">ogni persona, attraverso il quale viene filtrata ogni esperienza; questa ottica generale </span><span style="font-family: times;">sceglie, concatena, colora e agisce come l'occhio, che vede tutte le cose sempre con le </span><span style="font-family: times;">sue stesse possibilità naturali; sempre con le stesse, salvo una fondamentale </span><span style="font-family: times;">differenziazione nell'intimità della coscienza e dell'intelletto dell'uomo, salvo un </span></u><span style="font-family: times;"><u>mutamento generale dell'essere</u>. Quando si parlerà qui del problema della conoscenza </span><span style="font-family: times;">oggettiva del reale, si potrà vedere il perché l'uomo debba rimanere meravigliato </span><span style="font-family: times;">davanti a questa armonia nel creato: armonia tra il prisma ontologico sempre </span><span style="font-family: times;">personale degli esseri e la conoscenza veramente oggettiva del reale.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">b) C'è sempre stata la preoccupazione di <u>essere ben informati per riferire fatti in </u></span><span style="font-family: times;"><u>verità</u>. Il risalire filologico fino alle più remote antichità mostra che il senso di </span><span style="font-family: times;">responsabilità riguardo alla verità da descrivere e da trasmettere non fu inferiore a </span><span style="font-family: times;">quello dei tempi moderni. Le ingenuità, le lacune in buona fede inevitabili, le </span><span style="font-family: times;">descrizioni e le spiegazioni tendenziose, prive di un vero senso di responsabilità verso </span><span style="font-family: times;">la verità, non furono nell'antichità né più numerose, né più gravi di quelle che si </span><span style="font-family: times;">possono costatare negli uomini, dall'inizio della «storia» fino ai nostri giorni; è il </span><span style="font-family: times;">minimo che si possa dire.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">c) <u>Nell'esporre lo sviluppo dei fatti o delle idee, ci sono sempre state, per ragioni </u></span><span style="font-family: times;"><u>intrinseche all'umana natura, considerazioni, implicite o esplicite, che possono essere </u></span><span style="font-family: times;"><u>chiamate escatologiche</u>. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: times;">È necessario che ci ricordiamo sempre di queste tre verità per evitare erronei </span><span style="font-family: times;">riferimenti al passato quando si parla della scoperta di una nuova dimensione </span><span style="font-family: times;">dell'uomo. <u>La sola cosa nuova fondamentale che è sopraggiunta nei dati e nelle </u></span><span style="font-family: times;"><u>determinazioni della conoscenza, è la Rivelazione</u>.</span></p>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-57658183479846400662020-09-19T03:43:00.003-07:002020-09-19T03:43:47.725-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - sesta parte<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s300/mini_Sitosiri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: trebuchet;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></span></a></div><span style="font-family: trebuchet;">ALTERAZIONE DELLA STORIA E LIBERAZIONE ETERNA TRE ESPRESSIONI DELLA NUOVA CORRENTE</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">I pochi punti di riferimento per la comprensione dell'attuale movimento teologico - di cui abbiamo parlato - non sono certo emersi subitamente in seno ad una «terra vergine», come se fossero la primaria sorgente del movimento che n'è conseguito.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Il punto di riferimento, si fissa o si situa in vista di una finalità che ci si propone o che si accetta per meditare o per apportare un giudizio su un insieme di avvenimenti e di concetti. Questa finalità, che costituisce un criterio, può essere più o meno estesa per quel che riguarda la durata e la somma dei fatti esaminati e per quel che riguarda la più profonda e la più generale visione, che l'uomo che medita, si fa delle cose; questa finalità-criterio può essere più o meno universale, più o meno trascendentale ed escatologica, o invece relativa e temporale.<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>Che si voglia o no, c'è sempre un criterio attraverso il quale si riconoscono punti di riferimento nello sviluppo di una serie di fatti in un lasso di tempo. E quanto è stato qui detto, cioè l'inevitabile necessità di avere un criterio per situare punti di riferimento, fa già parte dell'argomento fondamentale sul quale adesso rifletteremo</u>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Giacché, attenendosi a tutta l'esperienza della storia umana, il pensiero ed il discorso, senza un punto di riferimento, manifestano il disordine e lo squilibrio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">In ogni modo, il dominio nel quale stiamo per entrare è più vasto e già contiene la più remota origine di queste manifestazioni, che sono allora i punti di riferimento di cui abbiamo parlato.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">In seno al mondo del pensiero, mondo filosofico, teologico, scientifico e politico, e più particolarmente in seno al mondo cristiano, <u>al di dentro e al di fuori della Chiesa cattolica, si è manifestato un evento nuovo, o meglio si è manifestato di nuovo, in modo più acuto e in una nuova veste, un fatto antichissimo</u>, che da sempre accompagna l'avventura del pensiero e dell'azione dell'uomo: un insieme di vedute, di proposizioni, di postulati e di concetti ha ormai da lungo tempo creato <u>una tendenza polimorfa e nel contempo uniforme, se così si può dire, perché unico è il suo orientamento</u>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>Questa tendenza rivendica sotto parecchie forme, apparentemente dai differenti orientamenti, il diritto morale ed intellettuale di rinnovare da cima a fondo ogni nozione e metodo di scienza, di filosofia, di teologia, di morale e di storia</u>. Si tratta di una potente corrente che intacca ormai la nozione ed il principio della vita, e la nozione ed il principio della conoscenza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>In questa corrente generale che abbraccia tutto il campo dell'attività intellettuale, morale e pratica, tre fatti meglio esprimono la base di questo cambiamento polimorfo ed uniforme: </u></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>- In primo luogo, il credere di aver scoperto una nuova dimensione dell'uomo: la coscienza storica. </u></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>- In secondo luogo, il credere di aver scoperto un «nuovo» ed unico cammino per la conoscenza della verità: l'ermeneutica.</u></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>- In terzo luogo, il credere di aver scoperto una nuova percezione fondamentale dei fenomeni, un modo radicalmente nuovo per percepire la Realtà, la vita universale, il cosmo e la vita interiore dell'uomo, ossia un nuovo riferimento trascendentale riguardo alla verità e alla conoscenza che si può chiamare: il riferimento esistenziale</u>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Questi tre fatti compendiano un gran numero di orientamenti spesso divergenti, ma solo in apparenza, infatti facilmente ci si può rendere conto come siano interdipendenti; essi si manifestano come se mossi e provocati da un solo ed unico fattore. La distinzione, però, di questi tre fatti corrisponde anche alla realtà delle cose, e per questo ci è di aiuto per approfondire l'attuale realtà generale e più particolarmente il movimento teologico contemporaneo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Per percepire, dunque, quel tanto che è possibile e permesso all'uomo, sia la lontana origine come le conseguenze generali di questi tre fatti, cioè per poter stimare, con la massima oggettività possibile, il significato e le conseguenze della tendenza espressa da questi tre fatti, da questi tre generici fenomeni, si dovrebbe prima di tutto poter esaminare in profondità la nozione ed anche la realtà della nozione «storia», la nozione e la realtà del verbo (parola, linguaggio e lingua) ed anche la nozione dei vocaboli «essere» ed «esistenza».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">C'è un fattore, però, che va tenuto in conto sin dall'inizio, in ogni meditazione, in ogni inchiesta, in ogni studio; giacché è un fattore che ora appartiene intrinsecamente ai tre fatti, ai tre fenomeni di cui abbiamo appena parlato. Ossia nella moltitudine degli scritti più o meno sapienti, più o meno dottrinali, più o meno indipendenti e rivoluzionari, concernenti direttamente o indirettamente il problema della coscienza storica, il problema dell'ermeneutica e il problema del riferimento esistenziale, i termini-chiave degli enunciati appaiono spesso ambigui, contraddittori e polivalenti, e questo accade negli autori di una stessa scuola, di una stessa terminologia e spesso nello stesso scritto di un medesimo autore.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Così ci si trova davanti ad un fattore che determina e trasforma sempre più la parola e la sensibilità di un considerevole numero di uomini del nostro secolo. Termini antichi e termini nuovi, che sono fondamenti di teorie, di proposizioni basilari e si ripetono senza tregua con una patetica insistenza e talvolta a modo di cantilena, come se da soli contenessero la chiave di ogni arcano, restano spesso con un contenuto molto incerto, privi di una vera sfumatura liberatrice, e di conseguenza senza alcuna forza per trasmettere una luce di pace nel pensiero e nel cuore.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Non è raro assistere ad una specie di insospettabile prestidigitazione delle parole: essere, ente, esistenza, interpretazione, comprensione, ermeneutica, linguaggio, lingua, parola, sostanza, essenza, soggettività, oggettività, struttura, identità, prassi, ortoprassi, liberazione, acculturazione, e molte altre parole antiche e nuove, persino di primaria importanza, cambiano di risonanza, di significato in modo da ricordare il camaleonte sotto il sole e all'ombra della foresta. <u>Da una scuola all'altra, da un capitolo all'altro dello stesso libro, le parole fuggono, scivolano in continuazione, piene di sottintesi con risonanze ogni volta differenti, in modo da non lasciar dietro alcun principio, alcuna nozione, alcun concetto dal significato fondamentale stabile; si assiste, in nome di una rivalutazione della parola, ad una polivalenza e ad un'anarchica dispersione di ogni ordine essenziale del verbo</u>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>Questo fenomeno</u>, che molto spesso, accompagna ora le differenti manifestazioni dei tre fatti sopra citati - riguardo alla coscienza storica, riguardo all'ermeneutica, riguardo al riferimento esistenziale - <u>è un evento molto significativo e molto grave</u>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Giacché non si tratta di considerazioni e di atteggiamenti personali da parte di dilettanti, ma si tratta di tutta una corrente filosofica e teologica e di una trasformazione della sensibilità nel linguaggio circa i più importanti argomenti quali sono la verità, la conoscenza, l'uomo, Dio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>È grave perché si tratta di una «nuova coscienza» dell'uomo e di «nuovi postulati» per l'approfondimento del verbo e del linguaggio. È grave perché questo investe tutto l'orientamento del pensiero e della vita della Chiesa e della città. E così si assiste spesso ad uno sforzo per creare e definire un linguaggio e conferire ai termini un nuovo significato</u>. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><u>Ci si sforza di creare un linguaggio universalmente ammesso, ma in fondo senza un universale riferimento</u>. È uno sforzo disperato, poiché i termini di un linguaggio, per quanto sfumati e sottili si possano volere, debbono avere un riferimento, un intrinseco riferimento universale reale per essere universali, veri ed efficaci.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Dalla letteratura filosofica di differenti tendenze e dalla letteratura teologica di differenti confessioni cristiane, <u>affiora invece un rifiuto viepiù combattivo contro ogni riferimento ad una nozione semplice e profonda dell'essere. È come se ci si trovasse davanti ad una specie di allergia ontologica ad ogni nozione, ogni parola ed ogni sentimento che evochino una stabilità eterna.</u></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Per rendersi conto di questo formidabile differenziarsi della sensibilità dell'uomo circa la verità come anche della fluente incertezza del linguaggio polivalente, è sufficiente, malgrado il grande dispiacere che questo comporti, prima di ogni paziente inchiesta ed ogni studio, prendere esempi a caso, quasi senza scegliere, dai differenti scritti.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Per illustrare questo argomento così importante del dubbio nel mondo del linguaggio, apportato dalla tendenza generale e manifestato dai tre fatti di cui abbiamo parlato, ci riferiamo per una prima volta al pensiero e al linguaggio di Martin Heidegger (100), che ha avuto una grande influenza nella filosofia ed anche nella teologia del nostro secolo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">«Una definizione esauriente del linguaggio non potrebbe d'altronde essere raggiunta nemmeno riunendo sincretisticamente tutte queste definizioni. Il decisivo resta sempre l'elaborazione chiarificativa dell'unità ontologica-esistenziale della struttura del discorso sul fondamento dell'analisi esistenziale». (101)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Certo senza un riferimento dominante ed universale, non si può dare alcuna definizione esauriente né del linguaggio, né di alcun'altra manifestazione nella vita del pensiero e del cosmo. Si può, però, concludere che il «decisivo» che resta, consiste nel fatto che l'espressione «ontologica-esistenziale» vuole sopprimere ogni nozione di «essere - **», ogni riferimento dei termini a significati e a realtà stabili.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">All'edizione italiana del libro di Martin Heidegger "Sein und Zeit", "Essere e tempo" è stato aggiunto un glossario, certamente nell'intento di facilitare la comprensione del testo. Basta scorrere questo glossario per capire in quale vicolo cieco, a causa di questa tendenza - che si può chiamare qui, per farci capire: storica, ermeneutica ed esistenziale - siano entrati ed entrino il pensiero di gran parte della cristianità come pure le università del mondo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">In questo glossario si può leggere: - «Esistenza (Existenz): È l'essere dell'Esserci, a cui l'Esserci si rapporta sempre nella comprensione dell'essere che è propria di esso. Non va quindi confusa con l'existentia che la tradizione contrappone alla essentia e che in Heidegger corrisponde piuttosto alla semplice-presenza (v.)». (102)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">E seguendo il rinvio, si va alla parola «semplice-presenza»: - «Semplice-presenza (Vorhandenheit): È una categoria fondamentale, cioè un modo di essere degli enti che l'Esserci incontra nel mondo. lnnanzitutto e per lo più (v.) l'Esserci incontra l'ente intramondano prendendosi cura (v.) di esso; in tal modo questo ente si rivela sotto l'aspetto categoriale dell'utilizzabilità (v.). Quando l'Esserci assume invece l'atteggiamento conoscitivo, va oltre l'utilizzabilità immediata e tende ad esibire all'ente intramondano la semplice-presenza». (103)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">E per meglio circoscrivere e mettere in evidenza quel che questi esempi indicano, è utile vedere come Martin Heidegger definisce egli stesso il termine «ente»: - «Noi diamo il nome di 'ente' a molte cose e in senso diverso. Ente è tutto ciò di cui parliamo, ciò a cui pensiamo, ciò nei cui riguardi ci comportiamo in un modo o nell'altro; ente è anche ciò che noi siamo e come siamo». (104)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">E infine il glossario continua: </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">- «Esserci (Dasein): È il termine scelto da Heidegger per designare la realtà umana. L'essere dell'Esserci è l'esistenza». (105) Quindi per ogni uomo libero, psicologicamente e spiritualmente libero, e persino per un uomo in buona fede e agnostico, è chiaro che in queste tre espressioni «essere», «Esserci» e «esistenza», l'una è almeno superflua, perché se l'essere dell'Esserci è l'esistenza e se l'Esserci è la realtà umana nelle modulazioni e fluttuazioni temporali dell'esistenza, la nozione dell'essere si dissipa e si dilegua, sostituita fondamentalmente dalla nozione di esistenza nel tempo. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: trebuchet;">Il libro di Heidegger "Essere e tempo" è uno tra i numerosi tipici esempi di questa avventura senza fine del linguaggio umano, manifestando in quale vicolo cieco intellettuale, spirituale e morale si trovi l'uomo ribellatosi ai suoi naturali ed eterni riferimenti.</span></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-50674827422553823312020-09-05T22:14:00.001-07:002020-09-05T22:14:24.041-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - quinta parte<div style="text-align: justify;"><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s300/mini_Sitosiri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></a></div>3 Jcques Maritain<p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Un filosofo che nello stesso periodo,
cioè sin dagli anni '30, ha molto influenzato la formazione delle
tendenze contemporanee, sia filosofiche che teologiche, è Jacques
Maritain</u>. (87) <u>In tutto il suo pensiero, non solo non ha cercato di
assimilare l'ordine naturale all'ordine soprannaturale, ma al
contrario, li ha separati in modo tale da riconoscere nella creazione
e nella storia umana due vocazioni distinte</u>, legate certamente da un
principio di subordinazione, ma essenzialmente autonome, con fine e
mezzi propri: la vocazione e la missione terrestre, e la vocazione
soprannaturale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Se qualcuno volesse rendersi conto e
cogliere immediatamente - se si può dire – la caratteristica del
pensiero di Maritain circa l'autonomia delle due vocazioni distinte,
basterebbe che leggesse <u>l'ultima frase del suo libro «Humanisme
Intégral»</u>, pubblicato nel 1936, e che costituì il riferimento
fondamentale di alcune tendenze teologiche ed anche dell'azione
temporale e politica in molti ambienti cristiani: «I mondi che sono
sorti nell'eroismo, tramontano nella fatica, affinché vengano a loro
volta nuovi eroismi e nuove sofferenze che faranno sorgere altri
mondi. <span></span></p><a name='more'></a><u>La storia umana cresce così, perché non si ha là un
processo di ripetizione, ma di espansione e di progresso; cresce,
come una sfera di espansione, ravvicinandosi insieme alla sua doppia
consumazione: nell'assoluto di quaggiù, ove l'uomo è dio senza Dio,
e nell'assoluto dell'alto, ove è dio in Dio</u>». (88)<p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Questi due assoluti costituiscono una
specie di intimo segreto di tutto il pensiero di Maritain e, si
potrebbe dire, anche di tutta la sua sensibilità. Essi sono alla
base di tutti i suoi scritti, sono il leitmotiv e il prisma
fondamentale attraverso cui vede tutte le cose, dalle più piccole
alle più grandi.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Già nel 1927, <u>nel suo libro «Primauté
du Spirituel», afferma in molti modi che: «Ognuno di noi appartiene
a due città, una città terrestre che ha come fine il bene comune
temporale e la città universale della Chiesa che ha per fine la vita
eterna</u>».</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E, rifacendosi a una frase di Etienne
de Tournai, specifica: «Nella medesima cerchia e nella medesima
moltitudine umana ci sono due popoli, e questi due popoli suscitano
due vie distinte, due principati, un duplice ordine giuridico». (89)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Nell'«Umanesimo Integrale», Maritain
esprime più diffusamente la sua visione della Creazione e della
realtà del mondo spirituale. In esso la dottrina della distinzione e
del carattere autonomo dell'ordine temporale e dell'ordine spirituale
è stata esposta con una vasta prospettiva di applicazione
nell'azione in vista di «un ideale storico concreto <b>d'una nuova
cristianità</b></u>», cioè «un'immagine prospettica significante il tipo
particolare, il tipo specifico di civiltà al quale tende una data
età storica». (90) E sempre attraverso questo principio di
autonomia degli ordini, iniziale o acquisita, intravede il cammino
del mondo: «In virtù d'un processo di differenziazione normale in
sé stesso (benché viziato dalle più false ideologie) l'ordine
profano o temporale, nel corso dei tempi moderni, si è costituito
nei confronti dell'ordine spirituale o sacro in una relazione
d'autonomia tale da escludere di fatto la strumentalità.
In altri termini è giunto alla sua maggiorità. E questo è ancora
un guadagno storico che una nuova cristianità dovrebbe
conservare».(91)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Verso il declino della sua vita, con i
suoi due libri: «Le Paysan de la Garonne» (1966) e «De l'Eglise du
Christ» (1970), Maritain ha voluto presentare la grande crisi
dottrinale e morale del mondo e della Chiesa. Ha voluto anche
denunciare gli «abusi» di certi concetti, di certe dottrine e
formule come per esempio l'espressione «personalista e comunitario»
utilizzata da Emmanuel Mounier, il fondatore della rivista «Esprit»:
«Grazie soprattutto ad Emmanuel Mounier - scrive - l'espressione
'personalista e comunitario' è divenuta un ritornello per il
pensiero cattolico. Anch'io in questo non sono esente da una qualche
responsabilità ... Penso che Mounier l'abbia presa da me. Essa è
giusta, ma vedendo l'uso che se ne fa ora, non ne sono molto fiero».
(92)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Pur desiderando fondamentalmente una
più profonda unità, Maritain resta sempre, nonostante tutto,
impregnato di questa visione generale di distinzione e di autonomia.
Basta per questo vedere nella prefazione del suo ultimo libro «De
l'Eglise du Christ», con quale preoccupazione e quale perseveranza
si applica a difendere l'autonomia della filosofia in rapporto alla
teologia, manifestando la stessa preoccupazione che aveva venti anni
prima quando scriveva: «Il filosofo terrà conto degli apporti della
scienza teologica, senza cessare per questo d'essere filosofo (se
veramente è filosofo, allora lo sarà più che mai) richiedendo però
a fonti d'informazioni degne di fede il supplemento d'informazione di
cui ha bisogno». (93)
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Non è questo il luogo per parlare più
profondamente e più dettagliatamente della portata di tutta l'opera
di Maritain, e di tutta l'influenza che ha avuto nella teologia e
nell'azione dei cristiani di questo secolo. Ciò sarà fatto in
seguito, come per gli altri autori di cui abbiamo appena parlato. È
stato necessario, però, ricordare innanzi tutto, a proposito del
rapporto tra l'ordine naturale e l'ordine soprannaturale, il
principio di distinzione degli ordini nel significato particolare che
ha avuto per Maritain; le ripercussioni infatti, sono state grandi in
tutte le direzioni, e spesso contrarie al senso del suo pensiero e
alle sue intime aspirazioni.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">A titolo di esempio e <u>prima di parlare
in altro luogo della «teologia della liberazione», si può
riportare il giudizio di Gustavo Gutierrez (94) su Maritain, nel suo
libro «Teologia della liberazione».</u> Si comprende allora
l'importanza di questo argomento della distinzione degli ordini che
può sembrare per alcuni troppo astratto, anodino o antiquato; e si
comprendono anche le preoccupazioni e le tristezze che la nobile
persona di Jacques Maritain ha provato nell'ultimo periodo della sua
vita.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Ecco per ora le parole di Gutierrez: «I
gravi problemi che la nuova situazione storica pone alla Chiesa a
partire dal secolo XVI e che si acutizzano con la rivoluzione
francese, danno origine ad un'altra prospettiva pastorale e ad
un'altra mentalità teologica, che, grazie a Maritain, riceveranno il
nome di «nuova cristianità».</u> <u>La troviamo esposta, con tutta la
chiarezza voluta, nella sua opera conosciuta 'Humanisme Intégral'.
Essa cercherà di far tesoro delle lezioni venute dalla rottura fra
fede e vita sociale, intimamente legate in un'epoca di cristianità,
ma con categorie che non riusciranno a liberarsi completamente, e lo
notiamo meglio ora, dalla mentalità tradizionale</u> ... Tommaso
d'Aquino, sostenendo che la grazia non sopprime la natura né la
sostituisce ma la perfeziona, apre la strada per un'azione politica
più autonoma e disinteressata. Su questa base, Maritain elabora una
filosofia politica che cerca pure di fare propri alcuni elementi
moderni. Il pensiero di Maritain ebbe molta influenza su certi
settori cristiani dell'America Latina». (95)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Ecco un discorso molto significativo.
Gutierrez, con il suo giudizio, ci permette di scorgere chiaramente
la natura particolare dell'influenza esercitata dal pensiero di
Maritain. Nello stesso tempo, Gutierrez critica Maritain perché non
si è abbastanza liberato dal corpo della Chiesa. Ironizza anche sul
suo attaccamento alla tradizione ecclesiale. Tutto ciò però
concorre a mostrare ancor più la portata dottrinale del principio
fondamentale di Maritain circa la distinzione degli ordini e
l'autonomia del temporale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">In fondo, <u>la filosofia di Maritain è
una «filosofia-teologia» della storia, che ha avuto profonde
ripercussioni nella vita teorica e sociale della Chiesa</u>. </p><p style="margin-bottom: 0cm;">«L’Impalpabile» </p><p style="margin-bottom: 0cm;">Le pagine che precedono sono una specie
d'introduzione all'esame di tutta la realtà teologica in sé e in
rapporto alla vita della Chiesa. Questo esame deve essere fatto con
una grande, e, se si può dire, sacra oggettività; e malgrado
l'acuità dei problemi e delle situazioni, deve essere compiuto nella
immutabile speranza evangelica e nella pace di Cristo.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Ora, è bene rammentare a proposito dei
rapporti tra l'ordine naturale e l'ordine soprannaturale. Non c'è
problema, astratto che sia, che possa essere discusso o trattato
nell'ambito della Chiesa senza avere ripercussione diretta o
indiretta sulla formazione del pensiero, della morale e della pietà.
Ci sono problemi che restano sempre con un grande alone
d'impalpabile, e che sono tuttavia fondamento di conoscenza santa,
luminosa e apportatrice di pace.</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Quando, però, si vuole violentare i
misteri di Dio e giungere a forza di volontà e di intelletto a
mettere una mano pesante su questo «impalpabile», si rischia
seriamente di perdere la visione della realtà universale e la giusta
percezione della verità eterna, il tanto che è permesso all'uomo di
averla, e ciò può causare grandi danni nell'opera della Chiesa
riguardo alla salvezza e alla verità.</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b><u>Che l'uomo sia creato in stato di
grazia, che sia destinato ad un fine soprannaturale, che ci sia una
disposizione naturale della creatura al soprannaturale fa parte
dell'insegnamento fondamentale della Chiesa, insegnamento fondato
sulla rivelazione</u></b>.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Non è detto, però, che questo fine
soprannaturale sia questa stessa disposizione della natura al
soprannaturale, né che questo fine soprannaturale sia totalmente
presente, sia come conoscenza cosciente, sia come «desiderio
naturale assoluto» della visione beatifica, nella creatura sin dal
momento della sua creazione.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Tutte queste nozioni di creazione, di
grazia, di disposizione, di finalità, di natura, di soprannaturale,
sono certamente nozioni dal contenuto molto ricco e dalle molte
sfumature, e non possono essere trattate riducendo il loro
significato fino al soffocamento e alla pietrificazione, né
dilatandolo, al di là di ogni norma ed ogni limite, fino
all'evaporazione. Tutto dipende dalla fedeltà a certe norme di
linguaggio scaturite esse stesse direttamente dalla Rivelazione e
confermate da essa.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Quando per esempio San Giacomo dice
nella sua Epistola che Dio «ci generò per sua volontà per mezzo di
una parola di verità, affinché noi fossimo come le primizie delle
sue creature» (96), quando San Paolo dice: «Poiché l'essere o il
non essere circonciso non conta nulla; conta solo l'essere una nuova
creatura» (97), e «se uno è in Cristo è una nuova creazione, ciò
che era antico è passato: ecco, il nuovo è sorto» (98); quando San
Pietro dice: «noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra» (99); ed in
generale quando la Sacra Scrittura parla di rinnovamento e di nuova
creazione, ci rivela un nuovo avvenimento non solo
morale, ma che comporta ripercussioni ontologiche nell'uomo. Se si
vuole restare fedeli al messaggio evangelico, non si può
architettare dottrine e postulati con intellezioni forzate, che -
direttamente o indirettamente - sopprimono questa nuova creatura,
questo «nuovo» apportato dalla grazia di Cristo nell'uomo attuale
storico, nell'uomo «in breve»</u>.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Il fatto che una creatura spirituale
sia creata per un fine al di sopra della sua creazione, non significa
che la pienezza di questa finalità sia posta nella creatura come
parte costitutiva al momento della creazione. Tutti i dati rivelati e
tutta l'esperienza dell'uomo affermano il contrario: è il Creatore
che porta in lui la pienezza della finalità</u>. <u>Dio, Creatore
insondabile, manifestatosi gratuitamente all'uomo, contiene Egli
stesso il mistero dell'ultima finalità, la svela e l'imprime nella
creatura, quando l'ha già chiamata e secondo il grado della sua
risposta; e segue di tappa in tappa, grazia dopo grazia, il cammino
di perfezione e di elevazione della natura, verso il fine
soprannaturale supremo.</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>L'insieme delle considerazioni
dottrinali di tutti i Padri e Dottori della Chiesa</u>, Duns Scot
compreso, r<u>iguardo alla finalità della creazione e dell'uomo, e
riguardo alla natura della grazia in generale e al carattere delle
grazie particolari, non permettono di emettere come postulato il
concetto del rapporto tra naturale e soprannaturale, così come
emerge dalle dottrine di H. de Lubac e di K Rahner</u>.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">In questi ultimi anni il P. de Lubac,
venerabile religioso, ha mostrato con i suoi scritti la sua grande
preoccupazione per la difesa della fede, del corpo e della vita della
Chiesa nel mondo. Abbiamo, però, parlato qui dei principi e dei
concetti dottrinali che hanno contribuito, più o meno intensamente e
più o meno coscientemente, alla formazione del movimento teologico
contemporaneo.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Ed in questo movimento, il messaggio
evangelico e l'insegnamento della Chiesa sulla nuova creazione, sul
rinnovamento dell'uomo e di ogni cosa, sono stati fondamentalmente
alterati. E quindi è stata alterata la speranza della Chiesa. È
certo, però, che niente potrà arrestare il compimento dell'opera
vera di Cristo nella sua Chiesa. Già David nel suo centotreesimo
salmo, cantava il consolante annuncio: «Manderai il Tuo spirito,
verranno creati e rinnoverai la faccia della terra».</p><br /></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-66227455198957930032020-08-22T08:02:00.003-07:002020-08-22T08:02:58.850-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - quarta parte<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s300/mini_Sitosiri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></a></div>2 - P. Karl Rahner<p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>La concezione del soprannaturale
necessariamente legato alla natura umana è chiaramente proposta da Karl Rahner sin
dagli anni '30. Nella sua tesi «Geist im Welt» presenta nettamente questa
concezione del soprannaturale non-gratuito</u>. Dopo venti anni, le proposizioni sono state
ampiamente sviluppate. A volte si può credere che Rahner rigetti le tesi del P. de
Lubac, ma subito ci si rende conto che in realtà K. Rahner segue lo stesso pensiero ed anzi
lo supera.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Le stesse idee ritornano in molti
trattati. È necessario subito notare che negli scritti di Karl Rahner da un lato il principio
dialettica hegeliano è flagrante - come l'attesta lo stesso Hans Kung (53), discepolo in
contestato di Karl Rahner (54) - e dall'altro lo stesso procedimento rende molto fluido
ed inafferrabile il cardine del pensiero. <span></span></p><a name='more'></a>Ci si trova, infatti, dinanzi ad un'antitesi
che egli cerca di risolvere optando per l'uno dei termini, cosa che annulla
automaticamente il procedimento dialettico. Questa osservazione è fatta qui unicamente
per spiegare le contraddizioni della sua posizione nei confronti delle tesi del P. de
Lubac. Ed anche per aiutare a cogliere il suo fondamentale accordo con il P. de
Lubac.<p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Negli scritti sulla Natura e la Grazia,
Karl Rahner scrive: «Questa ordinazione intima dell'uomo
alla grazia è tale un costitutivo della sua 'natura', che questa non si potrebbe
pensare senza di quella, cioè come natura pura? Sarebbe irrealizzabile il concetto di
natura pura? Questo è il punto in cui dobbiamo apertamente rigettare la concezione
ritenuta come quella fatta propria dalla 'nouvelle théologie'</u>. </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>La 'Humani Generis'... dà
a tal proposito un insegnamento inequivocabile». (55). «Dalla più intima essenza della
grazia segue piuttosto l'impossibilità di una disposizione alla grazia, che
appartenga alla natura dell'uomo, o segue che tale disposizione, nel caso che sia
necessaria, appartenga già a questo stesso ordine del soprannaturale. Non segue però che
essa come naturale lascerebbe sussistere la gratuità della grazia»</u>. (56)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">«Si può tranquillamente accettare il
concetto di 'potentia oboedientialis' rifiutato da de Lubac. La natura spirituale deve
essere tale da avere un'apertura a questo esistenziale soprannaturale, senza però
esigerlo da sé incondizionatamente. Non si penserà questa apertura solo come una
non contraddizione, ma come una ordinazione intima, purché non sia
incondizionata». (57)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Karl Rahner qui afferma che: primo,
occorre rigettare la concezione della «nuova teologia», per la quale la natura
dell'uomo comporta l'ordinazione alla grazia; secondo, l'essenza della grazia è
incompatibile con una disposizione della natura umana alla grazia, e se una tale
disposizione alla grazia si confermasse necessaria, apparterrebbe all'ordine soprannaturale
ed in questo caso la grazia non sarebbe gratuita.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">In seguito Rahner non solo accetta ciò
che qui rifiuta, ma lo propone con accezioni molto più forti. Quando per esempio
dice che si può accettare tranquillamente il concetto di «potentia oboedientialis»
che de Lubac rifiuta, dà l'impressione di voler presentare un concetto più
tradizionale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Già nello stesso paragrafo Rahner dice
che l'apertura della natura all'«esistenziale soprannaturale» è un'«ordinazione
intima». Ed aggiunge - cosa che confonde nuovamente la chiarezza del pensiero -
«purché non sia incondizionata». In questa dichiarazione c'è una contraddizione
fondamentale, perché se l'apertura a questo esistenziale soprannaturale è
un'ordinazione intima, questa apertura è universale e costituisce una condizione fondamentale
della natura umana; dire che questa apertura al soprannaturale, che è già
un'ordinazione intima, non è incondizionata, non aggiunge nessuna chiarezza.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Rahner però, continua e con formule
molto precise prova che il suo pensiero non solo è quello della «nuova teologia», ma
che lo supera. Riferendosi ad un articolo che espone i principi della «nuova
teologia», Karl Rahner dice che parlare di «un dinamismo illimitato» della natura che
«include obiettivamente nella sua essenza il soprannaturale come fine intrinseco
necessario», non costituisce una «minaccia immediata alla soprannaturalità e
gratuità di questo fine». (58)</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">E precisamente dichiara: «La capacità per il Dio dell'amore
personale, che dona se stesso, è l'esistenziale centrale e permanente dell'uomo nella
sua realtà concreta». Questo è «l'esistenziale soprannaturale, permanente, previamente
ordinato alla grazia». (59)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ci si può chiedere: Se la natura
include obiettivamente nella sua essenza il soprannaturale come fine intrinseco
necessario, se «la capacità per Dio» è l'esistenziale centrale e permanente
dell'uomo, e se questo esistenziale soprannaturale permanente è previamente ordinato alla
grazia, se tutto è così, come si può sopra affermare che dall'essenza intima della
grazia deriva l'impossibilità per la natura dell'uomo di portare una disposizione
alla grazia? Ed ancor più: se questa disposizione è necessaria, essa
appartiene allora già all'ordine soprannaturale, ed anche questa disposizione annulla il
concetto della gratuità della grazia?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Per Rahner il nucleo più intimo della
natura dell'uomo è «l'esistenziale soprannaturale», cioè la capacità di
ricevere la grazia. (60) L'uomo, sempre secondo Rahner, non può avere vera esperienza
di se stesso che in quanto ordinato interiormente ed in modo assoluto al
soprannaturale: «L'uomo può fare esperienza su sé
stesso solo nell'ambito dell'amorosa volontà soprannaturale di Dio, non può
presentare la natura in uno 'stato chimicamente puro', separata dal suo esistenziale
soprannaturale.</u> La natura in questo senso permane un concetto astratto derivato. Però
questo concetto è necessario e obiettivamente fondato, se si vuol prendere coscienza
riflessa della gratuità della grazia, nonostante che l'uomo sia ad essa ordinato
interiormente e in modo assoluto».(61)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Sullo stesso argomento ritorna con un
vocabolario sempre più esplicito e con espressioni che, se si accettassero
come postulati, condurrebbero ad un capovolgimento di tutti i fondamenti
della teologia: <u>«L'uomo vive sempre consapevolmente,
anche se egli non lo 'sa' e non lo crede, ossia se non lo può rendere oggetto
particolare del suo sapere mediante riflessione introversa, dinanzi al Dio Trino della
vita eterna. Questo è l'ineffabile, ma reale obiettivo della dinamica di tutta la
vita spirituale e morale nell'ambito spirituale dell'esistenza, fondato effettivamente
da Dio, vale a dire innalzato soprannaturalmente»</u>. (62)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>«La predicazione è l'esplicitazione e
il risveglio di ciò che c'è nel profondo dell'essere umano, non di natura, bensì di grazia.
Una grazia che avvolge l'uomo, anche il peccatore e l'infedele, come ambito
inevitabile della sua esistenza».</u> (63)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>«La natura effettiva non è mai una
'pura' natura, bensì una natura nell'ordine soprannaturale, dal quale l'uomo (anche
come incredulo e peccatore) non può uscire»</u>. (64)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">È certo, e nessuno potrebbe negarlo
sinceramente, - neppure Karl Rahner - che un gran numero dei suoi testi, delle sue
espressioni e delle sue definizioni permettono un qualunque orientamento del pensiero. In
seno, però, a questa polivalenza di espressioni e di postulati appare
chiaramente un'antropologia fondamentale che non soltanto concorda con il pensiero del
P. de Lubac, ma lo supera in modo da trasformare nella coscienza degli
adepti della nuova teologia, articoli di fede come per esempio quelli dell'Incarnazione e
dell'Immacolata Concezione. Dove, infatti, può condurre il pensiero teologico o la
meditazione spirituale, l'affermazione che: «Lo spirito dell'uomo non è possibile
in sostanza senza questa trascendenza che è suo compimento assoluto, cioè la grazia»
(65)? <u>Quale significato può avere il fatto
di dire più oltre, che «questo compimento resta gratuito»? L'affermazione che lo
spirito dell'uomo non esiste senza la grazia del compimento assoluto è il fondamento
dell'insegnamento di questo testo</u>.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Come comprendere la proposizione
secondo cui: «Si può addirittura tentare di vedere
la unio hypostatica nella linea di questo perfezionamento assoluto di ciò che è
l'uomo» (66)? Non si può comprenderla altrimenti da
ciò che essa dice; dire infatti che occorre vedere l'unione ipostatica nella linea
di questo perfezionamento è dire che l'unione ipostatica è il perfezionamento
dell'uomo. La sfumatura dell'espressione «vedere nella linea del perfezionamento» è un
mitigare linguistico della cruda affermazione che il perfezionamento dell'uomo
realizza l'unione ipostatica.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Rahner dichiara in tutti i modi che
l'essenza in Dio e in noi è la stessa: «Quando il Logos si fa uomo ... questo
uomo in quanto uomo è precisamente la automanifestazione di Dio nella sua auto-espressione»; -
«il 'cosa' infatti è uguale in noi e in lui; noi lo chiamiamo 'natura
umana'»</u>.(67)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b><u>Ora è chiaro che Dio e l'uomo hanno la
stessa essenza, e che noi, secondo Karl Rahner, la chiamiamo semplicemente
«natura umana». Certo non è concesso all'uomo di
percepire, di circoscrivere e di approfondire analiticamente e sinteticamente il
mistero dell'essenza di Dio, neanche il mistero dell'essenza umana in sé e in rapporto
all'essenza di Dio</u></b>. La questione nella sua profonda semplicità apre una via
interminabile di meditazione e allo stesso tempo di adorazione del Creatore. <u><b>Quando, però,
si agisce, quando si pensa e quando ci si esprime in modo da porre postulati come
quello dell'identità dell'essenza di Dio e dell'uomo, che capovolgono la dottrina
sorta dalla Rivelazione, non seguiamo il filone della verità, ma quello
dell'errore</b></u>.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b><u>Il problema del rapporto dell'essenza
dell'uomo con l'essenza di Dio è il più grande problema che l'uomo possa porre a
proposito di Dio: esso è il problema dell'alterità. Molti servi di Dio nel loro lungo
insegnamento hanno capito, nel passato ed oggi, come di fronte a tali cose, a tali
problemi che sorgono nella mente e nel cuore, occorra divenire piccoli, molto
piccoli. Certo, a parte il mistero trinitario, e tutto ciò che l'accompagna, la realtà più
difficile da comprendere è come esistiamo al di fuori di Dio; è questo il problema
dell'alterità. Da qui nasce la questione: come si può concepire accanto alla libertà di Dio,
la nostra libertà?</u></b></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Possiamo dimostrare negativamente che
non vi è nessuna contraddizione tra queste due libertà. Tuttavia rimane un
mistero. Probabilmente l'affermazione di Rahner sull'identità dell'essenza di Dio e
dell'uomo è il frutto di speculazioni su questo immenso mistero.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ciò viene qui detto perché le
affermazioni di Rahner a proposito dell'Incarnazione e dell'Unione Ipostatica non lasciano
dubbio che se non si può accusarlo di panteismo, si può però, definire il suo pensiero
e la sua dottrina come «panantropista» ed in questa espressione si possono
comprendere tante cose! Per <u>Karl Rahner</u> l'umanità di Cristo interessa la teologia non già
come una realtà unita a Dio, ma come essendo essa stessa la realtà del Logos:
infatti, <u>dice chiaramente, l'umanità di Cristo non è unita al Logos, ma è la realtà stessa
del Logos.</u> (68) <u>E nella sua interminabile acrobazia linguistica emette le
definizioni più improbabili e contraddittorie, ma senza insegnare mai chiaramente la dottrina
della Chiesa sull'Incarnazione o sulla Creazione. Citiamo per esempio qualche
proposizione sconcertante: «Si potrebbe definire l'uomo come ciò
che sorge allorché l'auto-espressione di Dio, la sua Parola, viene lanciata per amore
nel vuoto del nulla senza Dio… Se Dio vuol essere non-Dio, sorge l'uomo, proprio
lui e null'altro, potremmo dire». (69)</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>«Di Dio che noi professiamo in Cristo
bisogna dire che egli è precisamente dove noi siamo e solo lì lo possiamo trovare».
(70)</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ed ecco come Rahner, con termini più
precisi, parla dell'unione ipostatica: «Il compito imposto alla teologia
dalla formula di Calcedonia e da essa non ancora assolto, è proprio quello di spiegare,
senza evidentemente eliminare il mistero, perché e in qual modo chi (71) si spoglia di
sé non solo rimane ciò che era, ma per di più, confermato definitivamente e
perfettamente nel suo stato, diventa nel senso più radicale (72) quel che è: una realtà
umana.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">«Ciò però è possibile solo se si
dimostrasse come la tendenza ad annientarsi (73) consegnandosi al Dio assoluto, in senso
antologico e non puramente morale, è uno dei costitutivi più fondamentali
dell'essenza umana. Perciò l'attuazione suprema, indebita e realizzata una volta sola,
di questa potenza obbedienziale, che non è una determinazione puramente negativa, né
una non-repugnanza meramente formale, rende l'essere, che si è così
annientato, uomo nel senso più radicale e l'unisce proprio per tale via al Logos. Solo nell'unio
hypostatica si realizza in sommo grado e si rende pienamente cosciente che questo
spogliamento di sé può essere un dato dell'autocoscienza umana. Infatti, a
questa (autocoscienza umana) spetta il possedere questa disponibilità all'annientamento
di sé, che si attua in sommo grado nella unio pypostatica». (74)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Tale brano, scelto fra tanti altri
dello stesso tenore si riferisce chiaramente al <u>testo</u> conosciuto dell'E<u>pistola ai Filippesi</u> e
alla dottrina sull'unione ipostatica per poter parlare del mistero della Persona del
Redentore.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">S<u>econdo Rahner, colui che si è
spogliato di sé e che, confermato, diventa in un senso più radicale ciò che è, è una
realtà umana, è un uomo. Egli afferma anche che la tendenza ad annientarsi per
abbandonarsi al Dio assoluto è un costitutivo dell'essenza umana. Ed ancora dice che
nell'attuazione suprema di un tale annientamento, l'essere, l'uomo nel senso più radicale, è
unito proprio per tale via dell'annientamento al Logos. E precisa che tale disponibilità
all'annientamento di sé, che si attua in sommo grado nell'unione ipostatica,
appartiene alla coscienza umana.</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Si possono fare molteplici meditazioni
e considerazioni assennate. Ma è impossibile ad una coscienza retta non notare due
punti fondamentali: da un lato, bisogna sapere che questo brano dell'Epistola ai
Filippesi al quale Rahner si riferisce, non permette tale genere di prestidigitazione di
parole. Colui che si è spogliato («***») si è spogliato, essendo in forma di Dio
(nella condizione di Dio), per aggiungersi la natura umana; si è spogliato della
gloria per prendere la forma di schiavo. Questo nella sua semplicità è il significato
delle parole di San Paolo. Che poi sia stato San Paolo a comporle o che sia stato un
inno utilizzato da San Paolo, questo non cambia nulla nel significato del testo. Ora,
nel testo citato di Karl Rahner, è l'uomo che si spoglia per offrirsi a Dio.</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Da un altro lato, bisogna notare che
questo spogliamento non riguarda l'essenza propria di colui che si spoglia, come è
detto nel testo citato prima (si spoglia di sé). San Paolo scrive: «si spoglia» e non
dice «di sé». In più questo spogliamento non è un semplice dato della coscienza; è
molto importante sapere ciò, perché non è nella coscienza umana che si realizzò
l'unione ipostatica. Secondo il testo dell'autore, l'unione ipostatica sarebbe il
risultato della perfezione nella vita interiore di un uomo. Ma la realtà è il contrario:
l'Incarnazione e l'Unione Ipostatica in Cristo Gesù hanno dato all'uomo la perfezione, perché
altrimenti l'unione ipostatica sarebbe un avvenimento che è avvenuto «nella e
per la coscienza umana». Ed è proprio questo che afferma Rahner dicendo più oltre: «L'immediata ed effettiva visione di
Dio null'altro è fuorché l'originaria consapevolezza, non oggettiva, di
essere il Figlio di Dio; tale consapevolezza si dà per il solo fatto che essa è l'unione
ipostatica»</u> (75).</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Non c'è dubbio che Rahner qui altera
radicalmente il pensiero e la fede della Chiesa a proposito del mistero dell'incarnazione
del Verbo di Dio in Gesù Cristo come è espresso nel Vangelo e dalla
Tradizione: «Se l'essenza dell'uomo in generale
viene compresa, in questo senso ontologicoesistenziale, come l'aperta ... trascendenza
all'essere assoluto di Dio, allora l'incarnazione può apparire come
l'adempimento assolutamente sublime (anche se completamente libero, indebito ed
unico) di ciò che 'uomo' in generale significa»</u>. (76) </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b><u>Questo modo di vedere e di presentare
il cristianesimo ha prodotto grandi conseguenze e ripercussioni nella
formazione del clima teologico attuale</u></b>. <u>Non si può comprendere fino a che punto questo
clima, le idee e gli atteggiamenti nei confronti di Dio e della Chiesa, nei confronti
del principio della verità eterna, siano legati a queste idee e speculazioni che hanno
sconvolto la vita e la fede nella Chiesa. Non ci si meraviglia oggi, di ascoltare come
insegnamento che l'incarnazione del Verbo si realizza a poco a poco nella vita di
Cristo, e che nessun momento della sua vita realizza la pienezza della sua libertà;
si realizza al termine della sua vita.</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b><u>A questo conducono le dottrine
liberamente professate ed insegnate le quali alterano l'oggettività dell'insegnamento
rivelato e vogliono strappare con la forza dell'intendimento soggettivo i segreti
supremi di Dio circa la creazione, la grazia e la salvezza</u></b>. E si può riportare qui una
proposizione dello stesso Karl Rahner che illustra l'importanza del modo errato di
affrontare la questione della grazia e del soprannaturale: «Una soddisfacente definizione della
grazia, se non vuole fatalmente cadere nel vuoto verbalismo, nella mitologia,
nell'affermazione gratuita, potrà solamente partire dal soggetto, dalla sua trascendentalità e
dalla sua esperienza di un orientamento necessario verso la realtà della
verità assoluta e dell'amore che ha acquistato validità assoluta». (77)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Ancora una volta Rahner conclude che la
grazia è il compimento della nostra essenza. Partendo da una visione delle cose che,
si voglia o no, rifiuta 'de facto' la vera gratuità dell'ordine soprannaturale, arriva a
mettere Cristo e Dio nelle cose: «Dio e la grazia di Cristo sono in
tutto, quale segreta essenza di ogni realtà».</u> (78)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Di conseguenza basta fare riferimento
al compimento dell'essenza umana per accettare il Figlio dell'uomo, il
Cristo, perché in lui Dio ha assunto l'uomo: «Chi perciò (pure ancora lontano da
ogni rivelazione esplicitamente formulata in forma verbale) accetta la sua
esistenza, quindi la sua umanità ... costui, pur non sapendolo, dice di sì a Cristo ... Chi
accetta completamente il suo essere-uomo ... ha accettato il Figlio dell'uomo, poiché
in esso Dio ha accettato l'uomo». (79)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ora bisognerebbe poter comprendere cosa
significhi esattamente «accettare completamente il suo essere-uomo»; lo
stesso Rahner dice che questa accettazione è «indicibilmente difficile e resta
oscuro quando lo facciamo realmente».(80)<u>In ogni modo, però, si comprende molto bene come da tutto questo derivi, sottilmente forse ma nettamente, l'inutilità dell'atto di fede e così un dato fondamentale è distrutto.</u> </p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>L'atto di fede diviene inutile perché
nella mia essenza c'è Dio; perché ogni azione è Dio che la fa; l'atto di fede
presuppone un altro rapporto tra l'uomo e Dio, tra la creatura e il Creatore. Se accetto il
Cristo per il semplice fatto «d'accettare la mia essenza», l'atto di fede è un
non-senso</u>.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Ecco dove si arriva se si parte da un
concetto riguardante un grande mistero, come il mistero del soprannaturale,
artificialmente presentato come facente parte della dottrina della Chiesa. Tutti gli
argomenti sono stati sfiorati. Gli uni dopo gli altri tutti i principi, tutti i criteri e tutti i
fondamenti della fede sono stati messi in questione e si sfaldano</u>. Certo non è giusto dire che
Rahner stesso abbia tratto tutte queste conseguenze. È giusto però dire che,
seguendo il filone che partiva da alcuni concetti erronei circa il soprannaturale,
l'essenza dell'uomo e di Dio, questa alterazione generalizzata ha potuto verificarsi
nelle coscienze. D'altra parte, non si può sfuggire totalmente alle conseguenze di un
movimento iniziale provocato da sé stesso. Basta per esempio vedere come Karl Rahner ha
considerato l'Immacolata Concezione negli anni '50 e come sia stato portato a
parlarne più tardi.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Nel 1953 cita la definizione di Pio IX
professando la sua infallibilità. (81) In seguito parla lungamente del ruolo di Maria
nella salvezza e del fine comune di noi tutti e della Santissima Vergine: la
beatitudine. Riconosce che la Santissima Vergine fu preservata dalla macchia del peccato
originale che ogni uomo porta venendo al mondo. Questa accettazione certamente è
avvolta da una moltitudine di considerazioni riguardante la sorte
comune degli uomini e ciò con sfumature incerte e a volte molto contraddittorie, cosa che
ne attenua il carattere di certezza dottrinale. In ogni modo, però, sembra ammettere in
questi testi la dottrina del peccato originale e la preservazione della Santissima
Vergine dalla macchia del peccato originale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ora <u>nelle sue «Meditazioni teologiche
su Maria»(82) scrive: «Il dogma (dell'Immacolata Concezione)
non significa in nessun modo che la nascita di un essere umano sia accompagnata da
qualche cosa di contaminante, da una macchia, e che per evitarla, abbia
perciò dovuto avere un privilegio. - L'immacolata concezione della Santa Vergine consiste
dunque semplicemente nel possesso dall'inizio della sua esistenza della
vita di grazia divina, che l'è stata donata. - Fin dall'inizio della sua esistenza, Maria
fu avvolta dall'amore redentivo e santificante di Dio. Questo è, in tutta la sua
semplicità, il contenuto della dottrina che Pio IX nell'anno 1854, ha solennemente
definita come verità della fede cattolica». </u>(83)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Tuttavia la definizione del dogma
nell'«Ineffabilis Deus» dice a più riprese nettamente che la Santissima Vergine fu
preservata da ogni macchia del peccato originale. Ecco il testo della
Definizione: «Dichiariamo, pronunciamo e definiamo
che la dottrina, che sostiene che la beata Vergine Maria è stata, nel primo
istante della sua concezione, per una grazia ed un favore peculiare di Dio onnipotente, in
vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, preservata intatta da
ogni sozzura del peccato originale, è una dottrina rivelata da Dio e così essa
deve essere creduta fermamente e costantemente da tutti i fedeli»</u>. (84)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Come dunque dobbiamo oggi capire,
prescindendo dalla definizione «Ineffabilis Deus», la nozione del «peccato
originale» di cui parlano i testi del Vaticano II, come per esempio il decreto sull'Apostolato
dei laici: «Gli uomini, in conseguenza del
peccato originale, spesso sono caduti in moltissimi errori intorno al vero Dio, alla natura
dell'uomo ed ai principi della legge morale» (85)?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Come dobbiamo comprendere i testi più
espliciti dello stesso Concilio, che chiama la Madre di Dio «la tutta Santa, immune
da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e formata come una nuova
creatura» e dichiarandola «Immacolata Vergine, preservata immune da ogni
macchia di colpa originale» (86)? </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Se l'uomo alla sua nascita non è
accompagnato da una macchia - come afferma Rahner -, di quale macchia parla la
Bolla di Pio IX? Come si può pretendere che non c'era macchia da evitare e che Maria
non aveva bisogno di privilegio?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Non è in queste pagine che si deve
parlare della luminosa e profonda realtà dell'Immacolata Concezione. L'unica
intenzione è stata quella di illustrare mediante un soggetto che concerne l'insieme
della salvezza e l'eterna verità, la contraddizione e gli errori fondamentali ai quali si
giunge a partire di un concetto iniziale errato e da un atteggiamento intellettuale assai
temerario verso le cose di Dio.</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><u>Se attraverso i dati della Rivelazione,
conservati dal Magistero, nonostante tutte le vicissitudini umane, con semplicità e
sobrietà, si esamina pazientemente l'orizzonte attuale della teologia, si vede come il
filone iniziale conduca fino alla dottrina del «cristiano anonimo», alla dottrina
della «morte di Dio», della «secolarizzazione», della «demitizzazione», della
«liberazione» e tante altre correnti sotto una molteplicità di vocaboli, spesso
effimeri.</u></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br />
</p>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-73868369421664577952020-08-04T08:37:00.001-07:002020-08-04T08:39:14.069-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - terza parte<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s1600/mini_Sitosiri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s1600/mini_Sitosiri.jpg" /></span></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">PRINCIPI ETERNI E PUNTI DI RIFERIMENTO TEMPORALI PER LA COMPRENSIONE DEL MOVIMENTO TEOLOGICO ATTUALE </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Se ci si trova in un punto della circonferenza e si vuole percorrerla per intero, si può partire indifferentemente da destra o da sinistra; in ogni modo, infatti, occorrerà percorrere la stessa distanza. Se ci si trova però davanti, o piuttosto all'interno di un immenso gomitolo di filo estremamente intricato, e i cui due capi si perdono, l'uno in un lontano passato inaccessibile sperimentalmente, e l'altro in un sempre lontano futuro sconosciuto, cioè all'origine e alla fine della storia, è inutile voler seguire tutto il percorso del filo per conoscere in profondità le cause ed i fatti di un certo presente. </span><br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>È necessario tuttavia poter stabilire qualche punto di riferimento. Ora la Rivelazione, con la santa logica nella carità, ci dà sempre validi principi per tutto il cammino in qualsiasi tempo e a proposito di qualsiasi gruppo di fenomeni e di fatti. Questi principi ci aiutano, sia nella nebbia delle ideologie, sia nel filone storico generale, infinitamente intricato, a stabilire riferimenti di verità, per conoscere nella verità ed elevarsi verso la Verità eterna</u>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Questi punti di riferimento possono essere uomini, fatti isolati, o le forze e gli orientamenti intimi dei movimenti di massa. Si ha bisogno di tali riferimenti per discernere e constatare il fondamento delle manifestazioni di un determinato tempo e il loro vero orientamento. La moltitudine di aspetti, di punti di partenza, di indagini, di speculazioni e di sistemi, nella storia del pensiero e dei fatti, non cambia per niente questa verità: <u>ci sono principi fondamentali, sgorgati dalla Rivelazione e su di essa fondati, che permettono di trovare sempre, in mezzo ad ogni confusione e ad ogni disordine, la via dell'oggettività santa</u>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il rapporto tra ordine naturale e ordine soprannaturale Tre casi significativi: </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">1 - P. Henri de Lubac </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Se si torna indietro di una quarantina di anni, si vede negli scritti di alcuni teologi, un rinnovato interesse circa il <u>rapporto tra</u> quello che si chiamava, fino allora, <u>ordine naturale e ordine soprannaturale</u>. <u>È indispensabile capire che questo non è un argomento astratto, una speculazione da «dilettante», da non poter avere conseguenze di lunga portata nel pensiero e nella vita della Chiesa.</u> Sia in teologia che in filosofia e nella scienza sperimentale, pochi argomenti, pochi casi sono assolutamente neutri. Il <b>P. Henri de Lubac</b> aveva formulato in quel periodo considerazioni nuove, non assolutamente nuove, ma presentate con un linguaggio nuovo e con applicazioni particolari. <u>Nel 1946 pubblicava il suo libro «Il Soprannaturale», ove è espresso tutto il suo pensiero di allora. Affermava che l'ordine soprannaturale è necessariamente implicato in quello naturale. <b>Come conseguenza di questo concetto veniva fatalmente che il dono dell'ordine soprannaturale non è gratuito perché è debito alla natura</b>. Allora esclusa la gratuità dell'ordine soprannaturale, la natura per lo stesso fatto che esiste si identifica al soprannaturale</u>. Qual'era la ragione addotta? Il ragionamento fondamentale può essere espresso così: l'atto intellettuale comporta la possibilità di riferirsi alla nozione dell'infinito e per questo il soprannaturale è implicato nella natura umana di per sé. [...]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Si resta colpiti dall'insistenza con la quale l'autore vuole dare un significato particolare all'espressione di San Paolo «rivelare in me il Figlio suo», significato che sembra andare oltre alla spiegazione ammessa da tutti gli esegeti che hanno interpretato la parola «in me», <b>esattamente come il Padre M. J. Lagrange</b></u> . </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Il Padre de Lubac scrive: «Paolo ha pronunciato una tra le parole più nuove e più ricche di significato che mai siano state pronunciate da uomo, il giorno in cui, costretto a presentare la propria apologia ai suoi cari Galati per ricondurli sulla retta via, dettò queste parole: «Ma quando piacque a colui che sin dal seno di mia madre, mi prescelse e mi chiamò mediante la sua grazia, di rivelare in me il Figlio suo... » (Gal. 1, 15-16)</u>. Non soltanto - qualunque sia il prodigio esteriore di cui gli Atti degli Apostoli ci hanno trasmesso il racconto - rivelarmi suo Figlio, mostrarmelo in una visione qualunque o farmelo comprendere oggettivamente, ma rivelarlo in me. <u>Rivelando il Padre ed essendo rivelato da lui, il Cristo finisce di rivelare l'uomo a se stesso</u>. Prendendo possesso dell'uomo, afferrandolo e penetrando fino in fondo al suo essere, spinge anche lui a discendere in sé per scoprirvi bruscamente regioni fino allora insospettabili. <u>Per Cristo la persona è adulta, l'Uomo emerge definitivamente dall'universo</u>». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Mentre, come il Padre M. J. Lagrange scrive, «in me » significa: «Per mezzo di una comunicazione intima che ha fatto conoscere a Paolo il Figlio di Dio, tesoro della sua intelligenza e del suo cuore (Fil. 3, 8). Dando a «in me» il suo significato naturale, si prova nel versetto 16, non un terzo beneficio di Dio verso Paolo, ma la realizzazione nella sua anima dell'appello del versetto 15»</u>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Il Padre de Lubac dice che il Cristo rivelando il Padre e rivelato da Lui, finisce di rivelare l'uomo a sé stesso. Quale può essere il significato di questa affermazione? O Cristo è unicamente uomo, o l'uomo è divino. Tali conclusioni possono non essere espresse così nettamente, tuttavia determinano sempre questa nozione del soprannaturale in quanto implicato nella natura umana di per sé. E quindi, senza volerlo coscientemente, <b>si apre il cammino dell'antropocentrismo fondamentale</b></u><b>. </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>In generale l'argomentazione speculativa è condotta come se si escludessero i principi, le nozioni accettate fino allora come principi fondamentali della fede</u>. Come concludere con semplicità e logica non artificiosa che il riferimento alla nozione d'infinito significa automaticamente che l'infinito sia colto? L'argomento è stato però ripreso venti anni più tardi nel libro «Il Mistero del Soprannaturale» con sfumature e più preoccupato delle conseguenze che tali proposizioni possono rappresentare per gli spiriti. <u>È molto grave, infatti, emettere come principio che il riferimento all'ordine dell'infinito implichi che l'essenza dell'infinito sia la natura umana</u>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Nessun sillogismo, sottile e complicato che sia, può colmare la differenza tra la nozione dell'infinito che l'uomo può avere in lui e la realtà infinita di Dio, positiva, presunta, sentita e nello stesso tempo inaccessibile</u>; la differenza tra l'aspirazione verso l'infinito e questo stesso Infinito così come l'uomo lo concepisce. <u><b>Certamente si può affermare che l'aspirazione dell'uomo verso l'eternità esprime la finalità eterna dell'anima creata, la possibilità per l'uomo di partecipare, nella grazia, a mille illuminazioni della Vita eterna, ma non si può dire che questa nostalgia implichi che l'uomo esista sin dall'eternità e che possa possedere la pienezza eterna di Dio</b></u>. <u>Allo stesso modo, la nozione dell'infinito, l'aspirazione verso l'infinito esprimono la possibilità per l'uomo di entrare in contatto continuo con l'infinità di Dio. Non si può dire, però, che questa aspirazione dell'uomo verso l'infinito significhi che l'uomo possa partecipare per identità all'infinità divina. <b>In questa aspirazione dell'uomo verso l'infinito sono sempre presenti la nozione e la certezza dei nostri limiti</b></u>. Il nostro cammino può essere interminabile, ma la stessa essenza del nostro cammino verso l'infinito manifesta la differenza tra la nostra nozione, la nostra partecipazione e l'Infinito Divino. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Nel 1950, quattro anni dopo la pubblicazione del «Soprannaturale», è stata emessa dalla Chiesa l'<b>Enciclica di Pio XII «Humani Generis».</b> Ed a proposito di queste concezioni Pio XII dice espressamente in questa enciclica: «Alcuni deformano la vera nozione della gratuità dell'ordine soprannaturale, quando pretendono che Dio non può creare esseri dotati d'intelligenza senza chiamarli e ordinarli alla visione beatifica»</u>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Indipendentemente dal consenso o dalle critiche sollevate da questa enciclica, è incontestabile che Pio XII fu il primo a mettere il dito sul punto estremamente delicato e pericoloso di questa definizione dell'uomo e dei suoi rapporti con Dio. <u>Se Dio, quando crea, imprime nella creatura ciò che abbiamo concepito come soprannaturale, allora cambia la nozione di questo soprannaturale e della gratuità; da cui deriva, malgrado tutti gli sforzi per professare la gratuità dell'atto creatore di Dio, una moltitudine di considerazioni sull'uomo, sulla sua libertà, sulla grazia, sui rapporti dell'uomo con Dio, sulla libertà dell'uomo e sulla libertà di Dio, ecc...</u> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Considerazioni che possono condurre anche - come spesso hanno condotto - al capovolgimento dei principi essenziali della Rivelazione. Facilmente questa non-gratuità dell'ordine soprannaturale - per ogni singolo caso - conduce ad una specie di monismo cosmico, ad un idealismo antropocentrico. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel suo nuovo libro «Il Mistero del Soprannaturale», il Padre de Lubac spiega alcune insufficienze d'espressione del suo primo libro «Il Soprannaturale», ma sostiene sempre la stessa tesi e vuole soltanto evitare nuovi malintesi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Egli produce e intreccia, con una sorprendente sagacità, sillogismi e speculazioni, nello sforzo di equilibrare i due concetti: da un lato il soprannaturale implicato nella natura sin dalla creazione, e dall'altro la gratuità del soprannaturale, della grazia. Si preoccupa di respingere l'accusa dell'«Humani Generis»... Chi ha letto il suo libro si accorge chiaramente di questa preoccupazione del P. de Lubac e sicuramente formulerà la stessa domanda, posta dallo stesso P. de Lubac verso la fine del libro: «Per quale ragione ci dilunghiamo invano su questo argomento con tanti discorsi e moltiplichiamo inutilmente tante frasi e diciamo una tale moltitudine di parole? «Ecco forse, continua de Lubac, quello che più d'un lettore avrà potuto dire, scorrendo questo lavoro. Ecco, ad ogni modo, quello che l'autore non ha potuto mancare di domandarsi assai spesso, al seguito d'un discepolo medievale di Sant'Agostino e di San Tommaso che un giorno s'interrogava in tal modo, precisamente a proposito del nostro argomento». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un umile interrogativo; la risposta però che lo stesso P. de Lubac dà più sotto alla sua domanda lascia perplessi: «La risposta è scritta nella natura della nostra intelligenza, che non può ricevere la rivelazione divina senza che subito sorgano in essa mille questioni, che si generano l'una dall'altra. Essa non può fare a meno di rispondervi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma nelle sue spiegazioni, sempre barcollanti, per quanto avanti sembri andare, sa di non andar mai incontro a terre sconosciute». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Questa risposta del P. de Lubac rivela i suoi criteri riguardo alle vie della conoscenza ed anche il suo atteggiamento intellettuale riguardo al grande problema dei rapporti tra l'uomo e Dio. Questo spiega l'impossibilità di trovare per questa via l'equilibrio di cui abbiamo parlato ed una conoscenza che, in armonia con la Rivelazione, con la miseria e la profonda aspirazione dell'uomo, dia pace. I nostri criteri riguardo alle vie della conoscenza sono veri ed oggettivi quando scaturiscono e sono in armonia stabile, chiara e immediata con i grandi dati eterni della Rivelazione. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In ogni caso, il P. de Lubac parla di un «desiderio naturale assoluto» della visione di Dio. Questa nozione del desiderio naturale assoluto scarta, malgrado tutti gli sforzi speculativi impiegati, la gratuità del soprannaturale, cioè della visione beatifica. Ed in questo «l'intelligenza» a cui sopra si riferisce il P. de Lubac non può essere da sola di grande aiuto. Infatti resta l'antinomia. Essa resta ed ha avuto conseguenze molto grandi nelle coscienze. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per rendersi conto dell'orientamento generale del pensiero e del linguaggio del P. de Lubac e del suo ruolo nella nuova teologia contemporanea, ed anche per rendersi conto di come resti l'antinomia, di cui abbiamo parlato, basta riferirsi ad alcune formule e ad alcune affermazioni fondamentali del «Mistero del Soprannaturale»: </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- Primo tipo di affermazioni: </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">«Il 'desiderio di vedere Dio' non potrebbe essere eternamente frustrato senza una sofferenza essenziale». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">«La vocazione di Dio è costitutiva. La mia finalità, di cui questo desiderio è l'espressione, è scritta nel mio essere stesso, tale come è posto da Dio in questo universo. E, per volontà di Dio, io non ho oggi altro fine reale, cioè realmente assegnato alla mia natura e offerto alla mia adesione - sotto qualsiasi forma ciò si verifichi - che quello di 'vedere Dio'». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">«In altri termini: il vero problema, se ce n'è uno, si pone per l'essere, la cui finalità è 'già', se si può dire, tutta soprannaturale, poiché tale è, in effetti, il nostro caso. Si pone per la creatura per la quale la 'visione di Dio' imprime non soltanto un fine possibile, o futuribile - persino il fine che conviene di più - ma il fine che, a giudicare umanamente, sembra dover essere, poiché è, per ipotesi, il fine che Dio assegna a questa creatura. Dal momento che io esisto, ogni indeterminazione è tolta. E qualunque cosa sarebbe potuto essere prima, o qualunque cosa esso sarebbe potuto essere in un'esistenza realizzata in modo diverso, nessun'altra finalità sembra ormai per me possibile che quella che si trova ora, di fatto, iscritta nel fondo della mia natura. Esiste un solo fine di cui, per conseguenza, porto in me, consapevole o no, il 'desiderio naturale'». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E, a questo proposito il <u>P. de Lubac afferma la corrispondenza del suo pensiero con la dottrina dell'«esistenziale soprannaturale permanente, pre-ordinato alla grazia» del <b>P. Karl Rahner</b></u>, di cui parleremo più oltre. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- Secondo tipo di affermazioni: </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">«Il nostro Dio è 'un Dio che sorpassa ogni capacità di desiderio' (Ruysbroeck). È un Dio, nei confronti del quale sarebbe blasfemo e folle supporre che alcuna esigenza di qualsiasi ordine possa mai imporglisi, qualunque sia l'ipotesi nella quale uno voglia porsi in spirito, e qualunque sia la situazione concreta nella quale si possa immaginare la creatura». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">«Dio avrebbe potuto rifiutarsi alla sua creatura proprio come Egli ha potuto e voluto donarsi. La gratuità dell'ordine soprannaturale è particolare e totale. Lo è in se stessa. Lo è per ciascuno di noi. Lo è in 'rapporto a ciò che per noi, temporalmente e logicamente, lo precede. Anzi - ed è questo che alcune teorie, che noi abbiamo discusso, non ci è sembrato lascino vedere abbastanza - questa gratuità è sempre intatta. Lo resta in ogni ipotesi. È sempre nuova. Resta in tutte le tappe della preparazione del Dono, in tutte le tappe del Dono stesso. Nessuna «disposizione», nella creatura potrà mai, in nessuna maniera, legare il Creatore. Constatiamo qui con gioia l'accordo sostanziale non soltanto di sant'Agostino, di san Tommaso e degli altri antichi, ma anche di san Tommaso e dei suoi commentatori, a cominciare dal Gaetano; come anche di teologi che, nel nostro stesso secolo, divergono più o meno nei loro tentativi di spiegazione. Come il dono soprannaturale mai in noi è naturalizzabile, mai la beatitudine soprannaturale può divenir per noi - qualunque sia la nostra condizione reale o semplicemente pensabile - una meta 'necessaria ed esigibile'». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Solo queste affermazioni, citate come esempio, sarebbero sufficienti per mettere in evidenza l'antinomia e il vicolo cieco nel quale il P. de Lubac fa entrare il pensiero ed il cuore, nel tentativo di fondare la sua propria dottrina riguardo al soprannaturale. Si sollevano numerose questioni senza possibilità di risposta o di un orientamento del pensiero che dia pace. Come capire per esempio che il mio «fine reale» - cioè «vedere Dio» - è «assegnato alla mia natura»? E che allo stesso tempo è offerto alla mia adesione? Quando accade questo? Al momento della mia creazione, o dopo durante il tempo della mia vita terrestre? Se accade al momento della mia creazione, come posso scegliere la mia adesione? Se avviene dopo, durante la mia vita, come posso dire che «la vocazione di Dio è costitutiva» cioè la mia vocazione alla visione di Dio è una parte integrante della creatura che sono?</u> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Se «dal momento che esisto, ogni indeterminazione è tolta», come potrebbe aver luogo allora la mia adesione dopo i primi momenti della mia esistenza? Infatti, se tutto è determinato in modo assoluto, come insiste de Lubac, <b>non c'è la possibilità per me di adesione o di non adesione</b></u>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Se porto in me, anche senza averne coscienza - come dice il P. de Lubac - il «desiderio naturale», com'è offerto questo fine alla mia adesione?</u> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il P. de Lubac ripete che Dio poteva non crearmi. Ha però voluto crearmi. Allora ci si può chiedere: una volta che mi ha creato, come posso dire che non è impegnato, sin dalla mia creazione, a darmi la gioia di vederlo, poiché il desiderio naturale assoluto di vederlo, l'ha messo egli stesso al centro del mio essere col suo atto creativo? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Se ammetto che con il suo atto creativo Dio è impegnato e non può rifiutarmi il mio compimento, cioè la gioia di vederlo, come potrei dire che «la gratuità dell'ordine soprannaturale è particolare e totale; lo è in se stessa, lo è per ciascuno di noi»? Si potrebbe anche pretendere che la gratuità dell'ordine soprannaturale è la gratuità della creazione, cioè ammettere l'identità dell'ordine naturale e soprannaturale; questo però il P. de Lubac non vuole ammetterlo. Accetta che ci sia la grazia della creazione e che a parte ci sia la grazia della chiamata soprannaturale. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Come possiamo dire che «nessuna disposizione nella creatura potrà mai in nessuna maniera legare il Creatore», e nello stesso tempo dire che «la vocazione di Dio è costitutiva»? Tale «disposizione», infatti, il Creatore l'ha imposta alla creatura. Come dunque proporre che «la propria disposizione di Dio non lo lega in nessuna maniera»? Quale idea potremmo avere allora del Creatore e della sua suprema libertà? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Non è né logicamente né spiritualmente conveniente presentare in tutti i modi - com'è nel caso della citazione del P. de Lubac sopra riportata - che Dio non è stato obbligato a crearci così come ci ha creati, per affermare la gratuità dell'ordine soprannaturale; non è conveniente, perché è confondere i problemi e le realtà. Dire infatti, che Dio avrebbe potuto rifiutare di donarsi alla sua creatura, come ha potuto e ha voluto farlo, è come parlare dell'inizio della creazione dell'uomo, perché la frase significa che Dio ha già scelto di donarsi. E quando parliamo della gratuità dell'ordine soprannaturale, parliamo di tutte le grazie e di tutti gli interventi di Dio nella nostra vita terrestre, ciò senza nessun merito e nessuna possibile esigenza da parte nostra</u>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Se «dal momento che esisto, ogni indeterminazione è tolta», cioè se tutto è iscritto nell'uomo sin dal momento della sua creazione e in modo assoluto, come dice il P. de Lubac, come la creatura non avrebbe un'esigenza per gli appetiti in essa iscritti, e come concepire che il Creatore di questi appetiti e di questi desideri «non sia legato in nessun modo»? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ci si può porre un'infinità di tali domande che si estendono a tutti i domini e sotto parecchie angolature, dalla definizione del soprannaturale fino alle più evidenti e pratiche conseguenze nella vita della Chiesa. Più tardi, però, ed in una prospettiva più globale, si potrà meditare più profondamente sull'insieme di questo grave problema. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><u>Per il momento, è sufficiente non dimenticare questo: se si può dire che l'uomo sin dalla sua creazione porta la possibilità di ascoltare la chiamata di Dio per il fine soprannaturale al quale è destinato, non significa che questa possibilità di ascoltare sia già la chiamata, e che il soprannaturale, al quale l'uomo è chiamato, sia già presente in lui.</u> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-58885835740298204852020-07-25T06:06:00.001-07:002020-07-25T06:14:12.886-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - seconda parte<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s300/mini_Sitosiri.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><font face="verdana"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABks/3AP7GISuBkkTjDtV9ku2atEG6WwepyxhQCPcBGAYYCw/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></font></a></div><font face="verdana">Caratteristiche generali del Movimento Teologico</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Se il nostro amore per la verità ci rende liberi da ogni pregiudizio e ci pone in armonia con i principi e gli insegnamenti fondamentali derivati dalle fonti della Rivelazione, possiamo discernere alcune caratteristiche generiche del movimento teologico del nostro tempo. </font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">[...] Appaiono, subito, nel movimento due correnti principali: da una parte, un'attività multipla che tende a conservare, più o meno fedelmente, la dottrina professata dalla Chiesa; dall'altra, <u>un'attività molto perseverante che tende a superare ogni limite ed ogni ostacolo stabilito fino allora dall'insegnamento e dal culto della Chiesa</u>. Da una </font><span style="font-family: verdana;">parte la resistenza più o meno energica, più o meno intelligente, ed anche più o meno giusta, alle nuove tendenze di trasformazione radicale dell'insegnamento e della vita spirituale nella Chiesa; dall'altra, <u>uno sforzo di affrancamento da ogni esigenza di ordine soprannaturale riguardo alla percezione della verità e alla salvezza</u>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span><a name='more'></a></span><b><u>È necessario, per approfondire le cose e gli avvenimenti, di non dimenticare mai che ciò che è, deriva da ciò che era</u></b>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"> </span></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">[...] Infatti <u>solo e sempre alla luce dei principi fondamentali della Rivelazione, si possono cogliere i motivi reali e le cause profonde che legano il passato alle nuove manifestazioni. Senza questo, e al di fuori di questa luce, non si potranno mai discernere le vere cause dalle apparenze</u>.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Va qui confessato con molta semplicità e chiarezza che una parte, grande o piccola, delle opere presentate come teologiche, è sprovvista di vero criterio teologico, e quindi i giudizi, i pareri, i postulati sono senza conseguenza, senza reale legame logico, dunque senza verità.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">In ogni caso, <u>in seno alla corrente che tende all'affrancamento totale, appaiono simultaneamente: una ripresa pura e semplice del razionalismo protestante del secolo scorso, ed una rottura con ogni barriera di ordine teologico ed anche filosofico</u>. E questa rottura, questa volontà di affrancamento totale si verifica sia tra i teologi protestanti sia in seno alla Chiesa Cattolica.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Quali possono essere le cause di questa singolare tendenza del movimento teologico?</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Se è difficile reperire le cause nella loro multipla origine e natura, è tuttavia possibile reperire i caratteri particolari di ogni tendenza.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Ora, prima di ogni altra manifestazione, si delinea una <u>mentalità che esprime un ritorno all'eresia pelagiana</u>. Circa quindici secoli fa, <b>Pelagio</b> con il suo discepolo Celestius, ha messo alla prova la Chiesa. All'inizio il Papa Innocenzo I, detto «Il Grande», non si era accorto del pericolo. I vescovi orientali si avvidero della pericolosa eresia, e riunendosi in Concilio, la condannarono; e solo allora Roma se ne rese conto, e Pelagio fu di nuovo condannato. Seguirono poi le differenti prese di posizione, soprattutto nei due Concili provinciali di Cartagine - che da un certo punto di vista hanno valore di Concili generali; a seguito di essi ci fu la condanna promossa dal Concilio d'Orange.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Dopo quindici secoli, durante i quali qua e là, l'uno o l'altro errore di Pelagio si manifestava esplicitamente o implicitamente nella vita dottrinale della Chiesa, assistiamo ad una apparizione, sottile ed evidente insieme, della dottrina, <u>secondo cui non esiste peccato originale, secondo cui l'uomo può vivere senza peccato con le proprie forze e senza l'aiuto della grazia</u>. <u>È noto che Pelagio e i Pelagiani hanno voluto far dipendere ad ogni costo la salvezza dell'uomo da lui stesso, e per le stesse ragioni hanno considerato la grazia - questa grazia costretti a riconoscere - come dipendente dai meriti dell'uomo</u>. Si sa fino a qual punto la difesa e il culto di una <u>falsa concezione della libertà umana</u> hanno condotto Pelagio e i suoi seguaci ad un errore capitale, ad un oscurantismo e ad una <u>deformazione degli scritti dei Padri</u>.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><u>Accanto a questa eresia di esaltazione dell'uomo, appare anche l'errore ancora più vecchio, secondo cui il Figlio di Dio era una creatura</u>,<u> errore che colpiva profondamente la concezione della Santissima Trinità e la realtà del Redentore</u>. <b>Ario</b> ha avuto una grande influenza, ma la verità è stata sempre preservata e l'errore messo a nudo; così la Chiesa proclama durante la Santa Messa, nel Credo, l'eterna verità del Figlio di Dio.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Un terzo carattere della tendenza che come ultima conseguenza, conduce all'affrancamento totale di cui abbiamo parlato, è quell'insieme di pensiero costituente il <b>modernismo</b>, <u>che San Pio X ha condannato fermamente e voluto estirpare dalla vita della Chiesa</u>. <u>Ma questo non fu pienamente realizzato, perché le tendenze moderniste sono sopravvissute più o meno apertamente, e in uno stato latente. Il modernismo, ora come all'inizio del secolo, con parole e sfumature nuove, all'inizio implicitamente ed esplicitamente dopo, offende il principio della Rivelazione, che è sostituito dalle elaborazioni del «senso religioso» nel subco-sciente</u>. </font></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Oggi, forse più che all'origine, <u>il modernismo spinge verso un agnosticismo</u> quasi «trascendentale» e verso un «evoluzionismo dogmatico» in modo da <u>distruggere ogni nozione di oggettività nella Rivelazione</u> e nella conoscenza acquisita. [...]</span></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><u>Questi tre orientamenti caratteristici, ariano, pelagiano e modernista</u>, si trovano combinati più o meno coscientemente, con più o meno sottigliezza ed anche <u>a volte astuzia</u>, in un amalgama speculativo senza contorno preciso e senza riferimenti fondamentali, che <u>serve di base per una precipitazione verso l'umanizzazione integrale di tutta la religione</u>. <u>Questo amalgama costituisce una specie «d'iniziazione» nuova di origine protestante</u>, che si fa sentire in tutti i campi e in tutti gli ambienti.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Molto significativa, per esempio, è la reazione del teologo protestante Oscar Cullmann, osservatore luterano al Concilio Vaticano II: «Se mi è permesso, come protestante, di fare questa costatazione, direi che da allora (il Concilio Vaticano II) certi ambienti cattolici, ben lungi dal lasciarsi ispirare dalla necessità di osservare i limiti dell'adattamento che non vanno superati, non si accontentano di cambiare le forme esteriori, ma prendono le stesse norme del pensiero e dell'azione cristiana, non dal Vangelo, ma dal mondo moderno. Più o meno inconsciamente, seguono così i protestanti, non in ciò che hanno di migliore, la fede dei Riformatori, ma nel cattivo esempio che loro offre un certo protestantesimo, detto moderno. Il grande colpevole non è il mondo secolarizzato, ma il falso comportamento dei cristiani riguardo a questo mondo, l'eliminazione dello «scandalo» della fede. <u>Si ha «vergogna del Vangelo»</u>. (Rom. I, 16)». (34)</font></div></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-27217936558670368512020-07-13T13:00:00.017-07:002020-07-15T12:52:07.477-07:00Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - prima parte<div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Il testo del cardinale Giuseppe Siri ci aiuterà a comprendere e a farci un'idea chiara, globale, ma al tempo stesso precisa e con sfumature, di quello che si può chiamare «il movimento teologico contemporaneo» ossia quella, chiamiamola così, corrente di pensiero dominante che si respira ovunque nella "chiesa conciliare" e che si rifa a Karl Rahner. </font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Dell'opera del card.Siri, a tratti forse un po' complessa per chi non mastica abitualmente di teologia, riporterò degli estratti (con mie sottolineature) per rendere più agevole e comprensibile l'approfondimento, senza ovviamente perdere l'essenza dei concetti e la profondità della spiegazione del Cardinale. </font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.blogger.com/#" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><font face="verdana"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-Al-rqGiQAK8/Xwy8sVFrv2I/AAAAAAAABko/RKziV0gGczkX7Zzyluy57hNfEK_tyUgQgCLcBGAsYHQ/s0/mini_Sitosiri.jpg" /></font></a><font face="verdana">Criteri fondamentali </font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">[...] Tutto il problema dell'oggettività pura consiste nel cogliere i riferimenti fondamentali dati dalla Rivelazione e dalla logica sacra. Se non c'è un riferimento fondamentale percettibile e definibile, apportato nell'intelligenza e nella esperienza umana dalla Rivelazione, se non c'è una logica, che esprima nell'uomo l'ordine eterno della Creazione, che sia dunque sacra, ogni problema di oggettività è annullato, ed ogni tentativo di conoscenza è vano. [...] E <u>quando la volontà è libera da ogni influenza che non sia l'amore incondizionato della verità, la logica sacra è vivente e dominatrice nell'intelletto</u>.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Per pensare e parlare in modo giusto e adeguato su ciò che è la teologia, bisogna ritornare a nozioni primarie, a concetti semplici e puri, a principi fondamentali.Questi principi sono conosciuti da tutti, ma è necessario ritornarvi, ed anche spesso, nella nostra vita di pellegrini, nella nostra missione apostolica quotidiana, perché in fondo a tutta questa problematica ansiosa e disordinata, c'è l'oblio, momentaneo o in modo permanente, di quella che è l'origine, l'essenza e la finalità ultima della teologia. <span><a name='more'></a></span></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">In generale si dice che <u>la teologia è la scienza di Dio fondata sulla Rivelazione</u>. È una definizione esatta per un'intelligenza esatta della Rivelazione, perché i suoi principi le vengono immediatamente da Dio. Si dice anche che la teologia è la scienza della fede. In quanto la fede è la Rivelazione ricevuta, la definizione è esatta, perché il contenuto e l'essenza della fede è la Rivelazione. <u>La teologia è dunque la scienza della Rivelazione ricevuta, e non abbiamo altra Rivelazione se non quella ricevuta</u>. [...]</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Così la teologia, per mezzo dell'affermazione controllata e attestata dall'Alto, tende in ogni tempo a costituire un insieme stabile e organizzato di conoscenza, sempre alla luce delle fonti, cioè di Dio. [...] <u>Questo circolo perenne dalla Rivelazione all'intelligenza della cosa rivelata</u>, dall'affermazione alla dimostrazione e alla deduzione che conduce all'intelligenza della cosa rivelata, <u>questo movimento meraviglioso sorto dalla Bontà infinita di Dio, è stato spesso mal capito, mal espresso e quindi deformato</u>. <u>Invece di vedere in questa manifestazione della Logica eterna, una manifestazione della Carità infinita di Dio e la partecipazione dell'uomo a questa Carità che lo eleva ad una sempre più sublime intelligenza di Dio e della Creazione, spesso vi si è voluto vedere una specie di naturalizzazione inaridente del mistero che conduce l'uomo alla conoscenza della verità eterna e all'unione con Dio</u>.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Con tranquillità di coscienza si può affermare che se la teologia sfugge al controllo delle fonti e dei principi fondamentali [...], non sarà più continuamente illuminata dalla Rivelazione: essa dunque non avrà più come oggetto l'essenza della Rivelazione, Dio. Di conseguenza, questa attività teologica non potrà più costituire un insieme stabile e organizzato di conoscenza alla luce delle fonti. </font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Potrà sempre parlare di Dio e delle cose di Dio. Potrà avere qua e là qualche momento di elevazione ed anche qualche luce di fronte a problemi difficili, ma tutto ciò sarà sporadico, senza ordine, ed i riferimenti non saranno sempre quelli immutabili della Rivelazione; non ci sarà la pace della verità e di conseguenza la libertà che soltanto la verità eterna può dare.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">In ultima analisi, <u>se la teologia non è sotto il continuo controllo delle fonti cioè se non è costantemente nella luce della Rivelazione</u>, che apre verso l'infinito, nella carità, la via della conoscenza, ed annulla sempre ogni rigidezza artificiale dovuta alla natura ed all'esperienza puramente umana, <u>essa non può essere veramente e santamente istituzionale</u>.[...]</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">L'uomo ha una struttura intellettuale che è connaturale all'intelligenza, cioè ha una conformazione intellettuale che, possiamo dire, per sua natura è «logica». La logica ordina, classifica e misura. La logica coglie la causa, coglie l'effetto e coglie il rapporto tra causa ed effetto. La logica stabilisce l'ordine di origine, l'ordine di valore e l'ordine di successione degli esseri e dei fatti. Così la logica è una azione pura dell'ordine dell'intelligenza, che riflette nell'uomo l'ordine eterno della creazione. La logica dell'uomo, datagli da Dio sin dalla creazione, permette nella vita di carità di ritrovare l'ordine della logica eterna che manifesta la verità e la carità di Dio.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Ora, secondo questa stessa logica concepiamo che Dio rivelando «ha calato» cose divine nelle forme umane del pensiero umano. In questo senso, è conveniente dire che Dio ha assunto il pensiero umano. Il che vuol dire che <u>le forme nelle quali si produce e si manifesta il pensiero umano sono ordinate al reale oggettivo; sono forme assunte da Dio</u>. Se Dio ha parlato agli uomini, il pensiero dell'uomo deve corrispondere al reale. È per questo che la logica e il pensiero dell'uomo sono connaturali all'intelligenza che nella carità realizza la vera conoscenza di Dio.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">E a questo punto la dottrina dell'analogia appare con tutta la sua indefinibile e insieme incontestabile realtà meravigliosa; appare come una via misteriosa di comunicazione nell'intelletto, tra il mondo creato e l'eterna realtà divina. [...]</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><u>Non si possono però chiudere gli occhi davanti ad un fenomeno di un'importanza capitale per la vita dei cristiani e di conseguenza per tutti gli uomini. Le parole, le più ricche di senso, le parole consacrate da Dio, dalla vita e dalla parola degli Apostoli, dalla vita e dalla parola dei Santi, hanno, più o meno, cessato di essere per molte persone punti di riferimento in sé, sicuri e garanti della pace nel pensiero e nella coscienza; le parole hanno cessato di essere punti di riferimento viventi, con tutta l'unzione del mistero che comportano ed esprimono</u>.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><u>Le parole continuamente ripetute che esprimono verità stabili, fondamentali e controllate, una volta per sempre dalla Rivelazione nella fede, sono ascoltate e trattate da alcuni con diffidenza o indifferenza come se si trattasse di nozioni superate e a volte anche con disprezzo e con un desiderio accanito di andar oltre</u> non solo ai vocaboli, ma alla stessa parola, cioè alle nozioni e ai sensi che essa «incarna». [...] <u>Oggi assistiamo allo sforzo sfrenato di trattare gli argomenti più sublimi della Rivelazione e della Salvezza, con vocaboli forzati, talvolta con linguaggi di un'astrazione artificiale, che in fondo li allontanano dalla parola derivata dal Verbo eterno e dalla vita della Chiesa</u>.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Malgrado, però, tutte le contestazioni e tutte le prestidigitazioni del linguaggio, è sempre certo nel cuore della Chiesa: primo, che quello che si può chiamare criterio teologico è fondato sulle fonti, radicato nelle fonti, e sorto dalle fonti della Rivelazione; secondo, che abbiamo <u>due canali, chiamati anche fonti: la <b>Scrittura</b> <b>e</b> la <b>Tradizione</b>, attraverso i quali la Sorgente unica di ogni verità e di ogni vita si è rivelata e la sua rivelazione giunge fino a noi</u>.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><u>All'inizio del Concilio Vaticano II, si verificò un fatto dolorosissimo: si tentò di negare una delle fonti della Rivelazione [la Tradizione,ndr], dicendo che la Sorgente era unica</u>. <u>Appunto perché la Sorgente della Rivelazione è unica, se uno dei canali viene ignorato, la comunione con la sorgente unica è alterata o ostruita, o ignorata; se una delle fonti è chiusa, significa che la via dell'unica sorgente è ostruita</u>. [...] La sacra Tradizione e la sacra Scrittura sono dunque strettamente tra loro congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti <u>la sacra Scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino; la parola di Dio affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, viene trasmessa integralmente dalla sacra Tradizione ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano</u>; <u>accade così che la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto</u>. [...] </font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><u>Molti leggendo queste righe potrebbero restare perplessi davanti alla fallibilità degli uomini, davanti a tante inadeguatezze ed errori</u>, davanti alle persone che hanno ed hanno avuto fra loro, in tutta la storia della Chiesa, una grande diversità di opinioni sui problemi fondamentali, e che, malgrado questo, per funzione e per legame sacrale con il Cristo, costituiscono il Magistero della Chiesa.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">In un tempo in cui tutte le nozioni, tutti i concetti sono stati rimessi in questione, contestati, rivisti, riesaminati, era inevitabile che la nozione ed il principio del Magistero fossero colpiti e gravemente alterati nella coscienza di molti. [...]. <u>Se si vuole, però, penetrare nella più profonda oggettività della realtà e della storia della Chiesa, non bisogna mai dimenticare una verità: Cristo non ha affidato la trasmissione del sacro deposito alla relatività e all'instabilità dell'uomo storico</u>.</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><u>Appunto per liberarlo da questa instabilità e relatività, Egli si è incarnato, ha subito la Passione e fondato la Chiesa per la Redenzione. Gesù Cristo ha affidato la trasmissione del sacro deposito alla sua presenza perenne nell'«opera della trasmissione», cioè nella sua <b>Chiesa</b> in quanto <b>docente</b></u>. <u>E per questo, attraverso tutte le vicissitudini e fluttuazioni personali o dell'intero corpo della Chiesa, e malgrado ogni confusione di idee e di concetti, per lunghi periodi, il sacro deposito è stato sempre trasmesso nella sua immutabile verità, e lo sarà fino alla fine dei tempi. Non sono le scosse, più o meno violente e profonde, nel corpo dei successori degli Apostoli che potranno prevalere su questa garanzia di verità</u>, che Cristo ha dato alla Chiesa. [...]</font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font face="verdana">Il problema delle due fonti non è una questione di discussione accademica. Rifiutare il carattere di fonte perenne alla Tradizione comporta una profonda alterazione nel modo di riferirsi alle verità essenziali, cosa che attenta più o meno direttamente al contenuto essenziale della Rivelazione, e di conseguenza al contenuto della trasmissione, per mezzo della vita e della pietà, della Rivelazione stessa di Dio su Lui stesso e sulla Salvezza.</font></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-972854188791104122020-07-03T05:48:00.031-07:002020-07-13T13:13:36.305-07:00San Pio X, inascoltato, spiegava come stroncare il modernismo <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ripubblico un articolo tratto dal sito </span><a href="https://www.blogger.com/#" style="font-family: verdana;">www.sisinono.org</a><span style="font-family: verdana;"> poiché si parla di modernismo, ossia il male tremendo che ha infettato le autorità della Chiesa cattolica attuale. Gli insegnamenti di un grande Papa, San Pio X, risuonano oggi più che mai attuali. </span></div><font face="verdana"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.blogger.com/#" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-2Ogq4DgokQQ/Xv8vF7gGt8I/AAAAAAAABjg/B0eu-ddmibwBAk5lGUYbROkkwT4ASf00ACK4BGAsYHg/251-Preghiere-Papa-San-Pio-X.jpg" /></a></div><div style="text-align: justify;">La storia della Chiesa ci insegna che non pochi vescovi, durante il pontificato di papa Sarto, hanno ingenuamente sottovalutato la gravità del pericolo modernista e ne hanno permesso la sopravvivenza. Esso, così, ha continuato a serpeggiare segretamente; poi cautamente è rinato pian piano sotto forma di nouvelle théologie o neomodernismo negli anni Trenta/Quaranta ed è stato condannato energicamente nel 1950 da Pio XII (Enciclica Humani generis); ma, dopo la morte di papa Pacelli, “il modernismo redivivo” ha sfondato senza remore ogni argine con “l’aggiornamento” di Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Infine ha raggiunto, in maniera ostentata, il vertice dell’ultra modernismo con Francesco I, con il quale ci si trova praticamente già nello spirito del “Vaticano III”, auspicato da Rahner, Küng e Schillebeeckx, secondo i quali il Vaticano II si sarebbe fermato a metà strada nella “rivoluzione” della Chiesa.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Nel Motu proprio “Sacrorum Antistitum” San Pio X mette in luce la malizia dei modernisti da lui qualificati “una perniciosissima [‘dannosissima’, N. Zingarelli] genìa [‘accolta di gente malvagia’, N. Zingarelli] di uomini”, che, nonostante siano stati smascherati nel 1907 con l’Enciclica Pascendi dalle sembianze di una presunta scienza ecclesiastica moderna, sono rimasti nella Chiesa per sovvertirla dall’interno sin dalle sue fondamenta, e perciò Pio X si augura che “nessun vescovo ignori che […] non hanno abbandonato i loro propositi di turbare la pace della Chiesa”. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Papa Sarto sottolinea che essi sono “avversari tanto più temibili in quanto più vicini” ribadendo ancora una volta il pericolo tipico del modernismo: il voler restare dentro la Chiesa per corroderne la sostanza lasciando solo l’apparenza, così come un tarlo rode il mobile nel quale si annida. Leggendo i Documenti di San Pio X ci si accorge che il Papa insiste molto sul pericolo dei “falsi fratelli” (San Paolo II Cor., XI, 26), il quale è una delle insidie più perniciose poiché li si reputa fratelli e invece sono nemici e lottano contro la Chiesa e i veri fedeli colpendoli alle spalle. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A questo punto San Pio X affronta il problema dei modernisti ecclesiastici, i quali, data la loro posizione di comando nella Chiesa, sono i più temibili. Costoro, “abusando del loro ministero, inseriscono negli animi un’esca avvelenata per sorprendere gli incauti, diffondendo una parvenza di dottrina in cui si racchiude la somma degli errori”. È triste, ma è la realtà: i modernisti ecclesiastici approfittano del loro stato e invece di servire la Chiesa se ne servono per avvelenare le anime dei fedeli incauti e ingenui mediante una dottrina apparentemente cattolica ma sostanzialmente erronea, anzi il sistema modernista riunisce in se stesso tutti gli errori teologici, essendo il modernismo “il collettore di tutte le eresie”. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Questa peste si diffonde in una parte del campo del Signore da cui sarebbero da aspettarsi i frutti più consolanti”, deplora San Pio X. Ed infatti il modernismo è penetrato massimamente nelle fila del giovane clero e anche nell’animo di alcuni ecclesiastici, che avrebbero dovuto lavorare all’edificazione della Chiesa e invece hanno lavorato per mutare il Cristianesimo in una vaga forma di esperienza religiosa sentimentalistica, senza dogmi, morale oggettiva, gerarchia e disciplina. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per questo motivo il Papa dà una serie di ordini, racchiusi in brevi proposizioni, affinché i vescovi possano più facilmente estirpare la mala pianta modernista e rimuovere gli ecclesiastici modernisti dai posti di comando nella Chiesa. Vediamone i principali. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo studio del Tomismo </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per quanto riguarda gli studi ecclesiastici essi debbono essere fatti sulle orme della filosofia scolastica e specialmente tomistica: «L’ allontanarsi da San Tommaso d’Aquino, specialmente in metafisica, non avviene senza grave danno. Come diceva l’Aquinate stesso: “parvus error in principio fit magnus in fine / un piccolo errore iniziale e riguardo ai princìpi diventa grande alla fine”» (De ente et essentia, proemio). Allontanarsi dalla metafisica dell’essere comporta il grave pericolo di conclusioni disastrose. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se “i problemi del momento [la nouvelle théologie, ndr] si vanno facendo sempre più gravi, questa è una ragione – scriveva il padre Garrigou-Lagrange – per ritornare a studiare e capire la vera dottrina di S. Tommaso intorno all’essere, alla verità, al valore dei primi princìpi dai quali si risale con certezza all’esistenza di Dio. […]. Si tratta dei princìpi direttivi del pensiero e della vita morale, tanto più necessari quanto più le condizioni dell’ esistenza umana si fanno maggiormente difficili e richiedono certezze più ferme”. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Già Leone XIII nella Lettera al Generale dei Francescani del 13 dicembre del 1885 aveva scritto: «L’allontanarsi dalla dottrina del Dottore Angelico è cosa contraria alla Nostra volontà, e, assieme, è cosa piena di pericoli. […]. Coloro i quali desiderano di essere veramente filosofi, e i religiosi sopra tutti ne hanno il dovere, debbono collocare le basi e i fondamenti della loro dottrina in S. Tommaso d’Aquino». </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">San Pio X con la promulgazione del Motu proprio “Doctoris Angelici” del 29 giugno del 1914, imponeva come testo scolastico la Summa Theologiae di San Tommaso alle facoltà teologiche, sotto pena d’ invalidarne i gradi accademici. Papa Sarto richiamava l’obbligo di insegnare i princìpi fondamentali e le tesi più salienti del tomismo (“principia et pronuntiata majora”) e a tal fine incaricò nell’inverno del 1914 il padre gesuita Guido Mattiussi di “precisare il pensiero di S. Tommaso sulle questioni più gravi in materia filosofica, e di condensarle in pochi enunciati chiari ed inequivocabili”. Nell’estate del 1914 il card. Lorenzelli, Prefetto della ‘S. Congregazione degli Studi’, presentò le XXIV Tesi compilate da Mattiussi a San Pio X, che le approvò il 27 luglio del 1914. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il 7 marzo 1916 la ‘S. Congregazione degli Studi’ a nome del papa Benedetto XV stabilì che “Tutte le XXIV Tesi filosofiche esprimono la genuina dottrina di San Tommaso e sono proposte come sicure (tutae) norme direttive”. Successivamente il Magistero ecclesiastico, sempre con papa Benedetto XV, il 7 marzo 1917 decise che «le XXIV Tesi dovevano essere proposte come regole sicure di direzione intellettuale. […] Nel 1917 il ‘CIC’ nel canone 1366 § 2 diceva: “Il metodo, i princìpi e la dottrina di S. Tommaso devono esser seguiti santamente o con rispetto religioso”. Tra le fonti indicate il ‘Codice’ addita il ‘Decreto di approvazione delle XXIV Tesi’». </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sempre papa Giacomo Della Chiesa nell’Enciclica Fausto appetente die (29 giugno 1921) insegnava: «La Chiesa ha stabilito che la dottrina di S. Tommaso è anche la sua propria dottrina (“Thomae doctrinam Ecclesia suam propriam esse edixit”)» e Pio XI nell’enciclica Studiorum ducem (1923) ha ribadito l’insegnamento delle Encicliche di Leone XIII, S. Pio X e Benedetto XV per cui è certo che la dottrina della Chiesa è quella di S. Tommaso: “Ecclesia edixit doctrinam Thomae esse suam” (Benedetto XV, Fausto appetente die, 1921). </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Papa Sarto nel Motu proprio “Sacrorum Antistitum” vuole che si studi la patristica e la teologia positiva, ma senza detrimento della filosofia scolastica, spregiata sommamente dai modernisti. Infatti il “ritorno alle fonti”, l’amore della sola patristica, cui viene contrapposta “l’arida scolastica”, sono l’arma dei modernisti per generare la confusione nelle menti del clero, che, senza una seria preparazione tomistica, non riesce a mettere ordine nella bella e vasta, ma non sistematizzata materia della patristica. San Tommaso è colui che ha ricondotto ad una sintesi organica e precisa l’ elaborazione dottrinale, ancora in stato di fermentazione, della patristica ed ha portato all’apice della massima perfezione la teologia sistematica basandosi e perfezionando la patristica. In breve la teologia nata con la patristica raggiunge i sommi vertici della speculazione filosofico/teologica specialmente con San Tommaso d’Aquino. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Allontanare gli insegnanti modernisti </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">San Pio X ordina di allontanare senza alcun riguardo i direttori e gli insegnanti dei seminari e delle università pontificie imbevuti di modernismo. Con il suo buon senso papa Sarto ricorda che non si può insegnare la verità senza condannare l’errore ed anche l’errante senza il quale non esisterebbero errori. Infatti “Actiones sunt suppositorum / le azioni sono prodotte dalle persone”, per cui se si condannano solo gli errori, ma non gli erranti, si lasciano sopravvivere gli errori e ciò equivarrebbe a combattere il furto senza arrestare i ladri. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In avvenire non sia conferita, continua il Papa, la laurea in teologia e in diritto canonico a chi non avrà prima compiuto il corso di filosofia scolastica. San Pio X dà moltissima importanza allo studio della filosofia sistematica tomistica. Purtroppo,spesso, nei seminari si è data poca importanza alla filosofia sistematica e, quindi, alle prime obiezioni e contestazioni dei modernisti non si è saputo rispondere con precisione e con cognizione di causa andando al perché della questione. Infatti solo la conoscenza della filosofia scolastica ci fa capire il perché delle soluzioni teologiche e se manca la base filosofica non sussiste la vera teologia. Inoltre si tenga presente che ogni errore teologico, politico, economico ha una radice filosofica. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I “libri proibiti” </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I vescovi, ricorda il Motu proprio, hanno il dovere di impedire che siano letti o pubblicati gli scritti dei modernisti o che odorano di modernismo: “Infatti essi non sono meno dannosi dei libri pornografici; anzi sono ancora peggiori, perché viziano le radici stesse della vita cristiana”. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Spessissimo il vizio morale ha come fonte una deviazione dottrinale: si vive come si pensa. L’Aquinate (II Sent., dist. 39, q. 3, a. 2, ad 5) insegna che la radice dell’errore è la cattiva volontà, la quale spinge l’intelletto ad aderire a ciò che fa comodo e non a ciò che è vero. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vi sono pure uomini di non cattive intenzioni, che, digiuni di studi teologici e imbevuti di filosofia moderna, cercano di accordare questa con la fede. “Il buon nome e la buona fama degli autori fa sì che le loro pubblicazioni siano lette senza alcun timore; quindi sono più pericolosi perché a poco a poco portano al modernismo”. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Papa ricorda che la filosofia moderna è inconciliabile con la fede e la retta ragione poiché fa dipendere la realtà dal pensiero soggettivo dell’uomo. La filosofia moderna è iniziata con Cartesio e il suo Cogito ergo sum ed ha proseguito il suo corso con Kant ed Hegel, ossia con l’idealismo totalmente soggettivista e relativista. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’imprimatur </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per la pubblicazione i libri debbono prima essere esaminati da un censore, che darà per primo la sua sentenza. Se questa sarà favorevole il vescovo concederà la facoltà di stampa o l’Imprimatur, la quale sarà preceduta dalla formula Nihil obstat e dal nome del censore. Un cattivo libro può rovinare le menti e i cuori, mentre un libro buono può aiutare a conoscere il vero e ad amare il bene. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Fatti concreti </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Papa viene al sodo e si domanda senza giri di parole: “a che cosa gioveranno questi Nostri comandi se non verranno osservati a dovere e con fermezza?”. In breve “fatti e non parole”, come insegna Sant’Ignazio da Loyola nell’aureo libro dei suoi Esercizi spirituali. Non basta condannare il modernismo a parole, ma bisogna prendere misure pratiche contro i modernisti. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pietà e dottrina </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per la buona formazione del clero papa Sarto ricorda che sono assolutamente necessarie due cose: la dottrina e la virtù. Se il giovane seminarista manca di queste due disposizioni, dopo un anno di prova deve essere rinviato e non più ripreso in nessun altro seminario. Occorre che il seminarista abbia vita innocente assieme alla integrità di dottrina, la quale deve essere superiore alla media perché occorre lottare contro i modernisti che sono nemici per nulla sprovveduti, i quali associano alla raffinatezza degli studi una scienza intessuta di inganni. Quindi i buoni sacerdoti debbono essere forniti di armi efficaci. “Doctus cum pietate et pius cum doctrina/ dotto con pietà e pio con dottrina” è il motto degli scolastici: la sola dottrina senza pietà gonfia di orgoglio e la sola pietà senza dottrina è cieca e non sa rispondere alle obiezioni dei novatori. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Segue il "giuramento antimodernista" che i chierici debbono prestare a partire dal suddiaconato e che rappresenta un compendio della dottrina cattolica e degli errori modernisti in esso condannati.</div></font>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-51255498979842547382020-06-14T12:45:00.005-07:002020-07-13T13:14:34.913-07:00Enzo Bianchi: il tramonto di un falso profeta<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Cristina Siccardi sul sito </span><a href="https://www.blogger.com/#" style="font-family: verdana;">www.corrispondenzaromana.it</a><span style="font-family: verdana;"> traccia ottimamente un quadro di Enzo Bianchi, conosciuto ai più come il monaco di Bose. </span></div><font face="verdana"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.blogger.com/#" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-EbfprYi3QgM/XuZ-KSt0-pI/AAAAAAAABhU/7EAWj3zNDpQTTiaH6MNFthewhxUK7YfCQCK4BGAsYHg/l_enzobianchi.jpg" /></a>Enzo Bianchi, il fondatore della comunità sincretica di Bose, nata l’8 dicembre 1965, nel giorno, non a caso, in cui si chiuse il Concilio Vaticano II, nonché celeberrimo autore della “buona stampa” contemporanea, è stato allontanato dalla Casa madre e rimosso il 13 maggio, giorno della Madonna di Fatima. Per ordine della Santa Sede, con un decreto firmato dal segretario di Stato il cardinale Parolin e l’approvazione del Papa, a causa di un «clima non fraterno» che si era andando creando dopo essersi dimesso, nel gennaio 2017, è stato accusato di aver «continuato a imporre la sua autorità di fondatore, mettendo in difficoltà il suo successore, il priore fratel Luciano Manicardi. Con Bianchi devono andarsene i suoi fedelissimi fratel Goffredo Boselli, fratel Lino Breda e suor Antonella Casiraghi. Tutti decadono dai loro incarichi, come conferma una nota di Bose. “Non ha saputo fare davvero un passo indietro, e neanche di lato”, è l’accusa mossa da decine di confratelli, che hanno “testimoniato liberamente”».</div><div style="text-align: justify;"><span><a name='more'></a></span>Il monaco laico (non sacerdote) e laicista, che manifesta una soggettiva religiosità fondata sul tutto e, dunque, sul nulla, è da tempo predicatore di insegnamenti acattolici, ed ora afferma su twitter: «Quando giunge il fallimento, la sconfitta, non rinunciare mai alla verità, perché anche nell’umiliazione la verità va glorificata: solo se ferisce la carità la verità può essere celata, e maledetto sia colui per il quale la verità va detta senza pensare alla carità fraterna». Quel concetto di “maledetto” suona molto male e proviene dalla bocca di chi semina la menzogna da decenni con grande leggerezza, senza riconoscere l’unica Verità portata dal Verbo incarnato, Cristo, che inviò gli apostoli a convertire a Sé le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il suo curriculum è la fotografia perfetta di chi oggi viene indicato come valida ed autorevole guida spirituale. Diplomato in ragioneria, ha studiato Economia e commercio a Torino, poi si è ritirato a Bose, una frazione abbandonata del Comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica… da qui la sua scalata al successo: riverito, onorato dagli organi ed enti cattolici, da vescovi e pontefici, Enzo Bianchi ha ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti, fra cui due laicissime lauree honoris causa, in Scienze politiche e in Scienze gastronomiche. Nel 2008 e nel 2012 ha partecipato come esperto nominato da Benedetto XVI alle Assemblee generali del Sinodo dei vescovi, dedicate la prima alla Parola di Dio e la seconda alla Nuova evangelizzazione. Il 22 luglio 2014 è stato nominato da papa Francesco consultore del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Lo stesso anno, da gennaio a maggio, due visitatori hanno svolto un’ispezione della sua comunità monastica e hanno consegnato le loro valutazioni alle autorità vaticane competenti e ai vescovi di Biella e delle altre diocesi in cui si trovano le quattro filiali della comunità stessa: Ostuni (diocesi di Brindisi), San Masseo (diocesi di Assisi), Cellole (diocesi di Volterra), Civitella San Paolo (diocesi di Civita Castellana).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il 26 dicembre 2016 ha annunciato le dimissioni da priore, con effetto a partire dal 25 gennaio 2017, mentre l’anno seguente ha partecipato come uditore, nominato da papa Francesco, all’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dedicata a «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» e dal 24 al 27 settembre 2018 è stato uno dei relatori al ritiro mondiale dei sacerdoti, nella patria del santo curato d’Ars, nei pressi di Lione. Presente in ogni dove, sulle maggiori testate giornalistiche e in Tv, sui più gettonati palcoscenici accademici ed ecclesiastici, ha scritto centinaia di libri e ha guidato corsi di spiritualità sincretica in molteplici comunità religiose. Egli è la punta di lancia della cattiva stampa eterodossa, in gran voga dal Concilio Vaticano II in poi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La cattiva stampa, per i cattolici di un tempo, era quella di carattere anticristiano e antiecclesiastico ed era da combattere con forza e determinazione, come fecero due colonne della buona stampa: san Giovanni Bosco e san Massimiliano Kolbe, i quali fecero scuola, per più generazioni, a migliaia e migliaia di operatori in questo settore, raggiungendo milioni e milioni di lettori. Nel nostro tempo, dominato dalla cattiva stampa sedicente cattolica, firme come quella di un Enzo Bianchi o di un Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, sono le più citate dai giornalisti come dagli intellettuali da salotto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Fu papa Leone XIII, con l’enciclica Etsi Nos del 1882, ad aprire una vera e propria autostrada alla buona stampa cattolica per fronteggiare il crescente processo di laicizzazione dell’Italia e per rispondere efficacemente alla «pestifera colluvie di libri» e di «giornali sediziosi e funesti», facendo così «argine alla violenza di questo grande male che va ogni giorno più largamente serpeggiando; e per prima cosa conviene con tutta severità e rigore indurre il popolo a guardarsene il più possibile, e ad usare scrupolosamente il più prudente discernimento sulle cose da leggere». Si trattava, quindi, di avviare una grande battaglia culturale su vasta scala, al fine di «contrapporre scritto a scritto, affinché lo stesso mezzo che tanto può nel rovinare, sia rivolto alla salute e al beneficio dei mortali, e i rimedi vengano appunto da dove vengono preparati i micidiali veleni». Il Pontefice auspicava l’istituzione, almeno in ogni provincia, di adeguati organi di stampa, anche quotidiani.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Numerose furono le piccole e grandi imprese tipografiche che risposero all’impegno e alla richiesta della Chiesa, delle diocesi e dei diversi ordini religiosi a diffondere una cultura popolare finalizzata all’educazione e alla formazione di vasti strati della popolazione, che contrastasse la secolarizzazione, il liberalismo e il relativismo. Secondo il censimento compiuto da Luigi Bottaro, su commissione della IV Sezione dell’Opera dei congressi del 1887, erano già più di cento gli stabilimenti tipografici impegnati nella diffusione della «buona stampa»: 65 concentrati nel Nord e 18 presenti al Sud, di cui 16 Napoli e 2 a Catania. Crebbe con ritmo impressionante il numero di tipografi ed editori intenti a stampare materiale liturgico e devozionale, ed opere destinate al clero e ai fedeli in un numero elevato di copie. I Salesiani, in questo campo, furono formidabili, producendo un’editoria educativa e popolare che si rafforzò sempre più in Italia come all’estero, e sulla via della buona stampa raggiungeranno enormi tirature, in particolare, gli editori Marietti e Paoline.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutto ciò faceva invidia ai nemici della Chiesa, infatti scriveva Antonio Gramsci nel 1916, a proposito della produzione esposta nelle vetrine delle librerie religiose: «vedo volumi su volumi, di ogni specie, su tutti gli argomenti, e su molte copertine impressa la dicitura: 20a, 30a e persino 50a edizione, e mi domando come mai libri che riescono a raggiungere tirature così elevate siano ignoti o quasi nel mondo della cultura, e nessuno ne parli, e sfuggano così completamente al controllo della critica scientifica e letteraria. Non posso credere che le tirature denunciate siano un bluff editoriale, e perciò sento ammirazione ed invidia per i preti che riescono ad ottenere effetti così palpabili nella loro propaganda culturale. È incredibile la quantità di opuscoli, riviste, foglietti, corrieri parrocchiali che circolano dappertutto, che cercano infiltrarsi anche nelle famiglie più refrattarie, e che si occupano di tante altre cose oltre la religione».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A Gramsci, adesso, non farebbe alcun problema la religione-non religione di Enzo Bianchi, che non sfugge di certo al mondo della cultura imperante perché questo monaco non ha mai chiesto alle anime di convertirsi a Cristo, bensì al mondano buonismo a buon prezzo ; perciò non desterebbero alcuna invidia le stampe e le ristampe dei suoi libri, come non sono da mettere in discussione i suoi insegnamenti laici e interreligiosi neppure per papa Francesco, il quale, però, mandando via dalla sua comunità il fondatore, ha evidenziato, ancora una volta, quanti dissapori di potere alberghino nella Chiesa, dimentica del trascendente e concentrata sulle politiche di questo mondo, basate più sui vizi che sulle virtù.</div></font>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-56542101053318687792020-06-06T06:10:00.003-07:002020-07-13T13:16:07.389-07:00Bergoglio e l'educazione sessuale<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Mi sono giunte email che richiedono un mio commento sulla posizione di papa Bergoglio in merito alla morale sessuale. Nel fare ciò mi avvalgo del lavoro di don Ugolino Giugni postato sul sito </span><a href="https://www.blogger.com/#" style="font-family: verdana;">www.sodalitium.biz</a><span style="font-family: verdana;"> nel quale si mette a confronto le parole di “Francesco” con l’insegnamento ortodosso dei Papi “preconciliari”.</span></div><font face="verdana"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.blogger.com/#" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-Q-Ah8PYdpzM/XtuVZ056u8I/AAAAAAAABg4/4mnB57lTBuMw8jMOM0cSaVu2ht-7eKtcQCK4BGAsYHg/9-1.jpg" /></a>Le parole di Bergoglio - Parlando della delicata questione dell’educazione sessuale ha detto (28 gennaio 2019): “Nelle scuole bisogna dare un’educazione sessuale, il sesso è un dono di Dio, non è un mostro, è un dono di Dio per amare. Che poi alcuni lo usino per guadagnare soldi o sfruttare è un altro problema. Ma bisogna dare un’educazione sessuale oggettiva, senza colonizzazione ideologica. Se inizi dando un’educazione sessuale piena di colonizzazione ideologica distruggi la persona. Il sesso come dono di Dio deve essere educato, non con rigidezza, educare viene da ‘e-ducere’, trarre il meglio dalla persona e accompagnarla nel cammino. Il problema è nei responsabili dell’educazione, sia a livello nazionale che locale o di ogni unità scolastica: che maestri si trovano per questo, che libri di testo… Io ne ho viste di tutti i colori… Bisogna avere l’educazione sessuale per i bambini. L’ideale è che comincino a casa, con i genitori. Non sempre è possibile, per tante situazioni della famiglia, o perché non sanno come farlo. La scuola supplisce a questo, e deve farlo, altrimenti resta un vuoto che viene riempito da qualsiasi ideologia”. È da notare che queste affermazioni di “Francesco” non sono una novità e si trovano già espresse in Amoris Lætitia in un paragrafo intitolato “Si all’educazione sessuale” in cui, riprendendo la Gravissimus educationis di Paolo VI del 1965, si spiega in lungo e in largo la necessità e l’utilità dell’educazione sessuale. <span><a name='more'></a></span>La gente è ormai talmente abituata, dopo il Concilio, a vedere contraddetto il Magistero della Chiesa in tutto quello che ci ha insegnato precedentemente, che ormai la cosa sembra non scioccare più di tanto i fedeli.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’insegnamento del magistero “preconciliare” </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pio XI - Qual è il pensiero della Chiesa sulla questione dell’educazione sessuale? Cosa hanno detto i Papi del passato (prima del Concilio Vaticano II evidentemente)? A chi spetta il dovere di trattare e curare l’educazione in questa materia così spinosa? Pio XI nella sua Enciclica Divini illius Magistri, sull’educazione del 31 dicembre 1929, dichiarava erronea l’educazione sessuale come si presentava ai suoi tempi, cioè una informazione naturalistica, impartita precocemente e indiscriminatamente. Ecco le sue parole: «Massimamente pericoloso è poi quel naturalismo, che ai nostri tempi invade il campo dell’educazione in argomento delicatissimo come è quello dell’onestà dei costumi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Assai diffuso è l’errore di coloro che, con pericolosa pretensione e con brutta parola, promuovono una così detta educazione sessuale, falsamente stimando di poter premunire i giovani contro i pericoli del senso con mezzi puramente naturali, quale una temeraria iniziazione ed istruzione preventiva per tutti indistintamente, e anche pubblicamente, e peggio ancora, con l’esporli per tempo alle occasioni, per assuefarli, come essi dicono, e quasi indurirne l’animo contro quei pericoli.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Costoro errano gravemente, non volendo riconoscere la nativa fragilità della natura umana e la legge, di cui parla l’Apostolo, ripugnante alla legge della mente (Rom 7, 23) e misconoscendo anche l’esperienza stessa dei fatti, onde consta che, segnatamente nei giovani, le colpe contro i buoni costumi non sono tanto effetto dell’ignoranza intellettuale quanto principalmente dell’inferma volontà, esposta alle occasioni e non sostenuta dai mezzi della Grazia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questo delicatissimo argomento, se, considerate tutte le circostanze, qualche istruzione individuale si rende necessaria, a tempo opportuno, da parte di chi ha da Dio la missione educativa e la grazia di stato, sono da osservare tutte le cautele notissime all’educazione cristiana tradizionale, sufficientemente descritte dal citato Antoniano, là dove dice: “Tale e tanta è la miseria nostra, e l’inclinazione al peccato, che spesse volte dalle medesime cose che si dicono per rimedio dei peccati si prende occasione ed incitamento allo stesso peccato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pertanto importa sommamente che il buon padre, mentre ragiona col figliuolo di materia così lubrica, stia bene avvertito, e non discenda ai particolari ed ai vari modi, con i quali quest’idra infernale avvelena tanta parte del mondo, acciò non avvenga che invece di estinguere questo fuoco, lo desti e lo accenda imprudentemente nel petto semplice e tenero del fanciullo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Generalmente parlando, mentre ancora continua la fanciullezza, basterà usare quei rimedi che con l’effetto istesso introducono la virtù e chiudono l’ingresso al vizio».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A questa enciclica fece seguito un Decreto del S. Ufficio del 21 marzo 1931 proprio sull’educazione sessuale. Alla domanda: « Se si possa approvare il metodo che viene chiamato della “educazione sessuale” o “iniziazione sessuale”». Si risponde: «Negativamente: si deve assolutamente osservare il metodo di educazione della gioventù fino ad oggi usato dalla Chiesa e dai Santi e raccomandato dal Santo Padre nella Lettera Enciclica “Sulla educazione cristiana della gioventù” del 31 dicembre 1929. Si deve cioè innanzi tutto aver cura dei giovani d’entrambi i sessi con una formazione religiosa piena, sicura, ininterrotta; e in loro si deve suscitare la stima, il desiderio e l’amore per l’angelica virtù; si deve poi soprattutto inculcare in loro che si applichino alla preghiera, che siano assidui al Sacramento della Penitenza e della SS.ma Eucaristia, che seguano la devozione filiale alla Beata Vergine, Madre della santa purità, e si affidino totalmente alla sua protezione; che evitino accuratamente le letture pericolose, gli spettacoli osceni, le conversazioni disoneste e qualunque occasione di peccato. Quindi in nessun modo si può approvare quanto viene scritto e pubblicato, specialmente in questi ultimi tempi, anche da qualche autore cattolico, per difendere tale nuovo metodo».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pio XII - Il magistero di Pio XII completa l’insegnamento del suo predecessore: « Voi infine, con la vostra perspicacia di madri e di educatrici, grazie alla fiduciosa apertura di cuore che avrete saputo infondere nei vostri figli, non mancherete di scrutare e discernere l’occasione e il momento, in cui certe ascose questioni presentatesi al loro spirito avranno originato nei loro sensi speciali turbamenti. Toccherà allora a voi per le vostre figlie, al padre per i vostri figli, — in quanto apparisca necessario, — di sollevare cautamente, delicatamente, il velo della verità, e dare loro risposta prudente, giusta e cristiana a quelle questioni e a quelle inquietudini. Ricevute dalle vostre labbra di genitori cristiani, all’ora opportuna, nell’opportuna misura, con tutte le debite cautele, le rivelazioni sulle misteriose e mirabili leggi della vita saranno ascoltate con riverenza mista a gratitudine, illumineranno le loro anime con assai minor pericolo che se le apprendessero alla ventura, da torbidi incontri, da conversazioni clandestine, alla scuola di compagni mal fidi e già troppo saputi, per via di occulte letture, tanto più pericolose e perniciose, quanto più il segreto infiamma l’immaginazione ed eccita i sensi. Le vostre parole, se assennate e discrete, potranno divenire una salvaguardia e un avviso in mezzo alle tentazioni della corruzione che li circonda, “che saetta previsa vien più lenta” » (Allocuzione alle Donne Italiane di Azione Cattolica del 26 ottobre 1941).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Parlando “Ai genitori francesi” nel 1951, sempre Pio XII affermava: «Vi è un terreno sul quale questa educazione dell’opinione pubblica, la sua rettificazione, si impone con urgenza tragica. Essa si trova su questo terreno pervertita da una propaganda che non si esita a dire funesta, benché certe volte abbia l’origine da fonte cattolica e miri a farsi strada fra i cattolici, e coloro che la promuovono non sembrino avvedersi che sono illusi dallo spirito del male. Intendiamo qui parlare di scritti, libri e articoli riguardanti l’iniziazione sessuale che oggi bene spesso ottengono enormi successi librari e inondano il mondo intero, impadronendosi dell’infanzia, sommergendo la nuova generazione, turbando i fidanzati e gli sposi novelli. Con tutta la gravità, l’attenzione e il decoro che l’argomento comporta, la Chiesa ha trattato il punto riguardante l’istruzione su questa materia come la consigliano o reclamano, sia lo sviluppo fisico e psichico normale dell’adolescente, sia i casi particolari delle diverse condizioni individuali. La Chiesa può a buon diritto dichiarare che, profondamente rispettosa della santità del matrimonio, ha in teoria e in pratica lasciati liberi gli sposi in ciò che l’impulso di una natura sana e onesta concede senza offesa al Creatore. Si resta atterriti di fronte all’intollerabile sfrontatezza di certa letteratura; e mentre lo stesso paganesimo davanti al segreto dell’intimità coniugale sembrava arrestarsi rispettoso, ci tocca vederne violato il mistero e offrirne la visione — sensuale e vissuta — in pasto al gran pubblico, persino alla gioventù. C’è davvero da chiedersi se rimanga ancora bastantemente tracciato il confine tra questa iniziazione che si dice cattolica, e la stampa e l’illustrazione erotica ed oscena, che, di proposito deliberato, mira alla corruzione e sfrutta vergognosamente per vile interesse i più bassi istinti della natura decaduta. E non è tutto. Tale propaganda minaccia altresì il popolo cattolico di un duplice flagello, per non usare un’espressione più forte. Anzitutto esagera oltremodo l’importanza e la portata dell’elemento sessuale nella vita. Ammettiamo pure che questi autori, sotto l’aspetto puramente teorico, si mantengano nei limiti della morale cattolica: ciò non toglie però che il loro modo di esporre la vita sessuale sia tale da attribuirle nella mente e nel giudizio pratico del lettore medio il senso e il valore di fine a se stesso, facendo perdere di vista, il vero fine primordiale del matrimonio, che è la procreazione e l’educazione dei figliuoli, e il grave dovere degli sposi di fronte a questo fine, che gli scritti di cui parliamo lasciano troppo nell’ombra.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In secondo luogo questa letteratura, se così può chiamarsi, non sembra tener conto alcuno dell’esperienza generale di ieri, di oggi e di sempre, perché fondata sulla natura, la quale attesta che nell’educazione morale né l’iniziazione né l’istruzione offre di per sé alcun vantaggio, che, anzi, riesce gravemente malsana e pregiudizievole ove non sia strettamente legata a una costante disciplina, a una vigorosa padronanza di sé, all’uso soprattutto delle forze soprannaturali della preghiera e dei sacramenti. Tutti gli educatori cattolici, degni di questo nome e della loro missione, sanno benissimo la parte preponderante delle energie soprannaturali nella santificazione dell’uomo, sia esso giovane o adulto, celibe o coniugato. Ma di questo è già molto se in quegli scritti si insinua qualche accenno, quando pure non si stende il silenzio. Persino i princìpi così sapientemente illustrati dal Nostro Predecessore Pio XI, nell’Enciclica Divini illius Magistri, intorno all’educazione sessuale e questioni annesse, vengono messi da parte con un sorriso di compassione: Pio XI, dicono, scriveva vent’anni fa per i tempi suoi! Del cammino se n’è fatto da allora!» ( allocuzione ai Padri di famiglia del 18/09/1951).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questi testi di Pio XI e Pio XII sono molto chiari ed edificanti e non hanno bisogno di essere commentati in quanto bastano da soli ad elucidare la delicata questione dell’educazione sessuale. Essi danno veramente i principi generali di una buona educazione cattolica che può riassumersi così:</div><div style="text-align: justify;">Il rifiuto del naturalismo nell’educazione dei figli.</div><div style="text-align: justify;">Bisogna tenere conto della fragilità umana e della natura corrotta dal peccato originale quando si abborda l’educazione sessuale.</div><div style="text-align: justify;">Il dovere e l’onere di trattare queste questioni riguarda principalmente i genitori (le madri per le femmine i padri per i maschi, precisa Pio XII) e deve essere fatto con spirito soprannaturale e con fede profonda.</div><div style="text-align: justify;">Meglio eccedere per difetto che per eccesso nelle spiegazioni per non destare il fuoco delle passioni, ma bisogna dare una risposta prudente alle domande dei propri figli.</div><div style="text-align: justify;">Esortare alla virtù e alla sua bellezza aiuta a reprimere e ispirare l’orrore del vizio contrario ad essa.</div><div style="text-align: justify;">La Chiesa è profondamente rispettosa della santità del matrimonio, e lascia liberi gli sposi in ciò che l’impulso di una natura sana e onesta concede senza offesa al Creatore.</div><div style="text-align: justify;">La vita sessuale non è fine a sé stessa ma ordinata verso il fine primordiale del matrimonio che è la procreazione e l’educazione dei figliuoli e questo è un grave dovere per gli sposi. E questo viene volutamente dimenticato e omesso nella cosiddetta “educazione sessuale” moderna.</div><div style="text-align: justify;">È molto importante nell’educazione cristiana fare affidamento sulle forze soprannaturali come la preghiera, la frequenza dei sacramenti e la devozione alla Beata Vergine. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Riflessioni e Conclusioni - Abbiamo visto che l’educazione sessuale che il Magistero della Chiesa in precedenza ha condannato e stigmatizzato come pericolosa, ancora una volta Bergoglio, seguendo il Vaticano II e “san” Paolo VI (e bisognerebbe aggiungere anche “san” Giovanni Paolo II con la sua “Teologia del corpo”) l’ha invece raccomandata e incoraggiata. Anche se non si tratta di Magistero ordinario o infallibile questa è un’ulteriore elemento (se ancora ce ne fosse bisogno…) che dimostra, assieme agli altri, l’assenza della volontà oggettiva dell’occupante della Sede Apostolica di procurare il bene della Chiesa e delle anime e in conseguenza del fatto che sia privato dell’ “Autorità”; cioè di non essere Papa formaliter, simpliciter, ma del suo essere, per l’appunto, solo l’occupante materiale della Sede Apostolica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ci possiamo chiedere però che cosa avrà capito la gente, delle parole di Bergoglio? Come sarà loro rimasto in mente?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dire che “il sesso è un dono di Dio, non è un mostro, è un dono di Dio per amare. Che poi alcuni lo usino per guadagnare soldi o sfruttare è un altro problema” fa capire, soprattutto a coloro che sono poco istruiti o hanno una cattiva volontà, che va tutto bene visto che è Dio che ha fatto la natura umana così e in fondo il sesto comandamento non sembra più essere un problema e che tutto può essere permesso, poiché in quella frase non c’è un riferimento al matrimonio, che solo rende lecito l’uso del “sesso”, o al comandamento divino che ne impedisce gli abusi. Ci si dovrebbe aspettare da parte di colui che occupa la Sede di Pietro una valutazione morale, un consiglio spirituale o un’esortazione alla temperanza, invece di una analisi sociologica che fa consistere il male nel solo fatto che “alcuni lo usino per guadagnare soldi o sfruttare”, ma probabilmente per Bergoglio anche il cristianesimo è una “colonizzazione ideologica” che si impianta su una natura naturalmente buona alla Rousseau.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Bergoglio dice che: “Il problema è nei responsabili dell’educazione, sia a livello nazionale che locale o di ogni unità scolastica. L’ideale è che comincino a casa, con i genitori”, e questo può essere vero ma dire che “la scuola supplisce alla famiglia per tante situazioni o perché non sanno come farlo” senza precisare come ciò debba essere fatto mi sembra un po’ riduttivo e azzardato, soprattutto se si tratta della scuola laica e non cattolica che mette in opera i principi del naturalismo massonico; inoltre ciò mi sembra essere in contrasto con quanto affermato dal magistero di Pio XI e Pio XII (ma questo per Bergoglio è certamente l’ultimo dei problemi…).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il più delle volte quando si ha a che fare con i modernisti e con il loro modo di esprimersi volutamente equivoco il problema non è tanto in quello che dicono e affermano ma piuttosto in quello che non dicono e lasciano intendere proprio per equivocare… Ed il problema nelle nostre scuole non è certo l’assenza di “educazione sessuale” o il presentare la sessualità come “un mostro”, quanto piuttosto l’insegnamento capillare del peccato, incluso quello contro natura (contro il quale è del tutto inefficace l’allusione alla “colonizzazione ideologica” da parte di tanti educatori).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Usquequo Domine? Che cosa ci toccherà ancora sentire…</div></font>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-60569827585650215442020-06-02T06:19:00.003-07:002020-07-13T13:17:17.770-07:00Roma perderà la Fede e diventerà la sede dell'Anticristo (Madonna de La Salette)<font face="verdana"><div style="text-align: justify;">Riporto un estratto del libro di Malachi Martin: “Windswept house - A Vatican Novel” (traduzione dal mensile Chiesa viva), dove viene descritta la doppia Messa nera, avvenuta contemporaneamente a Roma e a Charleston (USA), il 29 giugno 1963, per intronizzare Lucifero in Vaticano. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div></font><font face="verdana"><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.blogger.com/#" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-mBZAA8CIBxI/XtZRtX5F9CI/AAAAAAAABgI/83hzHQTN-2kZTyDa6dsZmSTRMvu5E8VYwCK4BGAsYHg/il%2Bfumo%2Bdi%2Bsatana.jpg" /></a>«L’Intronizzazione di Lucifero, l’Arcangelo Decaduto, è avvenuta in seno alla Cittadella Cattolica Romana il 29 giugno 1963; una data ideale questa per la promessa storica che doveva essere prima o poi mantenuta.</div><div style="text-align: justify;">Come ben sapevano i principali agenti di questo Cerimoniale, la tradizione Satanista ha da sempre predetto che il Tempo del Principe sarebbe stato inaugurato nel momento in cui un Papa avrebbe preso il nome dell’Apostolo Paolo.</div><div style="text-align: justify;">Da quando il Conclave era terminato, il 21 giugno 1963, con l’elezione di Paolo VI, il tempo per organizzare l’Evento era alquanto scarso; ma il Tribunale Supremo aveva decretato che nessun’altra data sarebbe stata più adatta per l’Intronizzazione del Principe se non la festa dei SS. Pietro e Paolo. E nessun altro luogo sarebbe stato migliore della Cappella di San Paolo, dal momento che si trovava nelle vicinanze del Palazzo Apostolico.</div><div style="text-align: justify;">L’intera e delicata questione del Cerimoniale è stata affidata nelle sapienti mani del Guardiano di Roma, uomo fidato del Principe.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Egli era un esperto dell’elaborato Cerimoniale della Chiesa cattolica Romana, l’Esperto del Cerimoniale del Principe delle Tenebre e del Fuoco, prelato dal volto di pietra e dalla lingua biforcuta.</div><div style="text-align: justify;">Il fine di ogni Cerimoniale, come lui ben sapeva, era quello di venerare “l’abominio della desolazione”.</div><div style="text-align: justify;">Ma i fini ultimi erano quelli di assicurare che si compisse l’Ascesa del Principe nella Cittadella come una forza ineluttabile.</div><div style="text-align: justify;">Il Guardiano affrontò di petto il problema della sicurezza. Gli elementi non appariscenti come il Pentagramma, le candele nere e i drappeggi, adatti all’occasione, potevano anche essere utilizzati nel Cerimoniale di Roma. Ma altre Rubriche, come il Contenitore di Ossa e il Frastuono Rituale, ad esempio, o le Bestie sacrificali e la Vittima, avrebbero dato troppo nell’occhio. Avrebbero dovuto compiersi una Intronizzazione Parallela e una Concelebrazione con gli stessi effetti da un Confratello in una Cappella Satellite Autorizzata.</div><div style="text-align: justify;">Una volta trovati tutti i partecipanti in entrambe le Cappelle e individuati gli elementi necessari alla Cerimonia nella Cappella Romana, allora l’Evento si sarebbe svolto nella sua pienezza nell’area interessata. Erano necessari un’unanimità di cuori, un’unità d’intenti e una perfetta sincronia di parole e gesti tra la Cappella Satellite e la Cappella Madre. Le volontà e le menti dei Partecipanti dovevano concentrarsi per raggiungere lo Scopo del Principe, superando così ogni distanza.</div><div style="text-align: justify;">La scelta della Cappella Satellite è stata piuttosto facile.</div><div style="text-align: justify;">Nel corso degli anni, i fedeli del Principe a Roma avevano sviluppato un’unanimità di spirito impeccabile e una continua unione d’intenti con l’amico del Guardiano, Leo, Vescovo della Cappella nella Carolina del Sud.</div><div style="text-align: justify;">Leo non era il suo vero nome. Era solo un soprannome che lo descriveva. La folta chioma brizzolata sulla sua testa grande sembravano, agli occhi di tutti, la cresta incolta di un leone. Durante i quasi quarant’anni da quando Sua Eccellenza fondò questa Cappella, il seguito e la blasfemia delle sue Cerimonie avevano imposto la sua supremazia in questi riti tanto che la sua Cappella era considerata da tutti come la Cappella Madre degli Stati Uniti.</div><div style="text-align: justify;">Leo fu gratificato dalla scelta della sua Cappella come Cappella satellite e non ci fu nemmeno bisogno di spiegare che il fine ultimo non era quello di uccidere l’organizzazione Cattolico-Romana ma di trasformarla in qualcosa di veramente utile, rendendola omogenea e assimilabile ad un grande ordine mondiale che si fosse occupato esclusivamente di questioni umane con obiettivi prettamente umanistici.</div><div style="text-align: justify;">Come esperti del loro calibro, il Guardiano e il Vescovo americano cominciarono a predisporre il doppio Evento Cerimoniale con una lista di nomi e un inventario di Rubriche.</div><div style="text-align: justify;">La lista dei nomi del Guardiano, che conteneva i nomi dei Partecipanti nella Cappella Romana, era formata dagli uomini più illustri. Uomini di Chiesa di alto livello e laici importanti. Erano Servitori fedeli del Principe in seno alla Cittadella. Alcuni di loro furono selezionati, cooptati, istruiti e promossi nella Falange Romana nel corso degli anni, mentre altri erano rappresentanti della nuova generazione, istruita a portare avanti il volere del Principe per i prossimi decenni. Tutti sapevano che dovevano rimanere inosservati, questo perché la Legge dice: «La Garanzia del Nostro Domani è quella di Far Credere, Oggi, che Noi Non Esistiamo».</div><div style="text-align: justify;">La lista dei Partecipanti di Leo, contenente sia uomini che donne che avevano lasciato il loro segno nella vita corporativa, governativa e sociale, fu proprio come il Guardiano se l’aspettava. Ma la Vittima, una bambina, doveva essere il prezzo degno per la Violazione dell’Innocenza.</div><div style="text-align: justify;">La lista delle Rubriche, richiesta per il Cerimoniale Parallelo, si concentrava soprattutto sugli elementi che non dovevano effettuarsi a Roma. La Cappella Satellite di Leo doveva avere i seguenti oggetti: un set di Fiale contenenti Terra, Aria, Fuoco e Acqua. Il Contenitore di Ossa. I Pilastri Rossi e Neri. Lo Scudo.</div><div style="text-align: justify;">Il problema della sincronia della Cerimonie tra le due Cappelle era familiare a Leo. I fascicoli in carta stampata, irreligiosamente chiamati Messali, sarebbero stati preparati per i Partecipanti di entrambe le Cappelle e, come di consueto, sarebbero stati redatti in impeccabile latino.</div><div style="text-align: justify;">Il Messaggero Cerimoniale avrebbe avuto un collegamento telefonico in modo che i Partecipanti potessero prender parte alla Cerimonia, al momento opportuno.</div><div style="text-align: justify;">Durante l’Evento, il battito del cuore di ciascun Partecipante doveva essere in perfetta sintonia per generare Odio e non amore.</div><div style="text-align: justify;">La gratificazione del Dolore e la Consumazione dovevano essere raggiunti sotto il controllo di Leo, nella Cappella Satellite.</div><div style="text-align: justify;">L’Autorizzazione, le Istruzioni e la Prova, ovvero i momenti culminanti dell’Evento, sarebbero stati diretti invece dal Guardiano, in Vaticano. Infine, se ognuno avesse fatto tutto il necessario nel rispetto della Legge, il Principe avrebbe finalmente Consumato la sua Vendetta più Antica, sconfiggendo il Debole.</div><div style="text-align: justify;">L’Evento dell’Intronizzazione avrebbe creato una perfetta copertura, senza alcun intoppo, per nascondere il Principe all’interno della Chiesa ufficiale della Cittadella Romana. Intronizzato nelle Tenebre, il Principe sarebbe stato in grado di alimentare quella stessa oscurità come non mai. Amici e nemici sarebbero stati colpiti allo stesso modo. L’Oscurità della volontà sarebbe diventata così profonda da oscurare anche l’oggettività ufficiale dell’esistenza della Cittadella: la costante adorazione del Senza Nome. In tempo e alla fine, la Capra avrebbe espulso l’Agnello e sarebbe entrata in Possesso della Cittadella.</div><div style="text-align: justify;">Il Vescovo Leo era fuori di sé dall’emozione. «L’incompiuto si sarebbe compiuto. Questo sarà l’apice della mia carriera, l’evento culminante del XX secolo!».</div><div style="text-align: justify;">Era notte. Il Guardiano e alcuni Accoliti lavoravano in silenzio per preparare il tutto nella Cappella Madre di San Paolo. Un semicerchio di inginocchiatoi rivolto verso l’Altare. Sull’Altare vi erano cinque candelieri con delle candele nere. Un Pentagramma d’argento era posto sul Tabernacolo ed era coperto da un velo rosso sangue. Un Trono, simbolo del Principe Regnante, era stato posizionato alla sinistra dell’Altare. Le mura, con i fastosi affreschi rappresentanti gli eventi della vita di Gesù e degli apostoli, erano state ricoperte di tessuto nero ricamato d’oro con i simboli della storia del Principe.</div><div style="text-align: justify;">Quando l’Ora era ormai vicina, i fedeli Servitori del Principe, in seno alla Cittadella, cominciarono ad arrivare. La Falange Romana. Tra loro, alcuni tra gli uomini più illustri che si potevano trovare nel Collegio, Gerarchia e burocrazia della Chiesa Cattolica Romana. Tra loro, inoltre, rappresentanti secolari della Falange, di pari importanza dei membri della Gerarchia.</div><div style="text-align: justify;">Come, ad esempio, quell’uomo Prussiano che stava per entrare. Un primissimo campione della nuova razza umana, semmai ce ne fosse stata una. Non ancora quarantenne, era già un uomo importante in certi critici affari internazionali.</div><div style="text-align: justify;">La luce delle candele nere risplendeva sulle lenti degli occhiali con montatura in acciaio e sulla sua testa calva, come fosse stato scelto. Scelto come Delegato Internazionale e Straordinario Detentore del Potere per l’intronizzazione, il Prussiano stava portando una borsa di pelle contenente le Lettere di Autorizzazione e le Istruzioni all’Altare, prima di prendere posto nel semicerchio.</div><div style="text-align: justify;">A circa trenta minuti dalla mezzanotte, tutti gli inginocchiatoi erano occupati dall’attuale raccolto di una Tradizione del Principe, che era stata piantata, nutrita e coltivata in seno alla Cittadella, nel corso di circa ottant’anni.</div><div style="text-align: justify;">La Cappella Satellite, una grande sala che si trova nei sotterranei di una scuola parrocchiale, era stata allestita osservando tutti i dettami delle Regole.</div><div style="text-align: justify;">Prima l’Altare, posizionato sul lato nord della Cappella.</div><div style="text-align: justify;">Sull’Altare, un grande Crocifisso con la testa rivolta a nord. Poco più avanti, il Pentagramma coperto da un velo rosso e ai lati due candele nere. Sopra, una Lampada del santuario rossa, accesa dalla Fiamma Rituale. Sul lato destro dell’Altare, una gabbia; dentro di essa, Flinnie, un cucciolo di sette settimane, sotto effetto di sedativo, per essere pronto al servizio del breve momento della sua utilità al Principe. Dietro l’Altare, ceri d’ebano in attesa di essere illuminati dalla Fiamma rituale.</div><div style="text-align: justify;">Ora le mura sud. Su di una credenza, il Turibolo e il recipiente contenente pezzi di carbone e di incenso. Di fronte alla credenza, i Cuscini Rossi e Neri con sopra lo Scudo del Serpente e la Campanella dell’Eternità. Ora le mura est. C’erano le Fiale contenenti Terra, Aria, Fuoco e Acqua che circondavano una seconda gabbia.</div><div style="text-align: justify;">Nella gabbia, una colomba, inconsapevole del suo destino, come simbolo non solo del Debole Senza Nome, ma anche dell’intera Trinità.</div><div style="text-align: justify;">Il Leggio e il Libro pronti, di fronte alle mura ovest. Il semicerchio formato dagli inginocchiatoi rivolti a nord verso l’Altare. Vicino agli inginocchiatoi, gli Emblemi dell’Entrata: il Contenitore di Ossa sul lato ovest vicino alla porta; la Luna Crescente e la Stella a Cinque Punte con le Punte di Capra rivolte verso l’alto. Sopra ogni sedia, vi era una copia del Messale per l’uso dei Partecipanti.</div><div style="text-align: justify;">I Partecipanti entrarono dalla porta. L’Arciprete e il Fratello Medico avevano già pronta la Vittima. Ancora una mezz’ora e il suo Messaggero Cerimoniale avrebbe cominciato a collegarsi telefonicamente con la Cappella Madre in Vaticano.</div><div style="text-align: justify;">Vi erano requisiti differenti tra le due Cappelle sia per quanto riguarda l’allestimento sia per i Partecipanti.</div><div style="text-align: justify;">Quelli della cappella di San Paolo, tutti uomini, indossavano vesti e fusciacche di rango ecclesiastico o impeccabili vestiti neri di rango secolare. Concentrati su un unico scopo, i loro occhi fissavano l’Altare e il Trono vuoto, sembravano veri fedeli e sembrava rappresentassero il clero più pio di Roma.</div><div style="text-align: justify;">I Partecipanti americani nella Cappella Satellite erano sia uomini che donne, e, invece di sontuosi abiti, essi, una volta arrivati, si toglievano i loro abiti e indossavano l’abito rosso intero, senza cuciture e senza maniche, fino alle ginocchia, col collo a V e aperto davanti, prescritto per il Sacrificio dell’Intronizzazione. Una volta vestiti, i Partecipanti passavano di fronte al Contenitore di Ossa e, da lì,</div><div style="text-align: justify;">ne prendevano un mucchietto e poi prendevano posto in semicerchio sugli inginocchiatoi rivolti verso l’Altare. Dopo che il Contenitore di Ossa fu quasi vuoto e gli inginocchiatoi quasi riempiti, ebbe inizio il Frastuono Rituale, rompendo il silenzio. Allo sbattere incessante delle Ossa, ogni Partecipante iniziò a parlare, a se stesso, al Principe o a nessuno. Non parlavano in modo sommesso, ma in una cadenza rituale inquietante. Il crescente borbottio di preghiere e suppliche e il continuo sbattere delle Ossa svilupparono una sorta di calore controllato. Il suono divenne rabbioso, come in ascesa verso la violenza. Divenne un concerto controllato del caos. Un lamento all’unisono di Odio e Rivolta. Un preludio concentrato della celebrazione dell’Intronizzazione del Principe di questo Mondo in seno alla Cittadella del Debole.</div><div style="text-align: justify;">Leo uscì dallo spogliatoio con passo cadenzato e con indosso le vesti rosso sangue. Per un istante, gli sembrò che tutto fosse finalmente pronto per l’occasione. Il suo Concelebrante, l’Arciprete pelato e occhialuto, già vestito, accese un cero nero come primo segnale che l’Evento stava per iniziare. Aveva poi riempito un ampio Calice d’oro con del vino rosso e l’aveva coperto con un fazzoletto d’oro. Sopra il fazzoletto mise un’enorme ostia bianca di pane azzimo.</div><div style="text-align: justify;">Un terzo uomo, Fratello Medico, era seduto su una panca.</div><div style="text-align: justify;">Vestito come gli altri due Confratelli, teneva una bambina in grembo. Era sua figlia Agnes. Leo la guardava con soddisfazione perché sembrava calma e accondiscendente.</div><div style="text-align: justify;">Indossava un camice largo bianco che le arrivava alle ginocchia.</div><div style="text-align: justify;">E, come il suo cucciolo sull’Altare, fu leggermente sedata per adempiere al ruolo di Vittima sacrificale dei Misteri.</div><div style="text-align: justify;">Consapevole del fatto che la Cappella Madre in Vaticano stava per essere collegata per iniziare il Cerimoniale, Leo fece un cenno col capo all’Arciprete, il quale si sedette vicino a Fratello Medico, prese la povera Agnes e la mise sul suo grembo.</div><div style="text-align: justify;">Giunse l’Ora. Al rintocco della Campana dell’Eternità, tutti i Partecipanti nella Cappella di Leo si alzarono in piedi all’unisono. Messali alla mano, lo sbattere incessante delle Ossa di sottofondo, cominciarono a cantare a squarciagola la profanazione dell’Inno dell’Apostolo Paolo. «Maran Atha! Vieni, Signore! Vieni, Principe! Vieni! Vieni!».</div><div style="text-align: justify;">Gli Accoliti, uomini e donne, ben preparati, si fecero strada dal vestibolo all’Altare. Dietro di loro, Fratello Medico che portava la Vittima all’Altare e la riponeva vicino al Crocifisso. Nell’ombra del Pentagramma velato, i capelli di Agnes che quasi toccavano la gabbia che conteneva il suo piccolo cagnolino. Dopo Medico, in ordine di rango, arrivò l’Arciprete che teneva il cero nero tra le mani e che prendeva posto alla sinistra dell’Altare. Per ultimo, il Vescovo Leo, che portava il Calice e l’Ostia, mentre cantava: «Falla diventare polvere!». Queste furono le ultime parole ell’antico canto sull’Altare, nella Cappella Satellite.</div><div style="text-align: justify;">Il Messaggero Cerimoniale informò la sua Controparte Vaticana che le Invocazioni stavano per cominciare. Un silenzio improvviso avvolse la Cappella Americana. Il Vescovo Leo alzò solennemente il Crocifisso, che stava vicino al corpo di Agnes, lo capovolse contro la parte anteriore dell’Altare e, rivolto alla congregazione, alzò la sua mano sinistra invertendo i segni di benedizione: il dorso della mano verso i Partecipanti; il pollice e le due dita centrali contro il palmo; indice e mignolo alzati ad indicare le corna della Capra. «Invochiamo!».</div><div style="text-align: justify;">In un’atmosfera di oscurità e fuoco, il Capo Celebrante, in ciascuna Cappella, intonò una serie di Invocazioni al Principe. I Partecipanti Cappelle rispondevano in coro.</div><div style="text-align: justify;">Attento ad ogni dettaglio, il Vescovo Leo cominciò a guardare la Vittima. Anche se in uno stato semicosciente, Agnes ancora lottava. Ancora protestava. Ancora sentiva dolore. Ancora pregava con estrema tenacia. Leo rimase esterrefatto e pensò: «Che vittima perfetta. Così gradevole agli occhi del Principe». Senza fermarsi, Leo e il Guardiano proseguirono con le 14 Invocazioni, mentre i Gesti Convenienti che seguivano ogni Risposta divennero un teatro osceno di perversità.</div><div style="text-align: justify;">Alla fine, il Vescovo Leo chiuse la prima parte del Cerimoniale con la Grande Invocazione: «Credo che il Principe di questo Mondo sarà Insediato questa notte nell’Antica Cittadella e, da lì, Egli creerà una Nuova Comunità».</div><div style="text-align: justify;">La Risposta venne immediatamente dopo con voce tonante: «E il Suo Nome sarà la “Chiesa Universale dell’Uomo”».</div><div style="text-align: justify;">Era il momento per il Vescovo Leo di prendere Agnes nelle sue braccia e di portarla all’Altare. Era il momento per l’Arciprete di alzare il Calice con la mano destra e la grande Ostia con la sinistra. Era il momento per Leo di condurre la Preghiera dell’Offertorio, attendendo dopo ciascuna Domanda Rituale la risposta dei Partecipanti, presa dai loro Messali.</div><div style="text-align: justify;">Leo mise Agnes sull’Altare e premette l’indice della sua mano sinistra fino a quando il sangue iniziò a gocciolare dalla piccola ferita.</div><div style="text-align: justify;">Trafitta dal freddo e dal crescere della nausea, Agnes si sentì sollevare dall’Altare, ma senza essere in grado di concentrare il suo sguardo. Sobbalzò all’improvvisa puntura sulla mano sinistra. Riuscì a capire solo alcune parole: “Vittima … Agnes … nata tre volte … Rahab Jericho …”.</div><div style="text-align: justify;">Leo premette l’indice sul sangue di Agnes, lo mostrò ai Partecipanti perché vedessero, e cominciarono i Canti dell’Offertorio.</div><div style="text-align: justify;">«Questo sangue della nostra Vittima è stato versato.</div><div style="text-align: justify;">Perché il nostro servizio al Principe possa essere completo.</div><div style="text-align: justify;">Perché Egli possa regnare supremo nella Casa di Giacobbe. Nella Nuova Terra dell’Eletto».</div><div style="text-align: justify;">Ora era il turno dell’Arciprete. Calice e Ostia ancora alzati, egli diede la Risposta Rituale dell’Offertorio.</div><div style="text-align: justify;">«Ti porto con me, Vittima Pura. Ti porto nel Profano nord. Ti porto al Cospetto del Principe».</div><div style="text-align: justify;">L’Arciprete mise l’Ostia sul petto di Agnes e tenne il Calice con il vino sul suo inguine. Con vicini a sé l’Arciprete e l’Accolito Medico, il Vescovo Leo si mise a guardare il Messaggero Cerimoniale. Una volta rassicurato che il Guardiano dal volto di pietra e la sua Falange Romana erano in perfetta sincronia, egli e i suoi celebranti iniziarono a intonare la Preghiera della Supplica.</div><div style="text-align: justify;">«Ti chiediamo, nostro Signore Lucifero, Principe dell’Oscurità, Raccoglitore di tutte le nostre Vittime, di accettare la nostra offerta, sulla Commissione di tanti Peccati».</div><div style="text-align: justify;">Poi, in perfetta sintonia, il Vescovo e l’Arciprete pronunciarono le parole più sacre della Messa latina. Quando alzarono l’Ostia, recitarono le seguenti parole: «HOC EST ENIM CORPUS MEUM”. Quando alzarono il Calice: «HIC EST ENIM CALIX SANGUINIS MEI, NOVI ET AETERNI TESTAMENTI, MYSTERIUM FIDEI QUI PRO VOBIS ET PRO MULTIS EFFUNDETUR IN REMISSIONEM PECCATORUM. HAEC QUOTIESCUMQUE FECERITIS IN MEI MEMORIAM FACIETIS».</div><div style="text-align: justify;">Immediatamente, i Partecipanti riposero rinnovando il Frastuono Rituale; un diluvio di confusione, una babele di parole e sbattere di Ossa, con gesti sparsi di ogni genere, mentre il Vescovo mangiava un piccolo frammento di Ostia e prendeva un piccolo sorso dal Calice.</div><div style="text-align: justify;">Al segnale di Leo – ancora il Segno della benedizione invertita – il Frastuono Rituale si trasformò in un caos più ordinato nel momento in cui i Partecipanti cominciarono ubbidientemente a formare delle file. Passando accanto all’Altare per ricevere la Comunione – un pezzo d’Ostia e un sorso dal Calice – essi avevano anche l’opportunità di guardare Agnes. Poi, ansiosi di non perdere nemmeno un istante della Violazione Rituale della Vittima, essi tornarono velocemente ai loro posti e guardarono il Vescovo con ammirazione, quando questi concentrò tutta la sua attenzione sulla bambina.</div><div style="text-align: justify;">Agnes provò con tutte le sue forze a liberarsi quando il Vescovo le si avvicinò. Anche in quel momento, Agnes girò il capo come per cercare aiuto, in quel posto spietato. Infatti, non c’era un barlume di speranza per lei. C’era l’Arciprete che aspettava il suo turno per compiere il sacrilegio.</div><div style="text-align: justify;">Suo padre era lì ad aspettare. C’era il fuoco che proveniva dai ceri neri che rifletteva il rosso nei loro occhi. Il fuoco stesso bruciava in quegli occhi. Dentro i loro occhi.</div><div style="text-align: justify;">Fuoco che sarebbe rimasto acceso anche dopo che lo spegnimento delle candele. Un Fuoco che sarebbe bruciato per sempre…</div><div style="text-align: justify;">Leo si rizzò all’Altare, il suo volto coperto di sudore ed eccitato, il suo momento supremo di trionfo personale. Un cenno del capo al Messaggero Cerimoniale al telefono.</div><div style="text-align: justify;">Un momento di pausa. Un cenno del capo di risposta: Roma era pronta.</div><div style="text-align: justify;">«Dal potere conferitomi come Celebrante Parallelo del Sacrificio e come Esecutore Parallelo dell’Intronizzazione, io guido tutti i Partecipanti qui e di Roma ad invocarTi, Principe di tutte le Creature! Nel nome di tutti i qui presenti nella Cappella e di tutti i Fratelli della Cappella di Roma, Ti invoco, o Principe!».</div><div style="text-align: justify;">La seconda Preghiera di Investitura la condusse stavolta l’Arciprete. E disse: «Vieni, prendi possesso della Casa del Nemico. Entra nel palazzo che è stato preparato per Te. Discendi tra i Tuoi Fedeli Servitori, che hanno preparato il Tuo letto, che hanno eretto il Tuo Altare e lo hanno benedetto con infamia».</div><div style="text-align: justify;">Era giusto e adeguato che il Vescovo Leo offrisse l’Ultima Preghiera d’Investitura della Cappella Satellite: «Nel rispetto delle Istruzioni Sacrosante della Vetta della Montagna, nel nome di tutti i Confratelli, ora Ti adoro, Principe delle Tenebre. Con la Stola di tutte la Empietà, io ora pongo nelle Tue mani la Triplice Corona di Pietro, secondo la adamantina volontà di Lucifero, cosicché Tu possa regnare qui, cosicché ci possa essere un’unica Chiesa, una Chiesa Universale, una Vasta e Potente Congregazione fatta di Uomini e Donne, di animali e piante, cosicché il nostro Cosmo possa essere di nuovo uno, immenso e libero».</div><div style="text-align: justify;">Dopo queste ultime preghiere e dopo l’ultimo gesto di Leo, tutti si sedettero. Il Rito passò alla Cappella Madre di Roma.</div><div style="text-align: justify;">L’Intronizzazione del Principe in seno alla Cittadella del Debole era ormai quasi terminata. Rimanevano ancora la Legge di Autorizzazione, la Legge delle Istruzioni e la Prova. Il Guardiano guardò dall’Altare il Delegato Internazionale Prussiano che aveva portato la Borsa di pelle con le Lettere di Autorizzazione e le Istruzioni. Tutti cominciarono a guardarlo quando egli lasciò il suo posto e si diresse verso l’Altare. Prese la borsa in mano, rimosse le carte e lesse la Legge di Autorizzazione con un forte accento: «Come voluto dagli Anziani Sacrosanti e dall’Assemblea, istituisco, autorizzo e riconosco questa Cappella da ora in avanti come la Cappella Interna, presa, posseduta e appropriata da Lui, Colui il quale abbiamo insediato Signore e Comandante del nostro destino umano.</div><div style="text-align: justify;">Chiunque, attraverso questa Cappella Interna, sarà designato e scelto come successore finale dell’Ufficio Papale, dovrà giurare lui stesso e tutti coloro che egli comanderà di essere il volonteroso strumento e collaboratore dei Fondatori della “Casa dell’Uomo sulla Terra” e su tutto il Cosmo dell’Uomo. Dovrà trasformare l’antica Ostilità in Amicizia, Tolleranza e Assimilazione, perché queste saranno applicate ai modelli di nascita, educazione, lavoro, economia, commercio, industria, apprendimento, cultura, modi di vita e dare la vita, morte e come affrontare la morte. Così sarà modellata la “Nuova Era dell’Uomo”».</div><div style="text-align: justify;">Il successivo ordine dei Rituali, la Legge delle Istruzioni, era una promessa solenne di tradimento con la quale ciascun chierico, presente nella Cappella di San Paolo, Cardinale, Vescovo o Monsignore che fosse, avrebbe dissacrato intenzionalmente e deliberatamente il Sacramento dell’Ordine Sacerdotale con cui gli erano stati conferiti grazie e potere.</div><div style="text-align: justify;">Il Delegato Internazionale alzò la mano sinistra. «Voi tutti, avendo udito questa autorizzazione, ora giurate solennemente di accettarla intenzionalmente, inequivocabilmente, immediatamente e senza alcuna riserva?».</div><div style="text-align: justify;">«Lo giuriamo!».</div><div style="text-align: justify;">«Voi tutti giurate solennemente che la vostra amministrazione sarà volta a soddisfare il volere della “Chiesa Universale dell’Uomo?”».</div><div style="text-align: justify;">«Lo giuriamo solennemente!».</div><div style="text-align: justify;">«Voi tutti siete pronti a firmare questa volontà con il vostro stesso sangue, che Lucifero vi punisca se non siete stati fedeli a questa Promessa d’Impegno?».</div><div style="text-align: justify;">«Siamo pronti e disposti!».</div><div style="text-align: justify;">«Voi tutti accettate che, con tale Promessa, trasferirete la vostra Anima dall’Antico Nemico, il Debole Supremo, nelle mani dell’Onnipotente nostro Signore Lucifero?».</div><div style="text-align: justify;">«Lo accettiamo!».</div><div style="text-align: justify;">Poi fu il momento del Rito Finale, la Prova.</div><div style="text-align: justify;">Con i due documenti posti sull’Altare, il Delegato porse la sua mano sinistra al Guardiano. Con uno spillo d’oro, il Guardiano punse il pollice sinistro del Delegato e fece imprimere l’impronta del dito insanguinato sul nome del Delegato scritto sulla Legge di Autorizzazione.</div><div style="text-align: justify;">Subito dopo, fu il turno di tutti gli altri Partecipanti del Vaticano.</div><div style="text-align: justify;">Quando tutti i membri della Falange ebbero soddisfatto quest’ultima richiesta Rituale, una piccola campana d’argento suonò nella Cappella di San Paolo.</div><div style="text-align: justify;">Nella Cappella Americana, la Campanella dell’Eternità suonò tre volte. Din! Don! Dan!</div><div style="text-align: justify;">In ordine di rango i Partecipanti iniziarono ad uscire: prima, gli Accoliti; poi, Fratello Medico, con Agnes tra le braccia; alla fine, l’Arciprete e il Vescovo Leo che continuavano a cantare, mentre si stavano ritirando in sagrestia.</div><div style="text-align: justify;">I membri della Falange Romana uscirono dalla Corte di San Damaso, all’alba della festa dei SS. Pietro e Paolo. Alcuni dei Cardinali e alcuni Vescovi ricambiarono i saluti delle rispettose guardie di sicurezza con un distratto segno di croce di benedizione sacerdotale tracciato in aria, mentre entrarono nelle loro limousine. Dopo poco, le mura della Cappella di San Paolo brillarono di luce, come sempre, con i meravigliosi affreschi e dipinti di Cristo e dell’Apostolo Paolo, il cui nome è stato preso dall’ultimo</div><div style="text-align: justify;">discendente di Pietro».</div></font>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-64957604432874518032020-05-29T07:33:00.002-07:002020-05-29T07:34:51.735-07:00Ricaduti nel totalitarismo. Stavolta, terapeutico<div style="text-align: justify;"><font size="4">Sul blog di Maurizio Blondet (<a href="https://www.maurizioblondet.it/"><b>www.maurizioblondet.it</b></a>) viene postato uno stralcio dal libro di Günther Anders "L’uomo è antiquato".</font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4">Il narcisista collettivo, nel suo trionfo, con l’invasione sociale del suo Io, darà forma al suo proprio totalitarismo: che sarà terapeutico, previde Christopher Lasch (The culture of Narcissism, 1979)</font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-aCUkHq6MCIw/XtEc1Vwu3UI/AAAAAAAABfo/HNREDxVJyIstHbXpXcnLuf96YPolJkd3ACK4BGAsYHg/farisei.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><font size="4"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-aCUkHq6MCIw/XtEc1Vwu3UI/AAAAAAAABfo/HNREDxVJyIstHbXpXcnLuf96YPolJkd3ACK4BGAsYHg/farisei.jpg" /></font></a></div><font size="4">“Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini.</font></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">L’ideale sarebbe quello di formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate.</span></div><div style="text-align: justify;"><font size="4"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4">In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale. Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi.</font></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile e elitario. Il divario tra il popolo e la scienza, che l’informazione destinata al grande pubblico sia anestetizzata da qualsiasi contenuto sovversivo.<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><font size="4">Niente filosofia. Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: si diffonderanno massivamente, attraverso la televisione, divertimenti che lusinghino sempre l’emotività o l’istintivo. Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso. È cosa buona, con chiacchiere e musica incessante, l’impedire lo spirito di pensare.</font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4">Metteremo la sessualità al primo posto degli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio.</font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4">In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana E il modello della libertà.</font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4">Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, che l’unica paura – che dovrà essere mantenuta – sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità.</font></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">L’ uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve esserlo un gregge.</span></div><div style="text-align: justify;"><font size="4"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4">Tutto ciò che permette di far addormentare la sua lucidità è un bene sociale; tutto ciò rischia di causare il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato, combattuto.</font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4"><br /></font></div><div style="text-align: justify;"><font size="4">Ogni dottrina che mette in discussione il sistema </font><span style="font-size: large;">deve prima essere designata come sovversiva e terrorista </span><span style="font-size: large;">e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali.</span></div>Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-85753133867384587242020-05-22T13:28:00.002-07:002020-05-22T13:31:13.566-07:00Il Segreto di Fatima e il Papato: padre Malachi Martin che cosa sapeva?<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Riprendo a parlare della figura di padre Malachi Martin, ex gesuita, che ebbe il privilegio di conoscere integralmente la terza parte del Segreto di Fatima. L'articolo che riporto è tratto dal sito <a href="https://oracolocooperatoresveritatis.wordpress.com/"><b>www.oracolocooperatoresveritatis.wordpress.com</b></a></span></div>
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<span style="font-size: large;">Nei suoi libri padre Malachi Martin raccontò tutto (o quasi) quello che sta accadendo nella Chiesa in questi ultimi anni. Leggere per credere. </span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-071xffTs9zA/Xsg0W6mVdeI/AAAAAAAABfU/aX5viljt-3cjlkYQAHYruvU71wrVnx3LACLcBGAsYHQ/s1600/padre-malachi-martin.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-071xffTs9zA/Xsg0W6mVdeI/AAAAAAAABfU/aX5viljt-3cjlkYQAHYruvU71wrVnx3LACLcBGAsYHQ/s1600/padre-malachi-martin.jpg" /></span></a></div>
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<span style="font-size: large;">Solo pochissimi anni fa sarebbe stato non solo poco probabile, ma pure poco possibile pensare alla rinuncia di un Papa al munus petrino; nonché alla conseguente elezione di un successore – preparata da anni – che avrebbe lentamente, ma inesorabilmente, aperto processi il cui fine è cambiare la Chiesa cattolica dall’interno, omologandola alle comunità protestanti e scendendo a patti e a compromessi con le lobby massoniche del Nuovo Ordine Mondiale.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ebbene, c’è stato invece qualcuno che già dagli inizi degli anni ’90 aveva previsto tutto questo. Stiamo parlando di padre Malachi Brendan Martin (1921-1999), sacerdote ed esorcista irlandese appartenente alla Compagna di Gesù (dalla quale uscì nel 1965), che prestò servizio in Vaticano dal 1958 al 1964 come segretario del cardinale progressista ed ecumenista Agostino Bea.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Fu uno dei pochi uomini al mondo che ebbe il privilegio di leggere – interamente – la terza parte del segreto di Fatima. Vincolato al giuramento di mantenere il segreto, non lo rivelò mai, ma qualcosa lasciò intendere nei suoi libri riguardanti la crisi nella Chiesa cattolica.</span><br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Padre Martin, inoltre, fu il primo – proprio lui, ex gesuita ma sempre fedele a Sant’Ignazio di Loyola – a descrivere la deriva e il tradimento della Compagnia di Gesù in un libro ben documentato intitolato I Gesuiti. Il potere e la segreta missione della Compagnia di Gesù nel mondo in cui fede e politica si scontrano (Sugarco, 1987).</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Stavolta però vogliamo parlarvi di due opere di padre Malachi, mai tradotte in italiano, in cui viene drammaticamente narrato ciò che sta avvenendo nella – e alla – Chiesa anche in questi giorni.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Cominciamo con <u>The Keys of This Blood</u> (Le Chiavi di questo Sangue, Simon & Schuster, 1990), un’analisi geopolitica riguardo ciò che accadrà intorno all’anno 2000 o poco dopo, ovvero l’istituzione di un governo mondiale che poterà a termine il progetto del Nuovo Ordine Mondiale. Padre Martin fa un resoconto di ciò che papa Giovanni Paolo II stava facendo per contrastare il mondialismo, opponendosi al materialismo liberale dell’Ovest e a quello comunista dell’Est. Ma la battaglia dell’allora Romano Pontefice era su due fronti. L’ex padre gesuita infatti spiega che vi era – e vi è ancora – una “super force” progressista nella Gerarchia cattolica fedele non a Cristo, ma al Nuovo Ordine Mondiale, il cui scopo è quello di cambiare il magistero della Chiesa dall’interno con il pretesto delle “riforme” e del dialogo con i “lontani”. Questa “super force” stava lavorando, secondo padre Malachi, per mettere sul Trono di Pietro un cardinale progressista, pur non facendo parte del loro gruppo.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Vi riportiamo alcuni estratti tradotti dal giornalista e scrittore Francesco Colafemmina</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">«[…] Alcuni vescovi e prelati assieme ai loro assistenti hanno elevato se stessi ad anti-Chiesa all’interno della Chiesa. Essi non vogliono abbandonare la Chiesa. Non intendono separarsi. Non intendono scuotere l’unità della Chiesa. Non intendono obliterare la Chiesa, ma cambiarla in base ai loro piani; ed è ad oggi banale nelle loro teste che i loro piani siano inconciliabili con il piano di Dio rivelato fino ai giorni nostri dal successore di Pietro [Giovanni Paolo II, ndt] e dalla sua autorità magisteriale. […] Essi sono convinti di poter riconciliare questa Chiesa e i suoi nemici attraverso un “decente compromesso”, di essere i soli a capire cosa sta accadendo, e di essere i soli a poter assicurare il successo della Chiesa di Cristo compattandola con quella dei leaders mondiali. Ma nella loro devota creazione dell’anti-Chiesa dentro la Chiesa – a partire dal Vaticano fino al livello della vita parrocchiale – hanno alfine minato l’unità della Chiesa […]» (pag. 662).</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">E, purtroppo, i “decenti compromessi” con il mondo, il cui principe è il diavolo (cfr. Gv 12, 31; 14, 30), sono le conseguenze dei peccati contro lo Spirito Santo. Infatti, la “super force” lavora affinché «le precedenti regole di comportamento morale della Chiesa Cattolica Romana riguardo i principi collegati alla vita – concepimento, matrimonio, morte e sessualità – devono essere portati in un fraterno allineamento con le prospettive, i desideri e le pratiche del mondo intero. Altrimenti come potrebbero i membri di questa Chiesa proclamare di essersi aperti ai loro fratelli e sorelle?» (p. 681).</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Padre Martin raccontò che la “super force” progressista era già all’opera per trovare il giusto successore di Giovanni Paolo II. «Tutto sarà messo in atto nel prossimo Conclave da una struttura ecclesiale nella quale hanno lavorato per almeno 25 anni e non hanno fatto nulla per piegare, combattere o solo correggere le aberrazioni dello “spirito del Vaticano II”, ma lo hanno fomentato passivamente (non facendo nulla) o attivamente (perché sposavano lo stesso “spirito del Vaticano II”). Questi cardinali verranno da diocesi nelle quali la vasta maggioranza dei vescovi non conoscerà e non vorrà conoscere nulla di ciò che non gli sembrerà coerente con lo “spirito del Vaticano II”. Le parrocchie e le diocesi dietro di loro saranno già completamente lievitate nello stesso “spirito”. […]» (p.683).</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Che succederà con l’elezione del candidato della “super force”? «I cattolici vedranno allora lo spettacolo di un Papa validamente eletto che separerà l’intero corpo della Chiesa, sciolto dalla sua unità tradizionale e la struttura apostolica orientata al papato che la Chiesa aveva finora creduto di istituzione divina. Il brivido che scuoterà il corpo della Chiesa Cattolica in quei giorni sarà il brivido della sua agonia. Perché le sue pene verranno dal suo interno, orchestrate dai suoi leaders e dai suoi membri. Nessun nemico esterno avrà portato a questa situazione. Molti accetteranno il nuovo regime. Molti resisteranno. Tutti saranno frammentati. […]» (p.684).</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Ciò che padre Malachi Martin non ha potuto scrivere in The Keys of This Blood, lo ha però fatto nel libro di cui stiamo per parlarvi, intitolato <u>Windswept House</u> (La Casa spazzata dal Vento; Main Street Books, 1996). Si tratta di un romanzo, ma il nostro autore ha affermato che il 95% degli eventi nel libro è reale e l’85% dei personaggi sono persone vere.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Tutto avviene nei giorni nostri, ma comincia nel 1963, quando il 29 giugno (solennità dei Santi Pietro e Paolo e giorno scelto per l’incoronazione del nuovo Romano Pontefice, Paolo VI), un gruppo di prelati commette nella Cappella Paolina un orrendo delitto criminale: un rituale satanico in cui, col proprio sangue, giurano fedeltà a Satana e lo incoronano re del Vaticano e s’impegnano a cambiare la Chiesa cattolica dall’interno.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Fanta-religione? Libertà artistica o esagerazioni di un romanziere? Ai più scettici ricordiamo che papa Benedetto XVI, nel 2009, ha riconsacrato la Cappella Paolina a porte chiuse, che fu riaperta al pubblico in quello stesso anno dopo i restauri. E che lo stesso papa Paolo VI, nella famosa omelia del 29 giugno del 1972 (nono anniversario della sua incoronazione), fece scalpore, affermando di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio».</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Nel libro, padre Malachi offre una rappresentazione di prelati di alto rango (cardinali, vescovi e membri della Curia) che, stringendo un’alleanza con le lobby del Nuovo Ordine Mondiale, lavorano per costringere il Papa regnante ad abdicare – ci riusciranno! – in modo che possa essere eletto il loro candidato, ovviamente di orientamento progressista e fedele allo “spirito del concilio”, che cambierà radicalmente la fede cattolica e allineerà l’operato del mondo cattolico all’agenda del Nuovo Ordine Mondiale.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Il Papa del racconto, inoltre, si opporrà totalmente al Nuovo Ordine Mondiale, difendendo col suo magistero la legge morale naturale, nonché cercando di rinvigorire la cristianità cattolica liberalizzando il Vetus Ordo Missae e provando a riformare il Novus Ordo Missae.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">«Al Papa (il Papa Slavo lo definisce padre Martin, pensando ovviamente a Giovanni Paolo II, ndt) viene consegnato un dossier riservato che mette in luce le storture e i veri e propri crimini commessi da tanti chierici nel mondo. Ciò accade mentre monta la pressione mondialista perché la Chiesa, attraverso un pronunciamento magisteriale del Papa, proclami alcuni ripensamenti dell’etica cattolica. Nello stesso tempo il Papa già anziano e malato viene invitato da una cerchia ristretta di Cardinali a dimettersi onde affidare a loro il compito di nominare un Papa più “compiacente” rispetto alle esigenze del “mondo”».</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Padre Malachi, circa 10 anni prima che scoppiasse lo scandalo dei “preti-pedofili”, scriveva che «omosessualità e satanismo erano fra i virus più antichi insinuatisi nel corpo politico della Chiesa. La differenza era adesso data dal fatto che l’attività omosessuale e satanica aveva ottenuto un nuovo status all’interno di quel corpo politico. (…)». Infatti la cosiddetta “lobby gay claricale” è più potente che mai.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Ciò che padre Malachi Martin scrisse in quei due libri, si è avverato tutto (o quasi), tranne che in qualche dettaglio, benché non di poco conto. Il Papa che ha difeso i principi non negoziabili e liberalizzato il Vetus Ordo Missae e che, alla fine ha abdicato, non è Giovanni Paolo II, bensì Benedetto XVI.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Un’altra particolarità vogliamo segnalarvi prima di concludere.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Raccontando del rituale satanico nella Cappella Paolina, padre Martin sostiene che così si compiva una profezia moderna sul satanismo, in cui si sosteneva che l’avvio dell’era di Satana sarebbe cominciata quando un papa avrebbe assunto il nome di Paolo. L’ultimo Paolo – prima di Paolo VI (Giovanni Battista Montini) – fu Camillo Borghese, morto nel 1621. Ebbene, abbiamo fatto numerose ricerche, ma da nessuna parte abbiamo trovato questa profezia. In che modo il nostro autore ne venne a conoscenza?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ribadiamo che padre Malachi Martin è stato uno dei pochi uomini al mondo ad aver letto la terza parte del Segreto di Fatima. </span></div>
Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-74676647079032960312020-05-16T12:42:00.001-07:002020-05-16T12:42:27.572-07:00L'abc della Massoneria<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Un articolo scritto da don Curzio Nitoglia postato sul blog <a href="https://doncurzionitoglia.wordpress.com/"><b>www.doncurzionitoglia.wordpress.com</b></a> da leggere.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Eb8nwKMf-ds/XsBBxd_8aSI/AAAAAAAABfA/2uu9WPy1YUES8Hx6r37Tggsef7-ap9tnACLcBGAsYHQ/s1600/la-massoneria-smascherata-baphomet.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-Eb8nwKMf-ds/XsBBxd_8aSI/AAAAAAAABfA/2uu9WPy1YUES8Hx6r37Tggsef7-ap9tnACLcBGAsYHQ/s1600/la-massoneria-smascherata-baphomet.jpg" /></span></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Sulla massoneria molto è stato scritto. Qui mi limito a porgere al lettore una serie di semplici riflessioni sulla natura e sugli scopi della massoneria raccolte in un articolo riassuntivo a mo’ di abbecedario o sillabario di buon senso e senza grandi pretese per rendere la conoscenza della massoneria accessibile a tutti. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La massoneria è una “contro-chiesa”, ossia un’organizzazione che agisce soprattutto contro Dio e la sua Chiesa. Infatti odiando Dio essa odia anche la creazione di Dio e quindi opera per nuocere all’uomo, che è la creatura più nobile del mondo visibile.<a name='more'></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Nella massoneria vi è una vera e propria avversione verso l’ordine naturale creato da Dio e quindi il tentativo di sovvertirlo e manipolarlo, creando delle situazioni che portano gli uomini alla disperazione. Per esempio all’uso delle droghe, dell’alcol, della musica sfrenata nelle discoteche e poi allo schianto finale, oppure alla crisi economica che riduce milioni di anziani a dover vivere con una pensione che li mantiene sulla soglia della povertà.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Non ci si deve meravigliare che la massoneria vuole il male dell’uomo. Il problema del male ha sempre inquietato gli spiriti umani, S. Agostino lo ha risolto filosoficamente aiutato dalla Rivelazione, dando del male la giusta definizione come “privazione di bene”. Il male non ha una sua entità, ma è una deficienza di bene. Se esiste il bene esiste anche il male, ossia la sua mancanza. Ora l’artefice del bene è Dio e l’uomo può cooperare con Lui per compiere il bene. Satana o il diavolo è l’artefice principale del male. Gli uomini malvagi si mettono col peccato al servizio del diavolo e cooperano (chi più e chi meno) al male. La massoneria è la setta principale che si pone al servizio del diavolo per nuocere all’uomo in odio a Dio, non potendo raggiungere Dio direttamente cerca di farlo indirettamente, ledendo la sua creatura più amata dopo gli Angeli.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La massoneria è un insieme di realtà deviate, che da sempre agiscono nella storia e si sono organizzate ufficialmente a partire dal 1717 per cercare di controllare e indirizzare verso il male e il Maligno gli eventi della storia umana, provocando contrasti, guerre, crisi finanziarie ed economiche, rivoluzioni sociali sanguinose, errori filosofici ed eresie teologiche.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Queste realtà deviate sono organizzate gerarchicamente e agiscono occultamente negli Stati, attraverso l’alta finanza, l’industria bellica e farmaceutica, la politica, l’informazione pubblica, la cultura controllata, la moda, la musica, la droga e l’esoterismo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La finalità specifica di queste azioni è la distruzione del Cristianesimo e della Chiesa di Cristo, inglobate nell’odio generico contro Dio e la sua creazione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Oltre varie cause naturali dei mali che affliggono l’umanità, vi è un ordine prestabilito per creare destabilizzazione, disordine, caos e anarchia nell’umanità. Ecco che inizia a delinearsi la fisionomia della massoneria, senza voler ridurre solo ad essa ogni male.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La massoneria vuole anche distruggere la vera libertà dell’uomo, che è quella di fare il bene ed evitare il male, spingendolo verso quest’ultimo e rendendogli sempre più difficile la pratica del primo.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Siccome “la verità ci farà liberi” la massoneria odia la verità ed è maestra di errore oltre che di empietà. Per mettere in pratica il suo programma la massoneria vuole arrivare ad un’unica dittatura globale, ad un unico governo mondiale, al cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale capace di controllare gli uomini, i popoli, le nazioni e le idee.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Quindi massoneria significa potere assoluto, tirannia universale il quale vorrebbe sorgere sulle ceneri del Cristianesimo, farla finita col regno di Dio e dare inizio al regno dell’uomo, che dovrebbe rimpiazzare Dio stesso.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Vi è anche una massoneria di facciata, quella che si presenta al pubblico come club filantropico e ha delle filiali che non sono esplicitamente massoniche, ma sono l’anticamera della massoneria per reclutare nuovi adepti (Rotary e Lions), ma dietro la facciata vi sono le “retro-logge” o le “logge-segrete” che dirigono occultamente queste filiali messe su apposta per abbindolare le persone che altrimenti mai si invischierebbero con la setta.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I capi delle “retro-logge” sono i registi occulti, i veri alti massoni, che operano e dirigono l’attività essenziale della massoneria per l’edificazione del Nuovo Ordine Mondiale (il Tempio Universale e la Repubblica Universale) e dominare le masse inconsapevoli.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Da queste premesse risulta che l’assetto politico, sociale ed economico del mondo attuale - la cui essenza è il naturalismo, il culto dell’uomo e l’agnosticismo - è diretto dalla massoneria, la quale riesce ad incanalare gli eventi in vista del potere di un piccolo numero di iniziati con la conseguente schiavitù di una moltitudine di persone ignare. Solo gli ingenui possono credere che la storia venga fatta dalle masse e dalle persone comuni che scendono in strada per manifestare o si recano a votare sperando di scegliere chi governerà realmente il Paese.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Il pensiero massonico non resta chiuso nelle logge, ma diventa pratica concreta ed obbligante nella società, mediante le leggi (divorzio, aborto libera droga, matrimoni omosessuali, gender…) che la massoneria impone ai parlamenti, tramite la pressione delle lobby da essa dirette.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">La tattica seguìta dalla massoneria per ottenere il suo scopo è quella di infiltrare in ogni istituzione pubblica, politica, religiosa, militare, giudiziaria, medica i suoi membri, che precedentemente ha osservato, scelto e reclutato per farli lavorare secondo il suo progetto, il quale è la visione relativista e soggettivista della realtà con la conseguente parità ecumenista di tutte le religioni, che segna la fine di esse e specialmente danneggia quella cattolica, la quale è la vera e la non-relativista per eccellenza.</span></div>
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<span style="font-size: large;">L’unico motivo per cui i massoni propongono il “dialogo” con i cattolici è la speranza di annacquare la loro fede, far accettare loro l’opinionismo relativista e far perdere loro la propria identità, trasbordandoli verso l’ecumenismo e il sincretismo, che mettono sullo stesso piano tutte le credenze religiose, la Vera e le false. </span></div>
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<span style="font-size: large;">Le tappe principali grazie alle quali si è formato il relativismo soggettivista a livello nazionale e poi universale sono state tre:</span></div>
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<span style="font-size: large;">1°) Cartesio in filosofia: l’Io pensante crea la realtà;</span></div>
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<span style="font-size: large;">2°) Lutero in religione: l’individuo ha un rapporto diretto con Dio per cui crede ciò che soggettivamente gli conviene e gli aggrada;</span></div>
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<span style="font-size: large;">3°) Rousseau in politica: il potere politico può promulgare delle leggi in contrasto con quella naturale e divina purché soddisfino le esigenze dell’uomo.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Da questi tre princìpi ne seguono conseguenze disastrose: dal punto di vista puramente razionale nulla è più certo, ma tutto è relativo e non esistono più verità, ma solo opinioni soggettive e relative. Se nulla è più certo filosoficamente (Cartesio), ne segue che moralmente (Lutero) l’aborto può essere lecito e che politicamente il governo lo dichiari legge civile (Rousseau).</span></div>
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<span style="font-size: large;">Come si vede si è persa la nozione della realtà oggettiva delle cose, del principio di non-contraddizione (il sì è il sì, il no è il no, il sì non è il no) e della sinderesi morale (il male è il male, il bene è il bene, il male non è il bene, quindi bisogna fare il bene e fuggire il male).</span></div>
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<span style="font-size: large;">Uno dei caposaldi della massoneria è il culto dell’uomo o la sua deificazione da ottenersi secondo l’insegnamento della gnosi mediante la sola azione umana, tramite pratiche esoteriche che portano l’uomo a farsi Dio; tutto ciò prelude alla liberazione dal giogo del “Dio cattivo”, che sarebbe il Dio personale e trascendente dei cristiani. Ecco la liquidazione del Dio trascendente e la auto-deificazione dell’uomo fine della massoneria.</span></div>
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<span style="font-size: large;">La gnosi è una conoscenza magica, segreta o esoterica che pretende di essere salvifica o addirittura divinizzante l’uomo, essa è una sorta di iniziazione all’auto-deificazione, ossia un proseguimento della rivolta di Lucifero, che volle farsi come Dio e fu, invece, precipitato all’inferno, ma continuò a tentare di orgoglio e di rivolta gli uomini come fece nel paradiso terrestre con Eva e Adamo: “eritis sicut dii / sarete come Dei”.</span></div>
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<span style="font-size: large;">La setta massonica si serve di due tappe: solve et coagula (dissolvi e riunisci): prima fa il vuoto, corrodendo e corrompendo tutto ciò che è secondo l’ordine naturale e il piano di Dio, e poi riunifica, sotto una tirannia totalitaria o una dittatura globale, tutto il mondo che è stato reso una tabula rasa e un disordine innaturale panteistico e gnostico ed è pronto per essere dominato mediante le alte logge, con l’instaurazione del Mondialismo, della Globalizzazione e del Nuovo Ordine Mondiale.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Oggi (Concilio Vaticano II e Novus Ordo Missae) in ambiente cattolico la massoneria, dopo aver messo il disordine ed aver sparso il caos quasi dappertutto, cerca di instaurare un ambiente culturale/spirituale che è una vera e propria parodia del sacro, una sorta di spiritualità alla rovescia (Francesco 1° con la sua azione corrosiva e il Novissimus Ordo Missae).</span></div>
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<span style="font-size: large;">Sta per nascere una nuova religione per le masse, una religione evidentemente anticristiana e anticristica, nutrita di naturalismo e sdoganata da Dio. Più che di ateismo si tratta di satanismo o “religione” del demonio.</span></div>
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<span style="font-size: large;">In parole povere questa è la natura ed il fine della massoneria.</span></div>
Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7427978387834013300.post-25410580287830846062020-05-07T13:47:00.001-07:002020-05-07T13:48:07.010-07:00Utili idioti, ancora loro...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-WE2z_JJOiNU/XrRzMRBYw6I/AAAAAAAABew/fDBv62IADBU-EYghqqIm3f_OsDQNwvYCQCLcBGAsYHQ/s1600/05f57bbc7b2937209350a122dc778296--govt-mule-donkeys.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-WE2z_JJOiNU/XrRzMRBYw6I/AAAAAAAABew/fDBv62IADBU-EYghqqIm3f_OsDQNwvYCQCLcBGAsYHQ/s1600/05f57bbc7b2937209350a122dc778296--govt-mule-donkeys.jpg" /></span></a></div>
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<span style="font-size: large;">Joseph Ratinger è tornato “a parlare”. In autunno infatti, a firma di Peter Seewald, uscirà nelle librerie italiane l'opera biografica del papa dimissionario. Ma già da ora in vari siti si trovano in anteprima alcuni suoi pensieri e, come c'era da aspettarsi, ecco partire gli elogi da parte dei cosiddetti “conservatori” o difensori dell'ortodossia cattolica. Come al solito questi tali incensano la figura del papa tedesco per contrapporla a quella del papa argentino: da una parte il vero pontefice della chiesa cattolica (alla fine questo intendono dire), dall'altra l'usurpatore Bergoglio ossia il papa che andrebbe nella direzione opposta a quella del papa emerito. </span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Fa nulla se Ratzinger, come i suoi predecessori conciliari, confermi di appartenere alla teoria del gambero: un passo avanti e due indietro, una parola chiara e due ambigue, un pensiero cattolico e due modernista. </span><br />
<a name='more'></a><span style="font-size: large;">Come sempre questo modo d'essere, questa forma mentis, passa del tutto in secondo piano. </span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Dunque importante è sottolineare soltanto alcuni pensieri dell'Emerito. Non tutti, solo alcuni. </span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Così ad esempio quando parla della minaccia di “ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo”; oppure quando, in relazione al matrimonio omosessuale e all'aborto, condanna la società moderna in quanto “sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale”. O, ancora, quando sostiene che "Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il 'mistero di iniquità' sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità"... </span></div>
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<span style="font-size: large;">Peccato però che il papa tedesco, come è stato riportato, abbia anche rimarcato - e per l'ennesima volta – la profonda vicinanza, umana e spirituale, che lega la sua figura a quella di Papa Francesco. Che fine hanno fatto in questo caso gli orfani adulatori di papa Benedetto XVI che incensa il suo successore? </span></div>
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<span style="font-size: large;">Già in un'intervista rilasciata mesi fa su 7, il settimanale del Corriere della Sera, Ratzinger è stato chiarissimo: "Il Papa è uno, è Francesco”. </span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Anche in quella occasione Papa Benedetto ha indicato Papa Bergoglio quale punto di riferimento per l'intera cattolicità. E anche in quella occasione si è registrato l'imbarazzante silenzio da parte dei sostenitori di Ratzinger che non ne vogliono proprio sapere dell'inconfutabile verità ossia che non vi è differenza sostanziale tra i due pontefici così come non vi è con tutti i papi promotori del Concilio Vaticano II. Sono gli stessi papi che affermano questo! </span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Continuare a gracchiare che il solo Bergoglio rappresenta il punto di rottura con i pontificati precedenti significa contribuire a far entrare acqua nella barca di Pietro per affondarla così come i nemici della Chiesa già stanno facendo dal 1962. </span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Già ho scritto di questi utili idioti (vedi <a href="http://lectiobrevis.blogspot.com/2019/07/utili-idioti.html#more" target="_blank"><b>qui</b></a>) ma ciò che sempre stupisce è la loro ostinazione nel vedere bianco ciò che è nero, la loro incapacità nel mettere a fuoco la realtà, la loro incoerenza di giudizio, la loro distorsione mentale. Quanti danni arrecano questi falsi difensori della Tradizione!</span></div>
Lectio brevishttp://www.blogger.com/profile/04371131169873035280noreply@blogger.com