La fede inquinata da errori

La fede è inquinata da errori

Lo stato del mondo nel quale viviamo oggi, dolorosamente, non è diverso da quello in cui si ridusse l’uomo dopo il peccato. Mai forse come oggi, il mondo è dominato da satana. Anche nelle nazioni, come la nostra, che si chiamano cristiane, regna l’idolatria del peccato, in tutte le sue manifestazioni più turpi. Il mondo, redento dal sacrificio di Gesù Cristo, praticamente lo rinnega e nello svolgimento della vita civile è apostata, in quella della vita religiosa è in profondo decadimento, nonostante la parvenza di attività, che è l’indefettibile vitalità della Chiesa, ma alle quali si mescola non raramente lo spirito del mondo.

La fede è inquinata da errori, e le più pericolose eresie s’insinuano nelle anime sotto l’aspetto di progresso, di critica, di autenticità storica, ecc… I giovani nelle scuole dello stato diventano atei, facile preda del comunismo che cancella dalla loro mente la verità. È un fatto dolorosissimo che i giovani, appena raggiungono il liceo, se non sono ben saldi nella fede e nella morale, decadono fino alla incredulità ed alla immoralità, per colpa di professori scellerati, comunisti e massoni, che si fanno propagandisti di errori. E lo stato non solo lo tollera, ma per insinuazioni settarie dà loro posti di preminenza. Nei Seminari e negli Ordini religiosi, i giovani non sono formati alla santità: langue la pietà, langue la virtù, spira tra essi lo spirito del mondo.

L’arte sacra è in pauroso decadimento, e le immagini sacre che dovrebbero dilatare l’anima nella fede ed il cuore nell’amore, ne diventano la parodia.

Il mondo tutto è sconvolgimento; i delitti raggiungono estremi di perversità che spaventa: l’immoralità giunge a degradazioni che avviliscono, le nazioni sono sconvolte da rivoluzioni che le fanno sanguinare; guerre e voci di guerre, danno un senso di sgomento, nonostante le voci di pace che ipocritamente si levano da quelli che le suscitano e le fomentano.

Noi non esageriamo, accenniamo appena e fugacemente, allo stato nel quale è il mondo moderno, che pure orgogliosamente si gloria di civiltà e di progresso. In tanta desolazione il male maggiore è l’incoscienza. Il mondo non si accorge o non vuole accorgersi dell’abisso nel quale è caduto, ed in quello nel quale sta per cadere.

Don Dolindo Ruotolo

L'avanzata del "nuovo ordine mondiale"

Il mondialismo ha cercato di “dissolvere e coagulare” anche il vicino e medio oriente (Egitto, Libia, Tunisia), ma – arrivato alla Siria (2011) – ha trovato la Russia di Putin a sbarrargli il passo ed infine dopo quasi quattro anni ha dovuto recedere, almeno temporaneamente.

Quanto a Putin occorre sapere che di fronte allo sfacelo dell’Urss (1989) ha capito che il comunismo non poteva salvare la sua Patria come neppure il liberismo transatlantico/europeo e, divenuto Presidente della Russia nel 2000, è corso ai ripari.

Vladimir Putin è nato il 7 ottobre 1952 a San Pietroburgo. Il nonno era cuoco di Lenin e poi di Stalin, il padre sommergibilista nell’armata rossa. Egli è stato membro del Pcus e colonnello del Kgb. Nel 2000 è diventato Presidente della Russia e continua la sua opera ancora oggi, dopo aver risollevato la sua Patria dal fallimento in cui l’avevano gettata il marxismo e Eltsin, che l’aveva svenduta a pochi “oligarchi” e “magnati” quasi tutti israeliti.

In un discorso tenuto il 19 settembre 2013 al Valdai Club Putin ha enunziato il suo nuovo pensiero politico diametralmente opposto al marxismo leninista e al mondialismo israelo/statunitense: “ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica senza ritorno, ma nello stesso tempo non ci ispiriamo al liberalismo occidentalista. […]. Una neo-barbarie morale bussa alle porte e vuol distruggere le Patrie mediante la depravazione morale, soprattutto la parificazione della famiglia tradizionale e naturale con le coppie omosessuali, la perdita di fede in Dio e la credenza in satana. Occorre difendere i valori naturali e tradizionali. […]. Ogni Stato deve avere forze militari, tecnologiche ed economiche, ma quel che conta soprattutto è la forza morale, intellettuale e spirituale dei suoi cittadini. Il tragico passato dell’Urss è stato dovuto soprattutto alla mancanza di valori morali e spirituali. […]. Bisogna tornare alla mentalità della responsabilità verso se stessi, verso la società e il diritto; se non sapremo uscire dalla attuale crisi morale e spirituale non ci risolleveremo”.

Poi Putin è passato alla pratica ed ha legiferato a favore dell’incremento della natalità, contro la pratica dell’aborto, contro la pedo/pornografia via web e contro i matrimoni omosessuali, ha eliminato ogni riferimento ideologico e “liturgico” a Lenin, Stalin e al Pcus.

Naturalmente un uomo così e a capo di una Nazione malgrado tutto ancora potente e forte dà fastidio al “Nuovo Ordine Mondiale” transatlantico e neo/europeistico, che va dagli Usa a Israele passando per l’Europa. Quindi, avendo osato impedire l’invasione statunitense della Siria e poi dell’Iran, deve essere abbattuto. Ecco il perché della rivoluzione ucraina e crimeana, che ha indotto il Presidente statunitense Barac Obama a stanziare 1 miliardo di dollari (3 maggio 2014) a favore delle difese armate dell’Europa orientale ai confini con la Russia e a chiedere all’Europa occidentale di armarsi maggiormente in vista di un eventuale conflitto. La triste realtà è questa: siamo in stato di avan-guerra con la Russia, l’Iran e la Siria, a rimorchio di Netanyahu, Obama e Cameroon.

Naturalmente i mass media politicamente corretti presentano Putin come l’attuale Male assoluto, il nuovo Hitler da abbattere.

Quindi dopo aver tentato invano, tramite i ribelli di al-Qaida foraggiati dall’Arabia Saudita, da Israele e dagli Stati Uniti, di invadere la Siria, il “Nuovo Ordine Mondiale” ha dovuto fermarsi un momento e prendere atto che l’ostacolo da rimuovere è soprattutto la Russia di Putin.

Gordon Duff, un marine veterano del Vietnam e consultato dai Governi della sicurezza, capo-redattore della rivista online New Oriental Outlook, scrive: “in Siria nel 2011 le forze speciali statunitensi, aiutate dal Qatar e dall’Arabia Saudita, da Israele e dalla Giordania, istituirono vari campi d’addestramento e cominciarono un diffuso reclutamento da tutto il mondo integralista musulmano ed hanno messo in piedi al-Qaeda in maniera ben strutturata. Ora al-Qaeda, sostenuta dagli islamisti della Georgia e della Cecenia, va in Ucraina, si affianca al regime filo-europeo di Kiev, ma sempre diretta dalla Cia e dall’MI6”.

Lada Ray, inoltre, ha scritto su Trencast (6 maggio 2014): “L’organizzazione islamista dell’Ucraina, affiliata ad al-Qaeda, ha annunciato che 5.000 mercenari islamisti qaedisti arriveranno in Ucraina dalla Germania, Turchia, Georgia e Azerbaigian”. Oggi (4 giugno 2014) circa 200 paramilitari filorussi sono stati uccisi in Ucraina, che da sola non avrebbe la forza per compiere azioni simili. I siti alternativi parlano di paramilitari polacchi addestrati dalla Cia. La storia delle rivoluzioni primaverili (Egitto, Libia, Tunisia e Siria) continua e si sposta in Ucraina con l’appoggio in pompa magna degli Usa stanziatisi in Europa. Ma ora non ci si trova più davanti a Mubarak, Gheddafi, Ben Alì, occorre fare i conti con la Russia di Putin, che già si è alleata con la Cina.

(Fonte: Don Curzio Nitoglia - doncurzionitoglia.net)

Il laicismo e l'indifferentismo

Il laicismo è un naturalismo politico:
esso sostiene che la società può e deve essere costituita e che può sussistere senza tenere affatto conto di Dio e della religione, senza tener conto di Gesù Cristo, senza riconoscere i diritti di Gesù Cristo a regnare, cioè ad ispirare della sua dottrina tutta la legislazione dell’ordine civile.
Di conseguenza, i laicisti vogliono separare lo Stato dalla Chiesa (lo Stato non favorirà la religione cattolica e non riconoscerà come suoi i principi cattolici) e la Chiesa dallo Stato (la Chiesa sarà ridotta al diritto comune di tutte le associazioni dinanzi allo Stato e la sua autorità divina e la sua missione universale non saranno affatto prese in considerazione).
Si istituirà poi un’istruzione e anche un’educazione «pubblica», talvolta addirittura obbligatoria, e laica, cioè atea. Il laicismo è l’ateismo di Stato tranne il nome! […]


L’indifferentismo proclama indifferente per l’uomo la professione di una o dell’altra religione;
Pio IX condanna questo errore: «l’uomo è libero di abbracciare e di professare la religione che, guidato dalla luce della sua ragione, avrà giudicato vera» (Sillabo, proposizione condannata n. 15); oppure: «gli uomini possono trovare la via della salvezza nel culto di qualunque religione» (n. 16); o ancora: «si deve ben sperare della salvezza eterna di tutti coloro che non si trovano affatto nella vera Chiesa del Cristo» (n. 17).
È facile intuire le radici razionaliste o moderniste di queste proposizioni.
A questo errore si aggiunge l’indifferentismo dello Stato in materia religiosa: lo Stato afferma per principio di non essere capace (agnosticismo) di riconoscere la vera religione come tale e di dover accordare la stessa libertà a tutti i culti.
Acconsentirà eventualmente ad accordare alla religione cattolica una preminenza di fatto, dal momento che è la religione della maggioranza dei cittadini, ma riconoscerla come vera, dichiara, sarebbe voler ristabilire la teocrazia;
in ogni caso, sostiene, domandare allo Stato di giudicare della verità o della falsità di una religione significherebbe attribuirgli una competenza che questo non ha.
Monsignor Pie (non ancora Cardinale) osò esporre questo profondo errore, insieme alla dottrina cattolica del Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, all’imperatore dei francesi, Napoleone III.
In un colloquio memorabile, con un coraggio tutto apostolico, egli impartì al principe una lezione di diritto cristiano, di quel che si chiama il diritto pubblico della Chiesa. Ed è con tale celebre conversazione che terminerò questo capitolo.
Era il 1856, il 15 marzo, ci dice padre Théotime de Saint Just, dal quale attingo questa citazione (22). All’Imperatore, che si vantava di aver fatto per la religione più della Restaurazione (23) stessa, il Vescovo rispose:
 «È mia premura rendere giustizia alle inclinazioni religiose di Vostra Maestà e so riconoscere, Sire, i servigi che avete reso a Roma e alla Chiesa, in particolare nei primi anni del vostro governo. Forse che la Restaurazione ha fatto più di voi?
Ma lasciatemi aggiungere che né la Restaurazione, né voi, avete fatto per Dio quel che bisognava fare, giacché né l’una né l’altro avete risollevato il suo trono, giacché né l’una né l’altro avete rinnegato i princìpi della Rivoluzione, della quale avete però combattuto le conseguenze pratiche,
giacché il vangelo sociale al quale si ispira lo Stato è ancora la dichiarazione dei diritti dell’uomo, che altro non è, Sire, che la negazione formale dei diritti di Dio.
«Ora, è il diritto di Dio comandare agli Stati come agli individui. Questo è ciò che Nostro Signore è venuto a cercare sulla terra.
Egli deve regnarvi ispirando le leggi, santificando i costumi, illuminando l’insegnamento, dirigendo le opinioni, regolando le azioni sia dei governanti che dei governati. Ovunque Gesù Cristo non esercita questo regno, c’è disordine e decadenza.
«Ebbene, io ho il diritto di dirvi che Egli non regna fra di noi e che la nostra Costituzione non è quella di uno Stato cristiano e cattolico, tutt’altro.
Il nostro diritto pubblico stabilisce sì che la religione cattolica è quella della maggioranza dei francesi, ma aggiunge che gli altri culti hanno diritto ad un’eguale protezione. Ciò non equivale a proclamare che la Costituzione protegge allo stesso modo la verità e l’errore?
Orbene! Sire, sapete quel che Gesù Cristo risponde ai governati che si rendono colpevoli di una tale contraddizione? Gesù Cristo, Re del cielo e della terra, risponde loro: “E anch’io, governanti che vi succedete rovesciandovi a vicenda, anch’io vi accordo un’eguale protezione. Ho accordato questa protezione all’imperatore vostro zio; ho accordato la stessa protezione ai Borboni, la stessa protezione a Luigi Filippo, la stessa protezione alla Repubblica, e anche a voi sarà accordata la medesima protezione”».
L’imperatore interruppe il Vescovo: «Ma dunque voi credete che l’epoca nella quale viviamo implichi questo stato di cose, e che sia giunto il momento di stabilire quel regno esclusivamente religioso che mi chiedete? Non pensate, Monsignore, che ciò significherebbe scatenare tutte le malvagie inclinazioni?».
«Sire, quando i grandi politici come Vostra Maestà mi obiettano che non è giunto il momento, non posso che piegarmi perché non sono un grande politico.
Ma sono Vescovo, e in quanto Vescovo rispondo loro: “Non è venuto per Gesù Cristo il momento di regnare, bene! Allora non è venuto il momento per i governanti di durare”» (24).
 
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 22) Padre Théotime de Saint Just, La Royauté sociale de N.S. Jésus-Christ, d’après le Cardinal Pie, Beauchesne, Paris 1925 (2ª edizione), pp. 117-121.
 23) La Restaurazione designa la restaurazione della monarchia con Luigi XVIII, dopo la Rivoluzione Francese e il Primo Impero. Questa Restaurazione aveva ahimè consacrato il principio liberale della libertà di culti.
 24) Histoire du Cardinal Pie, T. I, L. II, cap. II, pp. 698-699.

(Fonte: Mons. Marcel Lefebvre - Lo hanno detronizzato. Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare)

Nostro Signore Gesù Cristo e il liberalismo

Dopo aver spiegato perché il liberalismo sia una rivolta dell’uomo contro l’ordine naturale concepito dal Creatore, rivolta che culmina nella città individualista, egalitaria e concentrazionaria, mi rimane da mostrarvi come il liberalismo combatta anche l’ordine sovrannaturale che è il disegno della Redenzione, cioè in definitiva come il liberalismo abbia l’obiettivo di distruggere il Regno di Nostro Signore Gesù Cristo, sia sull’individuo che sulla città.
Nei confronti dell’ordine sovrannaturale, il liberalismo proclama due nuove indipendenze che io adesso esporrò.

1) «L’indipendenza della ragione e della scienza nei riguardi della fede: è il razionalismo, per il quale la ragione, giudice sovrano e misura del vero, basta a se stessa e rifiuta ogni dominio esterno».
È quel che si chiama razionalismo.
Il liberalismo vuole qui liberare la ragione dalla fede che ci impone dei dogmi, enunciati in maniera definitiva e ai quali l’intelligenza deve sottomettersi.
La semplice ipotesi che certe verità possano oltrepassare le capacità della ragione è inammissibile. I dogmi debbono dunque essere sottoposti al vaglio della ragione e della scienza, e in maniera costante, dati i progressi scientifici.
I miracoli di Gesù Cristo, il meraviglioso della vita dei santi devono essere reinterpretati, demitificati.
Bisognerà distinguere accuratamente il «Cristo della fede», costruzione della fede degli apostoli e delle comunità primitive, dal «Cristo della storia», che non fu che un semplice uomo.
Ho già spiegato come la Rivoluzione del 1789 si sia compiuta nel segno della dea Ragione. Già sul frontespizio dell’Encyclopédie di Diderot (1751) figurava l’incoronazione della Ragione. Quarant’anni più tardi, la Ragione deificata diventava l’oggetto di un culto religioso pubblico:
«Il 20 brumaio (10 novembre 1793), tre giorni dopo che alcuni preti, col Vescovo metropolitano Gobel in testa, si furono “spretati” davanti all’Assemblea, Chaumette propose di festeggiare solennemente quel giorno in cui “la ragione aveva ripreso il suo impero”. Ci si affrettò a mettere in pratica un’idea così nobile, e venne deciso che il Culto della Ragione sarebbe stato celebrato, in maniera grandiosa, a Parigi, a Notre-Dame, espressamente addobbata grazie alle cure del pittore David. In cima ad una montagna di cartapesta, un piccolo tempio accoglieva una graziosa ballerina, tutta fiera di essere stata promossa Dea Ragione; schiere di fanciulle coronate di fiori cantavano degli inni. Quando la festa ebbe fine, notando che i rappresentanti non erano stati numerosi, si partì in corteo con la Ragione, per rendere visita alla Convenzione nazionale, dove il Presidente abbracciò la dea» (17).
Ma questo razionalismo eccessivamente radicale non piacque a Robespierre. Quando, nel marzo 1794, ebbe annientato gli «esagerati», «Reputò che la sua onnipotenza dovesse fondarsi su basi nobilmente teologiche e che avrebbe coronato la sua opera stabilendo un Culto dell’Essere Supremo di cui egli sarebbe stato il grande sacerdote. Il 18 floreale dell’Anno II (7 maggio 1794) pronunciò un discorso “sui rapporti delle idee religiose e morali con i princìpi repubblicani e sulle feste nazionali”, del quale la Convenzione votò la stampa.
Vi si garantiva che “l’idea dell’Essere supremo e dell’immortalità dell’anima” è un richiamo continuo alla giustizia, e che dunque tale idea è sociale e repubblicana. Il nuovo culto sarebbe stato quello della virtù.
Fu votato un decreto, secondo il quale il popolo francese riconosceva i due assiomi della teologia robespierriana; un’iscrizione che consacrava il fatto sarebbe stata posta sul frontone delle chiese. Seguiva una lista di festività che prendeva due colonne: la prima della lista era quella “dell’Essere supremo e della Natura”; fu deciso che sarebbe stata celebrata il 20 pratile (8 giugno 1794).
E infatti così fu: cominciava nel giardino delle Tuileries, dove un gigantesco rogo divorava tra le fiamme la mostruosa immagine dell’ateismo, mentre Robespierre pronunciava un discorso mistico, poi la folla cantava degli inni di circostanza, e proseguiva con una sfilata sino al Campo di Marte, dove tutti i convenuti seguivano un carro drappeggiato di rosso, tirato da otto buoi, carico di spighe e di foglie, tra le quali troneggiava una statua della Libertà» (18).
I vaneggiamenti stessi del razionalismo, le «variazioni» di questa «religione nei limiti della semplice ragione» (19), dimostrano a sufficienza la loro falsità.

2) «L’indipendenza dell’uomo, della famiglia, della professione, soprattutto dello Stato, nei confronti di Dio, di Gesù Cristo, della Chiesa; dipende dai punti di vista, ed ecco il naturalismo, il laicismo, il latitudinarismo (o indifferentismo) (…) da qui l’apostasia ufficiale del popoli che rifiutano la regalità sociale di Gesù Cristo, che disconoscono l’autorità divina della Chiesa».
llustrerò questi errori con alcuni considerazioni:
Il naturalismo sostiene che l’uomo è limitato alla sfera della natura e che non è per niente destinato da Dio allo stato sovrannaturale.
La verità è tutt’altra: Dio non ha creato l’uomo allo stato di pura natura. Dio ha costituito di primo acchito l’uomo nello stato sovrannaturale:
Dio, afferma il concilio di Trento, aveva costituito il primo uomo «nello stato di santità e di giustizia» (Dz 788).
L’uomo fu destituito dalla grazia santificante in conseguenza del peccato originale, ma la Redenzione mantiene il disegno di Dio: l’uomo rimane destinato all’ordine sovrannaturale.
Essere ridotto all’ordine naturale è per l’uomo uno stato violento che Dio non approva. Ecco quel che insegna il Cardinale Pie, dimostrando che lo stato naturale non è in sé cattivo, ma che è la sua destituzione dall’ordine sovrannaturale ad essere cattiva:
«Voi insegnerete, dunque, che la ragione umana ha una sua facoltà propria e i suoi attributi essenziali; voi insegnerete che la virtù filosofica possiede una bontà morale e intrinseca che Dio non disdegna di remunerare, negli individui e nei popoli, con certe ricompense naturali e temporali, talvolta persino con favori più elevati.
Ma voi insegnerete anche e proverete, con argomenti inseparabili dall’essenza stessa del cristianesimo, che le virtù naturali, che i lumi naturali, non possono condurre l’uomo al suo fine ultimo che è la gloria celeste.
«Voi insegnerete che il dogma è indispensabile, che l’ordine sovrannaturale nel quale l’autore medesimo della nostra natura ci ha costituito, con un atto formale della sua volontà e del suo amore, è obbligatorio e inevitabile;
voi insegnerete che Gesù Cristo non è facoltativo, e che al di fuori della sua legge rivelata non esiste, non esisterà mai il giusto ambiente filosofico e pacifico dove chicchessia, anima elevata o anima volgare, possa trovare il riposo della sua coscienza e la regola della sua vita.
«Voi insegnerete che non importa solamente che l’uomo compia il bene, ma importa che lo compia nel nome della fede, per un impulso soprannaturale, senza il quale i suoi atti non conseguiranno mai l’obiettivo finale che Dio gli ha indicato, cioè la felicità eterna dei cieli… » (20).
Così, nello stato dell’umanità concretamente voluto da Dio, la società non può costituirsi né sussistere al di fuori di Nostro Signore Gesù Cristo: è l’insegnamento di san Paolo:
«È in lui che tutte le cose sono state create, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra (…) tutto è stato creato mediante lui e per lui. Egli è prima di tutte le cose, e tutte le cose sussistono in lui» (Col I, 16s.).
Il disegno di Dio è di «tutto ricapitolare nel Cristo» (Ef I, 10), cioè di ricondurre tutte le cose ad un solo capo, il Cristo.
Papa san Pio X assumerà quale suo motto queste stesse parole di san Paolo: «omnia instaurare in Cristo», tutto instaurare, tutto restaurare nel Cristo: non soltanto la religione, ma la società civile:
«No, Venerabili Fratelli, occorre ricordarlo energicamente in questi tempi di anarchia sociale e intellettuale, in cui ciascuno si pone quale dottore e legislatore;
non si edificherà la società diversamente da come Dio l’ha edificata; non si edificherà la società se la Chiesa non ne pone le basi e non ne dirige i lavori; non si deve inventare la civiltà, né si deve costruire la nuova società tra le nuvole.
Essa è esistita ed esiste; è la civiltà cristiana, è la civiltà cattolica. Non si tratta che di instaurarla, ristabilirla incessantemente sulle sue naturali e divine fondamenta contro i rinascenti attacchi della malsana utopia, della rivolta e dell’empietà:  “Omnia instaurare in Cristo”» (21).
Jean Ousset, nella seconda parte del suo importante libro Pour qu’il règne, dal titolo «Le contestazioni rivolte alla regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo», ha eccellenti pagine sul naturalismo; egli rileva tre categorie di naturalismo:
un «naturalismo aggressivo o nettamente ostentato», che nega l’esistenza stessa del soprannaturale, quello dei razionalisti (vedi sopra);
poi un naturalismo moderato che non nega il soprannaturale ma rifiuta di accordargli il primato, perché ritiene che tutte le religioni siano un’emanazione del senso religioso: si tratta del naturalismo dei modernisti;
infine c’è il naturalismo incoerente, che ammette l’esistenza del soprannaturale e la sua supremazia tutta divina, ma lo considera come «materia facoltativa»: è il naturalismo pratico di molti cristiani pusillanimi.

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17) Daniel Rops, L’Eglise des révolutions, p. 63.
 18) Ibid. e p. 64.
 19) (Opera di Kant, 1793).
20) Cardinale Pie, Vescovo di Poitiers , Œuvres, T. II, pp. 380-381, citato da Jean Ousset, Pour qu’Il règne, p. 117.
21) Lettera sul Sillon Notre charge apostolique, del 25 agosto 1910, PIN 430.


(Fonte: Mons. Marcel Lefebvre - Lo hanno detronizzato. Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare) 

La differenza tra i coraggiosi e i vili

Come il buon soldato non ha paura di combattere, così il buon cristiano non deve aver paura della tentazione. Tutti i soldati sono bravi quando sono all’interno della loro guarnigione: è sul campo di battaglia che si nota la differenza tra i coraggiosi e i vili.

La più grande delle tentazioni è di non averne alcuna. Si potrebbe arrivare a dire che bisogna essere contenti di avere delle tentazioni: è il momento del raccolto spirituale, durante il quale facciamo provviste per il cielo. È come nel tempo della mietitura: ci si leva di buon mattino, ci si dà un gran daffare, ma non ci si lamenta, perché si raccoglie molto.

Il demonio tenta solamente le anime che vogliono uscire da una situazione di peccato e quelle che sono in stato di grazia. Le altre gli appartengono già: non ha alcun bisogno di tentarle.

Se fossimo profondamente compresi della santa presenza di Dio, sarebbe molto facile per noi resistere al nemico. Sarebbe sufficiente il pensiero “Dio ti vede!” per non peccare mai.

C’era una santa che, dopo esser stata tentata, si lamentava con il Signore dicendogli: «Dov’eri dunque, amatissimo Gesù, durante quella tremenda tempesta?». E il Signore: «Ero al centro del tuo cuore e mi rallegravo di vederti combattere».

Un cristiano deve essere sempre pronto alla lotta. Come in tempo di guerra ci sono sempre le sentinelle appostate per vedere se il nemico si avvicina, così anche noi dobbiamo stare sempre in guardia per controllare che il nemico non ci tenda delle trappole e non ci sorprenda…
 
Santo Curato d’Ars