La Messa – e non già la Divina Commedia – è il “poema” veramente “sacro al quale hanno posto mano e cielo e terra”.
Opera dello Spirito Santo, di Cristo e della Chiesa, essa incomincia con un Salmo e finisce con due preghiere di Leone XIII.
L'uomo e l'Uomo-Dio, la Trinità e tutti gli Angeli ne formano l'argomento.
La Consacrazione, che rinnova l'Incarnazione, è il punto culminante di questo immenso mistero.
Opera dello Spirito Santo, di Cristo e della Chiesa, essa incomincia con un Salmo e finisce con due preghiere di Leone XIII.
L'uomo e l'Uomo-Dio, la Trinità e tutti gli Angeli ne formano l'argomento.
La Consacrazione, che rinnova l'Incarnazione, è il punto culminante di questo immenso mistero.
E il Prete n'è, al tempo stesso, il taumaturgo e il poeta.
A un tratto, inesplicabilmente, per mezzo della parola sacerdotale, che ripete la parola divina, il pane e il vino, cambiando natura, diventano Cristo: il Cristo vittima, il Cristo cibo. Allora, noi in Cristo, offriamo Dio a Dio, e noi con Lui.
Se offrissimo solo noi non offriremmo nulla; ma offriamo noi con Lui; innestiamo la nostra morte alla Sua Vita e diventiamo viventi.
“Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo”. E noi mangiamo quel pane che uccide la morte.
L'Infinito penetra, così, nel finito; il finito si dilata, splendendo, nell'Infinito.
Il Creatore, riabbassandosi, eucaristicamente, fino alla creatura, si dà a lei, entra in lei, celebra con essa le nozze.
E il Paradiso è sulla terra, intorno a un piccolo disco bianco, offerto dalle mani di un uomo che, in quel momento, è più grande della Regina degli Angeli.
Tale la sintesi della Messa.
La Chiesa di pietre è la casa delle anime in esilio, che si radunano intorno al loro Salvatore. È fatta a croce. Nel punto d'intersezione delle due linee, che formano la croce, sorge l'altare. Sull'altare si leva ancora la Croce. Le sue dure braccia, che sostennero il Corpo straziato del “Figlio dell'Uomo”, c'invitano alla crocifissione spirituale con Lui. Ciò è necessario perché la Croce si trasformi in aquila e ci strappi a noi stessi per portarci a Dio.
[…] Questo dialogo sublime fra la terra e il Cielo, ripete, soprattutto, liturgicamente, ciò che avvenne nel Cenacolo e sul Calvario.
Il Sacerdote, seguito dall'accolito, si accinge a rinnovare il duplice Mistero. L'accolito rappresenta il popolo. Il Sacerdote, che sulla pianeta (il giogo di Cristo) reca impressa una doppia Croce (la sua e la nostra), sta per salire all'Altare, come già Cristo, portando la Croce, salì sul Golgota.
Ed ora noi, dietro a lui, ci eleveremo in spirito, fin dove il nostro amore pel Verbo Incarnato ci spinga e l'Amore del Verbo Incarnato per noi ci attiri.
Tra poco, sacrificandoci con Cristo, nutrendoci di Cristo, diventando le membra stesse di Cristo, potremo staccarci dalla terra, non essere più esuli, ritrovare la Patria e il Padre.
(DOMENICO GIULIOTTI – Il ponte sul mondo)
A un tratto, inesplicabilmente, per mezzo della parola sacerdotale, che ripete la parola divina, il pane e il vino, cambiando natura, diventano Cristo: il Cristo vittima, il Cristo cibo. Allora, noi in Cristo, offriamo Dio a Dio, e noi con Lui.
Se offrissimo solo noi non offriremmo nulla; ma offriamo noi con Lui; innestiamo la nostra morte alla Sua Vita e diventiamo viventi.
“Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo”. E noi mangiamo quel pane che uccide la morte.
L'Infinito penetra, così, nel finito; il finito si dilata, splendendo, nell'Infinito.
Il Creatore, riabbassandosi, eucaristicamente, fino alla creatura, si dà a lei, entra in lei, celebra con essa le nozze.
E il Paradiso è sulla terra, intorno a un piccolo disco bianco, offerto dalle mani di un uomo che, in quel momento, è più grande della Regina degli Angeli.
Tale la sintesi della Messa.
La Chiesa di pietre è la casa delle anime in esilio, che si radunano intorno al loro Salvatore. È fatta a croce. Nel punto d'intersezione delle due linee, che formano la croce, sorge l'altare. Sull'altare si leva ancora la Croce. Le sue dure braccia, che sostennero il Corpo straziato del “Figlio dell'Uomo”, c'invitano alla crocifissione spirituale con Lui. Ciò è necessario perché la Croce si trasformi in aquila e ci strappi a noi stessi per portarci a Dio.
[…] Questo dialogo sublime fra la terra e il Cielo, ripete, soprattutto, liturgicamente, ciò che avvenne nel Cenacolo e sul Calvario.
Il Sacerdote, seguito dall'accolito, si accinge a rinnovare il duplice Mistero. L'accolito rappresenta il popolo. Il Sacerdote, che sulla pianeta (il giogo di Cristo) reca impressa una doppia Croce (la sua e la nostra), sta per salire all'Altare, come già Cristo, portando la Croce, salì sul Golgota.
Ed ora noi, dietro a lui, ci eleveremo in spirito, fin dove il nostro amore pel Verbo Incarnato ci spinga e l'Amore del Verbo Incarnato per noi ci attiri.
Tra poco, sacrificandoci con Cristo, nutrendoci di Cristo, diventando le membra stesse di Cristo, potremo staccarci dalla terra, non essere più esuli, ritrovare la Patria e il Padre.
(DOMENICO GIULIOTTI – Il ponte sul mondo)