“E Dio non farà giustizia ai suoi eletti, i quali lo invocano giorno e notte, e sarà lento a loro riguardo? Io vi dico che Egli prontamente renderà loro giustizia. Ma quando il Figliuol dell'uomo verrà, troverà ancora fede sulla terra?” (Lc18, 7-8)
In questi tempi di apostasia in cui sono stati inghiottiti gran parte del clero cattolico (e che perciò cattolico non lo è più) e uno sterminato numero di fedeli che sciaguratamente si sono fatti seguaci di pastori privi di Fede, una domanda si presenta costantemente nel cuore di coloro che sono rimasti fedeli a Gesù Cristo, al Suo insegnamento, alla Sua Chiesa: un cristiano, un vero cattolico cristiano, cosa deve fare, come si deve comportare in un contesto del genere quando si hanno di fronte persone, anche amici e parenti, persino sacerdoti, vescovi e cardinali che si oppongono e addirittura contrastano la Verità?
Come si deve reagire quando dinanzi si trovano persone che odiano la Tradizione e perseguitano con ingiurie, calunnie e profonde cattiverie quanti intendono essere fedeli a ciò che la Chiesa ha sempre detto e fatto?
Come si deve reagire quando dinanzi si trovano persone che odiano la Tradizione e perseguitano con ingiurie, calunnie e profonde cattiverie quanti intendono essere fedeli a ciò che la Chiesa ha sempre detto e fatto?
La risposta si trova Gv15, 18-27, dove è lo stesso Gesù che ci dice: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.” Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.”
Da qui la promessa di Nostro Signore che ci chiede di esserGli fedele per essere Suoi testimoni e di avere piena fiducia in Lui poiché ci invierà consolazioni nonostante tutto (Gv 18, 7-11): “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.”
A chi dunque ci perseguiterà, non dovremo rispondere con rabbia o rancore ma con la coerenza nella Fede che è segno distintivo di un vero discepolo di Cristo; dire la verità sempre e comunque, mai venire a patti con l'errore, mai barattare alcunché col demonio, pieno abbandono nella Provvidenza, mai disperare, sempre pregare; come dice il salmista (Sal.85): “I miei nemici vedranno e ne arrossiranno perché Tu, o Signore, mi aiuti e mi conforti”.
In questo tempo particolare poi, in cui siamo costretti a sentire persino bestemmie o pronunce chiaramente contro la dottrina e la morale cattolica, provenienti dal clero di Giuda, spetta ai fedeli di Cristo riparare ad maiorem Dei Gloriam. Come?
Santa Caterina da Siena, nel “Dialogo della Divina Provvidenza” risponde con il dettato di ciò che Dio le ha rivelato:
“La via per giungere a conoscere e gustare perfettamente Me, vita eterna, è che tu non esca mai dal vero conoscimento di te stessa; e se tu ti abbasserai nella valle dell'umiltà, conoscerai Me in te. Da questa conoscenza trarrai quanto ti è necessario.
Nessuna virtù può avere in sé vita, se non dalla carità; l'umiltà poi è balia e nutrice della carità. Nella conoscenza di te stessa ti umilierai, vedendo che tu non esisti per virtù tua, ma il tuo essere viene da Me, che vi ho amati prima che veniste all'esistenza, e che volendovi di nuovo creare alla grazia, per l'amore ineffabile che vi ho portato, vi ho lavato e creato un'altra volta nel Sangue dell'Unigenito mio Figliolo, sparso con tanto fuoco d'amore.
Questo Sangue fa conoscere la verità a colui che s'è levata la nuvola dell'amor proprio col conoscere se stesso, poiché in altro modo non la conoscerebbe. Allora l'anima si accenderà nel conoscimento di Me con un amore ineffabile, per il quale sta in continua pena, che non è tale da affliggere o disseccare l'anima, ché anzi la impingua; ma avendo conosciuto la mia verità, la sua colpa, l'ingratitudine e cecità del suo prossimo, prova pena intollerabile, e si duole appunto perché mi ama; perché se ella non mi amasse, non si dorrebbe.
Subito poi che tu e gli altri miei servi avrete conosciuto nel modo suddetto la mia verità, vi converrà sopportare fino alla morte molte tribolazioni, ingiurie e rimproveri, in parole e a fatti, per gloria e lode del mio nome; e così tu pure porterai e patirai pene.
Tu dunque e gli altri miei servi sopportate con vera pazienza, con dolore della colpa e con amore della virtù, per gloria e lode del mio nome.
Così facendo, io rimetterò, le colpe tue e degli altri mie servi, in maniera tale che le vostre pene saranno sufficienti, per virtù della carità, a ottenere la soddisfazione ed il merito , in voi e negli altri. In voi riceverete il frutto di vita, saranno distrutte le macchie delle vostre ignoranze, ed Io non mi ricorderò più che voi mi offendeste. Agli altri darà il perdono a cagione della vostra carità e affetto, nella misura dovuta alle loro disposizioni.
In particolare perdonerò la colpa e la pena a coloro che si dispongono a ricevere con umiltà e riverenza la dottrina dei miei servi, poiché verranno in questo modo al vero conoscimento di se stessi e alla contrizione dei loro peccati. L'orazione e il desiderio dei miei servi sono il mezzo col quale essi ricevono il frutto della grazia in umiltà: di più o di meno, secondo che vorranno esercitare con virtù la grazia ricevuta. Dico che in generale riceveranno remissione e condonazione dei peccati per il merito dei vostri desideri. Guarda però che la loro ostinazione non sia così grande, da voler esser riprovati da Me, se si disperano, e se spregiano quale Sangue divino che li ha ricomprati con tanta dolcezza.
Che frutto ricevono? Il frutto è che Io li aspetto, costretto dalle orazioni dei miei servi, e do loro luce interiore, e faccio destare in loro il cane della coscienza, e fo loro sentire l'odore della virtù e il diletto della conversazione dei miei servi. Talvolta permetto ancora che il mondo mostri loro quello che è veramente, sentendo patimenti di diverso e vario genere, affinché conoscano la poca fermezza del mondo e levino in alto il desiderio a cercare la patria loro della vita eterna. In questi e altri modi, che l'occhio non è sufficiente a vedere, la lingua a narrare, o il cuore a pensare, tu vedi quante siano le vie e i modi che Io tengo, solo per amore, per ricondurli alla grazia, affinché la mia verità si compia in loro.
A far così sono costretto dalla mia inestimabile carità, colla quale li creai, e dalle orazioni, desideri e dolori dei miei servi, poiché io non posso disprezzare le lacrime, il sudore e la loro umile orazione, che anzi li accetto. Io stesso sono quegli che li faccio amare e dolere del danno delle anime.
Però quei peccatori, in generale, non ricevono condonazione di pena, ma di colpa, perché non sono disposti per parte loro ad accogliere con amore perfetto il mio amore e quello dei miei servi. Né prendono il loro dolore con amarezza e contrizione perfetta della colpa commessa, ma con amore e contrizione imperfetta; perciò non hanno né ricevono la remissione della pena come gli altri, ma solo la remissione della colpa, perché la disposizione necessaria è richiesta dall'una parte e dall'altra, cioè di chi dà, e di chi riceve. Essendo essi imperfetti, ricevono imperfettamente la perfezione dei desideri di coloro che con pena li offrono a me per loro. […] Questi sono coloro che stanno nella carità comune. Se hanno accettato per spirito di penitenza quanto hanno avuto dal Signore, e non hanno fatto resistenza alla clemenza dello Spirito Santo, ricevono vita di grazia ed escono dalla colpa. Se invece, nella loro ignoranza, sono ingrati e sconoscenti verso di me e verso le fatiche dei miei servi, allora quello stesso che era dato per misericordia torna loro in rovina ed in materia di giudizio; non per difetto della misericordia, né di colui che impetrava misericordia per l'ingrato, ma solo per la sua miseria e durezza.”