La massoneria all'attacco della famiglia

Nel corso di queste ultime settimane, stiamo purtroppo assistendo ad un’aggressione senza precedenti alla famiglia, a pochi giorni dalla conclusione del Sinodo sulla famiglia, nel corso del quale si è discusso con toni anche molto accesi tra gli stessi vescovi di questioni molto importanti come le unioni di fatto, anche quelle omosessuali, e la separazione e l’ammissione al sacramento della comunione da parte dei divorziati risposati.
Ma da cosa è attaccata la famiglia? Innanzitutto, si è diffusa nel mondo, in questi ultimi decenni, una concezione relativistica, gnostica, soggettivistica ed edonistica dell’esistenza di chiaro stampo massonico, nella quale si è posto l’uomo al primo posto, togliendo questo ruolo preminente di guida a Dio. Tutto ciò ha prodotto la cosiddetta rivoluzione sessuale, sin dagli anni ’60, i cui effetti si possono riscontrare tristemente ancora oggi, soprattutto nelle mode e nei costumi.
In questi ultimi decenni, è mutato molto anche il ruolo della donna nella famiglia, a causa del cosiddetto movimento femminista di chiara matrice massonica che, propugnando una falsa idea di libertà, ha invece favorito la ribellione della donna al progetto di salvezza di Dio. Nel capitolo quinto della lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini, l’Apostolo afferma risolutamente:


«Fratelli, camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi.
Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito
»
.

Queste splendide parole sono state quindi sovvertite da una falsa concezione di libertà, intesa come libertinaggio ed esasperato individualismo, che invece mira a rendere la donna libera in modo indecoroso per la sua dignità, libera di abortire, di non aver figli o di non averne molti, libera di fare la propria carriera, trascurando inevitabilmente il proprio marito e la propria famiglia. Insomma libera di fare ciò che vuole. Questi profondi cambiamenti hanno indebolito notevolmente il consorzio familiare, esponendolo a questi forti attacchi ai quali stiamo assistendo, con l’aumento dei divorzi, degli aborti, dei metodi contraccettivi, dell’eutanasia e delle unioni di fatto, anche omosessuali.
Nel 1968, la rivista massonica L’Humanisme pubblicò il famoso piano per distruggere la Chiesa Cattolica. In un paragrafo, si citava espressamente questa eloquente affermazione.
«La prima conquista da fare è la conquista della donna, che deve essere liberata dalle catene della Chiesa e della legge. Per abbattere il Cattolicesimo, bisogna cominciare col sopprimere la dignità della donna; la dobbiamo corrompere assieme alla Chiesa. Diffondiamo la pratica del nudo: prima le braccia, poi le gambe, poi tutto il resto. Alla fine la gente andrà in giro nuda o quasi, senza più battere ciglio. E, tolto il pudore, si spegnerà il senso del sacro, s’indebolirà la morale e morirà per asfissia la fede».

Questo diabolico piano, che si sta purtroppo realizzando nella nostra società, trova una significativa conferma in un’importante intervista rilasciata alcuni anni fa dal produttore cinematografico Aron Russo, amico stretto di Nicholas Rockefeller, membro della potentissima dinastia bancaria e finanziaria dei Rockeffeler che fanno parte degli Illuminati, al giornalista Alex Jones.
Russo rispose che erano stati i Rockfeller, con il fattivo contributo di altre logge massoniche, a finanziare e promuovere il movimento femminista per una serie di motivi. Per prima cosa, se la donna lavorava fuori, si poteva tassare anche il suo lavoro, cosa che non si poteva fare se continuava a lavorare in casa; inoltre, in questo modo si potevano togliere i bambini fin dall’infanzia dal controllo della famiglia e metterli sotto il controllo dello Stato, come si può riscontrare in alcune scandalose iniziative assunte in alcuni Paesi europei, come la Francia, in materia di educazione sessuale, con l’allestimento di vere e proprie mostre pornografiche aperte ai bambini di età compresa tra i 9 e i 12 anni.
Inoltre, la diffusione dell’aborto sistematico, collegato all’uso della contraccezione, alla sterilizzazione di massa e ad una capillare cultura della morte, hanno determinato un crollo spaventoso delle nascite in tutti i Paesi, compresa naturalmente l’Italia.

[…] Dopo il recente Sinodo sulla famiglia, tra i tanti pareri illustri che si sono succeduti sulle varie testate nazionali, occorre menzionare quello di mons. Guido Genero, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Udine, la quale ha assunto una posizione forte e coraggiosa sull’accesso alla comunione da parte dei divorziati risposati: «Ogni sacramento presuppone la freschezza del battesimo e della cresima che si acquista con la santa confessione. Anche quello dell’eucarestia. Ciò che troppo spesso si dimentica. E non soltanto da parte di chi compie adulterio, ma anche di chi bestemmia. Il sabato sera, in bar, si oltraggia Dio, la domenica, alla Messa, ci si accosta all’altare. Si compie un doppio peccato. Quindi un separato o un divorziato per comunicarsi ha bisogno, come qualsiasi altro peccatore, di confessarsi e se lo fa vuol dire che è disposto a cambiare vita. Questo che cosa significa? Che deve rinunciare alla convivenza che, molto probabilmente, ha in atto. Lo fa? Bene. Ritorna, da pentito, al primo vincolo, il matrimonio sacramentale (se lo ha celebrato). O ad una situazione di non vincolo. Si pretende invece la comunione, e magari l’eventuale assoluzione nell’eventuale confessione, continuando nella situazione di peccato. Nel corso del Sinodo, si è fatto anche riferimento alla creatività. Sinceramente non capisco che cosa si intenda affermare nello specifico. Nella testimonianza del Vangelo non è possibile essere molto creativi. Gesù, ad esempio, condanna per ben cinque volte l’adulterio. Quindi da un punto di vista sacramentale non sono possibili le mediazioni. Sul piano pastorale, invece, è doverosa la vicinanza con le donne e gli uomini che si trovano in condizioni di sofferenza».

(GIANLUCA MARTON - ilgiudiziocattolico.com)