Siamo giunti alla fine dell’Anno, e come sempre gli uomini festeggiano: fuochi d’artificio, cenoni, balli, tappi di spumante che saltano, lenticchie e zampone, fino a giungere a certi eccessi che il tacere è bello.
A patto di non peccare, non c’è niente di male a fare un po’ di allegria il 31 dicembre, anzi: può essere perfino un modo intelligente per mostrare riconoscenza al Padreterno per averci conservato la vita fino a questo punto della storia. Nelle chiese si canta, giustamente, il Te Deum proprio per rendere grazie alla Provvidenza, prendendo per utile e buono tutto quello che ci è capitato nel corso dell’anno, anche se non tutto è filato come noi avremmo voluto.
[...] La fine di un anno e l’inizio di uno nuovo dovrebbero suggerire un po’ di silenzio e di riflessione. E sono anche convinto che il frastuono dei botti e le luci scintillanti del cenone rappresentino il tentativo dell’uomo di soffocare sul nascere certi pensieri. Pascal fa giustamente notare come anche l’uomo più ricco e più potente del mondo, lasciato in pace per un quarto d’ora, si ritrovi a farsi quelle fastidiose domande sul senso della vita che cerchiamo di evitare riempiendoci l’esistenza di impegni e di occupazioni di vario genere.
A patto di non peccare, non c’è niente di male a fare un po’ di allegria il 31 dicembre, anzi: può essere perfino un modo intelligente per mostrare riconoscenza al Padreterno per averci conservato la vita fino a questo punto della storia. Nelle chiese si canta, giustamente, il Te Deum proprio per rendere grazie alla Provvidenza, prendendo per utile e buono tutto quello che ci è capitato nel corso dell’anno, anche se non tutto è filato come noi avremmo voluto.
[...] La fine di un anno e l’inizio di uno nuovo dovrebbero suggerire un po’ di silenzio e di riflessione. E sono anche convinto che il frastuono dei botti e le luci scintillanti del cenone rappresentino il tentativo dell’uomo di soffocare sul nascere certi pensieri. Pascal fa giustamente notare come anche l’uomo più ricco e più potente del mondo, lasciato in pace per un quarto d’ora, si ritrovi a farsi quelle fastidiose domande sul senso della vita che cerchiamo di evitare riempiendoci l’esistenza di impegni e di occupazioni di vario genere.