Per conservare e difendere la nostra Fede (nell'attuale crisi della Chiesa)

Padre Calmel scriveva: "Ciò che sarà sempre possibile nella Chiesa, cioè che la Chiesa assicurerà sempre, nonostante i tentativi diabolici della nuova Chiesa post-vaticanesca, è questo: tendere alla santità realmente, potersi istruire, in un gruppo reale anche se molto piccolo, sulla dottrina immutabile e soprannaturale, sotto un'autorità reale e conservando la sicurezza che resteranno sempre dei veri sacerdoti e dei Vescovi fedeli, che non avranno dimissionato nelle mani delle commissioni e della collegialità.
Mi sembra che il mezzo per permettere alla battaglia cristiana di raggiungere la sua massima espansione, evitando i conflitti interni e le rivalità esterne, è quello di condurla per piccole unità, che si aiutino se necessario, ma che si rifiutino di far parte di non so quali organizzazioni sistematiche e universali.
In queste varie unità, come una modesta scuola, un umile convento, una confraternita di pietà, un piccolo gruppo di famiglie cristiane, un'organizzazione di pellegrinaggi, l'autorità è reale e indiscussa; il problema del capo praticamente non si pone; l'opera da svolgere è precisa. Si tratta solamente di andare fino in fondo alla propria grazia e alla propria autorità nella piccola sfera della quale si ha certamente la responsabilità, tenendosi uniti, senza grandi organizzazioni amministrative, a coloro che fanno la stessa cosa
". (Breve apologia della Chiesa di sempre) 
p.Elia 

Comunicato della >Corsia dei Servi, 26/08/2016

Non vi è dubbio che a partire dal Concilio Vaticano II un profondo cambiamento si è verificato nella Chiesa cattolica. Quale tipo di cambiamento? L'albero si riconosce dai frutti, come insegna il Vangelo: “Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni”. (Mt 7, 16-18;cfr anche Lc 6, 43-45).

Uno dei frutti di questo cambiamento riguarda l'incontestabile fatto che a partire dal Concilio Vaticano II il cattolico debba sentirsi continuamente messo nella necessità di scegliere tra Verità ed ubbidienza.


Gli esempi si sprecano: il Papa San Pio X condannò il modernismo come “sintesi di tutte le eresie”, ma l'attuale orientamento ecclesiale non cessa di elogiare tale filosofia religiosa che poggia di fatto sulla dottrina dell'agnosticismo; la Chiesa con il Concilio di Trento (dogmatico, mentre il Vaticano II non lo è) ha condannato Lutero definito senza mezzi termini eretico, ma l'attuale orientamento ecclesiale ne tesse gli elogi arrivando a definirlo uomo di profonda religiosità (parole di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI) e una medicina per la Chiesa (Papa Bergoglio); il 1° Comandamento dice: “Non avrai altro Dio fuori di Me” e la Chiesa ha sempre insegnato di rendere a Dio il culto dovuto “in spirito e verità” (Gv 4, 23) perché fuori dalla Chiesa non c'è salvezza, ma l'attuale orientamento ecclesiale dichiara venerabili e strada di accesso a Dio anche le religioni non cristiane (a che sono serviti dunque i tanti missionari del passato, molti dei quali hanno conosciuto il martirio, impegnati a convertire le genti?); la Chiesa ha sempre operato per instaurare la Regalità sociale di Cristo (instaurare omnia in Christo), ma l'attuale orientamento ecclesiale la dissolve proponendo un nuovo ecumenismo che relativizza tutto e porta all'indifferentismo religioso (molti sacerdoti non vestano nemmeno più la talare quasi a volersi confondere nella folla per non farsi riconoscere invece che distinguersi e mostrare anche visivamente, a sorta di richiamo per il mondo, la loro appartenenza a Gesù Cristo e a Lui solo, unico Salvatore)...

Potremmo continuare nell'impressionante lungo elenco di scelte che al cattolico si sono imposte e s'impongono ad ogni passo. Tuttavia un ultimo esempio emblematico è doveroso citare, quello che di per sé riassumerebbe tutti gli altri, perché riguarda il cuore, ossia la centralità della religione cattolica. Si tratta del tesoro più prezioso conservato nella Chiesa: la Santa Messa, Luogo Santo dispensatore di Grazie, cambiata dal Concilio (con l'imposizione del Novus Ordo Missae) e sabotata da menti umane, definita non a caso “un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino, il quale, fissando definitivamente i canoni del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse l’integrità del magistero” (Breve esame critico del Novus Ordo Missæ presentato al Pontefice Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci).

Non c'è dubbio che il problema principale e più drammatico nella Chiesa di oggi è che i fedeli sono privati di coloro che dovrebbero essere i loro pastori, cioè il loro punto di riferimento... Ci stupiamo che non vi sia una reazione generale nella Chiesa davanti a queste nuove tendenze imposte dal nuovo corso conciliare, che non vi siano dei gruppi di vescovi o cardinali che si oppongano pubblicamente a questo scandalo.

Questo dimostra la gravità della situazione e della assoluta pericolosità nell'abbracciare un modus vivendi e un nuovo pensiero (una nuova religione, verrebbe da dire) che prima di tutto disarmano, poi fanno scomparire gli anticorpi, quindi inducono a percorrere una via oscura... Tutto ciò dove conduce? Al Signore? Crediamo proprio di no, il sensus fidei che alberga nel cuore dei fedeli non inganna.

Perciò ritorniamo al concetto iniziale, ai frutti dell'albero. Ci si trova ad una scelta: ubbidire all'autorità disubbidendo però a ciò che la Chiesa ha sempre detto e fatto (che è Verità lasciataci da Gesù e tramandata per mezzo della sua Chiesa), oppure disubbidire all'autorità per ubbidire alla Verità.

Nel profondo del cuore, il sensus fidei ci dice che solo la Verità assicura l'unità col Capo invisibile della Chiesa, che è Cristo. Sappiamo dunque la scelta da fare, la scelta che si deve fare per rimanere cattolici. Ciò comporterà delle conseguenze: i cattolici meglio informati che hanno scelto la Verità, saranno etichettati come “tradizionalisti”, bollati sprezzantemente come “lefebvriani”, accusati di essere incapaci di cogliere non si sa bene che cosa, saranno definiti persino scismatici.

In realtà essi sono consapevoli di non essere scismatici perché non intendono certo costruire una Chiesa per conto proprio; al contrario, resistono all'attuale orientamento ecclesiale appunto per restare nell'unica Chiesa di Cristo. È proprio per continuare a pensare, pregare ed agire nella Chiesa secondo la Chiesa che resistono al nuovo corso ecclesiale nella misura in cui questo tenta di allontanarli, nella dottrina o nella prassi, dalla Fede custodita e trasmessa dalla Chiesa.

Non si può dimenticare che lo Spirito Santo è stato promesso ai successori di Pietro non perché rivelassero una nuova dottrina, ma perché sotto la sua assistenza, custodissero con purezza ed esponessero fedelmente la Rivelazione tramandata per mezzo degli Apostoli, ovvero il Deposito della Fede. Nonostante le reiterate delusioni provocate dal tradimento evidente di gran parte di sacerdoti e religiosi, i cattolici di fatto e non di nome, ancorati alla dottrina e alla prassi tradizionale della Chiesa, resistono alle novità volute, favorite e permesse dall'attuale orientamento ecclesiale credendo, contro ogni umana apparenza, sperando, contro ogni umana speranza, che il disorientamento passerà, perché “portae inferi non praevalebunt”.

La loro santa obiezione di coscienza sembra lacerare l'unità visibile della Chiesa: i cattolici ne soffrono ma sanno di non portarne la responsabilità; soprattutto sanno che non è loro lecito agire diversamente.

Amano la Chiesa e professano fermamente il Primato di Pietro, ben consci di non dover scendere per questo a compromessi su un solo punto di dottrina. Sono pronti ad ubbidire al Papa in quanto agisce da Successore di Pietro, ma sanno che, nell'attuale stato straordinario delle cose, hanno il dovere di resistere anche a lui o a chi per lui “in Nome di Uno più grande di lui”(card. Ch.Journet).

Questo atteggiamento è confortato dall'esempio dei più grandi santi della Chiesa: San Tommaso, Sant'Agostino, Sant'Atanasio, San Roberto Bellarmino, Santa Caterina da Siena... essi insegnano che il pericolo per la fede e lo scandalo pubblico, segnatamente in materia dottrinale, rendono non solo lecito ma anche doveroso il resistere pubblicamente alla gerarchia e allo stesso Pontefice quando aggrediscono le anime o turbano l'ordine civile o tentano di distruggere la Chiesa.

Doveroso perché, con la Fede, è in gioco la salvezza eterna propria e altrui, e con essa la gloria che l'uomo deve al suo Creatore. San Tommaso scrive: “Si noti che quando ci fosse un pericolo per la Fede, i sudditi sarebbero tenuti a rimproverare i loro prelati anche pubblicamente”, e anche: “Non opporsi all'errore significa approvarlo, non difendere la Verità equivale a negarla”.

La Fede, dunque, chiediamo alla Chiesa perché Essa ed Essa sola ci dona la vita eterna. Ma oggi cosa sta accadendo nella Casa del Signore? L'attuale situazione nella Chiesa è chiara: abbiamo a che fare con un relativismo dottrinale e dogmatico, che a sua volta porta ad un relativismo morale e che conduce infine all’accettazione e alla promozione del peccato, dello scandalo. Se le autorità ecclesiastiche sono arrivate a chiamare bene il male, è perché esse hanno incominciato a chiamare verità l’errore.

Si è verificato un cambiamento radicale della maggior parte del clero che si è fatto Giuda Iscariota e perciò intende distruggere tutto ciò che la Chiesa ha sempre detto e fatto fino al Vaticano II, odia e ostacola in tutti i modi la celebrazione della S.Messa di sempre (quella comunemente detta tridentina), osteggia la Tradizione e le sue Sacre Leggi, modifica gravemente la Dottrina autentica di Cristo...

In tempi in cui la Chiesa è ostaggio di uomini vili e cattivi nell'intimo del loro animo, i cattolici dovranno perciò preoccuparsi di conservare la Fede, di custodirla, approfondirla sempre più... Come?

Il consiglio è rivolto ovviamente a tutti i fedeli di buona volontà. In particolare, tutti i confratelli dellaCorsia sono tenuti a dar vita a piccoli gruppi che si incontrino, con scadenze concordate, nella lettura comunitaria di testi e scritti che sul sito della Corsia dei Servi verranno indicati di volta in volta (a breve verrà postato sul sito il primo testo). Si tratta di letture formative che non permetteranno di lasciarsi avvelenare da quanti propagano gravi scandali sia in campo liturgico che dottrinale i quali, sotto i panni di un falso cattolicesimo, inaridiscono lo spirito e l'anima precludendo di scoprire e vivere la vera fede cattolica.

Negli incontri, i confratelli dovranno cercare di dotarsi di un sacerdote cattolico; qualora non fosse possibile si procederà comunque alle letture indicate stabilendo una figura autorevole e di riferimento interna al gruppo che avrà compiti di indirizzare i lavori e, se necessario, raccogliere e inviare determinati quesiti scaturiti dalle letture alla redazione di corsiadeiservi.it che assumerà l'impegno di farli pervenire ad un sacerdote, pubblicando le risposte sul corsiadeiservi.it (o inviandole in forma privata se richiesto).

Il consiglio della Corsia è quello poi di cimentare i gruppi con altre iniziative da concordare con i confratelli (momenti di preghiera comunitaria, gite e pellegrinaggi…) Questi gruppi dovranno imporsi alcuni princìpi ben precisi: l’aiuto vicendevole sia a livello spirituale che materiale (ove e quanto possibile), la sincerità e l’assoluta trasparenza nei rapporti con il prossimo (a maggior ragione tra confratelli) quale segno distintivo dell’appartenenza a Nostro Signore (che ha sempre detto: “Il vostro parlare sia sì sì, no no, il di più viene dal maligno”) e regola della Corsia dei Servi.

Per quanto attiene le relative problematiche, di qualsiasi tipo, richieste, consigli sull'organizzazione degli incontri e quant’altro sia ritenuto necessario, i confratelli scriveranno alla redazione dicorsiadeiservi.it la quale interverrà per risolvere i problemi e indicare le soluzioni. Il sito della Corsia è anche a disposizione per la pubblicazione delle riflessioni emerse nei gruppi e/o ad articoli scritti dai confratelli.

Essere cristiani cattolici, fedeli a Gesù Cristo crocifisso non è cosa facile; spesso è come chiedere dell’eroismo; ma è inammissibile che col pretesto dei “tempi che passano”, del “mondo che si evolve”, delle problematiche in divenire, dell’apparente efficacia, di una maggiore “diffusione”, ci si esponga a sacrificare la Fede, senza la quale non ci si può salvare.

Il richiamo di Nostro Signore è inequivocabile: “Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me disperde” (Mt 12, 30); così come senza possibilità di fraintendimento le parole seguenti: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama” (Gv 14,21).

Dunque i cattolici sanno che la vita è proprio una scelta, la quale implica poi il dovere di manifestarla e viverla fino in fondo. Come fece Maria Santissima, nostra Madre e Protettrice, alla quale continuamente ci affidiamo.

Dobbiamo conservare e difendere la Fede: è il nostro compito. E a coloro che ci attaccheranno, o che semplicemente non capiranno, e a coloro che si chiederanno quando sarà possibile ritrovare la sintonia con l'attuale gerarchia e l'orientamento ecclesiale, rispondiamo con le parole di Mons. Lefebvre, Santo Vescovo, che diceva: «Quando Roma [e chi si professa realmente cattolico, aggiungiamo noi] tornerà ad intronizzare Nostro Signore Gesù Cristo! Noi non possiamo essere d’accordo con coloro che hanno detronizzato Nostro Signore. Il giorno in cui essi incoroneranno nuovamente Nostro Signore Re dei popoli e delle nazioni, non sarà con noi che essi si ricongiungeranno, ma con la Chiesa cattolica nella quale noi siamo rimasti».