Un Papa allarmante. Anche se non siete credenti

Che bravo El Papa. E’ piaciuto al Congresso. Ad Obama. E’ piaciuto all’ONU al completo. A Castro, anzi a tutt’e due i Castro. In Italia piace a tutti: a Scalfari, a Pannella & Bonino, a Bertinotti, ai gay militanti che si aspettano grandi novità da lui. Piace ai valdesi, ai massoni. Piace anche a Marchionne per lo spottone che ha fatto alla Fiat 500.
E’ logico che piaccia a tutti quelli che erano nemici della Chiesa, che la sentivano come ultima istanza antagonista. Ma oggi essa “tace del peccato, dell’errore, del ‘guai a voi’, della redenzione, del giudizio, del fine trascendente: il cristianesimo è ridotto a qualche cosa di appendicolare, di sussidiario, di cooperante”: una Ong, insomma.

Per un cattolico, questo successo mondano è un segno bruttissimo, terminale: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” (Luca 6, 25-26). Ma chi non è credente farebbe male a infischiarsene o rallegrarsene, perché – essendo ogni politica l’emanazione di una teologia, lo si voglia o no – un rovesciamento della teologia cattolica di questa misura, avrà conseguenze anche sulla vostra vita. E conseguenze negative per la libertà stessa, e orribili per un più profondo motivo.

Il clero di Giuda


Nell'introduzione al libro di Michael Davies “La riforma liturgica anglicana” viene in sintesi riportata un'analisi storica su quanto accaduto nell'Inghilterra nel 1509, anno della salita al trono del re Enrico VIII: “L'Inghilterra conosce in quei tempi un'epoca di rinnovamento religioso, malgrado inevitabili abusi qua e là. Poi il demone si impadronisce del cuore del re che per soddisfare i propri istinti lussuriosi si allontana dalla madre Chiesa di Roma. Nel 1559, sotto il regno di sua figlia Elisabetta, quando fu votata la legge d'uniformità, il cattolicesimo è definitivamente distrutto. Una nuova forma di “cristianesimo”, l'anglicanesimo, lo ha rimpiazzato, prima di diffondersi in tutto il mondo anglosassone.

Questo cambiamento in massa di tutto un popolo non ha avuto come causa principale la predicazione di un riformatore, come fu il caso di Lutero in Germania o di Calvino in Svizzera. Esso fu l'abilissima opera dell'arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer. Quest'ultimo, già segretamente protestante, concepì un astuto disegno di modifica radicale della fede del popolo inglese unicamente trasformandone la liturgia. Cranmer stimò che, attraverso la liturgia vissuta ogni giorno, avrebbe raggiunto con più certezza le mentalità che non attraverso qualsiasi discorso. […] S

Card.George: vivere nella società gender sarà per i cattolici come vivere sotto la sharia

Il Cardinale Francis George, già presidente della conferenza episcopale USA, nella sua rubrica pubblicata nel sito diocesano, il 20 Luglio 2014, ha parlato molto chiaramente della pericolosità dell’ideologia gender, prospettando situazioni drammatiche verso chi si oppone ad essa. 
In Italia siamo passati all’offensiva dittatoriale: dagli scranni più alti della politica arrivano le negazioni dell’esistenza del gender, con annesse minacce di ricorrere all’autorità giudiziaria, verso quanti cercano di dimostrarne l’esistenza.
 
Le parole profetiche dell’arcivescovo emerito di Chicago purtroppo si realizzano in Italia, come già è avvenuto negli Stati Uniti, dove la libertà di pensiero e religiosa è fortemente limitata da leggi e disposizioni varate dall’attuale amministrazione politica, come conseguenza del pensiero unico e della cultura liquida in cui la società è precipitata.

Parole di S. Atanasio ai cristiani che soffrivano sotto gli ariani

"Che Dio vi consoli! ... Quello che rattrista ... è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. E' un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica. 
 
Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. 
Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente: Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta - quella che mantiene la sede o chi osserva la fede? 
È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo ... Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. 

Padre Douglas al-Bazi: l'Islam moderato non esiste

Per favore, se c’è qualcuno che ancora pensa che l’Isis non rappresenta l’islam, sappia che ha torto. L’Isis rappresenta l’islam, al cento per cento”. Ha alzato la voce, intervenendo al Meeting di Rimini, padre Douglas al-Bazi, sacerdote cattolico iracheno e parroco a Erbil, formulando – a mo’ di provocazione e con toni duri – un’equazione che ben pochi si erano spinti a sostenere.

Porta sul corpo i segni delle torture subite nove anni fa, quando una banda di jihadisti lo sequestrò per nove giorni, tenendolo bendato e in catene, con il setto nasale fracassato da una ginocchiata: “Per i primi quattro giorni non m’hanno dato neanche da bere. Mi passavano davanti e mi dicevano ‘padre, vuoi dell’acqua?’. Ascoltavano tutto il giorno la lettura del Corano per far sentire ai vicini quanto fossero bravi credenti”. A padre Douglas non appartiene il felpato linguaggio della diplomazia, il perbenismo di gran moda di cui si fa gran uso per non urtare sensibilità varie.

Giubilare o piangere?

Papa Bonifacio VIII promulgò per primo l’Anno Santo, che avrebbe dovuto essere celebrato ogni secolo da un Natale all’altro; ma fu papa Clemente VI ad introdurre la parola Giubileo (in occasione dell’Anno Santo del 1350) da celebrarsi ogni 50 anni. Più tardi i Papi ridussero i termini del Giubileo da 50 a 33 anni (Urbano VI) e poi a soli 25 anni (Paolo II) come si osserva tuttora nel Giubileo ordinario, mentre il Giubileo straordinario o quello particolare possono esser indetti dal Papa anche prima dei 25 anni per un motivo particolare.

Tra i Giubilei straordinari si ricorda specialmente quello, tristemente famoso, indetto da Paolo VI. “Il Papa ha concesso questo Giubileo a ricordo dell’evento del Concilio Vaticano II, a titolo di ringraziamento e per implorare l’aiuto per l’osservanza delle disposizioni conciliari”. Lo stesso ha fatto Francesco I col Giubileo straordinario della Misericordia per festeggiare il 50° anniversario del Vaticano II, ancor più tristo di quello del 1966 poiché dopo 50 anni di post-concilio non ci si può più illudere sui suoi frutti, che son stati “triboli e spine” (come han dovuto riconoscere Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) sino ad arrivare allo sfacelo attuale del 2013-2105.

I disastri del nuovo linguaggio postconciliare

Il verbo dell'uomo è scaturito da un ordine di suprema armonia. È questa un'immutabile e fondamentale conoscenza. Il verbo dell'uomo è scaturito dall'ordine dell'Intelligenza eterna del Creatore. Nessun ricorso ad immagini dell'uomo e della società umana, nel più remoto passato, nessuna analisi dei dati delle lingue e dei linguaggi, nessuna speculazione sui dati della psicologia, detta sperimentale, nessuna ricerca in qualsiasi campo, può alterare questa grande e profonda verità, che è e deve essere sempre alla base di ogni meditazione e di ogni speculazione a proposito della verità, di Dio, dell'uomo e dei suoi eterni destini. Il verbo dell'uomo ha la sua origine nel Verbo di Dio.

Assistiamo, ormai già da tempo, ad un ostinato sforzo per rinnovare la nozione fondamentale della parola e dei rapporti dell'uomo con la sua propria parola e con la parola degli altri. Questo, che lo si voglia o no, conduce dapprima alla negazione o all'oblio dell'origine e della natura del verbo dell'uomo, e poi ineluttabilmente alla distruzione nell'uomo delle fondamentali basi ontologiche della parola umana.

Una ferita al matrimonio cristiano

I due Motu proprio di Papa Francesco Mitis iudex Domins Iesusper la Chiesa latina e Mitis et misericors Jesu per le Chiese orientali, resi noti l’8 settembre 2015, infliggono una grave ferita al matrimonio cristiano.
L’indissolubilità del matrimonio è legge divina e immodificabile di Gesù Cristo. La Chiesa non può “annullare”, nel senso di sciogliere, un matrimonio. Essa può, con una dichiarazione di nullità, verificarne l’inesistenza, dovuta alla mancanza di quei requisiti che ne assicurano la validità. Ciò significa che in un processo canonico la priorità della Chiesa non è l’interesse dei coniugi nell’ottenere la dichiarazione di nullità, ma la verità sulla validità del vincolo matrimoniale.

Pio XII ci ricorda a questo proposito che «nel processo matrimoniale il fine unico è un giudizio conforme alla verità e al diritto, concernente nel processo di nullità la asserita non esistenza del vincolo coniugale» (Allocuzione alla Rota Romana, 2 ottobre 1944). Il fedele può imbrogliare la Chiesa per ottenere la nullità, per esempio attraverso l’uso di testimonianze false, ma la Chiesa non può raggirare Dio e ha il dovere di un accertamento della verità limpido e rigoroso.

Il pericolo del pragmatismo

“Se voi tacerete lo grideranno le pietre” ~ L’insegnamento dell’insigne teologo e Vescovo di Campos monsignor de Castro Mayer

Il 29 settembre 1989 un quotidiano brasiliano intervistò monsignor Antonio de Castro Mayer e gli chiese: “Reputa possibile una riconciliazione con Roma?”.
Il Vescovo di Campos rispose: “Non c’è nessuna opposizione tra noi e la Roma degli Apostoli. Basterebbe che le autorità della Chiesa si riconcilino con la Tradizione infallibile di Roma, che condannino le deviazioni del Concilio Vaticano II e le follie del cosiddetto ‘spirito del Concilio’ e la riconciliazione sarà automatica, ipso facto. […]. Chiedere perdono significherebbe andare contro un preciso dovere di coscienza, sarebbe condannare tutto ciò che ho fatto per il bene della Chiesa e la salvezza delle anime, sarebbe abbandonare la causa per la quale ho lottato, la causa della Tradizione apostolica. […]. La scomunica che mi ha colpito nel 1988 anche se invalida mi rattrista perché mostra lo stato deplorevole in cui si trova l’elemento umano della Chiesa, l’intensità di avversione che i membri della gerarchia nutrono verso ciò che la Chiesa ha sempre fatto”.

L'ateismo come deficienza mentale

Confesso che – in questo volgere di tempi apocalittici che ormai ci travolgono – sentire uno che dichiara: “Io sono ateo” come fosse una prova di superiorità e libertà, mi fa uno strano effetto. Come si può vantarsi di mancare di una facoltà? Di essere privi di una funzione conoscitiva? E’ come se uno dicesse: guarda, adesso ho perso il senso del tatto, quindi – come vedi – posso afferrare ferri roventi, mettere le mani nelle braci, rovesciarmi addosso pentole bollenti… tutte cose che tu, povero idiota, non puoi fare. Tu non sei libero, io sì.

Ora, quello che costui descrive è il Morbo di Hansen, più comunemente noto come lebbra. La lebbra infatti, come affezione neurologica, fa’ perdere il senso del tatto. E’ per questo che i malati di lebbra nel terzo mondo hanno perduto le dita delle mani; hanno sollevato pentole bollenti e ferri roventi senza sentire dolore. Ma almeno, loro, non si sentono supremamente liberi; si sanno sciagurati e malati.