Dopo la fede stiamo perdendo anche la ragione?

Il peccato della Chiesa non sono soltanto le mancanze morali, pur gravi, ma il cedimento alla mentalità del mondo, il tradimento della verità”. Lo ha detto mons. Luigi Negri ad un incontro pubblico a Rimini. “Già dalle discussioni sul preambolo alla costituzione europea, il cristianesimo è stato fatto fuori dalla scena pubblica. Ma questo ragionamento e atteggiamento, apparentemente nobile, entrato anche nella Chiesa cattolica, priva di valore il messaggio cristiano e lo rende debole”, gli ha fatto eco l’ex presidente del Senato Marcello Pera. A richiamare tanta gente (circa 400 persone) un tema che non va per la maggiore nella chiesa francescana: «Dopo la fede stiamo perdendo la ragione?».

[...] Incursioni nell’attualità e riflessioni controcorrente sulla legge sul matrimonio omosessuale, la mancanza di risposta al terrorismo, la tiepidezza nella Chiesa, la crisi antropologica dopo due secoli di distruzione dell’umano. “Nella visione tradizionale («maschio e femmina li creò») ragione e fede coincidono. Adesso non più, viene messo in discussione il dato di natura. Una differenza enorme: ciò che uno gradisce o desidera o crede opportuno conta di più del dato naturale”, ha spiegato Pera. “Un domani che problema ci sarà allora a permettere la poligamia o l’incesto? E’ in atto una guerra fra il relativismo, il laicismo e la nostra tradizione”. Secondo il quale “è la religione del laicismo che adesso ci viene imposta per legge. Ma accettare la legge (il ddl Cirinnà, ndr) significa accettare il pensiero che ci sta dietro, quindi accettare e diffondere il relativismo e l’emarginazione del cristianesimo dalla sfera pubblica”.

[...] Come convivere tra diverse fedi? Alla domanda Pera ha argomentato che “Gesù Cristo non è un saggio o un filosofo, ma rivela la verità: «Ego sum veritas». Non ammette altre verità, anche se ciò non significa discriminare le altre fedi, che vanno accettate però – secondo la fede cristiana – come errori. Già dalle discussioni sul preambolo alla costituzione europea, il cristianesimo è stato fatto fuori dalla scena pubblica. Ma questo ragionamento e atteggiamento, apparentemente nobile, entrato anche nella Chiesa cattolica, priva di valore il messaggio cristiano e lo rende debole. L’identità è come il sesso, maschio o femmina: ce l’hai o non ce l’hai, da una parte o dall’altra. Oggi la Chiesa ti fa quasi sentire in colpa se tu affermi la tua identità. Ci stiamo abituando a non prendere la parola: per favore – ha esortato ironicamente Pera – santità, cardinali, preti di ogni ordine e grado, un po’ più di coraggio!”.

[...] Rispondendo a numerose domande del pubblico, l’ex presidente del Senato ha insistito: “Per dialogare bisogna che ci siano almeno due identità, altrimenti è solo una resa. Noi ci stiamo arrendendo, e più ci arrendiamo più quelli che ci vogliono attaccare ci vogliono male…Quali sono gli attuali valori europei? Cointreau, Pernod, Bistrò, Bataclan… Se non riscopriamo valori forti, l’identità, diventiamo afoni e muti”. 
Il dialogo come resa è una sconfitta, ha detto ancora Marcello Pera: “Si sventa il pericolo pensando che poi l’avversario non ti uccida. Ma è un errore strategico perché poi ti uccidono le stesso, anzi disprezzano questa debolezza. Io preferirei affrontare una battaglia portando una bella bandiera che rappresenta i miei ideali, con i colori giusti. Non bisogna essere tracotanti, ma neppure timorosi. Il dialogo diventa effettivo solo se siamo consapevoli della nostra storia e dei nostri valori”.

(riminiduepuntozero.it)