Da unavox.it riprendo un articolo a firma Belvecchio che ha il pregio di evidenziare alcuni aspetti relativi alla questione se è lecito ad un cattolico criticare o meno ciò che dice e compie il Papa. Sottolineo alcuni passaggi importanti.
p.Elia
p.Elia
A certi cattolici sembra dispiacere che questo papa sia oggetto del fuoco incrociato di zelanti tradizionalisti, di preoccupati conservatori, di perplessi moderati, di stupiti modernisti e perfino di agitati protestanti… insomma di tutti. E forse la preoccupazione di certuni nasce proprio da questa pioggia di richiami critici, piuttosto che dalla preoccupazione di vedersi criticato il Papa. [...]
In realtà, il dramma non sta nelle critiche al Papa o nella leggerezza con cui questi le provoca, sta piuttosto nell’impatto intellettuale e psicologico che i gesti, le azioni e le parole di questo papa producono nell’animo dei fedeli cattolici, insieme con la disposizione d’animo che procurano nei non cattolici.
Detto così sembrerebbe che questo papa abbia un carisma formidabile, in grado di incidere sul sentire del mondo intero; in effetti, però, si tratta solo del fascino dell’orrido, del male, dello scomposto, che oggi costituiscono i nuovi parametri di tendenza e per i quali Francesco/Bergoglio sembra essere tagliato a pennello.
In effetti, quello che dovrebbe preoccupare tanti cattolici non è tanto la “critica al Papa”, quanto il “successo d’opinione” che riscuote Bergoglio. E non c’è bisogno di scomodare i Vangeli per considerare quanto sia un cattivo segno questo plauso del mondo: basta guardarsi intorno e usare un minimo di buon senso per rendersi conto che l’approvazione del mondo in cui oggi viviamo equivale al riconoscimento che le menti e i cuori di coloro che la provocano sono informati dalla vena dissolutoria e dalla perfidia.
Vogliamo dire che Bergoglio è un papa dissolutore e perfido?
Nient’affatto, diciamo semplicemente che è qualcosa di più: un incosciente che promuove ogni sorta di disordine e di scompostezza a tutto beneficio delle mire anticattoliche, antireligiose e contrarie a Dio che informano il Nuovo Ordine Mondiale promotore della dissoluzione dell’uomo e del mondo.
Com’è possibile che accada una cosa del genere? Possibile che Bergoglio non si renda conto di quanto sia scomposta la sua predicazione? Possibile che la grazia di stato che lo assiste, o lo dovrebbe assistere, non trattenga l’effluvio delle sue scompostezze e non addrizzi le direttrici storte su cui si muove?
La prima domanda contiene in sé la risposta: nessuno può accorgersi che sta facendo o dicendo una cosa scomposta quando è convinto che quella cosa è la più composta e la più corretta possibile. Affermare che “non esiste un Dio cattolico” non è un lapsus, ma l’espressione di un profondo convincimento: Bergoglio è convinto che quando si parla di Dio non servono aggettivazioni, talché dire “Dio cattolico” sarebbe scorretto; e questo non perché ritiene che si possa trattare di una tautologia, visto che Dio è di per sé solamente cattolico, ma perché ritiene che Dio non è quello che adorano i cattolici, ma quello che seguono tutti gli uomini del mondo, nelle forme e nei modi più diversi; il “Dio cattolico” sarebbe quindi una forma tra le tante, e pretendere che tale forma sia esclusiva delle altre, secondo Bergoglio è “una sciocchezza”.
Come si vede, non si tratta di miscredenza o di blasfemia, per Bergoglio si tratta di misconoscenza di Dio, di cui ha una concezione talmente umana da riuscire a concepirLo solo come una sorta di proiezione dell’umano, una proiezione nobile, rispettabile, intrisa di sentimento, carica di misericordia, ricolma di amore per l’uomo, ma una proiezione che a partire dall’uomo sale verso il Cielo e vi materializza un essere sentito e pensato a immagine e somiglianza dell’uomo.
L’esatto contrario della realtà.
Ma, si dirà, la grazia di stato non può mancare di aiutare questo successore degli Apostoli che è stato chiamato ad occupare il Soglio di Pietro con l’assistenza dello Spirito Santo, quindi non è possibile dire di Bergoglio tutto il male che si dice, come facciamo noi qui, perché è inevitabile pensare che quello che dice e fa goda dell’assistenza della grazia di stato e dovrà necessariamente contenere l’essenziale del buono e del bene.
Ci limiteremo a ricordare che l’assistenza dello Spirito Santo non agisce come una macchinetta a gettoni, per cui messa la moneta – fatta l’elezione – ecco venir fuori la mercanzia richiesta – il Papa desiderato. No! Non è così che funzionano le cose con lo Spirito Santo: Egli non manca di assistere i fedeli di Cristo, a seconda del loro stato, ma non interferisce con il loro libero arbitrio, giacché Dio pretende fedeli che lo servano con la volontà e l’intelligenza e non automi programmati o teleguidati dallo Spirito Santo.
Ogni fedele deve conquistare il Cielo e se la sua volontà e la sua intelligenza lo muovono in direzione opposta ad esso, egli è libero di sbagliare e di scavarsi la fossa nell’Inferno… che sia un padre di famiglia, che sia un ecclesiastico, che sia un vescovo, che sia un papa.
Lo Spirito Santo agisce, ma è l’uomo che deve acconsentire alla Sua azione, diversamente, lo Spirito Santo non “muove un dito” per cambiare il destino che l’uomo si è scelto.
Ed è inutile dire che Dio vuole che tutti gli uomini si salvino, dimenticando di aggiungere “si salvino da sé”; e non servono approfonditi studi di teologia per capire che le cose stanno così, perché il Figlio di Dio, quando è venuto sulla terra, avrebbe potuto raddrizzare il mondo con lo schiocco delle dita… e invece no!… è morto da uomo per aprire la strada del Cielo agli uomini che l’avevano smarrita, e col suo esempio ha insegnato che è con la volontà e il sacrificio che si conquista il Cielo e non col magico intervento divino che addrizzerebbe tutto, nonostante Egli non faccia mai mancare all’uomo l’aiuto della Sua grazia, che l’uomo però, ancora una volta, deve chiedere e meritare.
Ma allora, si dirà, dove ci conduce papa Bergoglio? [...] Potrebbe e dovrebbe condurci, ma se non lo fa e anzi ci dà il cattivo esempio e predica una dottrina sbagliata, è segno che il Signore nei suoi imperscrutabili disegni permette che sia così, e c’è da ritenere che lo faccia per mettere alla prova i suoi fedeli: che essi dimostrino di voler rimanere tali nonostante un papa scomposto e riprorevole!
In realtà, il dramma non sta nelle critiche al Papa o nella leggerezza con cui questi le provoca, sta piuttosto nell’impatto intellettuale e psicologico che i gesti, le azioni e le parole di questo papa producono nell’animo dei fedeli cattolici, insieme con la disposizione d’animo che procurano nei non cattolici.
Detto così sembrerebbe che questo papa abbia un carisma formidabile, in grado di incidere sul sentire del mondo intero; in effetti, però, si tratta solo del fascino dell’orrido, del male, dello scomposto, che oggi costituiscono i nuovi parametri di tendenza e per i quali Francesco/Bergoglio sembra essere tagliato a pennello.
In effetti, quello che dovrebbe preoccupare tanti cattolici non è tanto la “critica al Papa”, quanto il “successo d’opinione” che riscuote Bergoglio. E non c’è bisogno di scomodare i Vangeli per considerare quanto sia un cattivo segno questo plauso del mondo: basta guardarsi intorno e usare un minimo di buon senso per rendersi conto che l’approvazione del mondo in cui oggi viviamo equivale al riconoscimento che le menti e i cuori di coloro che la provocano sono informati dalla vena dissolutoria e dalla perfidia.
Vogliamo dire che Bergoglio è un papa dissolutore e perfido?
Nient’affatto, diciamo semplicemente che è qualcosa di più: un incosciente che promuove ogni sorta di disordine e di scompostezza a tutto beneficio delle mire anticattoliche, antireligiose e contrarie a Dio che informano il Nuovo Ordine Mondiale promotore della dissoluzione dell’uomo e del mondo.
Com’è possibile che accada una cosa del genere? Possibile che Bergoglio non si renda conto di quanto sia scomposta la sua predicazione? Possibile che la grazia di stato che lo assiste, o lo dovrebbe assistere, non trattenga l’effluvio delle sue scompostezze e non addrizzi le direttrici storte su cui si muove?
La prima domanda contiene in sé la risposta: nessuno può accorgersi che sta facendo o dicendo una cosa scomposta quando è convinto che quella cosa è la più composta e la più corretta possibile. Affermare che “non esiste un Dio cattolico” non è un lapsus, ma l’espressione di un profondo convincimento: Bergoglio è convinto che quando si parla di Dio non servono aggettivazioni, talché dire “Dio cattolico” sarebbe scorretto; e questo non perché ritiene che si possa trattare di una tautologia, visto che Dio è di per sé solamente cattolico, ma perché ritiene che Dio non è quello che adorano i cattolici, ma quello che seguono tutti gli uomini del mondo, nelle forme e nei modi più diversi; il “Dio cattolico” sarebbe quindi una forma tra le tante, e pretendere che tale forma sia esclusiva delle altre, secondo Bergoglio è “una sciocchezza”.
Come si vede, non si tratta di miscredenza o di blasfemia, per Bergoglio si tratta di misconoscenza di Dio, di cui ha una concezione talmente umana da riuscire a concepirLo solo come una sorta di proiezione dell’umano, una proiezione nobile, rispettabile, intrisa di sentimento, carica di misericordia, ricolma di amore per l’uomo, ma una proiezione che a partire dall’uomo sale verso il Cielo e vi materializza un essere sentito e pensato a immagine e somiglianza dell’uomo.
L’esatto contrario della realtà.
Ma, si dirà, la grazia di stato non può mancare di aiutare questo successore degli Apostoli che è stato chiamato ad occupare il Soglio di Pietro con l’assistenza dello Spirito Santo, quindi non è possibile dire di Bergoglio tutto il male che si dice, come facciamo noi qui, perché è inevitabile pensare che quello che dice e fa goda dell’assistenza della grazia di stato e dovrà necessariamente contenere l’essenziale del buono e del bene.
Ci limiteremo a ricordare che l’assistenza dello Spirito Santo non agisce come una macchinetta a gettoni, per cui messa la moneta – fatta l’elezione – ecco venir fuori la mercanzia richiesta – il Papa desiderato. No! Non è così che funzionano le cose con lo Spirito Santo: Egli non manca di assistere i fedeli di Cristo, a seconda del loro stato, ma non interferisce con il loro libero arbitrio, giacché Dio pretende fedeli che lo servano con la volontà e l’intelligenza e non automi programmati o teleguidati dallo Spirito Santo.
Ogni fedele deve conquistare il Cielo e se la sua volontà e la sua intelligenza lo muovono in direzione opposta ad esso, egli è libero di sbagliare e di scavarsi la fossa nell’Inferno… che sia un padre di famiglia, che sia un ecclesiastico, che sia un vescovo, che sia un papa.
Lo Spirito Santo agisce, ma è l’uomo che deve acconsentire alla Sua azione, diversamente, lo Spirito Santo non “muove un dito” per cambiare il destino che l’uomo si è scelto.
Ed è inutile dire che Dio vuole che tutti gli uomini si salvino, dimenticando di aggiungere “si salvino da sé”; e non servono approfonditi studi di teologia per capire che le cose stanno così, perché il Figlio di Dio, quando è venuto sulla terra, avrebbe potuto raddrizzare il mondo con lo schiocco delle dita… e invece no!… è morto da uomo per aprire la strada del Cielo agli uomini che l’avevano smarrita, e col suo esempio ha insegnato che è con la volontà e il sacrificio che si conquista il Cielo e non col magico intervento divino che addrizzerebbe tutto, nonostante Egli non faccia mai mancare all’uomo l’aiuto della Sua grazia, che l’uomo però, ancora una volta, deve chiedere e meritare.
Ma allora, si dirà, dove ci conduce papa Bergoglio? [...] Potrebbe e dovrebbe condurci, ma se non lo fa e anzi ci dà il cattivo esempio e predica una dottrina sbagliata, è segno che il Signore nei suoi imperscrutabili disegni permette che sia così, e c’è da ritenere che lo faccia per mettere alla prova i suoi fedeli: che essi dimostrino di voler rimanere tali nonostante un papa scomposto e riprorevole!
E questo è il segno che stiamo vivendo tempi eccezionali, tempi dove le cose si fanno sempre più difficili e dove la tempra dei fedeli di Cristo viene vagliata col fuoco.
E una delle prove a cui siamo sottoposti è il vaglio della figura che il Signore ha permesso che sedesse indegnamente sul Soglio di Pietro. Se Egli lo ha permesso non possiamo essere noi a stabilire che non è possibile, perché è un fatto: Bergoglio sta a quel posto e noi non possiamo non riconoscere che è così; Bergoglio è il Papa del nostro tempo, non ce n’è un altro, e a lui dobbiamo tutto il rispetto dovuto al Vicario di Cristo, tutto il rispetto dovuto alla funzione che svolge, nonostante lo faccia malamente e disastrosamente… e questo rispetto non va all’uomo, che non ci interessa, ma alla funzione impersonata dall’uomo, perché è così che il Signore ha permesso che sia.
E tale rispetto per la funzione di Vicario di Cristo ci obbliga a preservare la valenza di tale funzione, per quanto ci compete, e a denunciare a voce alta tutte le deviazioni dell’uomo Bergoglio che contraddicono la vera dottrina, sminuiscono quella funzione e danneggiano tutta la Chiesa, mettendo a rischio la salvezza dei fratelli.
Non si tratta di “giudicare il Papa”, che è cosa che non ci compete e che non rientra nelle capacità di molti noi, ma si tratta di vagliare costantemente la rispondenza tra la Tradizione cattolica che ci viene dagli Apostoli e quindi dallo stesso Signore Gesù, e la predicazione e l’insegnamento moderni… e questa è cosa che rientra nelle possibilità di molti fedeli di Cristo e ad essi compete in forza della loro fede e in vista della loro salvezza.
Quando verrà il momento ci verrà chiesto conto anche di questo e non ci saranno scuse per aver taciuto quando avremmo dovuto gridare dai tetti… anche questo è un modo per vivere la nostra fedeltà al Signore Gesù; soprattutto in questi tempi eccezionali nei quali il Signore ha voluto che nascessimo e vivessimo.
E questa eccezionalità dei tempi è come uno spartiacque che separa i tempi normali della Chiesa dai tempi della tribolazione; che separa anche le norme dei tempi normali dalle nuove esigenze dei tempi eccezionali che non permettono più l’utilizzo di quelle norme. E questo lo diciamo perché è questa eccezionalità dei tempi che ci costringe a riprovare i detti e i fatti di Bergoglio, senza la minima esitazione per il fatto che occupa il Soglio di Pietro.
Se i tempi fossero normali sarebbe giusto il richiamo all’ubbidienza al Papa regnante [...] ma i tempi sono eccezionali e il richiamo al dovere di ubbidire al Papa non è più praticabile, pena la disubbidienza a Dio.
E non dobbiamo certo essere noi a ricordare che è nostro dovere ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini; e quindi non saremo noi a ricordare che se Bergoglio predica e agisce come un uomo qualsiasi, è nostro dovere non seguirlo, non ubbidirgli e anzi riprenderlo e contrastarlo, senza alcun bisogno di dire che “non è papa”, perché papa lo è ed è per questo che lo contestiamo a viso aperto, per il bene del Papato, per il bene della Chiesa e per la salvezza delle anime.