Se la misericordia non vale solo per i cattolici tradizionalisti

Una riflessione di Camillo Langone su cosa sia stato l'anno della misericordia (ilgiornale.it). Misericordia per tutti tranne che per chi intende rimanere cattolico... 
p.Elia

Cosa resterà di questo giubileo della misericordia? I bilanci su un periodo che si chiude sono giocoforza malinconici: se è stato buono, perché non tornerà; se è stato cattivo, per l'occasione sprecata.

Io, lo dico subito, sono supermalinconico. Di misericordia, nella Chiesa, personalmente non ne ho notata più del solito. Non mi aspettavo grandi cose (credo nei miracoli ma anche nella loro rarità) e non ne ho viste nemmeno di piccole. Probabilmente è colpa mia: forse dovrei cambiare gli occhiali o forse il mio è uno dei «cuori induriti» di cui Papa Francesco parla spesso: «Il cuore si indurisce quando non ama!». 
Io in verità amavo i frati francescani dell'Immacolata, mi sembravano devotissimi e spiritualissimi e ogni volta che la domenica capitavo a Firenze assistevo nella chiesa di Ognissanti alle loro messe celestiali: purtroppo nel 2013 sono stati commissariati con una durezza da Sant'Uffizio dei bei tempi. L'unica colpa emersa con chiarezza è la loro preferenza per la messa in latino: sarà per tale misfatto che perfino nell'anno misericordioso non sono stati giudicati degni della clemenza che il Papa ha chiesto per i carcerati? In uno degli ultimi Angelus il Santo Padre ha ribadito l'importanza di «una giustizia non esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società». Proprio nei giorni in cui i fraticelli dal consolante saio grigio-azzurro venivano cacciati da Ognissanti e seppelliti vivi in un eremo del Mugello, il più lontano possibile dal consorzio umano. Chissà quando e se li rivedrò.
Nessuna misericordia nemmeno per la Bibbia, durante questo giubileo di misericordia. Né per l'Antico né per il Nuovo Testamento. Il 24 luglio, a Cracovia, monsignore Galantino ha riscritto il libro della Genesi pronunciando un'omelia secondo la quale Dio avrebbe salvato Sodoma. Ma come? E la pioggia di zolfo e di fuoco che ridusse in cenere la città del peccato contronatura? Niente da fare, il segretario generale della Cei pur di compiacere gli omosessualisti ha incenerito la Sacra Scrittura. E dopo non ha chiesto scusa, magari incolpando il vin santo, e nessuno gli ha imposto di fare retromarcia, tant'è vero che l'empia omelia è ancora reperibile sul suo sito. Per lui nessuna azione disciplinare, nessun eremo sperduto.

Davvero poca pietà per il Vangelo, in questi mesi, e chi non ci crede vada a leggersi la «Amoris laetitia». Gesù in Matteo 19 chiede l'indissolubilità del matrimonio e in Matteo 5 che il sì sia sì e il no sia no, eppure nell'esortazione apostolica, laddove si parla di comunione ai divorziati risposati o conviventi, io ho capito «ni». Sarà sempre colpa degli occhiali da cambiare, ovvio, o del solito cuore indurito e devono avercelo di pietra pure i quattro cardinali che, notizia di settimana scorsa, hanno scritto al Papa chiedendo sul punto un minimo di chiarezza. Ottenendo non risposte ma derisione: l'apposita intervista pontificia, rilasciata ad Avvenire, dipinge Burke e Caffarra e gli altri porporati perplessi come dei poveri ottusi, dei vecchi frustrati.

Cosa resterà di questo giubileo della misericordia? Spero non tanto.