Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - seconda parte

Caratteristiche generali del Movimento Teologico

Se il nostro amore per la verità ci rende liberi da ogni pregiudizio e ci pone in armonia con i principi e gli insegnamenti fondamentali derivati dalle fonti della Rivelazione, possiamo discernere alcune caratteristiche generiche del movimento teologico del nostro tempo. 

[...] Appaiono, subito, nel movimento due correnti principali: da una parte, un'attività multipla che tende a conservare, più o meno fedelmente, la dottrina professata dalla Chiesa; dall'altra, un'attività molto perseverante che tende a superare ogni limite ed ogni ostacolo stabilito fino allora dall'insegnamento e dal culto della Chiesa. Da una parte la resistenza più o meno energica, più o meno intelligente, ed anche più o meno giusta, alle nuove tendenze di trasformazione radicale dell'insegnamento e della vita spirituale nella Chiesa; dall'altra, uno sforzo di affrancamento da ogni esigenza di ordine soprannaturale riguardo alla percezione della verità e alla salvezza.

Getsemani. Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo - prima parte

Il testo del cardinale Giuseppe Siri ci aiuterà a comprendere e a farci un'idea chiara, globale, ma al tempo stesso precisa e con sfumature, di quello che si può chiamare «il movimento teologico contemporaneo» ossia quella, chiamiamola così, corrente di pensiero dominante che si respira ovunque nella "chiesa conciliare" e che si rifa a Karl Rahner. 
Dell'opera del card.Siri, a tratti forse un po' complessa per chi non mastica abitualmente di teologia, riporterò degli estratti (con mie sottolineature) per rendere più agevole e comprensibile l'approfondimento, senza ovviamente perdere l'essenza dei concetti e la profondità della spiegazione del Cardinale. 

Criteri fondamentali 

[...] Tutto il problema dell'oggettività pura consiste nel cogliere i riferimenti fondamentali dati dalla Rivelazione e dalla logica sacra. Se non c'è un riferimento fondamentale percettibile e definibile, apportato nell'intelligenza e nella esperienza umana dalla Rivelazione, se non c'è una logica, che esprima nell'uomo l'ordine eterno della Creazione, che sia dunque sacra, ogni problema di oggettività è annullato, ed ogni tentativo di conoscenza è vano. [...] E quando la volontà è libera da ogni influenza che non sia l'amore incondizionato della verità, la logica sacra è vivente e dominatrice nell'intelletto.
Per pensare e parlare in modo giusto e adeguato su ciò che è la teologia, bisogna ritornare a nozioni primarie, a concetti semplici e puri, a principi fondamentali.Questi principi sono conosciuti da tutti, ma è necessario ritornarvi, ed anche spesso, nella nostra vita di pellegrini, nella nostra missione apostolica quotidiana, perché in fondo a tutta questa problematica ansiosa e disordinata, c'è l'oblio, momentaneo o in modo permanente, di quella che è l'origine, l'essenza e la finalità ultima della teologia. 

San Pio X, inascoltato, spiegava come stroncare il modernismo

Ripubblico un articolo tratto dal sito www.sisinono.org poiché si parla di modernismo, ossia il male tremendo che ha infettato le autorità della Chiesa cattolica attuale. Gli insegnamenti di un grande Papa, San Pio X, risuonano oggi più che mai attuali. 

La storia della Chiesa ci insegna che non pochi vescovi, durante il pontificato di papa Sarto, hanno ingenuamente sottovalutato la gravità del pericolo modernista e ne hanno permesso la sopravvivenza. Esso, così, ha continuato a serpeggiare segretamente; poi cautamente è rinato pian piano sotto forma di nouvelle théologie o neomodernismo negli anni Trenta/Quaranta ed è stato condannato energicamente nel 1950 da Pio XII (Enciclica Humani generis); ma, dopo la morte di papa Pacelli, “il modernismo redivivo” ha sfondato senza remore ogni argine con “l’aggiornamento” di Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II.

Infine ha raggiunto, in maniera ostentata, il vertice dell’ultra modernismo con Francesco I, con il quale ci si trova praticamente già nello spirito del “Vaticano III”, auspicato da Rahner, Küng e Schillebeeckx, secondo i quali il Vaticano II si sarebbe fermato a metà strada nella “rivoluzione” della Chiesa.