L'insegnamento del mio amico mons. Billy Stangsby

“Perché un prete cattolico guida una macchina che costa quello che costa?” disse Billy.
Non lo so. Perché?”.
“Perché gliel'ha data la mamma”.
Non devi giustificarti di fronte a me”.
“Sto cercando di giustificarmi di fronte a me”.
Ti vergogni della macchina?”.
“Me ne vergogno e ne sono invaghito. È la terza che la mamma mi regala quest'anno. Ho messo all'asta la Mercedes e ho donato i proventi alle suore a Calcutta e la Maserati per un centro di rifugiati in Tanzania. Sto per prendere il coraggio a due mani e fare lo stesso con questa”.
Quanto è ricca tua madre?”:
“Molto ricca, Elia, molto ricca. Vuole che il suo piccolo monsignore sia felice. Non riesce a immaginarsi che un uomo sia felice senza sesso – sai come sono gli uomini – così si assicura che ci siano delle compensazioni. Tutti i ragazzini amano le macchine, no?”.
Billy mi guardò ed entrambi scoppiammo a ridere.
“È davvero stupefacente quante poche persone, e voglio dire persone molto religiose, credano davvero che la felicità celibataria sia possibile”.
Non è sempre facile”.
“Non capiscono come ci si possa innamorare di Cristo”.
Lo so”.
“Avevo tutto nella vita. Voglio dire tutto quello che si può volere. Ho passato la maggior parte della mia giovinezza a goderne e a pensare alle donne. Sono stato pazzamente innamorato di un gran numero di donne. Poi un giorno ho scoperto che c'era uno schema nella mia vita. Ero disposto a morire per una e dimenticarla il giorno dopo, e pronto a morire per un'altra il giorno successivo, solo per dimenticare l'intera cosa la mattina dopo”.
Un cuore appassionato, Billy”.
“Un cuore volubile”.
Un cuore indisciplinato”.
“Un cuore ingordo e questa è la verità”.
Un cuore da zelota”.
“Fanatico di ogni sensazione che la vita potesse offrire. Ma non molto dotato di cervello, Elia. Ero così totalmente stupido da allibire. Vivevo come un tossicodipendente. E in quanto tale, non potevo credere che ci fosse la felicità al di fuori della mia dipendenza. Vedi, la dipendenza era diventata la vita stessa”.
Che cosa ti ha cambiato?”.
“Un'esperienza alla san Paolo. Un giorno sono caduto da cavallo. Non voglio dire letteralmente. Voglio dire che stavo guidando per i Cotswold su una strada laterale. Non ero depresso o altre cose del genere. In effetti, tutto stava procedendo a meraviglia. Ho avvertito, con una certezza in un certo senso perentoria, che la mia vita era futile. Tutto sembrava senza senso. Ho fermato la macchina, sono sceso e ho camminato su per una collina e mi sono seduto sotto un albero a passare in rassegna la mia vita. E l'ho vista. L'ho vista davvero. Una bella vita. Non ero un uomo malvagio. Solo incredibilmente vuoto. È stato un severo momento di grazia”.


(IL NEMICO cap. 2, pag.40 – Michael D. O'Brien)

Notizie, poteri, buchi neri: chi ha paura dei lefebvriani?

Un giovane prete, prima incardinato nella diocesi di Vicenza, lo scorso settembre ha celebrato il suo ingresso nella Fraternità sacerdotale San Pio X. Un nuovo Priorato ha nel frattempo aperto a Lanzago di Silea, in provincia di Treviso. Avevo sollecitato alcune testate giornalistiche locali a occuparsi delle vicende, a renderle notizie, ma non ho ottenuto riscontri.

Capita, purtroppo. L'informazione che si congratula per i colori - e che si vanta di toni, tinte, sfumature - frequentemente si appaga di un monocromatismo anestetico, soporifero, a suo modo educativo, gremito di buchi neri.

Quando uno non si accontenta, fa domande. Don Mauro Tranquillo ha ricevuto l'incarico, dal superiore del distretto italiano della Fraternità, di rispondere.

Esiste una sorta di ostracismo, pregiudizio, forse addirittura censura nei vostri confronti?
«La stampa, spesso anche quella locale, non è quasi mai indipendente da poteri che ne dettano le priorità. Penso sia interessante notare quello che la stampa ignora o denigra, e d'altro canto quello che loda in modo unanime, per capire chi ha veramente il potere».

Quindi?

«Gli eventi da lei accennati sono segni dell'attualità dell'opposizione al nuovo corso degli uomini di Chiesa, che ha avuto nuovo impulso con lo stile del nuovo pontificato, così attento a dire ciò che i poteri del mondo si aspettano e richiedono. I cristiani, come profetizzato da Nostro Signore, devono invece trovarsi in opposizione ai poteri del mondo, specialmente a quelli attuali, palesemente contrari all'ordine divino».

Certo, i cristiani. In televisione, anche nel nome dell'ecumenismo, trovano ospitalità tutte le confessioni, più culti eccentrici, sette bislacche, pseudoreligioni. Di voi si è parlato, sappiamo bene in che termini, per le esequie di Priebke. Un fatto significativo?
«Il caso del funerale dell'ex tenente nazista poteva essere per la "Chiesa della misericordia" l'occasione di mostrare che veramente ogni peccato può essere perdonato a chi si pente: quell'uomo aveva espresso più volte il suo pentimento per gli episodi della guerra ed era cattolico da decenni. Le autorità della Chiesa a Roma lo sapevano bene, e infatti gli hanno dato i sacramenti per anni».

Che è successo, invece?
«Evidentemente anche la misericordia doveva sottostare al politicamente corretto e ai diktat di poteri che di misericordia ne hanno poca, e quindi la curia romana non ha esitato a tirarsi indietro. Atteggiamento che ricorda quello di don Abbondio».

I media hanno agito di conseguenza?
«Evidentemente la stampa ne ha approfittato per associare la Fraternità San Pio X non alla misericordia di Dio e alla bellezza del pentimento, ma a quello che Priebke aveva fatto prima. Lo ripeto: appare chiaro che la nostra Fraternità non è complice dei poteri che controllano l'opinione pubblica, mentre le autorità ecclesiastiche sono evidentemente al loro servizio. Ma questi poteri sono cristiani o anticristici?».

Da parte vostra, comunque, pregate ogni giorno per la Chiesa, per il Pontefice. Che impressione avete di quanto Papa Francesco ha fatto finora?
«Il Pontificato di Papa Francesco è in continuità sostanziale con quelli dei Papi del post-concilio, non va visto come una vera novità».

La Messa in latino, a quanto sembra, viene scoraggiata.

«La Messa tradizionale è stata duramente perseguitata sotto Paolo VI, e concessa solo a patto dell'accettazione del Concilio e della messa nuova da Giovanni Paolo II e da Ratzinger».

Ma Francesco...

«Certamente gli atteggiamenti di Papa Francesco sono particolarmente efficaci a livello mediatico, e possiamo aspettarci da lui un nuovo balzo in avanti, mentre il pontificato di Benedetto XVI sembrava rappresentare una sorta di punto di raccolta prima di riprendere il cammino. Cammino che sta conducendo i fedeli lontano dai dogmi insegnati per millenni dalla Chiesa: la dottrina cattolica non viene vista dai modernisti come un dono da Dio da custodire intatto nei secoli, ma come l'espressione del sentimento religioso del momento».

Davvero?
«Per questo si è cambiata la dottrina politica della Chiesa, considerata inattuale, nel concilio vaticano II, e per questo si sta discutendo ora di divorziati risposati. Parlo solo degli aspetti più macroscopici, naturalmente. In realtà, questo allontanamento dei cattolici dalla loro dottrina (e di conseguenza dalla vita cristiana) non può che essere a servizio di poteri che cattolici non sono, ma che hanno la volontà di snaturare e abbattere la Chiesa Romana».

Li temete, questi poteri?
«Noi non desideriamo esserne complici, dovessimo essere isolati, calunniati o anche perseguitati. Non saremmo certo i primi, e d'altronde c'è Uno che lo è stato prima di tutti noi: il discepolo non è più grande del Maestro. Tra la Chiesa e il mondo non ci può essere simpatia, ma lotta fino alla fine dei tempi».

(Fonte: lbreport.blogspot.it - intervista rilasciata nel mese di Marzo 2014)


Colloquio con il mio padre priore

Spesso mi sono domandato se lei non mi mettesse alla prova”.
“Sì, lo facevo. C'era qualcosa di irrisolto dentro di me. Non avevo abbastanza fede per superare le impossibili barriere culturali. Ho ipotizzato semplicemente che i fratelli palestinesi non l'avrebbero mai accettata. Ho ipotizzato che avrebbe portato fra queste povere mura la malattia degli uomini famosi: l'orgoglio, la distruzione delle anime e delle comunità. Mi ero sbagliato”.
Lei aveva ragione”. Il padre priore mi guardò fisso. “Lei aveva ragione, perché nessun uomo è esente dalla tentazione. Ciascuno deve lottare con essa, qualsiasi forma prenda. Non ero orgoglioso, perché sono stato un ministro di governo, e neppure perché si diceva che un giorno sarei diventato primo ministro. Non ero orgoglioso a causa dei miei libri. Ero orgoglioso perché dentro mi rodeva un ideale segreto che continuava a sussurrare, una voce che diceva che avrei potuto salvare il mondo. Che avrei potuto prevenire un altro olocausto. Pensavo di essere come Dio. Un dio buono e umile, naturalmente”.
“Ah, Elia”, mi disse il priore, agitando la mano come per scacciare il pensiero, “lei non è stato tolto dal fuoco per niente”.
Il fuoco è una prova. Purifica o distrugge. Mi sono occorsi anni per liberarmi della sete di vendetta travestita da giustizia. Ero pieno di odio idealistico, quello della peggior specie”.
“La sua intera famiglia è stata annientata. Come avrebbe potuto non odiarci?”.
L'ho fatto per anni. Sono diventato un uomo freddo, come morto. Una conchiglia. La misericordia di Dio l'ha frantumata quando sono diventato credente”.
“Ma non tutto si realizza in un colpo solo”.


(IL NEMICO cap. 1, pag.15 – Michael D. O'Brien)

La situazione della Chiesa

Durante il congresso di Angelus Press, il 12 e 13 ottobre 2013, Monsignor Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X, ha tenuto una conferenza, seguita la domenica seguente da un sermone. In quella occasione egli ha parlato della situazione della Chiesa e di Papa Francesco.
In Catholic Family News, John Vennari ha steso un resoconto di questi interventi intitolato: «Monsignor Fellay parla di Papa Francesco: ‘Abbiamo davanti a noi un vero modernista!’». Ecco la traduzione italiana del suo resoconto della conferenza del 12 ottobre.
Monsignor Bernard Fellay ha messo in guardia il 12 ottobre: «La situazione della Chiesa è una vera catastrofe e il Papa attuale fa in modo che il suo stato sia 10.000 volte peggio».  Ha dichiarato ciò in un discorso durante il congresso di Angelus Press, tenutosi l’11 e il 12 ottobre scorsi a Kansas City.
Il sabato pomeriggio ha tenuto una lunga conferenza, dedicata al Terzo Segreto di Fatima e alla predizione che sembra contenere riguardo una punizione materiale e una grande crisi nella Chiesa. Il nostro resoconto riprende alcuni degli aspetti tra i più impressionanti della sua conferenza di sabato 12.
Monsignor Fellay ha citato in dettaglio suor Lucia, coloro che hanno letto il Terzo Segreto e coloro che l’hanno conosciuto. Ha sottolineato che suor Lucia aveva detto che se volessimo conoscere il contenuto del Terzo Segreto, sarebbe stato sufficiente leggere dall’8° al 13° capitolo dell’Apocalisse. Il riferimento di suor Lucia ai capitoli dall’8° al 13° dell’Apocalisse fa davvero sudare freddo perché la fine del 13° capitolo parla della venuta dell’Anticristo.
Monsignor Fellay ha ricordato come il santo Papa Pio X avesse detto, all’inizio del suo pontificato, che il «figlio della perdizione» potrebbe già essere sulla terra. Ha anche fatto notare che la preghiera originale a san Michele arcangelo di Papa Leone XIII menziona il fatto che Satana cerca di stabilire la sua sede a Roma.
Il Superiore Generale ha citato il cardinale Luigi Ciapi, teologo di tutti i papi da Pio XII fino a Giovanni Paolo II, che ha detto: «Nel Terzo Segreto leggiamo, tra le altre cose, che la grande apostasia della Chiesa comincia dal vertice». Si è pure soffermato sul celebre e spettacolare incontro di padre Fuentes con suor Lucia nel 1957, nel corso del quale ella ha riaffermato che: «diverse nazioni spariranno dalla faccia della terra» e che «il diavolo farà tutto ciò che è in suo potere per sconfiggere le anime consacrate a Dio».
Dato che i ministri di Dio sono colpiti da questa confusione e questo disordine, i fedeli sono lasciati a se stessi per la propria salvezza. L'aiuto che dovrebbe essere garantito normalmente dagli uomini di Chiesa non c'è. È «la più grande tragedia che si possa immaginare per la Chiesa».
I tempi sono molto gravi. Dobbiamo davvero preoccuparci per la nostra salvezza «e per fare questo siamo privati di un elemento molto importante: il sostegno delle autorità [della Chiesa]. Che tragedia!». Ha ricordato però le confortanti parole di suor Lucia, che disse che Dio ci ha dato due ultimi rimedi: il Santo Rosario e la devozione al Cuore Immacolato.
Mons. Fellay ha fatto allusione alla difficile situazione del 2012, riguardo i rapporti tra la Fraternità San Pio X e il Vaticano: «Quando si vede ciò che sta accadendo ora [sotto il pontificato di Papa Francesco], rendiamo grazie a Dio, rendiamo grazie a Dio di essere stati preservati da ogni tipo di accordo lo scorso anno. E possiamo dire che uno dei frutti della Crociata [del rosario] che abbiamo fatto è l’essere stati preservati da una tale sventura. Deo Gratias! Il problema non è che non vogliamo essere cattolici, naturalmente: vogliamo essere cattolici e siamo cattolici, abbiamo il diritto di essere riconosciuti come cattolici. Ma non vogliamo mettere a repentaglio il nostro tesoro per questo. Certamente no».
Ha continuato: «Com’è possibile che alcune persone continuino a sostenere che siamo [ancora] determinati a ottenere un accordo con Roma! Poveri loro! Li sfido a provarmelo. Essi sostengono che io pensi in modo diverso da come agisco. Non leggono il mio pensiero».
A riguardo delle discussioni con Roma: «Qualsiasi tipo di approccio per un riconoscimento è terminato quando le autorità romane mi diedero il documento da firmare, il 13 giugno 2012. Quel giorno ho detto loro: ‘Non posso accettare questo documento’. Ho detto loro sin dall'inizio, nel settembre dell’anno precedente, che  non avremmo potuto accettare questa ‘ermeneutica della continuità’, perché non è una verità, non è la realtà. Va contro la realtà. Quindi non l’accettiamo. Il Concilio non è in continuità con la Tradizione. Non lo è. Così, quando il Papa Benedetto XVI ha chiesto che noi riconoscessimo che il Concilio Vaticano II è parte integrante della Tradizione, abbiamo detto: ‘Mi dispiace, questa non è la realtà, quindi non firmeremo. Noi non lo riconosceremo’».
«Il discorso era lo stesso per la Messa. Volevano che riconoscessimo non solo che la [nuova] Messa è valida a condizione che sia correttamente celebrata, ecc., ma anche che è lecita. Ho detto loro che non usiamo quel termine. C’è un po’ di confusione, i nostri fedeli sono già piuttosto disorientati per quanto riguarda la validità, così noi diciamo loro: ‘La nuova Messa è cattiva, è cattiva e capiscono. Punto!’ Naturalmente, le autorità romane non erano molto contente».
Ha continuato: «Non è mai stata nostra intenzione di pretendere né che il Concilio sia considerato buono né che la nuova messa sia ‘legittima’».
«Il testo [del 15 aprile 2012] che abbiamo presentato a Roma era, per così dire, un testo difficile, che doveva essere ben compreso, concepito per essere letto alla luce di un grande principio che doveva diriger tutto. Questo grande principio non è nuovo nella Chiesa: ‘Lo Spirito Santo non è stato promesso a San Pietro e ai suoi successori affinché, grazie ad una nuova rivelazione, il Papa insegni qualcosa di nuovo, ma affinché, con il Suo aiuto, il Papa mantenga santamente e trasmetta fedelmente il deposito della fede’. Questo deriva dalla definizione di infallibilità [fissata dal Concilio Vaticano I]. Era il principio, la base di tutto il documento, che esclude automaticamente qualsiasi novità».
«Quindi prendere qualsiasi frase del testo, tralasciando tale principio, corrisponde a prendere frasi che non sono mai state né i nostri pensieri né il nostro stile di vita. Queste frasi in se stesse sono ambigue, perciò, per risolvere questa ambiguità, abbiamo voluto introdurre questo principio. Purtroppo, forse era troppo sottile ed è per questo che abbiamo ritirato il testo, perché non era abbastanza chiaro così come è stato scritto» .
«Perciò è del tutto evidente che il nostro principio è sempre lo stesso: rimanere fedeli! Abbiamo ricevuto un tesoro. Questo tesoro non ci ‘appartiene’. Abbiamo ricevuto questo tesoro e lo dobbiamo lasciare in eredità alla generazione successiva. Ciò che ci è richiesto è la fedeltà. Noi non abbiamo il diritto di mettere in pericolo questi tesori. Abbiamo nelle nostre mani dei veri tesori e non li metteremo in pericolo».
Mons. Fellay è ritornato in seguito alla dichiarazione di suor Lucia nel 1957, ricordando che il Rosario e la devozione al Cuore Immacolato sono gli ultimi due rimedi dati da Dio all'umanità.
Ha spiegato che vi è «sicuramente una punizione ‘materiale’ del mondo che ci attende. C'è qualcosa di serio di fronte a noi. Come? Quando? Non lo so. Ma se mettete tutto insieme, è chiaro che Dio ne ha abbastanza dei peccati commessi dagli uomini». Ha poi evocato quei peccati che gridano vendetta contro il cielo, come l'aborto e peccati contro natura, allusione alla 'ridefinizione' contro natura del matrimonio e dei peccati che ne derivano. Ha anche parlato di quella che sembra essere una futura persecuzione dei cristiani.
«Che cosa dobbiamo fare? Non fatevi prendere dal panico, perché il panico non serve proprio a nulla. Dovete fare il vostro lavoro, i vostri doveri quotidiani. Questo è il modo migliore per prepararsi».
Ha continuato dicendo che stiamo attraversando dei «tempi molto spaventosi», ma che non siamo impotenti. Egli ha osservato che «la situazione della Chiesa è una vera catastrofe e il Papa attuale fa in modo che il suo stato sia 10.000 volte peggio».
«All'inizio del pontificato di Benedetto XVI, ho detto: ‘La crisi della Chiesa continuerà, ma il Papa sta cercando di mettere un freno.’ In altre parole, la Chiesa continuerà a cadere ma con un paracadute. E dall’inizio di questo pontificato [quello di Papa Francesco], dico: ‘Ha tagliato le corde e ha attaccato un razzo [diretto verso il basso]’».
«Se l'attuale Papa prosegue sulla strada che ha iniziato, egli dividerà la Chiesa. Farà saltare tutto. Allora la gente dirà che è impossibile che questo sia il Papa, lo rifiuteranno. Altri diranno [e questa è la posizione di Mons. Fellay]: ‘Aspettate, consideratelo come Papa, ma non lo seguite. Provoca la collera. Molte persone saranno scoraggiate da ciò che sta accadendo nella Chiesa’ e saranno tentate ‘di mandare tutto all’aria’».
Ma, ha ricordato, Dio è «molto, molto più grande di noi. Dio è in grado di consentire alla Chiesa di continuare» e può operare anche attraverso questi ministri imperfetti. «Ma, ancora una volta,» ha ripetuto «non li seguite. Seguiteli quando dicono la verità, ma quando vi dicono delle sciocchezze, non seguiteli su questi punti. Ogni obbedienza, per essere vera, deve essere relazionata a Dio. Quando dico che io obbedisco ad una persona, essa dovrebbe essere uno ‘specchio di Dio’. Ma quando lo specchio mi dice il contrario di quello che dice Dio, non è più uno specchio, quindi non lo seguo più».
Mons. Fellay ha fatto notare che non possiamo semplicemente obbedire ciecamente ai papi attuali, perché sarebbe come distruggerci, mettere in pericolo la nostra fede.
Seguendo suor Lucia, i papi Leone XIII e san Pio X, Mons. Fellay ha avvertito con più forza ancora che siamo forse sul punto di entrare nel tempo dell'Anticristo, ma non possiamo sapere esattamente dove o tra quanto tempo può succedere.
(Fonte: Resoconto della conferenza tenuta da Monsignor Fellay durante il congresso di Angelus Press negli Stati Uniti. 16-10-2013)

La Messa riformata e gli assassini della liturgia

È da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra santa Liturgia. Non già perché io speri che le mie parole possano avere un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano ritrovare la loro voce. Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore.

Il vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori, molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già accolto nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d’anni fa, a quel grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con l’autorità del Triregno. Dopo quel famoso convegno di “liturgia pastorale”, sul quale erano cadute come una spada le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la mistica Assisi schiumando rabbia e veleno.

Ora ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il vostro “capolavoro”: la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio è dimostrato innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche) da un fatto molto semplice: è di una bruttezza spaventosa. È il culto dell’ambiguità e dell’equivoco, non di rado il culto dell’indecenza. Basterebbe questo per capire che il vostro “capolavoro” non proviene da Dio, fonte d’ogni bellezza, ma dall’antico sfregiatore delle opere di Dio.

Si, avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti dalle cose sublimi di cui s’è sostanziata la liturgia per millenni: la bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato in cambio? Un campionario di brutture, di “traduzioni” grottesche (com’è noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede il senso dell’umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii delle chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.

Ma, se non bastasse, c’è un altro segno che dimora come il vostro “capolavoro” non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui vi siete serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti a far credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua latina, l’archiviazione del patrimonio della musica sacra, l’abolizione del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell’Eucaristia, e tutte le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i giuristi) di un “unico disegno criminoso”.

Voi sapevate benissimo che la “lex orandi” è anche la “lex credendi”, e che perciò mutando l’una, avreste mutato l’altra. Voi sapevate che, puntando le vostre lancie avvelenate contro la lingua viva della Chiesa, avreste praticamente ucciso l’unità delle fede. Voi sapevate che, decretando l’atto di morte del canto gregoriano della polifonia sacra, avreste potuto introdurre a vostro piacimento tutte le indecenze pseudomusicali che dissacrano il culto divino e gettano un’ombra equivoca sulle celebrazioni liturgiche.

Voi sapevate che, distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le “tavole per la refezione eucaristica”, negando al fedele di piegare le ginocchia davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede nella reale presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti. Vi siete accaniti contro un monumento, al quale avevan posto mano cielo e terra, perché sapevate di distruggere con esso la Chiesa.

Siete giunti a portarci via la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della liturgia cattolica. (Quella S.Messa in vista della quale noi fummo ordinati sacerdoti, e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché nessuno può calpestare il diritto naturale).

Lo so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure. Siete giunti a togliere dalle Litanie dei santi l’invocazione “a flagello terremotus, libera nos Domine”, e mai come ora la terra ha tremato ad ogni latitudine. Avete tolto l’invocazione “a spititu fornicationis, libera nos Domine”, e mai come ora siamo coperti dal fango dell’immoralità e della pornografia nelle sue forme più repellenti e degradanti. Avete abolito l’invocazione “ut inimicos sanctae Ecclesiae umiliare digneris”, e mai come ora i nemici della Chiesa prosperano in tutte le istituzioni ecclesiastiche, ad ogni livello.

Ridete, ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è che nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia e del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno. A voi preferisco il ladro che strappa la catenina d’oro al fanciullo, preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno, preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno sporca di voi, che avete rapinato il popolo di Dio di tutti i suoi tesori.

In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, “laddove è pianto e stridor di denti”, voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza che quei tesori ci saranno restituiti. E sarà una “restitutio in integrum”. Voi avete dimenticato che Satana è l’eterno sconfitto.

(Fonte: Monsignor Domenico Celada - dal mensile Presenza Divina)