Dio ti vede in tutta la tua individualità

Dio ti vede in tutta la tua individualità e « ti chiama col tuo nome» (Is., 43, 1); dovunque tu sia, lui ti vede e ti comprende, perché è lui che ti ha fatto.
Egli cono­sce ciò che c’è in te, tutti i tuoi sentimenti personali e i tuoi pensieri, le tue inclinazioni e le tue simpatie, la tua forza e la tua debolezza.

Egli è presente nel giorno in cui gioisci come in quello in cui soffri; prende parte alle tue speranze e alle tue tentazioni, si interessa alle tue ansie e ai tuoi rimpianti, come agli alti e bassi del tuo spirito.
Egli ha contato i capelli del tuo capo e i cubiti della tua sta­tura, ti cinge e ti porta sulle sue braccia, ti solleva e ti depone a terra. Tien d’occhio il tuo volto, sia quando sor­ridi che quando piangi, sia quando ti senti in buona salute che quando sei ammalato.

Dio guarda con tenerezza fin le tue mani e i tuoi piedi, ascolta la tua voce come pure il battito del tuo cuore e il soffio del tuo respiro.

Il protestantesimo a metà è protestantesimo

Si assiste ormai rassegnati al vertiginoso calo delle vocazioni sacerdotali e alla relativa diminuzione della presenza dei preti in mezzo a noi. Di giorno in giorno aumentano le parrocchie senza più la presenza stabile del sacerdote; anzi, diventano queste una rarità. Chiese e chiese vengono ormai aperte sporadicamente per la celebrazione di qualche santa messa, restando per la maggior parte dell'anno chiuse. E anche quando, in qualche grande parrocchia, il sacerdote è ancora residente, la sua effettiva presenza si assottiglia sempre più, oberato com'è dal dover garantire un servizio ad innumerevoli piccoli centri sparsi nei dintorni. In intere vallate di montagna non vi abita più nemmeno un prete. Non c'è che dire, un quadro sconfortante; malinconicamente sconfortante.

Qual è però il pericolo più grande? A nostro parere è che la soluzione a tutto questo problema è dettato da coloro che questo problema hanno causato e accelerato. Il cristianesimo “protestantizzato” ha innescato il disastro decenni fa' ed ora propone i rimedi!

La chiamata di Cristo

In realtà non siamo chiamati una volta sola, ma molte volte: durante tutta la nostra vita il Cristo ci chiama. La prima volta nel battesimo; ma anche dopo, sia che ascol­tiamo la sua voce, sia che non l’ascoltiamo, egli continua ancora dolcemente a chiamarci. 
 
Se decadiamo dallo stato di grazia in cui il battesimo ci ha posti, egli ci chiama a penitenza; se ci sforziamo di rispondere alla nostra voca­zione di cristiani, egli ci chiama affinché abbiamo vita, di grazia in grazia, di perfezione in perfezione. 
 
Abramo fu chiamato dal suo clan, Pietro dalle sue reti, Matteo dal suo ufficio, Eliseo dai campi e Natanaele dal suo tranquillo rifugio. Tutti siamo in continuo stato di chiamata, sempre invitati ad avanzare verso il riposo eterno, obbedendo ad un comando, solo per vedercene imporre un altro.
 
Ancora e sempre Dio ci chiama per renderci migliori, per darci maggiore santità e maggiore gloria.
 
(CARD. JOHN HENRY NEWMAN - estratto dal Sermone “Divine Calls”)

Chiesa profetica?

Quando dichiari di voler tornare alla Tradizione della Chiesa, per uscire dalla terribile crisi della pratica cristiana dei nostri giorni, quando promuovi la liturgia tradizionale, perché le anime ritrovino il cuore della preghiera, quando lavori per la diffusione della Dottrina cristiana di sempre, contro la deriva immorale contemporanea, trovi sempre molti che violentemente, dentro la chiesa, ti combattono in nome di una “chiesa profetica”: “Smettetela di sognare il passato – ci dicono -, siete patetici, la chiesa deve guardare al futuro, deve immaginarsi nel futuro, deve essere profetica!”

Ma che cos'è questa chiesa profetica? Che cosa fanno consistere realmente con questa affermazione?

Il Mistero della Croce

Il nome di Jean Ousset (1914-1994) dice poco al lettore italiano. In Francia è più conosciuto, specialmente negli ambienti del tradizionalismo cattolico, sin degli anni ’50, quando il vento di un liberalismo cattolico rinascente incominciava a soffiare soprattutto nella Chiesa francese. Fondò una associazione di cattolici militanti, la Cité catholique, che diventerà poi l’“Office”, che tanta parte ebbe nella formazione intellettuale e morale di una élite veramente cattolica e militante. Il suo libro Pour qu’Il règnericevette nel 1959 una lettera di incoraggiamento e di approvazione da parte del Delegato apostolico della Santa Sede per tutta l’Africa francofona che rispondeva al nome di Mons. Marcel Lefebvre.

«Lei ridice con tutti i Papi – scriveva allora il Prelato francese all’Autore – ed insieme a Nostro Signore stesso, “Venga il tuo regno”; lei vuole, innanzitutto, purificare gli animi da tutto ciò che in loro e intorno a loro si oppone a questo regno. Seguendo gli obbiettivi designati dai Successori di Pietro, lei si sforza di conoscere vieppiù i gravi errori che essi denunciano, per distruggerli; ed il mezzo che lei preconizza e tra quelli più efficaci: lavorare a fare luce negli spiriti in circoli ristretti, indicando in modo preciso la Verità da comprendere e da affermare, e l’errore da combattere» (Lettera del 24-03-1959, pubblicata come prefazione alla 1a edizione).

La lettera di cui pubblichiamo per la prima volta la traduzione italiana è molto bella e profonda. È la risposta piena di fede ad un lettore scoraggiato della situazione nella Chiesa (siamo nel 1966, chissà che cosa avrebbe scritto sotto il pontificato di papa Francesco!), scandalizzato dalla «pagaille» (termine familiare per baraonda, trambusto, che ho tradotto con pasticciaccio, nel senso di situazione ingarbugliata e misteriosa, senza via d’uscita) nella Chiesa. Di fatto, lo sconosciuto lettore è tentato di andarsene sbattendo la porta, di disertare il campo di battaglia, dal momento che i primi a tradire sono proprio gli ufficiali. Jean Ousset risponde con gli argomenti della storia e quelli delle Fede.

Possano queste righe confortare il cattolico del XXI secolo che avrebbe la tentazione di fare come l’anonimo lettore scoraggiato! L’appassionata risposta di Jean Ousset non ha perso una briciola di attualità. Egli ripete, chiare e forti, le parole del Maestro: «Uomini di poca fede, perché dubitate?».

don Luigi Moncalero

Padre Calmel e il falso profetismo del clero mondano

Scoppia la guerra in qualche parte del mondo e il clero, alto o basso che sia, esprime solidarietà con le vittime e le popolazioni colpite. C'è un'alluvione o un terremoto, ed esprime vicinanza nella preghiera, aggiungendo un'invettiva contro le autorità civili che non hanno saputo prevenire il disastro o sono state insufficienti nei soccorsi. Siamo in crisi economica e questo clero insegna agli economisti cosa bisogna fare per affrontarla, propinando allo stato o agli industriali la propria ricetta ricordando i diritti dei lavoratori.
Ci siamo ormai abituati a questi immancabili e scontati bollettini ecclesiastici sulla situazione, partoriti nelle altrettanto immancabili riunioni delle conferenze ecclesiastiche.
Ma tutto questo è compito davvero del sacerdozio cattolico? E se lo è in qualche misura, è tutto qui il suo compito?

Dopo aver tanto parlato di Chiesa profetica, manca la profezia, quella vera, quella cattolica secondo Dio. Manca il richiamo del ritorno a Dio.
No, questo richiamo non lo sentirete più! Non sentirete più quelle parole che tornavano fedelmente in ogni tempo e stagione della vita cristiana e specialmente nei momenti difficili e di dolore: “Cari fratelli, questa sofferenza, questa calamità, questa crisi ci richiamano a tornare a Dio, perché non ci capiti qualcosa di peggio!”.

...Inizia la Santa Messa

La Messa – e non già la Divina Commedia – è il “poema” veramente “sacro al quale hanno posto mano e cielo e terra”.
Opera dello Spirito Santo, di Cristo e della Chiesa, essa incomincia con un Salmo e finisce con due preghiere di Leone XIII.
L'uomo e l'Uomo-Dio, la Trinità e tutti gli Angeli ne formano l'argomento.
La Consacrazione, che rinnova l'Incarnazione, è il punto culminante di questo immenso mistero.
E il Prete n'è, al tempo stesso, il taumaturgo e il poeta.
A un tratto, inesplicabilmente, per mezzo della parola sacerdotale, che ripete la parola divina, il pane e il vino, cambiando natura, diventano Cristo: il Cristo vittima, il Cristo cibo. Allora, noi in Cristo, offriamo Dio a Dio, e noi con Lui.
Se offrissimo solo noi non offriremmo nulla; ma offriamo noi con Lui; innestiamo la nostra morte alla Sua Vita e diventiamo viventi.
“Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo”. E noi mangiamo quel pane che uccide la morte.
L'Infinito penetra, così, nel finito; il finito si dilata, splendendo, nell'Infinito.
Il Creatore, riabbassandosi, eucaristicamente, fino alla creatura, si dà a lei, entra in lei, celebra con essa le nozze.
E il Paradiso è sulla terra, intorno a un piccolo disco bianco, offerto dalle mani di un uomo che, in quel momento, è più grande della Regina degli Angeli.
Tale la sintesi della Messa.

Risposta alle malignità

È bene per noi avere qualche volta pene e contrarietà, poiché spesso fanno rientrare l'uomo in se stesso, gli fanno riconoscere che quaggiù si trova in esilio e che non deve riporre la sua speranza in alcuna cosa del mondo.

Riesce anche vantaggioso che talvolta soffriamo, perché veniamo contraddetti; che gli altri abbiano di noi un concetto falso ed inadeguato, anche se le nostre opere e le nostre intenzioni sono rette.

Queste cose spesso giovano a renderci umili e ci premuniscono dalla vanagloria.
Quando all'esterno siamo disprezzati e screditati dagli uomini attorno a noi, allora più facilmente noi cerchiamo Dio, perch'Egli è il testimonio della nostra coscienza.
Per questo l'uomo dovrebbe ancorarsi in Dio così saldamente, da non avere alcun bisogno di cercare tante consolazioni umane.

(IMITAZIONE DI CRISTO)

Che cos’è la Tradizione Cattolica?

Ma cos’è dunque questa Tradizione, punto di riferimento a cui si è così attaccati fino ad opporsi alle più alte autorità della Chiesa?

Essa si può definire come l’insegnamento di Gesù Cristo e degli apostoli fatto a viva voce e trasmesso dalla Chiesa fino a noi senza nessuna alterazione(1). Gesù ha predicato senza scrivere nulla di sua mano e gli apostoli hanno trasmesso di viva voce il suo insegnamento. Unicamente qualche anno dopo l’Ascensione di Gesù hanno scritti i Vangeli, come un riassunto della loro predicazione(2). 
Ne risulta che la Tradizione è una fonte della Rivelazione. Essa precede la Sacra Scrittura e ne è all’origine. Gli scrittori sacri, strumenti umani ispirati da Dio, attingono le loro conoscenze da ciò che hanno essi stessi ascoltato da Gesù o dagli apostoli. San Luca comincia così il suo Vangelo:«Poiché molti hanno intrapreso ad esporre ordinatamente la narrazione delle cose che si sono verificate in mezzo a noi, come ce le hanno trasmesse coloro che da principio ne furono testimoni oculari e ministri della parola, è parso bene anche a me, dopo aver indagato ogni cosa accuratamente fin dall’inizio, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo, affinché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate»(3). Gli eventi che si sono verificati e di cui san Luca si accinge a scrivere, sono stati prima trasmessi a viva voce da «testimoni oculari e ministri della parola».

Anticristo e anticristianesimo

Il cristianesimo, la Chiesa di Gesù Cristo, Corpo mistico suo, è eminentemente glorificazione di Dio. Satana che è contro la gloria di Dio, fin dal suo nascere gli ha mosso guerra spietata. Questa guerra l’ha continuata nei secoli, e dopo la grande sconfitta avuta con il trionfo della Chiesa e del regno di Dio in terra, la riprenderà con grande ira, sapendo di aver poco tempo. Per questo la gran voce del Cielo gridò, dopo la sconfitta che san Michele e i suoi angeli inflissero a satana e ai suoi satelliti: Guai alla terra e al mare, perché il diavolo discende a voi con grande ira (Ap 12,12). Nel suo terribile furore egli cumulerà in un’unica lotta tutti gli sforzi fatti nei secoli, e di conseguenza i caratteri dell’ultima lotta rispondono a quelli dei combattimenti ingaggiati dal dragone durante tutta la vita della Chiesa.

Satana si è servito sempre dei re per irrompere contro la Chiesa, e dei falsi progressi della scienza e della civiltà per distruggerne la vita e paralizzarne l’azione. La sua lotta è stata subdola e continua, e a poco a poco ha tentato laicizzare le nazioni cristiane, e dissolvere la vita morale dei popoli con gli spettacoli inverecondi e le mode indecenti, vere immagini della bestia, animate dal suo spirito, e aventi sul labbro le sue parole.