Nessuno tocchi Caino. Ci serve per uccidere Abele

Un amico mi gira l’agenzia (Zenit, cattolica) che annuncia: Papa Francesco premiato dai radicali come “Abolizionista dell’Anno 2015”. Chissà perché non mi indigno più. Sua Simpatia aderisce da anni a tutte le battaglie radicali. Pannella lo ama e ne è riamato, per non parlare di Emma Bonino, con cui ha dimostrato una calda vicinanza.
Ha parlato contro la pena di morte. Di più: s’è pronunciato anche contro l’ergastolo, “pena di morte nascosta”, fra gli applausi di Nessuno Tocchi Caino. In nome, della “suprema dignità della persona umana ”, il colpevole di omicidi efferati deve uscire presto dalla galera.
Trovo tutto ciò perfettamente logico e conseguente alle premesse. L’associazione che ha premiato il Papa si rallegra che siano sempre meno gli Stati che comminano la pena di morte. Ma ciò è conseguente al fatto che il potere statuale è stato assunto, oggi, da organizzazioni criminali quasi dovunque. E in ogni caso, lo Stato non si vive più come potere legittimo, giustificato ad esigere dai suoi cittadini il sacrificio supremo, perché li difende dalla tragicità della vita.

Ciò che si nasconde

“conviene quindi edificare una «nuova morale», che tenga conto delle mirabili scoperte della scienza e restituisca alla sessualità i suoi titoli di nobiltà. Verniciando di scienza il sesso, d'ora innanzi permesso, raccomandato, anzi comandato, esibirlo dappertutto. Basta coi tabù! In alto i sessi!

A questo, appunto, si dedicano pubblicamente, nella Chiesa, gruppi di preti sempre più folti. Ben lontani dall'accorgersi che la decadenza dei costumi è sempre parallela al declinare delle credenze, e dal consacrarsi con zelo alla restaurazione della fede e all'emendamento della condotta dei singoli, codesti disgraziati si accaniscono ad «integrare» — cosi dicono — «le ricchezze della sessualità» nel cristianesimo.

La legge naturale non è negoziabile


Il Sinodo dei Vescovi di ottobre discuterà sulla base di uno “strumento di lavoro” (Instrumentum laboris), che riassume le risposte al “questionario preparatorio” ricevute da conferenze episcopali, dicasteri e, più in generale, diocesi, parrocchie, movimenti, associazioni ecclesiali, consultati sul tema del matrimonio e della famiglia. Il documento, al di là del taglio sociologico che lo caratterizza, contiene alcuni passi inquietanti. Uno di questi è la svalutazione implicita e spesso esplicita della nozione di legge naturale.

Nell’Instrumentum laboris viene infatti detto che «per la stragrande maggioranza delle risposte e delle osservazioni, il concetto di ‘legge naturale’ risulta essere come tale, oggi nei diversi contesti culturali, assai problematico, se non addirittura incomprensibile» (n. 21). La soluzione proposta sarebbe quella di abbandonare il concetto e il termine di legge naturale o di “rileggerlo” con un linguaggio accessibile, facendo attenzione al mondo giovanile «da assumere come interlocutore diretto anche su questi temi» (n. 20). Sembra di capire dunque che, poiché il mondo cattolico non comprende più la nozione di legge naturale, tanto varrebbe accantonarla e sostituirla con qualcosa di più adatto alla mentalità corrente.

Chi torna al suo passato non esce dalla Chiesa

Nei momenti di confusione pericolosa occorre fare un passo indietro. Non si fa forse proprio così nella vita? Di fronte a una situazione confusa, difficile da districare, che ci rende preoccupati e perplessi, ci si ferma e poi si fa un passo indietro, astenendosi dall'avanzare nel pericolo.
È anche ciò che abbiamo fatto nella fede. Sì, crediamo che l'immagine rende idea delle nostre scelte. Amiamo la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo e nostra Madre, amiamo il Papa e il Vescovo, ma di fronte all'evidente confusione della vita cristiana intorno a noi, ci rifiutiamo di avanzare nell'ambiguità e nell'incertezza e domandiamo la grazia di restare nel cristianesimo sicuro. 

In fondo la nostra posizione è tutta qui. Per questo riteniamo, e abbiamo sempre ritenuto, di non essere nella disobbedienza. Saremmo nella disobbedienza se inventassimo un “altro cristianesimo”, se ci inventassimo “una nostra messa”, una “nostra pastorale”, un “nostro catechismo”, se riconoscessimo degli “altri superiori” fuori da quelli che la Chiesa ci ha dato nel Papa e nel Vescovo.

La malattia più diffusa: la falsità

In un mondo dove apparire è più comodo di essere, non rimane poi così difficile stilare una diagnosi sullo stato di salute della società in cui viviamo: il mondo è affetto da falsità. Questa malattia è detestabile: guasta le amicizie, rovina i rapporti rendendoli impossibili perché basati sull'ipocrisia che soppianta la lealtà e la trasparenza... e fa soffrire.
La falsità è un mostro con più teste: talvolta si agisce per compiacere gli altri per secondi fini, talaltra si dicono cose che non si pensano per cinico opportunismo, oppure ci si finge amici salvo poi dare libero sfogo alle critiche rivolte a chi non si lascia condizionare, per appagare un incomprensibile risentimento.

Sicché, si crede di essere furbi e persino intelligenti seguendo l'arte del “far buon viso a cattivo gioco”, si pensa di dar prova di maturità celando i propri pensieri, magari si ha persino la pretesa di essere dei buoni cattolici predicando bene ma razzolando male (dissimulare sentimenti malevoli sotto una veste di devozione religiosa: un modo di essere quanto mai attuale)... della coerenza, del resto, chi ne sente più parlare?

Perle agostiniane

S. Agostino nel suo Commento alla prima Epistola di San Giovanni (steso mentre predicava ai suoi fedeli d’Ippona nella settimana santa del 413), con il suo spirito finemente ironico (“castigat ridendo mores”/scherzando e ridendo dice la verità), fa alcuni paragoni che non possono lasciarci indifferenti poiché: 1°) se da una parte sono scherzosi, divertenti e ameni, 2°) dall’atra sono anche seri, profondi e severi.
Infatti la giustizia e la misericordia, la gioia e la severità non si escludono ma si completano e si armonizzano come dice la S. Scrittura: “Justitia et Pax osculatae sunt”.

I porci e gli uomini - La prima perla agostiniana riguarda una considerazione che il Santo d’Ippona fa sul passaggio del Vangelo secondo Giovanni in cui Gesù permette che i demoni entrino in un’intera mandria di porci, che vanno a gettarsi in un dirupo e a morire con grave danno del loro proprietario. I diavoli chiedono al Redentore, che li aveva scacciati da un poveruomo posseduto da essi, di poter entrare nel corpo dei porci. I diavoli sono esauditi. Spesso i giusti che pregano, nota S. Agostino, non lo sono, invece i diavoli lo furono. Tuttavia non bisogna fermarsi alle apparenze. Infatti la volontà dei demoni si realizza per il loro castigo, mentre se il giusto non è esaudito è per il bene della sua anima. S. Paolo pregò tre volte Gesù di liberarlo dalla sua infermità, ma non fu esaudito “poiché la virtù si rafforza nelle infermità e nelle miserie”. Quindi non sempre il non essere esauditi è segno di non essere amati.

Per non fare la fine della rana bollita

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. 
Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.
La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

Note sull'attualità ecclesiastica

Mentre i politici basano il loro successo sugli annunci – mai mantenuti - di riduzione delle tasse, Papa Bergoglio ha puntato tutta la sua popolarità sulla «riduzione dei peccati”. Riduzione che dovrebbe articolarsi nella depenalizzazione di una serie di «peccati pubblici» (che potrebbero vedersi ammessi alla comunione), oltre che nella nuova ottica della «misericordia», che - come faceva notare Mons. Fellay - si traduce in un semplice sguardo di comprensione sul peccato che non prevede più la conversione. Non riteniamo di prolungarci su questo argomento, ma fa pensare l’idea che, come per la riduzione delle tasse, la riduzione dei peccati non diventerà necessariamente una realtà.
Del resto allo stato attuale del dibattito, il bollino del Sinodo è perfino superfluo, perché il messaggio è già passato ampiamente. In primis perché, secondo la migliore teologia modernista, l’autorità non ha che da sancire un progresso dogmatico/morale avvenuto già da decenni nella coscienza del popolo di Dio (il quale, ci dimostra l’Irlanda, è già ben oltre il tema del Sinodo); in secundis perché nei fatti la comunione ai divorziati conviventi è prassi abituale nelle parrocchie di mezzo mondo, con il più o meno tacito consenso dei Vescovi stessi, o su iniziativa dei preti; in tertiis, perché ormai la Chiesa, come dice l’intenzione di preghiera della CEI per il mese di giugno, non deve fossilizzarsi su qualche principio morale e dottrinale ma andare al cuore del messaggio evangelico (che secondo la migliore tradizione hippy sembra riassumersi nel credere e fare ciò che si vuole: può sembrare una battuta, ma i discorsi di Papa Francesco e del clero spesso non vanno oltre questo livello, unico ritenuto comprensibile al tanto decantato uomo di oggi).

la Chiesa e l'anti-Chiesa

La sorprendente chiarezza apocalittica delle profezie del Venerabile Mons. Fulton J. Sheen.
Il Venerabile Arcivescovo disse nel 1950:
“Stiamo vivendo nei giorni dell’Apocalisse, gli ultimi giorni della nostra era … Le due grandi forze del Corpo Mistico di Cristo e del corpo mistico dell’Anticristo stanno cominciando ad elaborare le linee di battaglia per l’evento catastrofico”( The Thunder of Justice, by Flynn T&L, Maxkol Communications, Sterling, VA, 1993, p. 20).
Disse anche: “Il FALSO PROFETA avrà una RELIGIONE SENZA CROCE. Una religione SENZA UN MONDO CHE VERRÀ. Una religione PER DISTRUGGERE LE RELIGIONI. Sarà UNA CHIESA FALSA. La Chiesa di Dio (la Chiesa Cattolica) è Una, mentre IL FALSO PROFETA NE CREERÀ UN’ALTRA. LA CHIESA FALSA SARÀ MONDANA, ECUMENICA E GLOBALE.

Se tocchi la Messa crolla il papato

Gran parte del cattolicesimo cosiddetto “conservatore” sta commettendo un errore gravissimo: per salvare ciò che resta della presenza cattolica nel mondo, per rendere più forte la missione della Chiesa nella società secolarizzata, per tentare un sussulto di orgoglio cattolico di fronte alla stanchezza dilagante di molti settori ecclesiali, sta puntando tutto sul Papa. Inoltre gestisce questa attenzione sul Papa esattamente come fanno giornali, televisione e siti internet, che esaltano la figura umana del pontefice sottolineando con orgoglio l'attenzione popolare sulla sua persona. Si comportano esattamente come fa il mondo senza fede o non preoccupato della fede, che parla dei raduni oceanici intorno al vicario di Cristo, dei suoi gesti eclatanti, delle scelte controcorrente che sembra fare.
No, non è dal Papa che occorre partire, per salvare la vita cattolica tra di noi, non è proprio dal Papa, bensì dalla Santa Messa, dalla Santa Eucarestia.