Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14)

"Venne ad abitare in mezzo a noi". Non è, credo, possibile - per descrivere un evento inaudito ed esporre un concetto sovrastante ogni umana comprensione e ogni attesa - trovare una frase più semplice e feriale di questa: è il linguaggio dei nostri traslochi e dei nostri trasferimenti.
Già nella sua forma espressiva evoca l'indole propria della realtà centrale del cosmo e della storia; cioè, la verità dell'Incarnazione. "Il Verbo si fece carne", ci ha detto l'evangelista: vale a dire, è la divina ricchezza che, per così dire, si immiserisce; è l'infinità che assume l'esiguità di un neonato; è l'onnipotenza che accetta di farsi bisognosa di tutto come la più piccola della creature. "Umiliò (quasi 'annientò') se stesso", ha detto sinteticamente san Paolo (cfr. Fil 2,8).
E' la realtà - sublime e dimessa al tempo stesso - dell'Unigenito del Padre che diventa uno di noi. E' il prodigio grandioso e povero del Natale, che una volta ancora quest'anno ritorna, sempre eloquente e sempre efficace, e con dolcezza si impone all'attenzione anche dei più superficiali e dei distratti.

La curia avrà quindici malattie, ma anche lui sta poco bene

Si avvicina il giorno in cui papa Francesco porgerà gli auguri natalizi ai dirigenti della curia romana, con tanto di discorso. E molti si chiedono che cosa dirà questa volta, dopo lo sfracello dell'anno passato, quando rovesciò addosso ai curiali la lista delle quindici vergognose "malattie" di cui li giudicava affetti: > "Carissimi dipendenti della curia…"
Da allora, in Vaticano, il mormorio delle critiche a Jorge Mario Bergoglio è andato crescendo, sempre però al riparo dell'anonimato, essendo nota la reattività del papa contro chiunque lo critichi o lo irriti.
[...]. Ora, in Germania e questa volta sul settimanale "Focus", è uscita una ulteriore bordata, in forma di lettera aperta al papa, ad opera di un ex curiale di lungo corso, di nazionalità presumibilmente tedesca: "Sie distanzieren sich von der Weisheit". L'autore è noto alla direzione di "Focus", ma nemmeno lui firma con il nome e il cognome, non solo per "il clima di paura" che dice regni oggi in Vaticano, ma anche per "proteggere dall'ira del papa" i suoi precedenti superiori in curia. Quella che segue è la traduzione integrale della lettera apparsa su "Focus" del 29 novembre.

... Altro che Misericordia! C'era bisogno di questo Giubileo?

C'era bisogno di questo Giubileo? No, non sono uno di quei romani scettici che temono (con qualche ragione) traffico e attentati, sono un provinciale cattolico a cui il maxi evento religioso non dovrebbe causare particolari problemi, eppure non riesco a convincermi della sua necessità.
La domenica in chiesa vedo moltissime persone in fila per la comunione, pochissime avvicinarsi al confessionale: qualcosa non torna. Visto che nei giorni feriali trovare un confessionale presidiato è un'impresa difficile quasi quanto trovare un vescovo disponibile a dire in pubblico ciò che dice in privato di ...., ne deduco che a confessare abitualmente i propri peccati sia una sparuta minoranza. 

Viviamo nell'epoca dell'autoindulgenza: i cattolici italiani sono in stragrande maggioranza convinti di non peccare e quindi non hanno alcun bisogno di un Giubileo dedicato alla misericordia di Dio. Hanno preso molto alla lettera la scritta scolpita nel travertino del Colosseo quadrato: «Un popolo di artisti di eroi / di santi...». Pio XII già lo sapeva nel 1946, quando l'Italia era all'apparenza ancora molto cattolica: «Il peccato del secolo è la perdita del peccato».

Obbedienza e infallibilità papale: cosa insegna veramente la dottrina cattolica?

Normalmente si sentono espressioni del tipo: “il Papa non può sbagliare”, “è assistito dallo Spirito Santo”, oppure:“bisogna comunque e anzitutto obbedire” perché “l’obbedienza è la prima virtù” e “chi obbedisce non sbaglia mai”, per finire con quelle del tipo: “ma lo Spirito Santo nel Concilio (il Vaticano II, ovviamente) ha stabilito che … ecc. ecc.”.Purtroppo spesso i sostenitori di tali espressioni hanno una conoscenza non adeguata del dogma cattolico e degli insegnamenti della Chiesa sui suddetti argomenti e per questo cadono in errore crededo di parlare per il bene della Chiesa stessa. Di qui la necessità di esaminare, una volta per tutte, questi argomenti alla luce della dottrina cattolica.
Le obiezioni che abbiamo appena accennato si possono ridurre sostanzialmente a tre:
1) l’infallibilità papale;
2) l’obbedienza dovuta al Vicario di Cristo;
3) l’autorità dei decreti del Vaticano II che, si sottolinea, essendo stati emanati da un Concilio Ecumenico, sono vincolanti per ogni cattolico.