La penitenza chiesta dal Cielo e odiata dal mondo

Se c’è un concetto radicalmente estraneo alla mentalità contemporanea è quello di penitenza. Il termine e la nozione di penitenza evocano l’idea di una sofferenza che infliggiamo a noi stessi per espiare colpe proprie o altrui e per unirci ai meriti della Passione redentrice di Nostro Signore Gesù Cristo.

Il mondo moderno rifiuta il concetto di penitenza perché è immerso nell’edonismo e perché professa il relativismo che è la negazione di qualsiasi bene per il quale valga la pena di sacrificarsi, a meno che non sia la ricerca del piacere. Solo questo può spiegare episodi come il furibondo attacco mediatico in corso contro le Francescane dell’Immacolata, i cui monasteri vengono dipinti come luoghi di sevizie, solo perché in essi si è praticata una vita austera e penitente.

Kasper e i suoi amichetti

Che stucchevole demagogia la frase chiave del Sinodo sui gay: «Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana».

E che pia ipocrisia attaccarsi ai casi singoli, come ha fatto il card. Schönborn: «Ho conosciuto una coppia gay che era esemplare». È come dedurre la bontà del genere umano citando un caso positivo e trascurando il resto. C'è un salto fuori dalla logica e dalla realtà, prima che dalla teologia, nel dedurre da un caso particolare un giudizio universale. L'errore di fondo, che sconfina nella menzogna, è lo stesso del passato ma rovesciato di segno; si elogiano «doti e qualità» degli omosessuali quando la premessa dovrebbe essere realisticamente un'altra: le doti e le qualità umane non dipendono dall'orientamento sessuale, e dunque possono trovarsi o non trovarsi sia tra gli omosessuali che tra gli etero. Punto. Ci possono essere omosessuali o eterosessuali che affrontano la vita in modo esemplare e altri che non lo fanno. Ma questo la Chiesa lo sa benissimo: perciò appare una demagogica furbata quell'elogio alle doti dei gay (che ora spianerà la strada alle coppie gay in Parlamento).

La pratica dell'omosessualità grida vendetta al cospetto di Dio

Il catechismo di S. Pio X ci ricorda che la pratica dell'omosessualità è un peccato impuro contro natura ed è uno dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, cioè reclamano particolarmente un castigo anche in questa vita, oltre che l'inferno nell'altra. 
Viviamo in tempi in cui la pressione internazionale sta cercando di far considerare le unioni omosessuali come normali, permettendo loro anche l'adozione dei bambini (come se potessero crescere in maniera equilibrata anche in tali circostanze!). 
La legge naturale (che è Legge di Dio) e il buon senso provano esattamente il contrario. La Tradizione custodita dalla Chiesa è sempre stata chiara in merito.

Pertanto chi intende professarsi discepolo di Cristo, non può che sentirsi in dovere morale di respingere con tutta la forza di cui dispone e gridare finché avrà voce la perversità di tali leggi e progetti demoniaci che mirano a sovvertire la legge naturale, attentando persino l'innocenza dei bambini fin dalla più tenera età.

L'ultimo video del Papa e la visita alla sinagoga

Negli ultimi giorni Papa Bergoglio ci ha regalato un paio di eclatanti interventi contro il concetto stesso di religione rivelata (dire contro la religione cattolica sarebbe ancora riduttivo), esattamente come ci dice san Paolo ai Tessalonicesi: il figlio della perdizione è definito qui adversatur et extollitur supra omne quod dicitur Deus, aut quod colitur: colui che è contrario e s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio e che è adorato.

In effetti il concetto di “religione” (se si può ancora usare questo termine) che emerge dallo scandaloso video di Papa Bergoglio per l’intenzione di preghiera di gennaio potrebbe essere coerentemente condiviso solo da uno dei personaggi che vi appaiono. Abbiamo un ebreo, un musulmano, un prete “cattolico” e una monaca buddista: solo l’ultima di questi, che crede nel nulla immanente, potrebbe condividere l’idea di una religione che non ha più contenuti rivelati ma presuppone una divinità diffusa all’interno dell’uomo, che si può manifestare in forme esteriori totalmente indifferenti e ugualmente valide.

Papa Francesco lo dice esplicitamente: «Molti pensano in modo diverso e sentono in modo diverso, cercano Dio o trovano Dio in modi diversi. In questa moltitudine, in questa ampia gamma di religioni (letteralmente abanico, cioè ventaglio), c’è una sola certezza per noi: tutti siamo figli di Dio». Una sola certezza dunque para todos: la partecipazione alla divinità (che per un cattolico, in senso soprannaturale, sarebbe possibile solo tramite Gesù Cristo e la Chiesa: ma per il Papa evidentemente questa distinzione non conta). È interessante sapere che questa è l’ultima certezza rimasta a uno che dovrebbe insegnare dogmaticamente.

Vladìmir Vladimirovich Putin: la sua vita per capire il suo modus operandi e il suo pensiero

Le recenti vicende belliche in Crimea e in Ucraina (gennaio/settembre 2014) ci fanno toccar con mano ciò che sino a ieri poteva apparire, agli occhi dei più, soltanto una probabilità. Il Nuovo Ordine Mondiale vuole distruggere Putin e la Russia putiniana, poiché stanno giocando il ruolo del katéchon, ossia “l’ostacolo che trattiene” (San Paolo) le forze della Sovversione mondialista e globalizzatrice (Israele, Usa e l’Arabia Saudita wahabita). Se non ci fosse stato Putin, gli Usa avrebbero fatto fare alla Siria la stessa fine che hanno fatto fare all’Iraq. L’ostacolo che ha fermato l’invasione della Siria, poi dell’Iran e infine della Russia è stato Putin. Questo è un fatto e “contro il fatto non vale l’argomento”.

Putin è diventato oramai per i mass media finanziati dalla “contro-chiesa” il neo-Hitler, il neo-Saddam, il neo-Gheddafi o il neo-Assad da eliminare. Si inizia con la manipolazione del pensiero (Putin viene già dato per impazzito) a mezzo stampa, televisione e radio per terminare con una condanna capitale pubblica ed esemplare (come è successo per Saddam e Gheddafi), una sorta di “Norimberga 1946/permanente” che non passa e non deve passare proprio come la shoah.

Le tre questioni

Sintetizzando, tre sono le questioni primarie:

Prima questione: quella che oggi ha la pretesa di definirsi chiesa cattolica, in realtà non lo è. Ormai il demonio è riuscito ad entrare nella Chiesa; lo ha fatto non intrufolandosi dalla finestra, ma passando persino dalla porta, facendolo in pompa magna, con tanto di tappeto rosso srotolato per il suo passaggio. Quella porta si chiama Concilio Vaticano II.
Dunque con il lupo che è riuscito ad infiltrarsi nel gregge, cosa ci si deve aspettare? Il lupo fa il suo mestiere e le pecore, se non sono più che estremamente accorte, sono destinate ad essere mangiate. Resta il pastore, anzi restano i pastori perché quel gregge se n'è trovati persino due: del primo se ne sono perse le tracce dopo aver ceduto il suo ruolo al secondo che, preparatosi per tempo alla situazione che attendeva sarebbe giunta, si è posto all'entrata del recinto facendo il lavoro inverso: non si preoccupa di bloccare l'accesso al lupo (sa bene che è già entrato), ma è impegnato a non far uscire il gregge che preme per scampare alle fauci fameliche della bestia.

Umiltà o falsa modestia?

I falsi modesti credono di sentirsi forti e si presentano formalmente perbene, per interesse, per calcolo, ma in fondo sono falsi, fasulli, vili. Non hanno coraggio di porsi per quello che sono. Hanno paura di mostrarsi per quello che sono. 
Il conoscere i propri limiti, al contrario, regala il dono dell’umiltà, che non ha niente a che fare con la falsa modestia. L’umiltà è un prodotto della sapienza. La falsa modestia è prodotto dell’ignoranza. L’umiltà è una forza. La falsa modestia è una debolezza. L’umiltà è prova di salute psichica. La falsa modestia è sintomo di nevrosi psichica. 
 
L’umiltà fa sentire radicati, centrati, solidi. La falsa modestia fa sentire volubili, senza orientamento, irresponsabili. L’umiltà permette di conoscere l’altro. La falsa modestia impedisce, per definizione, di conoscere l’altro, barando con se stessi.

La famiglia sotto l'attacco di Satana

Il cardinale Robert Sarah, una delle figure più eminenti del collegio cardinalizio, ha delineato questo sintetico ma drammatico quadro della situazione:

«Un discernimento teologico ci permette di vedere nella nostra epoca due minacce inaspettate (quasi come due “bestie apocalittiche”) situate in poli opposti: da un lato l’idolatria della libertà occidentale, dall’altro il fondamentalismo islamico: secolarismo ateo contro fanatismo religioso. Per usare uno slogan, ci troviamo tra “ideologia di genere e ISIS”. I massacri islamici e le richieste di libertà si contendono regolarmente le prime pagine dei giornali (ricordiamoci quello che è accaduto il 26 giugno!). Da queste due radicalizzazioni sorgono le due minacce principali alla famiglia: la sua disintegrazione soggettivista nell’Occidente secolarizzato attraverso il divorzio facile e veloce, l’aborto, le unioni omosessuali, l’eutanasia ecc. (cfr. teoria del gender, ‘Femen’, la lobby LGBT, IPPF,…). Dall’altro lato, la pseudofamiglia dell’islam ideologizzato che legittima la poligamia, l’asservimento femminile, la schiavitù sessuale, il matrimonio infantile, ecc. (cfr. Al Qaeda, ISIS, Boko Haram ...)».