L'insegnamento del mio amico mons. Billy Stangsby

“Perché un prete cattolico guida una macchina che costa quello che costa?” disse Billy.
Non lo so. Perché?”.
“Perché gliel'ha data la mamma”.
Non devi giustificarti di fronte a me”.
“Sto cercando di giustificarmi di fronte a me”.
Ti vergogni della macchina?”.
“Me ne vergogno e ne sono invaghito. È la terza che la mamma mi regala quest'anno. Ho messo all'asta la Mercedes e ho donato i proventi alle suore a Calcutta e la Maserati per un centro di rifugiati in Tanzania. Sto per prendere il coraggio a due mani e fare lo stesso con questa”.
Quanto è ricca tua madre?”:
“Molto ricca, Elia, molto ricca. Vuole che il suo piccolo monsignore sia felice. Non riesce a immaginarsi che un uomo sia felice senza sesso – sai come sono gli uomini – così si assicura che ci siano delle compensazioni. Tutti i ragazzini amano le macchine, no?”.
Billy mi guardò ed entrambi scoppiammo a ridere.
“È davvero stupefacente quante poche persone, e voglio dire persone molto religiose, credano davvero che la felicità celibataria sia possibile”.
Non è sempre facile”.
“Non capiscono come ci si possa innamorare di Cristo”.
Lo so”.
“Avevo tutto nella vita. Voglio dire tutto quello che si può volere. Ho passato la maggior parte della mia giovinezza a goderne e a pensare alle donne. Sono stato pazzamente innamorato di un gran numero di donne. Poi un giorno ho scoperto che c'era uno schema nella mia vita. Ero disposto a morire per una e dimenticarla il giorno dopo, e pronto a morire per un'altra il giorno successivo, solo per dimenticare l'intera cosa la mattina dopo”.
Un cuore appassionato, Billy”.
“Un cuore volubile”.
Un cuore indisciplinato”.
“Un cuore ingordo e questa è la verità”.
Un cuore da zelota”.
“Fanatico di ogni sensazione che la vita potesse offrire. Ma non molto dotato di cervello, Elia. Ero così totalmente stupido da allibire. Vivevo come un tossicodipendente. E in quanto tale, non potevo credere che ci fosse la felicità al di fuori della mia dipendenza. Vedi, la dipendenza era diventata la vita stessa”.
Che cosa ti ha cambiato?”.
“Un'esperienza alla san Paolo. Un giorno sono caduto da cavallo. Non voglio dire letteralmente. Voglio dire che stavo guidando per i Cotswold su una strada laterale. Non ero depresso o altre cose del genere. In effetti, tutto stava procedendo a meraviglia. Ho avvertito, con una certezza in un certo senso perentoria, che la mia vita era futile. Tutto sembrava senza senso. Ho fermato la macchina, sono sceso e ho camminato su per una collina e mi sono seduto sotto un albero a passare in rassegna la mia vita. E l'ho vista. L'ho vista davvero. Una bella vita. Non ero un uomo malvagio. Solo incredibilmente vuoto. È stato un severo momento di grazia”.


(IL NEMICO cap. 2, pag.40 – Michael D. O'Brien)