Non c'è nessun fatto
puramente esterno a noi che possa garantire il rinnovamento della
Chiesa o la rinascita della vita cristiana.
Quando parliamo
della crisi della fede nei tempi moderni, quando desideriamo il
rifiorire della vita cristiana del nostro popolo, dobbiamo avere ben
presente che non è possibile affidarci a nessun automatismo
garantito da qualcosa che accade solo fuori di noi: la rinascita
partirà sempre dal nostro nascere di nuovo alla grazia di Dio. Sì,
è dalla conversione personale che dobbiamo sperare il rifiorire
della Chiesa tra noi.
È proprio
partendo da un errore di prospettiva che si è pensato di diffondere
il cristianesimo a suon di riforme. È stato, crediamo, l'errore
degli anni conciliari. Cerchiamo di spiegarci.
C'era bisogno di
un rinnovamento della vita cristiana negli anni ’50 e ’60?
Certamente sì. C'era bisogno di una maggiore verità nella vita
sacerdotale, nei conventi, nelle associazioni laicali, nelle scuole
cattoliche, nelle famiglie? Non facciamo fatica ad ammetterlo: un
certo formalismo stava mettendo in pericolo la vita di fede... c'era
bisogno di una freschezza data dall'autenticità.
Ma il grave
errore è stato quello di illudersi di trovare l'autenticità e la
freschezza della vita cristiana in tutta una serie di riforme, che
hanno radicalmente cambiato, se non stravolto, il volto della Chiesa.
E non ne è venuto fuori un rinnovamento, una primavera, ma un lungo
autunno che ha portato fino all'inverno della fede, inverno che ha
ucciso la vita di grazia nei nostri paesi, nelle nostre terre di
antica cristianità.
Ci si è messi a
cambiare tutto, a modernizzare la messa e con essa tutti gli altri
aspetti della vita cattolica, pensando di fermare così la fuga dalle
chiese, con il risultato, ed è sotto gli occhi di tutti, che le
chiese hanno terminato di svuotarsi; chi è poi rimasto a
frequentarle, non è certamente più autenticamente cattolico degli
uomini di un tempo.
Ne è esempio
lampante proprio la riforma della Messa: l'hanno cambiata per
renderla meno difficile alla gente, per renderla meno pesante. Ne è
nato un rinnovamento? No, ma un impoverimento, uno svuotamento
ambiguo di contenuto: è come se lo “ scheletrito” nuovo rito
della messa non educasse più, lasciando spazio a tutte le nostre
piccole e grandi eresie.
La strada da
percorrere era un'altra, quella di un appassionato lavoro quotidiano
per educare le anime a vivere della messa, comprendendone
l'inestimabile valore e l'incommensurabile bellezza. Occorrevano
preti intelligentemente appassionati, comunità ferventi, capaci di
preghiera, studio e sacrificio; occorrevano anime commosse. Ci si è
invece affidati alla via ingannevole di una riforma esterna che
facilitasse i riti per i preti e per i fedeli... illudendosi che
accomodando le cose esterne le anime si convertissero. E tutto è
crollato in uno spaventoso impoverimento: per inseguire i fedeli
senza fervore, si è banalizzata la messa riducendola quasi a un rito
degno di una religione puramente naturale.
E invece la
Chiesa aveva bisogno della santità, e la santità nasce dalla
conversione personale.
Il rito non va
cambiato, deve cambiare invece il nostro cuore. Il rito deve essere
la roccia sicura su cui posare tutta la nostra vita. Per questo siamo
tornati alla Tradizione, per questo custodiamo la “Messa di
sempre”. Il rito deve custodire la retta fede, la vera preghiera
cattolica, deve metterci nella posizione giusta difronte a Dio: solo
così la grazia potrà operare la nostra conversione.
Sono i santi,
commossi per l'opera di Dio, che rinnovano la Chiesa e la vita
cristiana, e non i giochi umani dei cambiamenti continui.
Chi vuole i cambiamenti
continui è semplicemente un uomo annoiato; e con gli uomini annoiati
in cerca di novità esteriori, fossero anche religiose, non si fa una
Chiesa santa.
Il vero
movimento liturgico, quello di Gueranger e di Pio X per intenderci,
voleva favorire proprio un'autenticità di preghiera nei sacerdoti e
nei fedeli. Voleva che le anime immergendosi nella santa liturgia,
pregando veramente con la Chiesa, rinascessero ad una vita cristiana
più autentica e intelligente. Invece nel movimento liturgico si
operò il tradimento, consumato da chi pensava che facilitare
equivalesse ad aiutare a pregare: così non fu, ed è sotto gli occhi
di tutti il disastro... i cristiani sanno ormai raramente pregare.
Nulla di esterno
può sostituirsi alla nostra conversione, al sincero fervore
personale, all'autentico amore per Cristo. Ma la nostra conversione,
operata dalla grazia, scaturirà dalla preghiera della Chiesa che la
Tradizione ci ha consegnato, che è la preghiera di Cristo stesso.
Così è
necessario che:
1. si torni alla
corretta liturgia secondo la tradizione, perché il tesoro della
rivelazione pregata non vada perduto;
2. che sacerdoti
e fedeli intelligentemente commossi diventino autentici missionari,
educatori alla preghiera secondo il cuore della Chiesa. Se non ci
fosse anche per noi questo secondo punto, cadremmo nello stesso
tragico errore dei riformatori conciliari: credere che basti tornare
a qualcosa di esteriore (fosse anche la messa antica) perché la vita
rinasca.
Che la Madonna
ci aiuti ad essere fedeli al nostro compito.
(radicatinellafede.blogspot.it)