La missione profetica di Mons. Lefebvre

Finalmente! Finalmente si comincia a parlare di Mons.Marcel Lefebvre riconoscendogli l'enorme merito di essere stato non solo un vero sacerdote di Cristo ma anche di aver messo profeticamente in guardia sacerdoti e fedeli di ciò che è stato e avrebbe provocato il Concilio Vaticano II. A parlare chiaramente di questo è stato S.E.Mons.Athanasius Schneider, in una recente intervista al National Catholic Register. Ne riporto gli estratti più salienti. Ovviamente, compresa la testimonianza di Mons.Lefebvre che non si è fatto traditore della Verità, ci si aspetta un agire di conseguenza: il ritorno alla Tradizione e la celebrazione della Messa "di sempre" è l'unico dovere e rimedio alla crisi imperante nella chiesa.
p.Elia

Eccellenza, ha scritto molto sull’Eucaristia, in particolare il suo libro Dominus Est. Perché lo ha scritto?

Ho scritto quel libro a causa del triste fenomeno della prassi della cosiddetta “Comunione sulla mano”, una prassi che dimostra in modo evidente e innegabile una banalizzazione della Santissima Eucaristia – una banalizzazione che rasenta la profanazione ed è posta sotto gli occhi di tutti nella stragrande maggioranza delle chiese cattoliche di tutto il mondo, con l’eccezione di poche regioni e diocesi. È provato che tale prassi non è mai esistita nella Chiesa cattolica, e non ha nulla a che fare con una prassi analoga nei primi secoli. Bisogna smascherare questo mito e questa falsificazione. Questa prassi moderna, infatti, con i suoi atti concreti fu inventata nelle comunità calviniste e non esisteva nemmeno nella tradizione luterana. [...]

In generale, quali sono le maggiori preoccupazioni della Chiesa oggi, specialmente in Occidente? Alcuni cattolici mettono in discussione il Concilio Vaticano II o, piuttosto, la sua interpretazione. È questa una causa della crisi, secondo lei?

La mia più grande preoccupazione per la Chiesa oggi è il fatto che su larga scala c’è un processo – già iniziato con il Concilio Vaticano II – di una “conformazione al mondo”, contro il quale gli apostoli e i Padri della Chiesa hanno già avvertito : “Non conformatevi a questo mondo” (Romani 12: 2). C’è, dal Concilio Vaticano II, una tendenza chiaramente sviluppatasi di piacere al mondo. Quando i chierici iniziano a compiacere il mondo, corrono il rischio di diventare quei falsi profeti di cui parla l’Apostolo Giovanni: “Sono del mondo; perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta”. (1 Giovanni, 4-5). Il desiderio di parlare come piace al mondo, o di parlare per conquistare la simpatia del mondo, o di non essere emarginati o perseguitati dal mondo, si rivela davvero come un complesso di inferiorità.
Il più grande pericolo spirituale della Chiesa oggi si manifesta nell’antropocentrismo, e l’antropocentrismo è il passo decisivo verso l’idolatria. L’antropocentrismo nella vita della Chiesa si manifesta soprattutto, e in modo molto patente, nella liturgia rinnovata dopo il Concilio (anche se la forma della liturgia riformata differisce dalle stesse intenzioni dei Padri conciliari e non è conforme al testo della stessa Sacrosanctum Concilium). Lo spirito del mondo e l’antropocentrismo manifestano il naturalismo. È quasi sempre una negazione teorica e sempre pratica del soprannaturale. L’indebolimento o la negazione pratica del mondo soprannaturale, il mondo della fede e della grazia divina, crea necessariamente il primato dell’attivismo fabbricato dall’uomo, l’eresia dell’attivismo, una specie di neo-pelagianesimo e dottrine inventate dall’uomo, e questo è gnosticismo. La vita della Chiesa oggi è profondamente ferita dal naturalismo, cioè dal neo-pelagianesimo e dal neo-gnosticismo. [...]
Quali sono le sue opinioni sulla Fraternità San Pio X? Ѐ in armonia con la loro posizione? 

[...] Più cresce la confusione dottrinale, morale e liturgica nella vita della Chiesa, più uno capirà la missione profetica dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre in uno straordinario tempo oscuro di una crisi generalizzata della Chiesa.
Forse un giorno la Storia applicherà a lui le seguenti parole di sant’Agostino: “Spesso anche la divina provvidenza permette che persino gli uomini buoni siano cacciati dalla congregazione di Cristo da turbolente sedizioni degli uomini carnali. Quando, per amore della pace della Chiesa, sopportano pazientemente insulti o ferite, e non intentano alcuna novità sulla via dell’eresia o dello scisma, essi insegnano agli uomini come Dio deve essere servito con una vera disposizione e con grande e sincera carità. La loro intenzione è tornare quando il tumulto si sia placato. Ma se ciò non è permesso perché la tempesta continua o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno, si attengono fermamente al loro scopo di guardare al bene anche dei responsabili dei tumulti e delle agitazioni che li hanno cacciati. Non formano separate conventicole proprie, ma difendono fino alla morte e con la loro testimonianza promuovono la fede che sanno predicata nella Chiesa cattolica. De vera religione 6, 11).