Sin dall'inizio, l'abbiamo già detto, la realtà divina di Cristo è stata contestata. Era inevitabile, perché se il Figlio di Dio fosse accettato senza contestazione, sarebbe il segno che lo scopo dell'Incarnazione, in questa carne dell'uomo nella storia che ha fatto seguito ad Adamo, sarebbe stato raggiunto, prima dell'Incarnazione.
Il cammino della verità rivelata si è compiuto, si compie e si compirà ad immagine della vita di Cristo: venuta direttamente da Dio, nascosta, pubblica, contestata, calunniata, integrale, sacrificante, colma di amore, misteriosa e limpida, divina e umana. In tal modo la Verità è apparsa alla superficie della vasta Chiesa e a poco a poco è stata espressa nelle formule e nelle definizioni della fede della Chiesa.
Lo storicismo filosofico e sociale, in quanto fissazione della coscienza dell'uomo su fini temporanei e ultimi, ma circoscritti nell'interminabile e storico tempo e movimento, ha suscitato nella coscienza cristiana, nei tempi detti moderni, con innumerevoli argomenti fittizi per mezzo di criteri razionalisti ma irrazionali, una contestazione diretta o indiretta, nascosta o ammessa, dell'integrale realtà del Figlio di Dio.
Tutta la vasta effervescenza critica degli ultimi secoli, la rimessa in discussione di tutti i fondamenti d'informazione storica sulla realtà di Cristo, sulla realtà della Chiesa, sulla realtà e la comprensione dei testi considerati come espressione scritturale delle verità rivelate, tutti gli sforzi di erronea e corruttrice analisi del linguaggio dell'uomo hanno avuto, coscientemente o incoscientemente, come bersaglio centrale l'Incarnazione del Verbo di Dio. La fede dell'uomo in questa verità, però, è l'unico fondamento della sua liberazione nella vita eterna.
È umanamente impossibile enumerare tutte le manifestazioni di quel che n'è conseguito. Spesso gli uomini, invece di essere innamorati della verità e di cercarla in se stessa, ossia di seguire le vie dischiuse dalla Rivelazione ed illuminate dalla Rivelazione, sono presi dal piacere della ricerca e dalla china storicista della speranza, e si smarriscono in meandri senza fine, in vie sempre nuove che non hanno via d'uscita.
Se veramente si volessero enumerare ed affrontare, una dopo l'altra, tutte le manifestazioni dello storicismo razionalista e irrazionale, sarebbe come se si volesse svuotare il mar mediterraneo con un cucchiaio. L'immagine può sembrare esagerata, ma è veridica. La possibilità, infatti, di cogitazione e di argomentazione, distolte da un ordine iniziale oggettivamente eterno e rivelato, è senza fine. Tutto può essere detto. Si possono accumulare montagne di considerazioni su argomenti arbitrari e talvolta molto fantasiosi, senza alcun reale riferimento, senza alcuna prova, alcuna corrispondenza con le reali aspirazioni dell'uomo. [...]
La critica storica è da molto tempo diventata il modo generale di pensare, per ogni cosa. E' una spiccatissima e molto specifica manifestazione della mentalità storicista. Nel clima filosofico e teologico dei tempi moderni, si è creato tutto un vasto mondo di postulati arbitrari, un mondo in movimento, che tende a sconvolgere ogni certezza tanto storica quanto teologica e spirituale.
Questo vasto universo si è sviluppato con un poderoso slancio d'indipendenza. Sarebbe ormai temerario voler separare quel che è stato positivo per il cammino degli uomini verso la verità e nella verità, da quel che è stato negativo. In ogni attività, ci sono elementi positivi ed elementi negativi, a causa dell'imperfezione del nostro stato d'essere nella vita della terra.
A caratterizzare una vera via positiva di verità, è la stabile fissità dell'uomo, anche nei suoi tentennamenti, ad un amore fondamentale di questa verità; e questa è la garanzia dell'esito finale del suo cammino. Certamente sulla via di Damasco, si è manifestato un diretto intervento di Dio, un intervento talmente radicale ed efficace che San Paolo è uscito da questa prova, si può dire di luce e di grazia, un uomo nuovo, un servo assoluto della Verità assoluta. Spesso, però, si dimentica che San Paolo, prima di conoscere tanto direttamente la Verità, l'aveva appassionatamente amata, e questa Verità si è presentata a lui e l'ha inondato.
Questo, certo, non vuol dire che tale grazia non sia stata realmente grazia, che non sia stata veramente un dono gratuito, ma questo dono, imperioso che sia, è stato liberamente e totalmente ricevuto con amore. San Paolo è uno tra i più grandi esempi dell'armonia quasi impalpabile, ma fondamentalmente oggettiva tra la decisione irrevocabile di Dio e la libertà dell'uomo nel suo amore per la verità.
Tale amore è evidente anche quando si cammina su strade sbagliate; e la sua assenza è anche evidente quando si cammina su strade che, dal punto di vista strettamente concettuale, possono considerarsi giuste.
E proporzionalmente a questo amore trascendente della verità, prima che venga riconosciuta dall'intendimento, l'uomo può nello studio del passato e del presente, nello studio delle correnti, delle dottrine e dei metodi, può più o meno discernere quel che è positivo, in quanto fondato sulla verità eterna; e discernere quel che è negativo, in quanto fondato sulla volontà personale autonoma.
Nello sviluppo della critica storica dei testi, di tutti i metodi e considerazioni dottrinali che costituiscono oggi l'attività esegetica e l'ermeneutica in genere, vi sono principi e orientamenti intellettuali e spirituali molto positivi, positivi perché in seno a questo sviluppo ed anche in base ai nuovi dati, l'uomo ha potuto sentire confermate, nel suo intendimento e nel suo cuore, con sempre maggiore intensità, ampiezza e intimità, le grandi verità rivelate dall'Incarnazione di Cristo e dal suo messaggio trasmesso in modo vissuto, e consegnato anche per iscritto nella Chiesa.
Ci sono stati anche dei deterioramenti, e degli orientamenti del pensiero tali da degradare e persino rifiutare i criteri fondati sulle verità rivelate. Spesso così, da ogni lato, sia nella coscienza di coloro che erano ancorati in forme svuotate dallo spirito ma rimaste tradizionali, come nella coscienza di coloro che erano trascinati dalla frenesia di un incontrollato rinnovamento, senza reale legame con la verità rivelata, c'è un deterioramento più o meno radicale della Persona del Cristo, della sua azione ontologicamente redentrice e del suo messaggio di redenzione per l'uomo.
La massa di lavori critici, l'estensione sociale dei nuovi principi e dei nuovi metodi di approccio della verità e di ricerca della verità, hanno creato quasi un mondo di essere e di pensare nuovo. In questo mondo, quegli stessi che avevano la giusta visione e l'amore chiaro e libero della verità sono stati trascinati ad impiegare il linguaggio, a seguire i metodi e a procedere con modi di giudizio alieni dai principi che li avevano animati, quando avevano sentito l'appello di Dio. Tale è stato il logorio dei principi e dei criteri nello sviluppo della mentalità storicista e nell'estensione del relativismo esistenziale.