Lo scenario tragico dell'attacco terroristico in Francia ("Io NON sono Cherlie!")

[…] Questo scenario non è stato creato dai terroristi, ma da chi ha disegnato la vignetta, da chi gli ha offerto un pretesto (che tanto pretesto non è, ma un sanguinoso motivo) strafottendosene di tutti gli innocenti che potevano andarci di mezzo insieme a loro. E per cosa poi? Solo per quell’ego malato che è proprio del giornalismo.

[…] Tuttavia dimentichiamo che altri scenari così si sono ripetuti a Londra, a Madrid: chi se ne ricorda più? Fra un mese dimenticheremo e ci sarà in fretta fatto dimenticare anche quanto è accaduto a Parigi. Non solo perché a nessuno importa, ma proprio perché l’islam è stato scelto dai poteri lobbistici europei, spalancandogli le porte, come alleato e agente della secolarizzazione, che ha come prima tappa la totale sostituzione e l’obnubilamento di ogni sacca di resistenza e reminiscenza cristiana nel vecchio continente. L’islam fa parte del progetto dell’antichiesa. Fra poco torneranno amici, francesi e terroristi, islamici e laicisti: in nome della congiura e dell’odio comune contro la croce di Cristo, solo liberatore, solo Vittima che ha sacrificato se stessa per tutti.


Quasi un trentennio fa, caduto il comunismo, una serie di conferenze interne alle massonerie europee avevano stabilito: bisogna disgregare il tessuto connettivo che delle nazioni europee fa corpi sociali compatti e autonomi, identitari: la cristianità e la famiglia. Il divorzio ci era riuscito solo in minima parte. Ma ora bisognava distruggere tutto perché dalle ceneri fosse edificata una nuova “unità” tutta basata sulla burocrazia e il denaro, sul nuovo paganesimo di massa, da far gestire a élite, lobby di iniziati senza storia e senz’anima.

L’Europa doveva diventare la terra di nessuno del nuovo ordine dei sazi e indifferenti, sotto la guida di illuminati avanguardisti che in se stessi e nei loro interessi economici e ideologici trovavano legittimazione, superando il voto dei cittadini dei singoli stati, ridotto a un puro artificio simbolico, avviandosi così verso un unanimismo permanente e artificialmente alimentato attraverso i media e il dispotismo delle “anonime” leggi, brevettate non si sa dove e da chi di preciso, ma che diventassero socialmente vincolanti ovunque. A prescindere.

La moneta unica sarebbe stato il piede di porco col quale sfondare le porte di tutte le stanze dei bottoni nazionali. Ma come arrivare a tutto questo? Da dove iniziare? Semplice: abbattiamo le frontiere, facciamo invadere l’Europa dal nemico storico dei cristiani: gli islamici, gli stranieri d’ogni risma e facciamone i titolari di diritti persino superiori a quelli dei cittadini tradizionali, identitari. Facciamo un’infornata di tutte le religioni e inquiniamo quest’atmosfera cristiana, contaminiamola, facciamone il laboratorio multietnico e multireligioso per antonomasia. Sosteniamo tutto questo con leggi “solidali”.

Poi passiamo alla desacralizzazione e smitizzazione della famiglia, equiparandovi qualsiasi stravaganza, dando diritto a definirsi tale qualsiasi agglomerato umano. Separiamo uomini da donne e genitori da figli. Bisogna che diventi l’Europa delle solitudini, lasciando il singolo dinanzi al vuoto del nulla, senza più legami: solo davanti a una astrazione colossale  e grigia che gli toglie il respiro e lo disorienta: l’anonimo governo transnazionale al quale non potrà che consegnare la sua coscienza, e la vita. Franerà nella testa degli europei anche l’ultimo bastione che si frappone tra noi e il governo unico del pensiero unico: agiamo, in questo, in sintonia con gli Stati Uniti. A Bruxelles morirà l’Europa di sempre, a Bruxelles rinascerà. Come piace a noi. Libertina e totalitaria.

[…] E chi è che è stato assassinato l’altro giorno? Dei vignettisti. La cui satira si basava principalmente sul sacrilegio e la bestemmia, sull’oscenità con le quali venivano profanate tutte le divinità e il nome stesso di Dio, rappresentato in scene pornografiche. No, scusate, non ci sto: qua non c’entra niente né il giornalismo né la libertà di espressione, tanto meno la satira: l’altro giorno sono stati giustiziati dei pornocrati, dei sacrileghi, dei profanatori. Dei servi del demonio.
Non per i loro corpi ormai esanimi dovremmo preoccuparci: ma per le loro anime, che stando così le cose avranno trovato spalancate tutte le porte dell’inferno. La bestemmia, il sacrilegio sono patti che firmiamo con Satana. I patti col demonio sono tutti aleatori, tutti capziosi, tutti quanti in cima si firmano con l’oro e in calce col sangue. Si pagano.

Parigi ha abiurato, ha divelto le pagine della cristianità, sputato sui suoi santuari.
Nessuno, stando alla legge occidentale, ma anche, volendo, alla prospettiva cristiana, aveva diritto di ucciderli. Ma per l’Islam sì. E quando sono andato a Parigi, girando per le strade della capitale, vedendo nei ristoranti intere tavolate di mulatti padri di famiglia e, accanto, separate, di madri di famiglia tutte incappucciate e rivestite di tendaggi neri, mi resi conto che non mi trovavo in una capitale cattolica, che non era nemmeno ex cattolica tantomeno laica, ma stavo in una città islamica.

L’Islam si è velocemente impadronito, con il placet degli europei, delle principali capitali: Parigi, Londra, prossima è Berlino. L’Europa non solo non è più cristiana, non solo è anticristiana, è ormai pars infidelium: terra islamica, dove gli infedeli stavolta, paradossalmente, siamo noi cristiani, lo siamo per gli islamici e anche per i laicisti; ma, ahiloro, pure i laicisti non sanno che finiranno nel nostro stesso calderone.

Quando hai conquistato le capitali, hai preso un paese, e non si torna indietro. Con questi, non con i cattolici il pensiero unico dominante liberal-radicale europeo farà i conti: ha già iniziato. E se dunque le capitali europee sono islamiche, se per logica conseguenza islamici vanno considerati i paesi le cui capitali sono a maggioranza islamica, è chiaro, naturale e plausibile che su quelle stesse terre valga legge islamica, che prescinde i codici penali e le costituzioni, se queste non si richiamano e rifanno ad Allah. Abituiamoci, dunque.

Oppure ribelliamoci: ma come? Non è più possibile ormai: sono milioni e milioni gli islamici qui e al contrario nostro hanno fede nel loro falso dio: se se ne andassero, svuoterebbero le capitali. Solo – come altre volte nei secoli – Maria ci può salvare da questo vicolo cieco, non certo il sacrilegio verso Maometto, propedeutico a quello verso Dio.

Ma semmai il vero problema è ancora un altro, come segnalato dall’amico Alessandro Grasso: «Ecco, il punto non è quanto hanno ecceduto quelli che si nascondono dietro alla “satira”, ma che l’islamismo non ha una soglia minima, può sempre scendere più in basso, e quindi è prioritario reagire su quello, perché sennò col tempo diventa blasfemo qualunque pensiero non islamico, e chiunque può avere la vita distrutta da una accusa nemmeno fondata. Se non difendiamo i veri blasfemi oggi, domani ci faranno come in Pakistan, la strage ad un matrimonio cristiano perché qualche musulmano, magari di vicinato invidioso, si è inventato che hanno fatto coriandoli di Corano per festeggiare gli sposi…».
Il fatto è che questo non è un rischio: è un decorso naturale dell’islamismo popolare. Non appena saranno in numero sufficiente, finirà così e finirà, la festa, anche per quei banditi di radical-chic che ne hanno propiziato con ogni legge il loro ingresso di massa in Europa: le prime teste a cadere, in quanto più “dissoluti” degli altri all’occhio islamico, saranno proprio le loro.

E’ accertato, quei vignettisti scientificamente, consapevolmente hanno deciso di profanare i nomi e le immagini più sante e venerabili di tutte le religioni, compresa la islamica. L’Islam, in base al Corano, ha reagito. Beh? Tutti sapevano, e nonostante ciò hanno osato: di che ci lamentiamo?
[…] Io onestamente tutto questo “martirio” di quei giornalisti “satirici” non ce lo vedo: vedo gente che se l’è andata a cercare. Chi li ha obbligati a tirare in ballo Maometto e Allah? Potevano farne a meno: a quest’ora sarebbero vivi. La realtà è che rappresentano l’alternativa al fanatismo islamico: il fanatismo radical laicista.

[…] La “satira” dice che da sola avrebbe diritto a questo mondo all’anarchia, la sola a poter dire tutto, dileggiando tutti. Perché, dicono, la satira nasce libera e bastarda, senza Dio e senza padri. Soprattutto servirebbe a “ridere”.
Io la vedo diversamente, storicamente: a prescindere dal fatto che non sempre c’è da ridere e si può ridere, a parte questo, la satira non suscita il riso, non serve a questo, ma a demolire, suscita ringhi malevoli, altro che ironia: mira a distruggere le persone e tutto quanto è a loro più sacro. La satira imperversa nei momenti più violenti e di passaggio della storia. E quasi sempre è stata al servizio del potere dominante.

[…] E’ un’arma impropria e con mira di alta precisione: la dipingono come uno strumento di espressione innocuo. Ma la satira non nasce per questo né così, è sempre stato uno strumento politico, eversivo un tempo, oggi è il ringhio del conformismo di massa […].
La satira, senza l’intelligenza, che si fa volgarità, è fanatismo dissimulato: non è l’intento di ridere del mondo rappresentandolo alla rovescia, ma di rovesciarlo, con la volontà di potenza, per dominarlo, distruggendo con l’allusione calunniosa gli avversari. La satira è uno strumento eminentemente politico, che non aggredisce solo l’idea, ma chi ne è portatore, la sua intimità, i pensieri più profondi, i convincimenti più delicati, le passioni più alte. Mira alle immagini più sante e venerabili per l’uomo e in un impeto iconoclasta le profana, divelle, strappa via, e ci zompa sopra con sadica gioia.
È al sacro che mirano, in nome del “niente è sacro”, tutto può e deve essere profanato di ciò che agli altri è sacro. Vanno a toccare le corde più profonde dell’uomo. [...]

Nessuno ha capito la psicologia dell’Islam, ma io conosco le dinamiche dell’Islam religioso. Mentre solo in Vaticano e nella sede del PD immaginano esista un Islam pacifico e uno terroristico, uno estremista e l’altro moderato; ma io che conosco l’Islam religioso dico che questa schizofrenia non esiste nel popolo musulmano, può esistere ai vertici politici ma non alla base religiosa: conosco in cosa consiste il Corano, e, al contrario dei succitati ignoranti o ipocriti, so che non ha sussistenza il concetto di “pacifico” in quel Libro (Libro, fra l’altro, dalle molte contraddizioni), non esistono quei valori se non subordinati alla “sottomissione” dell’infedele. È questione di potere non di giustizia. Chiunque non è islamico è infedele: le parole totem che tanto ci piacciono, a parole appunto, “dialogo”, “diritti umani”, “non violenza”, nel linguaggio coranico non hanno riscontro, o hanno una sola declinazione: debolezza. Ma soprattutto, credere che vi possa essere un Islam dialogante, significa non capire la natura di quella religione che è tutt’una con la politica, significa non capire che non è una chiesa, è, appunto, solo una religione.

Si è chiesa nel momento in cui vi è una gerarchia piramidale che stabilisce quanto è ortodosso e quanto è eterodosso; quanto è vero e quanto è falso; cosa si può fare e cosa no. Quando si ha un capo della chiesa, col quale puoi aprire un dialogo. Ma così non è nell’islam, dove sulle spalle di ogni singolo musulmano ricade ogni responsabilità di difendere e vendicare la sua religione.
Ma non essendoci la mediazione di una chiesa, di una gerarchia, non essendo piramidale come struttura, non potendoci essere una scuola di teologia né di esegetica ma soltanto di letteralità coranica, è chiaro che nessuno ha titoli per avocarlo a sé in quanto autorità, la sua interpretazione invece è diffusa e individuale, chiunque, ogni musulmano può “interpretarlo” nell’unico modo concesso, letteralmente, in modo piatto, ogni imam fa testo a sé, ciascuno è supremo gerarca di se stesso dinanzi alla lettera coranica, ognuno è titolato a trarne le conseguenze che gli pare. Quindi l’estremismo, il fanatismo, il terrorismo islamico è un dato endemico, intrinseco e ineliminabile dall’islam.

[…] L’islam non mira al cuore, mira alla testa: mira al collo. Mira a piegare le teste, in segno di sottomissione, con la sopraffazione; o a tagliarle con la spada facendole rotolare, se non c’è sottomissione. Non c’è una via mediana. Di Allah non c’è niente da discutere, nulla di cui convincere l’infedele, l’islam non fa proselitismo, non gli importa, fa schiavi perché è il dato politico che conferma il fatto di fede, e viceversa.
Non ha un capo l’islam, dunque ogni musulmano porta su di sé la responsabilità del mandato di Allah. Mandato che prevede l’omicidio ai danni del sacrilego e del profanatore di Allah e del suo Profeta. È così. Il musulmano ha questo mandato divino che ovunque ha il dovere individuale di rendere effettivo, prescindendo dal paese, dai sistemi costituzionali e giudiziari: è un mandato personale. Ma del resto, l’omicidio non è la peggiore delle pene: la maggior parte dei sistemi giudiziari prevedono la pena capitale.
L’islam è infine soprattutto un insieme di regole, che vanno accettate e praticate letteralmente, senza impegnare la coscienza, è dunque un legalismo, che comporta tutti gli impersonali automatismi dei legalismi: per questo è facile morire di islamismo. Offendi Allah? Il Corano dice “sia morte”. Il musulmano letto questo, senza andare per il sottile e vagliare pro e contro, semplicemente si armerà la mano e verrà a cercarti per ucciderti. In cambio avrà il paradiso assicurato. Stop. Automatismi.

Questo i vignettisti lo sapevano. Dovrei ora dispiacermene e dire che “io sono  Cherlie”: col cavolo! Io sono io, cattolico apostolico romano. Ognuno pianga dei guai suoi. […] Ciò non significa che “meritassero” di morire né così né in nessun altro modo. Da cristiani ci si augura sempre e si prega che anche il più feroce persecutore possa essere toccato dalla Grazia e ricongiungersi con Dio.
Le “reazioni” mediatiche poi sono la sagra del politicamente corretto. Fra una settimana tutti si saranno scordati e tutti torneranno a invocare “meno chiese più moschee”, compresi i giornalisti satirici.
Diciamo che nella tragedia – parafrasando un amico – io sono contento di assistere al cortocircuito dei sinistroidi che non sanno se schierarsi con la libertà di espressione/laicità o con l’Islam. Nell’incertezza, capacissimi che se la prendano coi cattolici… e anzi hanno già cominciato.
“Ma fate attenzione, il coro indignato non c’è perché sono state uccise delle persone. E’ stata ferita la “libertà di stampa”, profeta del dio pagano del momento”.
[…] Per quanto mi riguarda, in piedi, silente e gelido, prossimo all’indifferenza rimiro i cadaveri di coloro che hanno scatenato tutto questo. Che siano vignettisti blasfemi o islamici terroristi. Hanno raccolto quello che hanno seminato, tutti quanti. Morte.
E comunque mi scappa una preghiera: “perdona loro Signore, perché non sanno quel che fanno e che dicono o disegnano”.

(ANTONIO MARGHERITI MASTINO - papalepapale.com)