Il Concilio Vaticano II e i suoi cardinali

Stavolta tocca al card. Angelo Scola dimostrare lo stato interiore in cui versa la maggior parte del clero di oggi: trattasi di una crisi di Fede assai profonda, frutto del Concilio Vaticano II. E a proposito di frutti, giova rileggere l'Evangelista Luca: "Un albero buono non dà frutti cattivi e un albero cattivo non dà frutti buoni. La qualità di un albero la si conosce dai suoi frutti: difatti non si raccolgono fichi dalle spine e non si vendemmia uva da un cespuglio selvatico. L'uomo buono prende il bene dal prezioso tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo invece prende il male dal cattivo tesoro del suo cuore. Ciascuno infatti con la sua bocca esprime quel che ha nel cuore". (Lc 6, 43-46)
E veniamo dunque a conoscere ciò che il cardinale ha espresso con la sua bocca: perché non istituire una festa musulmana da celebrare nelle scuole milanesi?

Avete capito bene: la proposta non viene dall'imam di una moschea, ma dall'arcivescovo di Milano Angelo Scola.
E non è una battuta, ma la conclusione di un discorso (tenuto all'Istituto dei ciechi, in occasione della festa di San Francesco di Sales) che partiva dal "meticciato" e dalla presenza di "almeno un 20 per cento di alunni stranieri nelle nostre classi".

Come al solito si fa sfoggio dell'ambiguità nel linguaggio per cercare di apparire buonisti (oggi va tanto di moda), persino difensori della cattolicità (quando in realtà la si sta distruggendo pervicacemente) e, soprattutto, evitare fastidi. 
Così, non si rinunci al presepe perché ci sono gli islamici a scuola, ma si accolgano anche le loro specificità: "Una società plurale deve essere il più possibile inclusiva, ma non può rinunciare al simbolo se no perde forza comunicativa - ha spiegato Scola - Critico la laicità alla francese: non è pensabile creare uno spazio di neutralità, in cui tutti facciano un passo indietro sul tema delle religioni. Piuttosto, ciascuno si narri e si lasci narrare. Se aumentano i bambini musulmani, bisogna prendere qualcuna delle loro feste ed inserirle nella dimensione pubblica: spiegare, non vietare".

Ovviamente il cardinale ha ribadito il suo sì alla costruzione di una moschea cittadina (la Santa Messa tridentina - la Messa di sempre dispensatrice di Grazie salvifiche - no, la moschea sì), purché "sia rispettosa delle forme e presenze architettoniche già presenti in città" e trasparente nelle modalità comunicative, nella gestione, nelle gerarchie interne e nei collegamenti esterni.

Queste folli parole trovano fondamento nella nuova concezione dell'ecumenismo riletto alla luce del Vaticano II: sicché oggi non ha più senso spendere la vita per la conversione degli infedeli (soprattutto se questi sono piuttosto irascibili in quanto a temperamento...), rinnegando tutti quei martiri missionari che hanno dato persino la vita per salvare anime... 
Oggi il rosso della talare cardinalizia, che simboleggia proprio il ricordo del sangue di quei martiri, è vergognosamente infangato da un clero vile che ha deciso di venire meno al suo compito di conservare e testimoniare la Fede. Un clero che non sente il men che minimo dovere morale di spendere il proprio tempo nella conversione alla Chiesa cattolica (unica vera religione... spiace per gli altri ma questa è la verità); un clero che è alle prese con una tremenda crisi d'identità; un clero tutto dedito alla volontaria protestantizzazione della propria mente, del proprio cuore e, ciò che è peggio, di quanti hanno la sventura di seguirli. 

Si è abbracciata l'eresia e si fa di quella il centro della propria vita. Non resta che abbandonarli al loro destino: preghiamo incessantemente per la conversione dei sacerdoti sbandati e guardiamoci bene di starne alla larga. Seguiamo la Tradizione, ciò che la Chiesa ha sempre insegnato...e rimarremo sulla giusta via. 

p. Elia