Le parole di un vescovo cattolico

LA CHIESA DI OGGI - […] Mi ricordo una frase di Monsignor Lefebvre estremamente chiarificante sul combattimento e i problemi attuali della Chiesa, che lui ricollega a Cristo Re: «Le cose vanno male perché i prelati, i nostri prelati, i capi della Chiesa, non si curano più, non si preoccupano più del regno di Nostro Signore Gesù Cristo». Poi concludeva dicendo che non è possibile seguirli su questa strada. È vero: è un linguaggio che oggi non viene più compreso, per niente. Invece è una delle disgrazie più grandi, una sorta di riduzione alla regalità di Nostro Signore, che oggi non viene riconosciuta nella pratica, se non, eventualmente, dal singolo individuo… Ma riconoscere che la società, i paesi, le nazioni appartengono a Nostro Signore viene considerato un’idea da marziani dalla società e all’interno della Chiesa stessa. La tragedia è radicale perché lo stesso Signore delle Nazioni è anche il nostro Salvatore, il solo Salvatore dal quale sia possibile essere salvati, che è il capo sia delle Nazioni che della Chiesa: togliere una delle due parti – la parte nella quale si svolge la vita umana, cioè il mondo (infatti noi abbiamo un’anima e un corpo) – è molto grave, difatti corrisponde alla volontà dei nemici della Chiesa e significa togliere lo scettro a Nostro Signore. [...]


I MASSACRI DEI CRISTIANI IN ORIENTE - Innanzi tutto, provo un’immensa compassione; ma, senza alcun dubbio, penso che se al giorno d’oggi in certi paesi si trova questa forma di islam estremamente aggressiva, ciò è dovuto al rovesciamento di un ordine stabilito, avvenuto di recente. Fino allora i cristiani vivevano in questi paesi con tutti gli onori e il rispetto dovuti, potremo dire fin dalle origini; anche quando, con Maometto, arrivò l’islam, non ci si comportò in maniera così barbara come oggi. Questo segno dei tempi dovrebbe far riflettere le persone. Invece l’impressione è che non riflettano per nulla, ma cerchino di catalogare quanto succede come una forma estremismo e si fermino lì, non capendo che quanto accade in Oriente è terribilmente grave. Ancora una volta, non vogliamo che Nostro Signore regni e ne subiamo le conseguenze: sono là, davanti ai nostri occhi!

IL SINODO SULLA FAMIGLIA - Non bisogna aspettarsi nulla. Non c’è da aspettare, la linea è già data, è chiara, si può dire in tutta semplicità. Si vuole evidentemente arrivare a banalizzare la situazione di quanti vivono nell’adulterio, in situazione di peccato. È molto, molto grave: quando si tocca la morale, si toccano i comandamenti di Dio. Si è osato, per due settimane, lasciare libero corso all’opinione personale proprio là dove non c’è alcun spazio per essa: ha già parlato Dio, ha detto «amen». Certo, si deve riflettere su come aiutare queste persone, costantemente; ma aiutarle non significa certo dire loro che c’è una porta aperta dove invece proprio non c’è. La porta che si sta per aprire è una porta per l’Inferno! I prelati che hanno ricevuto il potere delle chiavi, cioè il potere di aprire le porte del Cielo, stanno invece per chiuderle e aprire quelle dell’Inferno: è inverosimile! C’è da gridare! La linea è già data e, anche se è vero che questo sinodo non doveva prendere decisioni, doveva essere solo un primo passo, i primi passi sono stati compiuti e la direzione è stata presa perciò non è difficile prevedere come si svolgerà il sinodo seguente. A meno che non ci sia una reazione molto più forte di quella che si è avuta fino ad oggi e, disgraziatamente, non credo ci sarà. Purtroppo, non ci sarà!

LA BEATIFICAZIONE DI PAOLO VI - Semplicemente, non è seria. Se ne può trarre la conclusione che chiunque può diventare santo, soprattutto se è a favore del Concilio Vaticano II! Tutto ciò che ha a che fare con il Vaticano II è immediatamente santo, beatificato, canonizzato. Un’ulteriore banalizzazione della santità. Non è per niente serio! Ci fa male, ci turba profondamente perché si ridicolizza la religione. Un santo dovrebbe brillare per le sue virtù, virtù eroiche, dovrebbe essere un esempio da seguire. Perciò una cosa di questo tipo non è seria, anche se è triste dirlo.

NON ABBIATE PAURA - […] Pur essendoci dei motivi, umanamente parlando, gravissimi per aver paura, in ogni ambito, bisogna guardare a questa paura umana con sguardo soprannaturale, pensando che questo terrore non è solo di oggi, ma che già Nostro Signore si rendeva conto che gli apostoli avevano paura.
La paura continua anche dopo gli apostoli ed è uno dei mezzi più potenti dei nemici della Chiesa, in particolare del demonio, per paralizzarne l’azione apostolica. Ma per vincere chi cerca di impaurire, di spaventare, non si possono cercare dei mezzi umani.
La tentazione degli uomini, sia quella di lasciarsi terrorizzare dalla realtà che li fronteggia oppure quella di pretendere di risolvere i problemi con le proprie forze, si supera con la risposta data da Nostro Signore quando ha detto «non abbiate paura»: bisogna cercare il Suo aiuto.Adjutorum nostrum in Nomine Domini, il nostro aiuto è nel Nome del Signore, dobbiamo alzare gli occhi a Lui. In una crisi così terribile come quella che si sta attraversando è la sola cosa che resta ormai da fare perché, dal punto di vista degli uomini, è finita, non c’è speranza. La situazione della Chiesa è una catastrofe senza nome. Quindi i motivi per avere paura ci sono, ma non abbiamo il diritto di lasciarci paralizzare, anzi, dobbiamo guardare avanti, partire alla riconquista, possibile unicamente nel Nome del Signore, che ha promesso il Suo aiuto.
Quando Dio ha domandato ai suoi apostoli di andare in tutto il mondo ha dovuto dire loro di non avere paura, ma ha anche detto: «Fate affidamento a Me, sarò sempre con voi». Ecco il vero messaggio, non un semplice «non abbiate paura».

(Fonte: sanpiox.it - intervista di Mons. Fellay a La Porte Latine)