Un amico mi gira l’agenzia (Zenit, cattolica) che annuncia: Papa Francesco premiato dai radicali come “Abolizionista dell’Anno 2015”. Chissà perché non mi indigno più. Sua Simpatia aderisce da anni a tutte le battaglie radicali. Pannella lo ama e ne è riamato, per non parlare di Emma Bonino, con cui ha dimostrato una calda vicinanza.
Ha parlato contro la pena di morte. Di più: s’è pronunciato anche contro l’ergastolo, “pena di morte nascosta”, fra gli applausi di Nessuno Tocchi Caino. In nome, della “suprema dignità della persona umana ”, il colpevole di omicidi efferati deve uscire presto dalla galera.
Trovo tutto ciò perfettamente logico e conseguente alle premesse. L’associazione che ha premiato il Papa si rallegra che siano sempre meno gli Stati che comminano la pena di morte. Ma ciò è conseguente al fatto che il potere statuale è stato assunto, oggi, da organizzazioni criminali quasi dovunque. E in ogni caso, lo Stato non si vive più come potere legittimo, giustificato ad esigere dai suoi cittadini il sacrificio supremo, perché li difende dalla tragicità della vita.
Nessuna legittimità, quindi pene sempre più lievi.
E’ ovvio che i criminali, quando arrivano al potere, aboliscano le pene: si sentono loro stessi la lama del boia sul collo. La manica larga giudiziaria verso i delinquenti è lì a testimoniarlo. I giudici, specie in Italia, sono per principio dalla parte del pregiudicato, lo sentono “antropologicamente vicino”. Sentono l’omicidio come un delitto fra privati, quindi una lesione lieve (sei anni e ti mettono fuori), ma invece da punire spietatamente, braccandone i colpevoli all’estero, sequestrandone i beni, rovinandoli, chiudendone le fabbriche dove danno colpevolmente lavoro a 12 mila dipendenti, per esempio, gli industriali: come i Riva dell’Ilva. L’inquinamento e la evasione fiscale, ecco i delitti che richiamano il più spietato rigore.
Come mi è capitato di notare altre volte gli stati che hanno cancellato la pena capitale non l’hanno afatto abolita: l’hanno trasferita di Ministero. Da quello della Giustizia, che non la applica più, a quello della Sanità: che la applica di routine a milioni di non-partoriti e ben presto, ai vecchi e malati: l’eutanasia sarà legalizzata, e avverrà in ambiente ospedaliero pulito, sano e sterile, perché è una battaglia radicale. E tutte le battaglie radicali sono fatte vincere, per inevitabile principio.
Obietterete: ma quando pratica l’aborto, lo Stato non la commina come pena. Ma certo!
Anche questo è logica conseguenza: della medicalizzazione generale della vita. Ormai, essendo stato censurato il senso del tragico della vita, e ancor più la paura delle pene eterne (per forza, quando i criminali si fanno Stato) “quel che conta è la salute”. La Sanità si occupa del benessere della donna. Su sua richiesta, le uccide il figlio quando le provoca turbamento, stress, problema sociale. [...]
Il Papa s’è dichiarato contro l’ergastolo in nome dei principi supremi della dignità umana. Contro l’aborto, non gli sembra opportuno tuonare: non lo rende simpatico a Repubblica. Del resto, aderisce alle battaglie radicali, sinceramente. Libertà di coscienza, umanitarismo, manica larga…significa che aderisce anche alla battaglia radicale per l’aborto e l’eutanasia. Come ho cercato di mostrare, aderire a “Nessuno tocchi Caino” comporta : “ uccidete piuttosto Abele. Senza processo”.
Dite che non è cosciente che l’una cosa consegue all’altra? Ma lui stesso, cosciente o no, applica il principio dello Stato criminale abolizionista. Per esempio, ha condannato all’ergastolo padre Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata. Ma naturalmente nessuno lo chiami ergastolo: un novantenne è stato messo “al confino” in qualche convento, in attesa che muoia. E, soprattutto, non è stato processato: in tal modo, l’accusato non può difendersi.
Come nello Stato criminale che si gloria di aver abolito la pena suprema e l’ergastolo, anche il Vaticano sa bene come perseguitare in modi extralegali. Più brutali, arbitrari e segreti che un giudizio in tribunale.
Del resto la politica della manica larga è stata annunciata ufficialmente da Papa Giovanni nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II: da oggi, “la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore”. Ora vediamo che questa rinuncia all’autorità coercitiva e alla disciplina punitiva è servita soprattutto a liberare loro, gli ecclesiastici, dai rigori del dogma e dalle punizioni che spettano loro quando diventano eretici.
Ora, il cardinal Kasper può sparare eresie spaventose senza temere il rogo, ma anzi riscuotere le lodi di gran teologo papale. La medicina delle misericordia se la applicano a se stessi.
Come i politici che, sapendosi e vivendosi come delinquenti, si prodigano a rendere buonista il sistema penale.
Eccoli lì i prelati: “Castità “arrangiata” (quando non proprio “coniugata”), obbedienza “dialogata” e povertà meglio non parlarne!”, mi ha scritto un caro lettore, frate minimo francescano. Devi rimproverarlo di un’omissione nella sua lista: “…Omosessualità scatenata”. I seminari trasformati in orge di finocchi insaziabili e scatenati, con la benedizione delli superiori.
Ha parlato contro la pena di morte. Di più: s’è pronunciato anche contro l’ergastolo, “pena di morte nascosta”, fra gli applausi di Nessuno Tocchi Caino. In nome, della “suprema dignità della persona umana ”, il colpevole di omicidi efferati deve uscire presto dalla galera.
Trovo tutto ciò perfettamente logico e conseguente alle premesse. L’associazione che ha premiato il Papa si rallegra che siano sempre meno gli Stati che comminano la pena di morte. Ma ciò è conseguente al fatto che il potere statuale è stato assunto, oggi, da organizzazioni criminali quasi dovunque. E in ogni caso, lo Stato non si vive più come potere legittimo, giustificato ad esigere dai suoi cittadini il sacrificio supremo, perché li difende dalla tragicità della vita.
Nessuna legittimità, quindi pene sempre più lievi.
E’ ovvio che i criminali, quando arrivano al potere, aboliscano le pene: si sentono loro stessi la lama del boia sul collo. La manica larga giudiziaria verso i delinquenti è lì a testimoniarlo. I giudici, specie in Italia, sono per principio dalla parte del pregiudicato, lo sentono “antropologicamente vicino”. Sentono l’omicidio come un delitto fra privati, quindi una lesione lieve (sei anni e ti mettono fuori), ma invece da punire spietatamente, braccandone i colpevoli all’estero, sequestrandone i beni, rovinandoli, chiudendone le fabbriche dove danno colpevolmente lavoro a 12 mila dipendenti, per esempio, gli industriali: come i Riva dell’Ilva. L’inquinamento e la evasione fiscale, ecco i delitti che richiamano il più spietato rigore.
Come mi è capitato di notare altre volte gli stati che hanno cancellato la pena capitale non l’hanno afatto abolita: l’hanno trasferita di Ministero. Da quello della Giustizia, che non la applica più, a quello della Sanità: che la applica di routine a milioni di non-partoriti e ben presto, ai vecchi e malati: l’eutanasia sarà legalizzata, e avverrà in ambiente ospedaliero pulito, sano e sterile, perché è una battaglia radicale. E tutte le battaglie radicali sono fatte vincere, per inevitabile principio.
Obietterete: ma quando pratica l’aborto, lo Stato non la commina come pena. Ma certo!
Anche questo è logica conseguenza: della medicalizzazione generale della vita. Ormai, essendo stato censurato il senso del tragico della vita, e ancor più la paura delle pene eterne (per forza, quando i criminali si fanno Stato) “quel che conta è la salute”. La Sanità si occupa del benessere della donna. Su sua richiesta, le uccide il figlio quando le provoca turbamento, stress, problema sociale. [...]
Il Papa s’è dichiarato contro l’ergastolo in nome dei principi supremi della dignità umana. Contro l’aborto, non gli sembra opportuno tuonare: non lo rende simpatico a Repubblica. Del resto, aderisce alle battaglie radicali, sinceramente. Libertà di coscienza, umanitarismo, manica larga…significa che aderisce anche alla battaglia radicale per l’aborto e l’eutanasia. Come ho cercato di mostrare, aderire a “Nessuno tocchi Caino” comporta : “ uccidete piuttosto Abele. Senza processo”.
Dite che non è cosciente che l’una cosa consegue all’altra? Ma lui stesso, cosciente o no, applica il principio dello Stato criminale abolizionista. Per esempio, ha condannato all’ergastolo padre Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata. Ma naturalmente nessuno lo chiami ergastolo: un novantenne è stato messo “al confino” in qualche convento, in attesa che muoia. E, soprattutto, non è stato processato: in tal modo, l’accusato non può difendersi.
Come nello Stato criminale che si gloria di aver abolito la pena suprema e l’ergastolo, anche il Vaticano sa bene come perseguitare in modi extralegali. Più brutali, arbitrari e segreti che un giudizio in tribunale.
Del resto la politica della manica larga è stata annunciata ufficialmente da Papa Giovanni nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II: da oggi, “la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore”. Ora vediamo che questa rinuncia all’autorità coercitiva e alla disciplina punitiva è servita soprattutto a liberare loro, gli ecclesiastici, dai rigori del dogma e dalle punizioni che spettano loro quando diventano eretici.
Ora, il cardinal Kasper può sparare eresie spaventose senza temere il rogo, ma anzi riscuotere le lodi di gran teologo papale. La medicina delle misericordia se la applicano a se stessi.
Come i politici che, sapendosi e vivendosi come delinquenti, si prodigano a rendere buonista il sistema penale.
Eccoli lì i prelati: “Castità “arrangiata” (quando non proprio “coniugata”), obbedienza “dialogata” e povertà meglio non parlarne!”, mi ha scritto un caro lettore, frate minimo francescano. Devi rimproverarlo di un’omissione nella sua lista: “…Omosessualità scatenata”. I seminari trasformati in orge di finocchi insaziabili e scatenati, con la benedizione delli superiori.
MAURIZIO BLONDET (maurizioblondet.it)