In sintesi...

1. Che Bergoglio stia demolendo con energia persino ammirevole la Chiesa cattolica, e sottolineo “cattolica”, è nei fatti e non nelle opinioni. 
Però non sono d’accordo con chi sostiene che lo faccia in nome di un Concilio Vaticano Terzo non dichiarato e che, dunque, il rimedio consisterebbe nell’applicare correttamente il Vaticano Secondo. 
Le sciagure che hanno portato la Chiesa sull’orlo del precipizio e tanti cattolici a perdere la fede vengono proprio dalla corretta applicazione del Vaticano Secondo: non del suo spirito, ma della sua lettera.

2. L’ho già detto molte altre volte e non mi stancherò di ripeterlo: questa Chiesa merita questo Papa. Anzi, questo Papa è perfetta espressione di questa Chiesa che di cattolico ha sempre meno. Se domani tornasse Benedetto XVI sulla cattedra di Pietro, non cambierebbe assolutamente nulla, il processo di autodemolizione continuerebbe senza posa, così come ha proceduto durante il pontificato di Ratzinger e dei predecessori conciliari e postconciliari. Che il virus fosse stato inoculato molto prima è evidente, ma, fino al Vaticano II, non si era manifestato attraverso documenti magisteriali.

3. Considero un’inutile spesa di energie intellettuali montare complesse, e anche suggestive, argomentazioni sul fatto che Bergoglio non sia Papa per poterlo criticare. 
Un cattolico può stigmatizzare, anche duramente, tutti gli errori commessi in materia di fede da un Papa pur sapendo che quello è il Papa. Di più: se ha capacità e prestigio e per farlo e non lo fa commette un grave errore davanti a Dio e davanti agli uomini.

4. Considero un po’ ridicolo, e molto patetico, il processo mentale di chi nega i fatti perché lo costringerebbero a mutare la teoria. Si sente spesso argomentare in questo modo: “Non si può dire che la tale affermazione o il tale comportamento del Papa sono sbagliati perché allora dovremmo dire che non è infallibile”. Ed evocano chissà quali interventi arcani nominando invano il nome dello Spirito Santo. Ma un errore è un errore, chiunque lo compia. Ed effettivamente, se lo compie il Papa, significa che pure lui, salvo certe ed eccezionali condizioni, non è infallibile.

5. Non ho la capacità, la competenza e il ruolo per dire se Bergoglio non è Papa. Non sono in grado di giudicare se la ricostruzione delle procedure dell’ultimo conclave sia tale da invalidarne l’elezione. Prendo atto che nessuno dei partecipanti al conclave ha sostenuto questa tesi, almeno apertamente. Quando lo faranno sarò felice di prendere in considerazione il loro parere. Invece, il parere di un laico come me, profano quanto me in materia di teologia e diritto canonico su questo tema, lo valuto quanto il mio: rasente allo zero.

6. Detto questo, se non ritengo di poter affermare che Bergoglio non sia Papa, ciò non dipende dal timore di compiere l’ultimo passo dei miei ragionamenti. Non sono in grado di dire se Bergoglio non è Papa: però sono in grado di dire, e lo dico, che non è cattolico, nella quasi totalità dei suoi pronunciamenti e dei suoi atti. Questo è l’ultimo passo del mio ragionamento e penso sia più difficile e doloroso che quello di chi sostiene che Bergoglio non sia Papa. Credo che mi si possa dar atto del fatto che, nel momento in cui ritenessi di doverne compiere un altro, lo compirei.

7. Non so perché il Signore permetta questo strazio, non so perché permetta che la guida visibile della Chiesa si dia consapevolmente da fare per demolirla. Non ho la presunzione di conoscerne i motivi, ma ho l’umiltà di accettare i fatti poiché tutto ciò che Dio permette, anche il male, è sempre in vista di un bene che noi magari non riusciamo neanche a immaginare. Di sicuro, una desolazione simile non è un premio. Abbiamo da pagare colpe nostre personali. Ma penso che stiamo pagando anche colpe di chi ci ha preceduto, in particolare di quei pastori che, a suo tempo, avrebbero potuto e dovuto difendere il gregge dai lupi, opporsi alla deriva e non lo hanno fatto. Ci fossero stati dieci, non dico cento, ma solo dieci monsignor Lefebvre invece che uno solo, probabilmente oggi non saremmo ridotti così.

8. Quando dico che ho l’umiltà di accettare i fatti, non intendo dire che non ci si debba opporre al male, all’ingiustizia e al tradimento della fede. Dico solo che si deve combattere per il bene, per la verità, per la salvezza delle nostre anime e per la gloria di Dio senza inventarci giustificazioni che non reggono alla prova dei fatti. Saremmo sconfitti in partenza.

9. Dopo aver seguito per doveri di cattolicità e per doveri d’ufficio le imprese di Bergoglio sono giunto alla conclusione di ignorare completamente il suo magistero, mediatico e non. Dai Tischreden (raccolta di detti di Martin Lutero - ndr) di Santa Marta ai pronunciamenti d’alta quota, passando per discorsi ed encicliche faccio come se non ci fosse. Tanto, quel poco di cattolico che, per scelta o per caso, c’è dentro lo conosco già. Il resto è solo dannoso.

(ALESSANDRO GNOCCHI - riscossacristiana.it)